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Gr 19:30

ITALIA

Domenica 1 maggio Giornale radio straordinario in sommario la mayday ore 13.00. diretta Radiogap dalle 14.00. collegamenti in stream con napoli milano ecc. ecc.

Piazza Fontana, verdetto slitta

Solo il prossimo 3 maggio si sapra' se ci sara' un nuovo processo sulla strage di Piazza Fontana. Oppure se diventeranno definitive le assoluzioni decise dalla Corte d'Assise di Appello di Milano nel 2004. Lo ha reso noto il presidente della 2/a sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, Morelli, rendendo noto che 'a causa del colpo della strega' che ha colpito il consigliere Morgigni,il collegio non puo' proseguire l'udienza su Piazza Fontana.

SULMONA (L'Aquila) - Verranno trasferiti già nelle prossime ore dal carcere di Sulmona i primi detenuti, circa una decina, individuati tra quelli più a rischio di atti autolesionistici, e comunque con le situazioni psicologiche più difficili. E' il primo dei provvedimenti concordati dal ministero di Giustizia e dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) - oltre alle indagini interne avviate già da ieri - dopo l'ultimo caso di suicidio nell'istituto di pena, con la morte, mercoledì sera, del detenuto pugliese Francesco Vedruccio.

Le procedure per i trasferimenti ad altri penitenziari, che diventeranno esecutivi tra oggi e domani, sono iniziate con la richiesta urgente da parte del Dap alla struttura carceraria abruzzese delle schede personali di una decina di detenuti, con le relazioni sugli aspetti medici e comportamentali, le terapie in atto, i trattamenti di ordine psicologico.

Ieri pomeriggio il supercarcere di Sulmona è stato visitato dal ministro Roberto Castelli, che si è voluto rendere conto di persona della "situazione intollerabile" - così l'ha definita - creatasi nella struttura dopo il sesto suicidio in cella nell'arco di 18 mesi, il terzo dall'inizio del 2005.

Quando il lavoro uccide: ogni anno oltre 2 milioni di morti nel mondo

Sembra quasi un bollettino di guerra ma invece è il rapporto sulle “morti bianche” nel mondo. Sono 2,2 milioni le persone che ogni anno perdono la vita mentre stanno lavorando e ben 270 milioni quelle coinvolte in incidenti non mortali. I dati sono stati presentati dall’Ilo (l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa delle problematiche del lavoro nel mondo) nel rapporto 2005 sulla sicurezza e la salute sul lavoro.

Se la situazione a livello mondiale è drammatica anche in Italia i dati sulle morti bianche sono preoccupanti: 4 morti sul lavoro ogni giorno, circa 938mila infortuni nell'anno e oltre 17mila inabili permanenti. Anche se nel 2004 le morti bianche sono leggermente diminuite nel Belpaese (1.400 vittime del lavoro nel 2004 contro le 1.418 del 2003 e contro le 1.531 del 2001) i numeri confermando la necessità di «inserire il tema della sicurezza tra le priorità dell'agenda per il Paese», come ha sottolineato Maurizio Castro, direttore generale dell’Inail che ha diffuso i dati italiani.

A livello internazionale le morti sul lavoro sono invece in aumento. I dati del 2005 consegnano un 10% di decessi in più rispetto all’anno precedente. La maggior parte degli infortuni mortali stimati dall’Ilo si verificano in Cina (circa 90mila), in altri Paesi dell’Asia (oltre 76mila) e in India (più di 40mila), mentre nei Paesi industrializzati gli infortuni mortali stimati sono 15.876 l'anno. Semplificando, se si considera la percentuale di infortuni mortali ogni 100mila lavoratori, si hanno 5 incidenti mortali nei Paesi “sviluppati”, 10 in Cina e in India, oltre 12 nei Paesi dell’ex Unione Sovietica e ben 20 nell'Africa sub sahariana e nelle altre parti dell'Asia.

E l’allarme è soprattutto sulle malattie professionali. Su i circa 2,2 milioni di morti l'anno nel mondo, infatti, si calcola che 350mila siano dovute ad infortuni, mentre oltre 1,7 milioni siano da imputarsi a malattie professionali. L’amianto da solo è responsabile di circa 100mila morti ogni anno. In Italia ancora oggi 300 persone vengono uccise ogni anno dall’asbestosi, malattia respiratoria cronica provocata appunto dalla respirazione dell’amianto.

Tra i settori più a rischio infortuni per i lavoratori quello delle costruzioni (60mila incidenti mortali nel mondo sui 355mila complessivi). Secondo l'Ilo, nonostante il settore impieghi nei Paesi industrializzati una percentuale sulla forza lavoro in media variabile tra il 6% e il 10% degli occupati complessivi, la percentuale degli infortuni mortali può raggiungere il 25-40% sul totale. Anche in Italia il primato del numero degli incidenti mortali sul lavoro spetta al settore edile con oltre 300 casi l'anno, un terzo dei quali dovuto a cadute dall'alto. Inoltre nel Belpaese a correre i rischi maggiori sono i lavoratori extracomunitari: oltre 115mila denunce d’infortunio di cui 164 mortali. Un dato in controtendenza rispetto al globale con un aumento del 6% sul al 2003 e che si spiega anche col fatto che i lavoratori extracomunitari sono più spesso impiegati senza un’adeguata formazione.

In sintesi in Italia si verificano circa 35 infortuni ogni 1.000 addetti, con una frequenza più elevata in Umbria (52,59 ogni 1.000 lavoratori), Friuli (47,78) e in Emilia Romagna (47,05); e più bassa nelle regioni a bassa presenza industriale come il Lazio (22,82) e la Campania (23,27), ma anche in una regione fortemente industrializzata come la Lombardia (30,75). Se si considerano i tassi standardizzati sugli incidenti, l’Italia è leggermente al di sotto della media dell'Unione europea, con 3.387 infortuni l'anno ogni 100.000 lavoratori (3.536 la media Ue a 15) e 2,1 incidenti mortali (2,5 l'Unione Europea). In tutto il mondo gli infortuni e le malattie connessi al lavoro hanno dunque costi umani ed economici enormi. È stato stimato che la perdita di Pil globale conseguente a decessi, infortuni e malattie legati al lavoro è circa 20 volte maggiore degli aiuti ufficiali allo sviluppo

IRAQ

Nove autobomba sono esplose stamattina a Baghdad e nella vicina Madain, uccidendo in totale almeno 20 persone e ferendone 64, secondo un bilancio fornito da fonti della sicurezza irachena.

Le vittime sono in gran parte guardie nazionali e poliziotti iracheni, ma anche civili. Secondo fonti della polizia, gli attentati sono opera di kamikaze. A Baghdad gli attentati sono avvenuti nel quartiere sunnita di Athamiya, uno dove la guerriglia e' piu' attiva, e in quello di Saligh. Un attacco, alle 08:00, ha preso di mira un ristorante pieno di poliziotti e guardie nazionali che facevano colazione. L'esplosione ha ucciso sette guardie nazionali, due poliziotti e quattro civili, e ha ferito circa 50 persone, di cui 35 civili, secondo fonti di polizia. A Madain, una quarantina di chilometri a sudest di Baghdad, sono esplose tre autobomba, contro una pattuglia della polizia, contro una centrale telefonica e vicino a un ospedale. Il bilancio, secondo la fonte della sicurezza e' di cinque morti fra cui un poliziotto e due membri dei commando del ministero dell'Interno, e di 14 feriti, fra cui cinque membri dei commando e tre poliziotti. La catena di attentati giunge il giorno dopo che il parlamento ha vitato la fiducia al nuovo governo iracheno di Ibrahim al Jafaari. 'Bush non avra' pace, attacchi suicidi continueranno' (ANSA) - DUBAI, 29 APR - Abu Musab al Zarqawi, in un messaggio audio su internet, ha detto che continuera' gli attacchi suicidi alle forze americane in Iraq. Il luogotenente di Al Qaida in Iraq ha aggiunto che il presidente Bush non 'avra' pace' in Iraq e che il jihad (guerra santa) prosegue con forza due anni dopo l'invasione dell'Iraq da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Non e' stato possibile accertare l'autenticita' del messaggio.

(ANSA) - BAGHDAD, 29 APR - Una nuova fossa comune con i resti di uomini, donne e bambini, e' stata scoperta nella regione curda di Sulaimaniya, a nord di Baghdad. Il ritrovamento e' avvenuto a Kifri nei pressi del mausoleo dell'imam Khalil, meta di pellegrinaggi dei fedeli islamici: si tratta di una zona militare che ospitava diverse unita' dell'esercito iracheno durante il deposto regime. Dalla caduta di Saddam Hussein sono oltre 260 le fosse comuni scoperte in Iraq.

M.O.

(ANSA) - RAMALLAH, 29 APR - 'Con le risorse attuali il presidente Abu Mazen non e' in grado di garantire la sicurezza', la Russia fornira' dunque cio' che serve. Il presidente Putin a Ramallah, ha assicurato all'Anp 'elicotteri ed apparecchi di comunicazione. Addestrera' anche le forze di polizia ed aiutera' nella ricostruzione delle infrastrutture di Gaza, dopo il ritiro israeliano'. Secondo i media israeliani, Sharon e' contrario alla fornitura all'Anp di 50 mezzi cingolati e favorevole per i due elicotteri. Il presidente russo Vladimir Putin, in visita in Cisgiordania, ha promesso di fornire elicotteri ai palestinesi per contribuire alla ricostruzione del loro apparato di sicurezza. "Forniremo aiuto tecnologico, materiali e addestramento. Prima di tutto consegneremo tecnologia aeronautica ed elicotteri", ha detto Putin durante una conferenza stampa. Il presidente non ha menzionato la fornitura di carri armati o blindati, che i palestinesi si attendono. Israele si è opposta a quest'ultima opzione, mentre non sarebbe contraria alla vendita di elicotteri da trasporto.

IRAN

Il processo di arricchimento dell'uranio è un diritto a cui l'Iran non rinuncerà mai, ha detto all'agenzia di stampa 'Reuters' l'ex presidente persiano Akbar Hashemi Rafsanjani, candidatosi a un nuovo mandato. Secondo questo influente politico la sospensione delle attività di arrichimento dell'uranio, che potrebbe portare a produrre bombe atomiche, non durerà a lungo. Teheran aveva sospeso gli esperimento come segnale di distensione in vista dei colloqui bilaterali con l'Unione europea. Francia, Regno unito e Germania, che temono la costruzione d'un arsenale nuclerare a Teheran, sono in trattative con l'Iran da un anno per convincere i persiani a non produrre più materiale fissile, in cambio di incentivi economici e agevolazioni commerciali. Da oggi a Londra riprendono i colloqui; ma Rafsanjani, candidato alle elezioni presidenziali del 17 giugno, ha detto ad una preghiera del venerdì: "L'Iran è determinato a possedere ogni tipo di tecnologia nucleare, incluso l'arricchimento dell'uranio, e la otterremo ad ogni costo". Secondo Rafsanjani l'Iran "è abbastanza forte da non permettere agli europei di imporre una sospensione indefinita dei programmi sull'uranio". Washington accusa Teheran di voler ottenere armi atomiche e non ha escluso nessuna opzione, incluso l'uso della forza, per impedire loro di ottenerle.

EQUADOR

Il deposto presidente della Repubblica ecuadoriana Lucio Gutiérrez ha chiesto formalmente al ministero della Giustizia brasiliano di formalizzare la richiesta di asilo politico per sé e la sua famiglia. L’ex-capo dello Stato - deposto a furor di popolo lo scorso 21 aprile dopo aver tentato di lasciare il Paese per poi trovare rifugio presso l’ambasciata brasiliana a Quito - si è presentato personalmente alle 14:00 di ieri ora locale negli uffici del ministero, a Brasilia, formalizzando la richiesta per sé, sua moglie Elsa Ximena Bohórquez Romero e la sua figlia quindicenne Viviana Estefanía. La concessione dell’asilo, per una durata di quattro anni, rinnovabile, dovrebbe essere formalizzata oggi con la pubblicazione dell’apposito decreto sulla Gazzetta Ufficiale brasiliana.

BRASILE

Tutto pronto per la marcia dei Sem Terra. Partirà domenica Una grande marcia su Brasilia di oltre 13mila membri del Movimento sem terra (Mst) brasiliano sta per partire da Goiania per raggiungere Brasilia. Orenderà parte anche il teologo Leonardo Boff e alcuni militanti di sinistra europei e latinoamericani. Oggi intanto si sono riuniti intorno al Cristo Redentore di Rio de Janeiro da dove poi raggingeranno la città di partenza. Molti i parlamentari, politici di partiti anche non di sinistra, artisti, intellettuali e cittadini riuniti che hanno inteso manifestare il loro appoggio alla riforma agraria al di sopra delle parti. Diversi raduni analoghi si sono svolti nelle principali città del Brasile, dalle quali poi i militanti si sposteranno simultaneamente a Goiania. Da lì, proseguiranno tutti a piedi per 27 giorni fino a Brasilia.

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

IRAQ

Nove autobomba sono esplose stamattina a Baghdad e nella vicina Madain, uccidendo in totale almeno 20 persone e ferendone 64, secondo un bilancio fornito da fonti della sicurezza irachena.

Le vittime sono in gran parte guardie nazionali e poliziotti iracheni, ma anche civili. Secondo fonti della polizia, gli attentati sono opera di kamikaze. A Baghdad gli attentati sono avvenuti nel quartiere sunnita di Athamiya, uno dove la guerriglia e' piu' attiva, e in quello di Saligh. Un attacco, alle 08:00, ha preso di mira un ristorante pieno di poliziotti e guardie nazionali che facevano colazione. L'esplosione ha ucciso sette guardie nazionali, due poliziotti e quattro civili, e ha ferito circa 50 persone, di cui 35 civili, secondo fonti di polizia. A Madain, una quarantina di chilometri a sudest di Baghdad, sono esplose tre autobomba, contro una pattuglia della polizia, contro una centrale telefonica e vicino a un ospedale. Il bilancio, secondo la fonte della sicurezza e' di cinque morti fra cui un poliziotto e due membri dei commando del ministero dell'Interno, e di 14 feriti, fra cui cinque membri dei commando e tre poliziotti. La catena di attentati giunge il giorno dopo che il parlamento ha vitato la fiducia al nuovo governo iracheno di Ibrahim al Jafaari.

Un soldato americano e' stato ucciso e altri quattro sono stati feriti ieri dall'esplosione di una bomba a Hawija, 200 chilometri a nord di Baghdad. Lo hanno reso noto oggi le forze armate americane con un comunicato.

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Elezioni britanniche: Blair ancora sotto attacco sul dossier iracheno

A una settimana dalle elezioni politiche in Gran Bretagna la questione irachena continua a imbarazzare Tony Blair. Il primo ministro, messo alle strette, ha renso pubblico il documento del procuratore generale sulla legittimità dell'intervento militare in Iraq. In questo rapporto, tenuto segreto, lord Goldsmith scrisse a Blair che la decisione di attaccare avrebbe avuto copertura legale solo con una seconda risoluzione dell'Onu. Ma dieci giorni dopo un altro documento trasmesso al parlamento definiva la guerra "perfettamente legale".

"Nonostante quello che c'è sui giornali - ha spiegato Blair - lord Goldsmith ha dato il suo OK all'intervento sia il sette che il diciassette marzo".

L'opposizione però chiede adesso di spiegare che cosa sia successo nei dieci giorni tra il primo e il secondo documento. I conservatori di Michael Howard accusano Blair di aver mentito al Parlamento, e di aver fatto pressioni su Lord Goldsmith affinchè cambiasse posizione.

"La questione irachena - ha attaccato Howard - si può riassumere in un punto che è la radice di tutto il resto: se non puoi fidarti di Blair quando decide di portare il Paese in guerra, la decisione più importante che un primo ministro può assumere, come si fa a dargli ancora fiducia su altre questioni".

Dello stesso tono le richieste di Charles Kennedy, segretatrio dei liberaldemocratici, terza forza politica del Paese: "È imperativo una volta per tutte che Tony Blair chiarisca all'opinione pubblica britannica quello che è avvenuto nel corso di quei dieci giorni".

TOGO UNA MATTINA SENZA SPARI, MA TENSIONE RESTA ALTA

Resta alta la tensione a Lomé anche se gli scontri di piazza tra i sostenitori dell'opposizione e le forze dell'ordine sembrano essere calati di intensità. Fonti locali e internazionali fanno sapere che gruppi di giovani hanno appiccato il fuoco al centro culturale tedesco di Lomé , il locale Goethe Institute, mentre secondo alcune radio altri uomini avrebbero addirittura saccheggiato alcuni locali dell'ambasciata tedesca. Fonti diplomatiche occidentali puntano il dito contro gruppi di sostenitori del partito di governo (Rpt), che accusano la Germania (di cui il Togo fu un protettorato dal 1884 al 1918) di essere troppo vicina all'opposizione. Nel fronte governativo, poi, molti non avrebbero gradito la protezione che l'ambasciata tedesca ha garantito all'ex ministro degli interni Francois Boko, rimosso dal suo incarico alla vigilia delle elezioni di domenica scorsa per aver chiesto di rimandare la consultazione. Intanto durante la notte, un alto numero di militari avrebbe circondato per qualche ora la residenza di Jean Pierre Fabre, portavoce del principale partito d'opposizione Ufc, mentre alcuni soldati starebbero dando la caccia a Emmanuel Bob Akitani, candidato del fronte antigovernativo alle elezioni di domenica, autoproclamatosi capo di Stato contestando apertamente i risultati ufficiali della Commissione elettorale che invece lo danno al secondo posto col 38% circa delle preferenze. Se per il momento dai quartieri popolari di Lomé considerati roccaforte dell'opposizione non si sono ancora sentiti colpi di arma da fuoco, pare che quella di ieri sia stata una delle giornate più difficili dall'inizio della crisi. Scarseggiano invece le informazioni relative alle altre città togolesi teatro in questi giorni di scontri e violenze: Vogan, Kpalimé, Aneho e Sokodé. Le violenze più gravi si sarebbero verificate proprio ad Aneho, a ridosso della frontiera col Benin, da dove migliaia di persone sono fuggite cercando riparo oltre confine da parenti e amici. Non è ancora possibile stilare un bilancio dei morti e dei feriti causati dalle violenze di questi giorni anche perché, soprattutto all'interno del fronte anti-governativo sono moltissime le persone che non si fidano ad andare in un ospedale pubblico e che fanno affidamento su un rete di dispensari d'emergenza allestiti nelle abitazioni di alcuni privati o in strutture religiose.

ITALIA

Piazza Fontana, verdetto slitta

Solo il prossimo 3 maggio si sapra' se ci sara' un nuovo processo sulla strage di Piazza Fontana. Oppure se diventeranno definitive le assoluzioni decise dalla Corte d'Assise di Appello di Milano nel 2004. Lo ha reso noto il presidente della 2/a sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, Morelli, rendendo noto che 'a causa del colpo della strega' che ha colpito il consigliere Morgigni,il collegio non puo' proseguire l'udienza su Piazza Fontana.

Quando il lavoro uccide: ogni anno oltre 2 milioni di morti nel mondo

Sembra quasi un bollettino di guerra ma invece è il rapporto sulle “morti bianche” nel mondo. Sono 2,2 milioni le persone che ogni anno perdono la vita mentre stanno lavorando e ben 270 milioni quelle coinvolte in incidenti non mortali. I dati sono stati presentati dall’Ilo (l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa delle problematiche del lavoro nel mondo) nel rapporto 2005 sulla sicurezza e la salute sul lavoro.

Se la situazione a livello mondiale è drammatica anche in Italia i dati sulle morti bianche sono preoccupanti: 4 morti sul lavoro ogni giorno, circa 938mila infortuni nell'anno e oltre 17mila inabili permanenti. Anche se nel 2004 le morti bianche sono leggermente diminuite nel Belpaese (1.400 vittime del lavoro nel 2004 contro le 1.418 del 2003 e contro le 1.531 del 2001) i numeri confermando la necessità di «inserire il tema della sicurezza tra le priorità dell'agenda per il Paese», come ha sottolineato Maurizio Castro, direttore generale dell’Inail che ha diffuso i dati italiani.

A livello internazionale le morti sul lavoro sono invece in aumento. I dati del 2005 consegnano un 10% di decessi in più rispetto all’anno precedente. La maggior parte degli infortuni mortali stimati dall’Ilo si verificano in Cina (circa 90mila), in altri Paesi dell’Asia (oltre 76mila) e in India (più di 40mila), mentre nei Paesi industrializzati gli infortuni mortali stimati sono 15.876 l'anno. Semplificando, se si considera la percentuale di infortuni mortali ogni 100mila lavoratori, si hanno 5 incidenti mortali nei Paesi “sviluppati”, 10 in Cina e in India, oltre 12 nei Paesi dell’ex Unione Sovietica e ben 20 nell'Africa sub sahariana e nelle altre parti dell'Asia.

E l’allarme è soprattutto sulle malattie professionali. Su i circa 2,2 milioni di morti l'anno nel mondo, infatti, si calcola che 350mila siano dovute ad infortuni, mentre oltre 1,7 milioni siano da imputarsi a malattie professionali. L’amianto da solo è responsabile di circa 100mila morti ogni anno. In Italia ancora oggi 300 persone vengono uccise ogni anno dall’asbestosi, malattia respiratoria cronica provocata appunto dalla respirazione dell’amianto.

Tra i settori più a rischio infortuni per i lavoratori quello delle costruzioni (60mila incidenti mortali nel mondo sui 355mila complessivi). Secondo l'Ilo, nonostante il settore impieghi nei Paesi industrializzati una percentuale sulla forza lavoro in media variabile tra il 6% e il 10% degli occupati complessivi, la percentuale degli infortuni mortali può raggiungere il 25-40% sul totale. Anche in Italia il primato del numero degli incidenti mortali sul lavoro spetta al settore edile con oltre 300 casi l'anno, un terzo dei quali dovuto a cadute dall'alto. Inoltre nel Belpaese a correre i rischi maggiori sono i lavoratori extracomunitari: oltre 115mila denunce d’infortunio di cui 164 mortali. Un dato in controtendenza rispetto al globale con un aumento del 6% sul al 2003 e che si spiega anche col fatto che i lavoratori extracomunitari sono più spesso impiegati senza un’adeguata formazione.

In sintesi in Italia si verificano circa 35 infortuni ogni 1.000 addetti, con una frequenza più elevata in Umbria (52,59 ogni 1.000 lavoratori), Friuli (47,78) e in Emilia Romagna (47,05); e più bassa nelle regioni a bassa presenza industriale come il Lazio (22,82) e la Campania (23,27), ma anche in una regione fortemente industrializzata come la Lombardia (30,75). Se si considerano i tassi standardizzati sugli incidenti, l’Italia è leggermente al di sotto della media dell'Unione europea, con 3.387 infortuni l'anno ogni 100.000 lavoratori (3.536 la media Ue a 15) e 2,1 incidenti mortali (2,5 l'Unione Europea).

In tutto il mondo gli infortuni e le malattie connessi al lavoro hanno dunque costi umani ed economici enormi. È stato stimato che la perdita di Pil globale conseguente a decessi, infortuni e malattie legati al lavoro è circa 20 volte maggiore degli aiuti ufficiali allo sviluppo

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gror050429 (last edited 2008-06-26 09:57:14 by anonymous)