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'''ADDIS ABEBA: ALTRE VITTIME DEGLI INCIDENTI PORTATE NEGLI OSPEDALI MILITARI?'''

Un numero imprecisato di vittime degli incidenti tra manifestanti e polizia di mercoledì scorso ad Addis Abeba si troverebbe presso ospedali militari dove non è possibile accedere, in aggiunta ai 26 morti ufficialmente ammessi dalle autorità: lo si è appreso oggi da fonti locali. Sembra inoltre che altri corpi, secondo informazioni raccolte nella capitale, sarebbero stati prelevati dalla camere mortuarie delle strutture sanitarie pubbliche di Addis Abeba, dove le salme erano state trasportate dopo i violenti scontri con la polizia durante le proteste popolari contro i presunti brogli elettorali alle legislative del 15 maggio scorso. In un comunicato diffuso in mattinata dall’agenzia di stampa governativa ‘Ena’, il ministro dell’Informazione Simon Berekat sostiene che “la polizia ha confermato che tra i feriti 40 persone non corrono pericolo di vita”, senza tuttavia indicare se altre si trovano invece in condizioni critiche. Ieri le autorità avevano reso noto che quattro civili erano deceduti in seguito alle ferite riportate negli scontri, portando il totale delle vittime degli incidenti di due giorni fa a 26 morti. Nella stessa dichiarazione, il ministro afferma che sono state identificate solo 15 persone. Altre fonti riferiscono che anche stamani – come ieri – la capitale è semi-deserta: molti negozi restano chiusi, le lezioni sono in gran parte sospese nelle aule universitarie mentre prosegue per il terzo giorno lo sciopero dei tassisti e dei popolari mini-bus, il principale mezzo di trasporto degli abitanti di Addis Abeba; in circolazione ci sono solo i vecchi autobus governativi, peraltro semivuoti. Secondo alcune fonti, anche la notte scorsa sono proseguiti gli arresti di esponenti dell’opposizione, anche se intanto sono stati liberati alcuni esponenti della Coalizione per l’unità e la democrazia (Cud), principale formazione anti-governativa, accusata dal governo per aver fomentato le violenze e i presunti saccheggi di negozi avvenuti nella zona commerciale del ‘Merkato’, dove mercoledì agenti della polizia federale e paramilitari avevano aperto il fuoco sulla folla di civili disarmati. Notizie di proteste, intanto, giungono anche da altre città del Paese, che con i suoi 70 milioni di abitanti è il secondo più popoloso dell’Africa: manifestazioni si sarebbero svolte a Bure, nell’ovest, verso il confine con il Sudan, a Woldiya e Dessé.

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Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Washington avvia contatti con la guerriglia

Il quotidiano britannico Guardian rivela: diplomatici americani e comandanti dell'esercito americano hanno avuto contatti attraverso intermediari con la guerriglia irachena, i primi ufficialmente autorizzati tra le due parti in due anni di violenza. "La guerriglia deve essere coinvolta al fine di ottenere stabilità e la fine della ribellione e far cessare l'uccisione di tanti iracheni", ha detto un funzionario dell'Ambasciata Usa di Baghdad, citato oggi dal Guardian.

"Non credo che le persone con cui ci stiamo sedendo a un tavolo siano direttamente operative - ha precisato il funzionario - ma hanno rapporto con loro (i ribelli), alcune volte per via di legami familiari, altre per legami intrecciati durante il passato regime". Il diplomatico Usa non ha precisato il contenuto dei colloqui e non è chiaro quali siano i gruppi della guerriglia coinvolti nei negoziati. I contatti, avviati soprattutto grazie all'opera dei leader religiosi e tribali sunniti, sono limitati alle fazioni che possono essere persuase ad abbandonare la violenza e a partecipare al processo politico avviato in Iraq.

Ieri il Segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, non ha escluso la possibilità di trattative con gruppi legati alla guerriglia irachena. Parlando alla stampa, la Rice ha sottolineato che la "riconciliazione" nazionale è un processo che deve restare affidato alle scelte degli iracheni e che gli americani devono limitarsi a "sostenere".

ADDIS ABEBA: ALTRE VITTIME DEGLI INCIDENTI PORTATE NEGLI OSPEDALI MILITARI?

Un numero imprecisato di vittime degli incidenti tra manifestanti e polizia di mercoledì scorso ad Addis Abeba si troverebbe presso ospedali militari dove non è possibile accedere, in aggiunta ai 26 morti ufficialmente ammessi dalle autorità: lo si è appreso oggi da fonti locali. Sembra inoltre che altri corpi, secondo informazioni raccolte nella capitale, sarebbero stati prelevati dalla camere mortuarie delle strutture sanitarie pubbliche di Addis Abeba, dove le salme erano state trasportate dopo i violenti scontri con la polizia durante le proteste popolari contro i presunti brogli elettorali alle legislative del 15 maggio scorso. In un comunicato diffuso in mattinata dall’agenzia di stampa governativa ‘Ena’, il ministro dell’Informazione Simon Berekat sostiene che “la polizia ha confermato che tra i feriti 40 persone non corrono pericolo di vita”, senza tuttavia indicare se altre si trovano invece in condizioni critiche. Ieri le autorità avevano reso noto che quattro civili erano deceduti in seguito alle ferite riportate negli scontri, portando il totale delle vittime degli incidenti di due giorni fa a 26 morti. Nella stessa dichiarazione, il ministro afferma che sono state identificate solo 15 persone. Altre fonti riferiscono che anche stamani – come ieri – la capitale è semi-deserta: molti negozi restano chiusi, le lezioni sono in gran parte sospese nelle aule universitarie mentre prosegue per il terzo giorno lo sciopero dei tassisti e dei popolari mini-bus, il principale mezzo di trasporto degli abitanti di Addis Abeba; in circolazione ci sono solo i vecchi autobus governativi, peraltro semivuoti. Secondo alcune fonti, anche la notte scorsa sono proseguiti gli arresti di esponenti dell’opposizione, anche se intanto sono stati liberati alcuni esponenti della Coalizione per l’unità e la democrazia (Cud), principale formazione anti-governativa, accusata dal governo per aver fomentato le violenze e i presunti saccheggi di negozi avvenuti nella zona commerciale del ‘Merkato’, dove mercoledì agenti della polizia federale e paramilitari avevano aperto il fuoco sulla folla di civili disarmati. Notizie di proteste, intanto, giungono anche da altre città del Paese, che con i suoi 70 milioni di abitanti è il secondo più popoloso dell’Africa: manifestazioni si sarebbero svolte a Bure, nell’ovest, verso il confine con il Sudan, a Woldiya e Dessé.

GB: cresce la poverta

Esperti, molti su orlo bancarotta e neanche lo sanno

Le famiglie britanniche spendono in media il 20% in piu' di quello che guadagnano, afferma un rapporto dell'Ufficio Nazionale di Statistica. L'indagine, effettuata su campione di 7.000 famiglie, conferma una tendenza gia' rilevata dalle maggiori banche britanniche, e cioe' l'aumento dei prestiti cui sempre piu' persone ricorrono per sopravvivere. 'Milioni di individui sono sull'orlo della bancarotta e nemmeno se ne accorgono', afferma il direttore dell'associazione di monitoraggio del credito.

ITALIA

Adesioni a sciopero metalmeccanici

Sciopero oggi in tutta Italia dei metalmeccanici. Negli stabilimenti Fiat di Melfi e Mirafiori l'adesione secondo i sindacati e' stata del 60%. A Bologna i metalmeccanici sono scesi in piazza portando in corteo anche i carrelli della spesa con solo pane e acqua.

Siparietto


Gr 9:30

BOLIVIA: RODRIGUEZ NUOVO PRESIDENTE

il Congresso nazionale, riunitosi a Sucre, capitale costituzionale del paese, ha designato all'unanimita' il magistrato Eduardo Rodriguez quale nuovo presidente del paese al posto del dimissionario Carlos Mesa.

Rodriguez, 49 anni e presidente della Corte suprema, era il terzo nella linea di successione costituzionale alla massima carica dello stato, dopo i presidenti del Senato e della Camera, Hormando Vaca Diez e Mario Cossio.

A questa designazione, che puo' essere considerata un colpo di scena, si e' giunti dopo una giornata di incertezza e di violenza, segnata anche dalla morte di un minatore di 51 anni in uno scontro con polizia ed esercito a pochi chilometri da Sucre. In mattinata, le Forze armate si erano dichiarate in emergenza ed avevano avvertito alle parti di agire con senso di responsabilita' nel rispetto dell'istituzionalita' democratica. Intanto da La Paz e da altre citta' della Bolivia erano giunti a Sucre i 157 deputati e senatori membri del Congresso per procedere all'accettazione delle dimissioni di Mesa e alla designazione del suo successore.

Ma si erano mossi anche migliaia di contadini e minatori determinati, insieme al Movimento al socialismo (Mas) di Evo Morales, ad impedire che dopo l'accettazione della rinuncia del capo dello stato uscente, assumesse l'incarico Vaca Diez. Nel pomeriggio, drammatizzando una gia' difficile situazione frutto della morte del minatore, le violenze si erano trasferite vicino alla Plaza 25 de Mayo di Sucre, al punto che il titolare del Senato aveva fatto capire che era impossibile dare il via alla seduta del Congresso.

A questo punto da piu' parti si e' evocato il caos, ma a sorpresa in serata Vaca Diez ha convocato una conferenza stampa dicendosi disposto a farsi da parte se il Parlamento accettava le dimissioni di Mesa e le forze sociali garantivano una ordinata e sicura sessione parlamentare.

Cosi' e' stato, ed alle 22:50 (le 4:50 italiane) nella Casa de la Libertad il Congresso ha accettato le dimissioni del capo dello stato, atto seguito a distanza di un minuto dalla rinuncia alla presidenza sia di Vaca Diez sia del presidente della Camera, Cossio.

I congressisti hanno quindi designato presidente il titolare della Corte suprema, che ha giurato fedelta' alla Costituzione e assicurato che il suo sara' un mandato breve mirante ad organizzare elezioni anticipate.

Cecenia: 7 morti in attacco ribelli

Sette poliziotti uccisi e un altro ferito in Cecenia in un attacco compiuto da ribelli, secondo quanto riferito dall'agenzia Interfax. L'auto nella quale viaggiavano i poliziotti e' stata attaccata e colpita da lanciarazzi ieri su una strada nel sudest della Repubblica caucasica, ha precisato la fonte. Il poliziotto ferito e' ora ricoverato in ospedale.

Cantoni: arrivo nel pomeriggio

L'arrivo di Clementina Cantoni in Italia e' confermato per il primo pomeriggio, presumibilmente intorno alle 16. Il velivolo italiano arrivera' all'aeroporto di Ciampino, e' previsto appunto per il primo pomeriggio.I genitori di Clementina Cantoni, sempre secondo le prime informazioni, non hanno raggiunto la capitale afghana e dovrebbero trovarsi a Roma, dove aspettano di riabbracciare la figlia.

Cpt, Pisanu "non ne costruiremo altri" ma poi rettifica: "Sono necessari"

"Non apriremo più centri di permanenza temporanea". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, in una conferenza stampa con i giornalisti stranieri accreditati in Italia. "Il nostro problema - ha spiegato - è di evitare che i clandestini partano e quindi continueremo a lavorare con accordi bilaterali con i paesi di origine e transito". Il ministro ha comunque sottolineato che i Cpt "sono strutture indispensabili per controllare i clandestini già arrivati".

Però in serata il Viminale ha diffuso una nota in cui specifica che il ministro è stato male interpretato. "I Cpt - è scritto nel comunicato - sono in realtà strutture indispensabili per il controllo dell'immigrazione clandestina. Chi li vuole chiudere deve allora dire anche che vuole la libera circolazione sul proprio territorio degli immigrati clandestini. Questi, come è noto, costituiscono una delle fonti principali di approvvigionamento del mercato ignobile del lavoro nero, della prostituzione e della manovalanza criminale".

"Le autorità regionali e locali - ha concluso - non possono comunque disporre a loro piacimento di strutture, come i Cpt, previste dalla legislazione nazionale, che è ovviamente sovraordinata a quella regionale".


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Appunti e note redazionali

Potreste chiamare antigone per report sul sovraffollamento carceri. la notizia e' del gr di ieri, il numero di antigone sull'agendona rossa

Servizi audio della giornata


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gror050610 (last edited 2008-06-26 09:53:26 by anonymous)