gr 13:00

Migranti

Nella notte altri 150 immigrati sono sbarcati a Lampedusa dove nelle ultime 24 ore sono giunti a piu' riprese 732 persone. Salgono cosi' a quasi 900 le persone che stanno affollando il centro di accoglienza della piccola isola che ha una capienza di circa 190 persone. Ecco perche' vicino alla struttura e' stata allestita una piccola tendopoli. Gli ultimi arrivati erano stati avvistati nel tardo pomeriggio a circa 45 miglia da Lampedusa. Raggiunti da due motovedette della Guardia costiera, sono stati presi a bordo poiche' il barcone di legno prendeva acqua. In tarda sera l'arrivo a Lampedusa e la sistemazione di fortuna nelle strutture di accoglienza. Domattina sono previsti i primi ponti aerei per alcune centinaia di extracomunitari probabilmente a Crotone.

Un primo gruppo di 126 clandestini, tra cui 3 donne, è stato bloccato a terra dai carabinieri, poco prima dell’alba, nei pressi di Cala Pisana. Un secondo barcone, con 177 immigrati, è stato intercettato a poche miglia dall’isola da una motovedetta della Guardia Costiera, che l’ha trainato in porto. Sale così a oltre 1.000 il numero di extracomunitari che si trovano attualmente nel Centro di prima accoglienza. Avviate in tarda mattinata le operazioni di trasferimento

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) - E’ ormai emergenza a Lampedusa dove questa mattina si sono registrati altri due sbarchi, dopo i cinque delle 24 ore precedenti. Un primo gruppo di 126 clandestini, tra cui tre donne, è stato bloccato a terra dai carabinieri, poco prima dell’alba, nei pressi di Cala Pisana. Un secondo barcone, con 177 immigrati, è stato intercettato a poche miglia dall’isola da una motovedetta della Guardia Costiera, che l’ha trainato in porto. Sale così a oltre 1.000 il numero di extracomunitari che si trovano attualmente nel Centro di prima accoglienza, gestito dall’associazione La Misericordia; una struttura che ha una capienza massima di 190 persone. Anche per questo motivo la notte scorsa, subito dopo l’approdo dell’ultimo barcone con 133 immigrati, 90 di loro sono stati fatti salire nuovamente su una motovedetta e trasferiti su una nave della Marina militare che ha poi fatto rotta verso il porto di Augusta (Siracusa). Il tentativo di alleggerire la pressione sull’isola è stata però vanificato dagli arrivi di questa mattina «annunciati» con una telefonata giunta ad un immigrato ospite del centro di accoglienza di Crotone. Avviate in tarda mattinata le operazioni per trasferire in altre strutture di permanenza temporanea gli oltre mille migranti sbarcati. Un primo gruppo di extracomunitari, 150 persone in tutto, è stato imbarcato sul traghetto di linea della Siremar salpato per Porto Empedocle (Agrigento). Nel pomeriggio, con due voli, dovrebbero lasciare Lampedusa altri 250 immigrati circa. Secondo alcune indiscrezioni, sull’isola dovrebbe recarsi anche una delegazione libica per accertare la provenienza degli immigrati. Le forze dell’ordine ritengono infatti che i clandestini siano partiti tutti dallo stesso porto al confine tra la Libia e la Tunisia. In questo caso, in base agli accordi bilaterali stipulati nei mesi scorsi, dovrebbe scattare il rimpatrio coatto. «A questo punto mettiamo dei dazi a quei paesi arabi rivieraschi del Mediterraneo che fanno partire i clandestini infischiandosene degli accordi internazionali». Lo afferma il presidente dei senatori della Lega Ettore Pirovano a proposito degli sbarchi avvenuti a Lampedusa negli ultimi due giorni. «A Lampedusa dove sono stato con una delegazione del gruppo del Senato - afferma - il campo può accogliere al massimo 180 persone. Siamo arrivati con gli ultimi sbarchi a 900. E’ mai possibile che la nostra Marina, la Guardia di Finanza, la Guardia Costiera con tutti i satelliti che controllano a tappeto le nostre acque territoriali, devono aspettare che vengono indicate le imbarcazioni di questi poveracci dai pescherecci che li trovano a largo? E gli accordi con la Libia, il Marocco e gli altri paesi dove sono finiti?». «Gheddafi e gli altri suoi colleghi, dopo aver ottenuto l’abolizione di alcuni embarghi e il miglioramento dei rapporti commerciali - osserva Pirovano - da buoni arabi si sono pienamente infischiati degli impegni presi a livello internazionale. I cinesi ci rovinano l’economia con il dumping alle imprese italiane - conclude l’esponente della Lega - i paesi che si affacciano sul Mediterraneo ci rovinano la società facendo transitare e partire i clandestini verso le nostre coste».

Siria

Il presidente egiziano Hosni Mubarak è arrivato oggi a sorpresa a Damasco per colloqui con il collega siriano Bashar Assad sulla questione del Libano. Assad ha accolto l'ospite all'aeroporto e lo ha condotto al palazzo presidenziale di Ash-Shaeb, riferisce l'agenzia siriana Sana. Fonti delle delegazione egiziana, di cui fa parte il ministro degli Esteri Ahmed Abu Gheit, hanno riferito che i colloqui saranno incentrati sulla questione libanese, il ritorno delle truppe siriane dal Libano, i rapporti bilaterali e la situazione nella regione. Intanto gli uomini dei servizi siriani d'intelligence hanno iniziato i loro preparativi per la partenza dall'area di Ramlet al Baida a Beirut. Testimoni riferiscono di ufficiali saliti su auto militari, mentre camion vengono caricati con i mobili degli uffici. Forze della sicurezza interna libanese sorvegliano la zona. L'intelligence siriana a Beirut dispone di un quartier generale all'hotel Beaurivage nella zona del lungomare di Ramlet al Baida, e di un'altra sede nella via Hamra, principale centro dello shopping nella capitale libanese. Secondo fonti della sicurezza libanese tutti gli uomini dell'intelligence siriana -fra i 4.500 e i 5mila- si prepareranno a lasciare il paese entro due giorni. Al momento le forze siriane hanno abbandonato tutte le loro posizioni nel Libano settentrionale, salvo sei uffici dell'intelligence a Tripoli. Sono state sgomberate anche tutte le postazioni sulle montagne presso Beirut, salvo quelle nella zona di Metn che dovrebbero essere liberate nelle prossime 24 ore. Per ora sono stati ridispiegati circa 4.800 soldati, metà dei quali sono tornati in Siria. Prima dell'inizio del ridispiegamento vi erano 14mila truppe di Damasco nel paese dei cedri.

Kosovo

Una possente esplosione e' avvenuta oggi nel centro di Pristina, proprio mentre nei pressi stava passando il convoglio di Ibrahim Rugova, presidente del Kosovo. Lo hanno riferito fonti della polizia locale, secondo cui l'onda d'urto ha investito in pieno l'auto del leader kosovaro, danneggiandola; almeno una delle guardie del corpo dello stesso Rugova sarebbe rimasta ferita.

Iraq

E' stata provocata da un'ennesima auto-bomba la violentissima esplosione risuonata di primo mattino al nord di Baghdad, nel sobborgo di Bab al-Moazam. Lo hanno riferito fonti riservate del ministero dell'Interno iracheno, secondo cui e' stata presa di mira la moschea sunnita di Adilah Khatoun, che sorge in un'area abitata in prevalenza appunto da sunniti, adiacente al quartiere di al-Adhamiyah. Almeno quattro persone hanno riportato lesioni in seguito all'attentato. Ennesima perdita in Iraq tra le file del Primo Corpo di Spedizione dei Marines statunitensi, uno degli uomini e' morto in azione ancora una volta nella turbolenta provincia occidentale di al-Anbar, che si estende in pieno 'Triangolo Sunnita' e comprende roccheforti della guerriglia quali Falluja e il capoluogo, Ramadi. Del decesso ha dato notizia il Comando americano con un comunicato, nel quale si precisa soltanto che esso risale a ieri.

Filippine: rivolta in carcere

Dopo quasi 24 ore e con un bilancio di 21 morti, le forze di sicurezza filippine hanno messo fine alla rivolta esplosa ieri in un carcere di massima sicurezza di Manila tra detenuti legati al gruppo terroristico di Abu Sayyaf. Nell'operazione, condotta da circa 300 agenti delle forze speciali, sarebbero rimasti uccisi anche tre alti dirigenti del movimento ribelle: Ghalib Andang, Alhamser Limbong e Nadjmi Sabdulla. Il presidente filippino Gloria Arroyo si è complimentato con le forze di sicurezza, osservando che, purtroppo, date le circostanze e il fallimento della trattativa, l'utilizzo della forza era inevitabile. In realtà numerose sono state le critiche per l'alto numero di morti causati dall'operazione. La rivolta era cominciata nelle prime ore del mattino di ieri, quando dopo aver sottratto le armi in dotazione alle guardie carcerarie, una decina di reclusi ha aperto il fuoco. Nella sparatoria avvenuta nella prigione di Camp Bagong Diwa sono morte tre guardie e due detenuti. Gli ammutinati erano in prevalenza appartenenti ad ‘Abu Sayyaf’, organizzazione estremista islamica attiva nel sud delle Filippine, che si finanzia essenzialmente attraverso sequestri di persona e sostiene di essere collegata ad al Qaida, rete terroristica di Osama bin Laden. Due dei leader ribelli uccisi nel raid delle forze speciali di questa mattina - Limbong (noto anche come Abu Kosovo) e Tahir Abdul Gafar - erano sotto processo per il sequestro nel maggio 2001 di 20 persone nel sito turistico di Dos Palmas, nell’isoletta di Arreceffi, al largo dell’isola di Palawan (sudovest delle Filippine). Tra i sequestrati c’erano due missionari evangelici: Gracia Burnham, originaria di Wichita, nel Kansas – che in seguito fu tratta in salvo - con il marito Martin, rimasto ucciso durante un tentativo di liberazione da parte delle forze di sicurezza. Nel gruppo figurava pure il californiano Guillermo Sobero, decapitato dai ribelli, e altri 17 filippini, tutti tornati in libertà.[MZ]

Nigeria: 5000 sfollati

Per far spazio alle costruzioni previste in un nuovo piano regolatore approvato di recente dall'amministrazione di Port Harcourt, le autorità della città meridionale nigeriana hanno distrutto una bidonville lasciando senza tetto almeno 5000 persone. La denuncia arriva da alcune associazioni e organizzazioni per i diritti umani locali, le quali hanno precisato che le autorità di Port Harcour hanno iniziato ai primi di marzo a distruggere le centinaia di casupole in mattoni e lamiere che costituivano la baraccopoli senza dare un preavviso adeguato e senza prevedere alcun compenso per i residenti. L'unica costruzione ad essere stata risparmiata dalla ruspe comunali, per il momento, è una chiesetta protestante. Al pastore, Chima Okafor, è stata data una settimana di tempo per lasciare la chiesa. "Questa gente un giorno si è svegliata e ha assistito alla completa demolizione della propria abitazione. Nessuno li aveva avvisati, gli era solo stato detto che il comune avrebbe dovuto ampliare una strada che passava nel quartiere. E' veramente spiacevole che l'amministrazione di Port Harcourt, il cui principale interesse dovrebbe essere il benessere di tutti i suoi cittadini, debba ricorrere a comportamenti così incivili" ha detto il locale Istituto per i diritti umani e il diritto umanitario. Port Harcourt è una delle principali città della regione del Delta dl Niger, una delle zone più povere del Paese, nonostante sia l'area di maggior produzione petrolifera dellintera Nigeria. [MZ]

Colombia: processate i bambini-soldato

Gli ex bambini-soldato colombiani possono essere processati per infrazioni al codice penale, seppure da appositi tribunali minorili e con sanzioni diverse rispetto a quelle previste per gli adulti: lo ha confermato la Corte Costituzionale, respingendo un ricorso presentato lo scorso ottobre dalla Procura generale secondo cui i bambini coinvolti nel conflitto armato sono in ogni caso vittime di arruolamento forzato e la legge dovrebbe garantire la loro tutela e il reinserimento nella vita sociale, una volta disarmati. La sentenza ha causato una profonda spaccatura all’interno dell’alto tribunale: tre dei sei magistrati del collegio giudicante – Alfredo Beltran, Clara Inés Vargas e Rodrigo Escobar – si sono astenuti dal voto, ritenendo che rinviare a giudizio gli ex-bambini soldato è contrario alle disposizioni di legge che proteggono i loro diritti fondamentali. Secondo l’ufficio del ‘Bienestar Familiar’ sono in totale circa 2.000 i minori che hanno abbandonato negli ultimi anni la lotta armata, ma dati dell’Ufficio onu per l’infanzia attestano che la Colombia è il quarto Paese al mondo per il numero di bambini coinvolti nella guerra, circa 14.000. Attualmente sono 450 gli ex-bambini soldato in attesa di giudizio nel Paese, per lo più concentrati nei dipartimento di Antioquia, Norte de Santander, Meta e Nariño, le regioni più colpite dal conflitto interno che da oltre 40 anni insanguina la Colombia. [FB]

700 arresti in in Nepal

Centinaia di esponenti dell’opposizione sono stati arrestati durante proteste organizzate in varie parti del Nepal per chiedere il ritorno alla normalità dopo che, il primo febbraio scorso, il re Gyanendra destituì l’esecutivo sostituendolo con un altro di suo gradimento e dichiarò lo stato di emergenza. Lo hanno riferito esponenti dei cinque partiti di opposizione organizzatori delle manifestazioni, sostenendo che gli arrestati sono almeno 700 (500 secondo altre fonti). La dimostrazione più imponente si è tenuta nella città meridionale di Janakpur dove, secondo i dirigenti dei movimenti politici, sono stati fermati almeno 500 attivisti. Nel vicino distretto di Mahottari, almeno dodici manifestanti sono rimasti feriti quando la polizia ha caricato la folla con bastoni sfolla-gente. Nella capitale Kathmandu le proteste sono state sostanzialmente pacifiche, ma i poliziotti hanno arrestato l’ex primo ministro ad interim Bal Bahadur Rai, il politico Hira Bahadur Singh, dirigente del ‘Partito comunista unito marxista e leninista’ (Ncp-Uml) e qualche altro manifestante. Altri arresti e ferimenti si sono registrati in diverse zone del Paese. L’opposizione, per bocca di alcuni suoi leader, ha comunque assicurato che le dimostrazioni continueranno finché non sarà restaurata la democrazia. Da oltre un mese, dopo il ‘colpo di mano’ del monarca, sono agli arresti domiciliari o in carcere numerosi attivisti o politici, tra l’ex primo ministro Girija Prasad Koirala, presidente del Partito del Congresso nepalese, principale formazione politica oggi all’opposizione. Il Nepal è ora governato direttamente dal re Gyanendra e da un esecutivo di 12 ministri fedeli alla corona; il sovrano si è dato tre anni di tempo per realizzare un’“effettiva democrazia e la pace”, riferendosi alla guerriglia scatenata dai ribelli maoisti per il rovesciamento della monarchia costituzionale e l’applicazione di una radicale riforma agraria, costata la vita dal 1996 a oltre 11.000 persone.

gr 9:30

Migranti

Nella notte altri 150 immigrati sono sbarcati a Lampedusa dove nelle ultime 24 ore sono giunti a piu' riprese 732 persone. Salgono cosi' a quasi 900 le persone che stanno affollando il centro di accoglienza della piccola isola che ha una capienza di circa 190 persone. Ecco perche' vicino alla struttura e' stata allestita una piccola tendopoli. Gli ultimi arrivati erano stati avvistati nel tardo pomeriggio a circa 45 miglia da Lampedusa. Raggiunti da due motovedette della Guardia costiera, sono stati presi a bordo poiche' il barcone di legno prendeva acqua. In tarda sera l'arrivo a Lampedusa e la sistemazione di fortuna nelle strutture di accoglienza. Domattina sono previsti i primi ponti aerei per alcune centinaia di extracomunitari probabilmente a Crotone.

Kosovo

Una possente esplosione e' avvenuta oggi nel centro di Pristina, proprio mentre nei pressi stava passando il convoglio di Ibrahim Rugova, presidente del Kosovo. Lo hanno riferito fonti della polizia locale, secondo cui l'onda d'urto ha investito in pieno l'auto del leader kosovaro, danneggiandola; almeno una delle guardie del corpo dello stesso Rugova sarebbe rimasta ferita.

Iraq

E' stata provocata da un'ennesima auto-bomba la violentissima esplosione risuonata di primo mattino al nord di Baghdad, nel sobborgo di Bab al-Moazam. Lo hanno riferito fonti riservate del ministero dell'Interno iracheno, secondo cui e' stata presa di mira la moschea sunnita di Adilah Khatoun, che sorge in un'area abitata in prevalenza appunto da sunniti, adiacente al quartiere di al-Adhamiyah. Almeno quattro persone hanno riportato lesioni in seguito all'attentato. Ennesima perdita in Iraq tra le file del Primo Corpo di Spedizione dei Marines statunitensi, uno degli uomini e' morto in azione ancora una volta nella turbolenta provincia occidentale di al-Anbar, che si estende in pieno 'Triangolo Sunnita' e comprende roccheforti della guerriglia quali Falluja e il capoluogo, Ramadi. Del decesso ha dato notizia il Comando americano con un comunicato, nel quale si precisa soltanto che esso risale a ieri.

Filippine: rivolta in carcere

Dopo quasi 24 ore e con un bilancio di 21 morti, le forze di sicurezza filippine hanno messo fine alla rivolta esplosa ieri in un carcere di massima sicurezza di Manila tra detenuti legati al gruppo terroristico di Abu Sayyaf. Nell'operazione, condotta da circa 300 agenti delle forze speciali, sarebbero rimasti uccisi anche tre alti dirigenti del movimento ribelle: Ghalib Andang, Alhamser Limbong e Nadjmi Sabdulla. Il presidente filippino Gloria Arroyo si è complimentato con le forze di sicurezza, osservando che, purtroppo, date le circostanze e il fallimento della trattativa, l'utilizzo della forza era inevitabile. In realtà numerose sono state le critiche per l'alto numero di morti causati dall'operazione. La rivolta era cominciata nelle prime ore del mattino di ieri, quando dopo aver sottratto le armi in dotazione alle guardie carcerarie, una decina di reclusi ha aperto il fuoco. Nella sparatoria avvenuta nella prigione di Camp Bagong Diwa sono morte tre guardie e due detenuti. Gli ammutinati erano in prevalenza appartenenti ad ‘Abu Sayyaf’, organizzazione estremista islamica attiva nel sud delle Filippine, che si finanzia essenzialmente attraverso sequestri di persona e sostiene di essere collegata ad al Qaida, rete terroristica di Osama bin Laden. Due dei leader ribelli uccisi nel raid delle forze speciali di questa mattina - Limbong (noto anche come Abu Kosovo) e Tahir Abdul Gafar - erano sotto processo per il sequestro nel maggio 2001 di 20 persone nel sito turistico di Dos Palmas, nell’isoletta di Arreceffi, al largo dell’isola di Palawan (sudovest delle Filippine). Tra i sequestrati c’erano due missionari evangelici: Gracia Burnham, originaria di Wichita, nel Kansas – che in seguito fu tratta in salvo - con il marito Martin, rimasto ucciso durante un tentativo di liberazione da parte delle forze di sicurezza. Nel gruppo figurava pure il californiano Guillermo Sobero, decapitato dai ribelli, e altri 17 filippini, tutti tornati in libertà.[MZ]

Nigeria: 5000 sfollati

Per far spazio alle costruzioni previste in un nuovo piano regolatore approvato di recente dall'amministrazione di Port Harcourt, le autorità della città meridionale nigeriana hanno distrutto una bidonville lasciando senza tetto almeno 5000 persone. La denuncia arriva da alcune associazioni e organizzazioni per i diritti umani locali, le quali hanno precisato che le autorità di Port Harcour hanno iniziato ai primi di marzo a distruggere le centinaia di casupole in mattoni e lamiere che costituivano la baraccopoli senza dare un preavviso adeguato e senza prevedere alcun compenso per i residenti. L'unica costruzione ad essere stata risparmiata dalla ruspe comunali, per il momento, è una chiesetta protestante. Al pastore, Chima Okafor, è stata data una settimana di tempo per lasciare la chiesa. "Questa gente un giorno si è svegliata e ha assistito alla completa demolizione della propria abitazione. Nessuno li aveva avvisati, gli era solo stato detto che il comune avrebbe dovuto ampliare una strada che passava nel quartiere. E' veramente spiacevole che l'amministrazione di Port Harcourt, il cui principale interesse dovrebbe essere il benessere di tutti i suoi cittadini, debba ricorrere a comportamenti così incivili" ha detto il locale Istituto per i diritti umani e il diritto umanitario. Port Harcourt è una delle principali città della regione del Delta dl Niger, una delle zone più povere del Paese, nonostante sia l'area di maggior produzione petrolifera dellintera Nigeria. [MZ]

Colombia: processate i bambini-soldato

Gli ex bambini-soldato colombiani possono essere processati per infrazioni al codice penale, seppure da appositi tribunali minorili e con sanzioni diverse rispetto a quelle previste per gli adulti: lo ha confermato la Corte Costituzionale, respingendo un ricorso presentato lo scorso ottobre dalla Procura generale secondo cui i bambini coinvolti nel conflitto armato sono in ogni caso vittime di arruolamento forzato e la legge dovrebbe garantire la loro tutela e il reinserimento nella vita sociale, una volta disarmati. La sentenza ha causato una profonda spaccatura all’interno dell’alto tribunale: tre dei sei magistrati del collegio giudicante – Alfredo Beltran, Clara Inés Vargas e Rodrigo Escobar – si sono astenuti dal voto, ritenendo che rinviare a giudizio gli ex-bambini soldato è contrario alle disposizioni di legge che proteggono i loro diritti fondamentali. Secondo l’ufficio del ‘Bienestar Familiar’ sono in totale circa 2.000 i minori che hanno abbandonato negli ultimi anni la lotta armata, ma dati dell’Ufficio onu per l’infanzia attestano che la Colombia è il quarto Paese al mondo per il numero di bambini coinvolti nella guerra, circa 14.000. Attualmente sono 450 gli ex-bambini soldato in attesa di giudizio nel Paese, per lo più concentrati nei dipartimento di Antioquia, Norte de Santander, Meta e Nariño, le regioni più colpite dal conflitto interno che da oltre 40 anni insanguina la Colombia. [FB]

700 arresti in in Nepal

Centinaia di esponenti dell’opposizione sono stati arrestati durante proteste organizzate in varie parti del Nepal per chiedere il ritorno alla normalità dopo che, il primo febbraio scorso, il re Gyanendra destituì l’esecutivo sostituendolo con un altro di suo gradimento e dichiarò lo stato di emergenza. Lo hanno riferito esponenti dei cinque partiti di opposizione organizzatori delle manifestazioni, sostenendo che gli arrestati sono almeno 700 (500 secondo altre fonti). La dimostrazione più imponente si è tenuta nella città meridionale di Janakpur dove, secondo i dirigenti dei movimenti politici, sono stati fermati almeno 500 attivisti. Nel vicino distretto di Mahottari, almeno dodici manifestanti sono rimasti feriti quando la polizia ha caricato la folla con bastoni sfolla-gente. Nella capitale Kathmandu le proteste sono state sostanzialmente pacifiche, ma i poliziotti hanno arrestato l’ex primo ministro ad interim Bal Bahadur Rai, il politico Hira Bahadur Singh, dirigente del ‘Partito comunista unito marxista e leninista’ (Ncp-Uml) e qualche altro manifestante. Altri arresti e ferimenti si sono registrati in diverse zone del Paese. L’opposizione, per bocca di alcuni suoi leader, ha comunque assicurato che le dimostrazioni continueranno finché non sarà restaurata la democrazia. Da oltre un mese, dopo il ‘colpo di mano’ del monarca, sono agli arresti domiciliari o in carcere numerosi attivisti o politici, tra l’ex primo ministro Girija Prasad Koirala, presidente del Partito del Congresso nepalese, principale formazione politica oggi all’opposizione. Il Nepal è ora governato direttamente dal re Gyanendra e da un esecutivo di 12 ministri fedeli alla corona; il sovrano si è dato tre anni di tempo per realizzare un’“effettiva democrazia e la pace”, riferendosi alla guerriglia scatenata dai ribelli maoisti per il rovesciamento della monarchia costituzionale e l’applicazione di una radicale riforma agraria, costata la vita dal 1996 a oltre 11.000 persone.

gror050315 (last edited 2008-06-26 09:55:48 by anonymous)