ORE 13,00

FIAT: SCIOPERO E MANIFESTAZIONE A ROMA, SINDACATI A PALAZZO CHIGI, PEZZOTTA CONTESTATO

"Con la manifestazione a Roma rivendichiamo la necessità di reperire le risorse finanziarie adeguate al rilancio industriale del settore Auto ed alla difesa del suo patrimonio industriale, tecnologico ed occupazionale". Queste le motivazioni dello sciopero generale degli stabilimenti italiani di Fiat Auto e delle fabbriche dell' indotto, insieme alla richiesta di un intervento del governo, indetto oggi da Fim, Fiom, Uilm e Fismic che prima di presentare una propria delegazione a Palazzo Chigi sfilano con migliaia di lavoratori in corteo nel centro di Roma. Alta l'adesione: secondo i sindacati, il 70% (con punte dell' 80%) dei lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori non è oggi al lavoro. Per l' azienda invece ha scioperato il 36% degli operai a Mirafiori, il 18% a Cassino e il 17% a Melfi. Da Torino hanno raggiunto Roma 1.800 lavoratori con due treni speciali in parte finanziati dal Comune di Torino, dalla Provincia e dalla Regione Piemonte.

"Per uscire dalla crisi e riconquistare una posizione di sviluppo per l'auto riteniamo indispensabile mettere in atto ulteriori e nuovi investimenti, onde sviluppare nuovi modelli a forte innovazione tecnologica ed ecologica, così da riconquistare quote di mercato, con particolare attenzione ai segmenti a basso impatto ambientale [ibridi, metano, idrogeno] che sono il futuro dell'auto", si legge in un comunicato di Fim, Fiom, Uilm e Fismic.

CONTROFFENSIVA DEI RIBELLI A JOLO, SI RIACCENDE IL CONFLITTO

Dopo quasi un mese che sembravano tacere le armi sono ripresi i combattimenti a Jolo, piccola isola all’estremo su dell’arcipelago delle Filippine; lo rendono noto fonti militari precisando che gli scontri sono iniziati ieri e hanno provocato la morte di cinque soldati e altrettanti ribelli, più quattro feriti tra le file dei governativi. Il combattimento - ha detto alla stampa il comandante delle forze nel Sud generale Alberto Braganza - è avvenuto nei pressi della città di Parang in seguito a un imboscata dei ribelli guidati da Habier Malik, fedele all’ex-capo guerrigliero Nur Misuari, e appoggiati da uomini di Abu Sayyaf, la piccola ma radicale organizzazione estremista islamica specializzata in sequestri e attentati. Il 7 febbraio scorso scontri tra queste formazioni e i governativi incendiarono alcune province di Jolo provocando una novantina di morti su entrambi i fronti; i ribelli, legati a Nur Misuari ex-capo del ‘Moro National Liberation Front’ (Fronte di liberazione nazionale Moro, Mnlf) attualmente in prigione, insorsero contro presunti abusi dell’esercito in operazioni di sicurezza pubblica e per chiedere il trasferimento sull’isola di Misuari, attualmente detenuto in un campo militare nei pressi di Manila. Nelle settimane successive l’esercito filippino comunicò di avere preso il controllo delle basi avversarie mettendo fine al conflitto; ma ora i militari spiegano che il due gruppi si sarebbero scomposti in unità più piccole in grado ancora di portare offesa. Il Mnlf siglò la pace con il governo di Manila nel 1996.

gror050311 (last edited 2008-06-26 09:55:11 by anonymous)