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Appunti e note redazionali

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NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

IRAQ

Due marines americani sono morti in Iraq dopo che il mezzo blindato su cui si trovavano e' saltato in aria per un ordigno. Il fatto e' avvenuto mentre passava su una strada vicino a Falluja, roccaforte degli insorti iracheni. Lo riferisce un comunicato militare Usa specificando che i due erano stati gravemente feriti ieri e sono morti oggi.

Un'autobomba e' esplosa stamani a Baghdad, causando, secono un bilancio provvisorio, otto morti e 28 feriti. Fonti mediche parlano invece di undici morti e 38 feriti. L'attentato e' avvenuto nel quartiere di Doura, uno dei piu' pericolosi della capitale irachena.

Uno dei nove giudici del processo all'ex presidente iracheno Saddam Hussein, Ali Hussein al Shimmiri, e' morto di infarto la notte scorsa. Il magistrato aveva 60 anni, era stato direttore generale del ministero della giustizia iracheno e pubblico ministero per diversi anni, prima di entrare a far parte del tribunale speciale che sta giudicando l'ex presidente. L'undicesima sessione del processo a Saddam Hussein e a sette ex gerarchi del suo deposto regime e' in programma per il 13 febbraio.

Il Washington Post riporta oggi le accuse rivolte all'amministrazione Bush da un ex funzionario della Cia sul lavoro d'intelligence condotto in Iraq alla vigilia della guerra. Un ex dirigente della Cia, Paul R. Pillar, sostiene che Washington dichiarò guerra all'Iraq "senza chiedere, ed evidentemente senza essere influenzata da alcuna valutazione di intelligence di carattere strategico", e di non aver tenuto in considerazione gli ammonimenti della Cia sulle possibili ripercussioni della caduta di Saddam Hussein.

"E' emerso ormai con chiarezza - scrive Pillar in un intervento pubblicato dalla rivista Foreign Affair, citato oggi dal Washington Post - che l'intelligence non è stata presa in considerazione in alcune delle più importanti decisioni sulla sicurezza nazionale, che è stato fatto un cattivo uso dell'intelligence per giustificare agli occhi dell'opinione pubblica decisioni già prese, che questo ha avuto negative ripercussioni nei rapporti tra gli uomini politici e gli agenti di intelligence e che il lavoro dell'intelligence è stato politicizzato".

L'attacco di Pillar, ex funzionario di intelligence in Medio Oriente dal 2000 al 2005, è quello più severo lanciato contro l'amministrazione americana dopo quello espresso dall'ex membro del Consiglio di sicurezza nazionale, Richard C. Clarke, sull'approccio Usa nella lotta al terrorismo all'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001.

Se il lavoro dell'intelligence fosse stato preso in dovuta considerazione, continua l'ex funzionario Cia, gli Stati Uniti avrebbero "evitato la guerra", oppure "si sarebbero preparati al disordine che sarebbe seguito". La Cia aveva infatti previsto che l'Iraq del dopoguerra "non avrebbe offerto terreno fertile per la democrazia", che sarebbe stato necessario uno sforzo "tipo piano Marshall" per rilanciare la sua economia, nonostante le entrate petrolifere, e che sunniti e sciiti si sarebbero scontrati per conquistare la guida del paese. Pillar scrive che l'intelligence "previde che una forza straniera di occupazione sarebbe stata bersaglio di risentimento e attacchi, a meno che non si fosse provveduto a stabilire condizioni di sicurezza e avviare l'Iraq sulla strada della prosperità nelle prime settimane o mesi dopo la caduta di Saddam".

M.O.: DELEGAZIONE DI HAMAS IN GIORDANIA

Una delegazione di Hamas si rechera' presto in visita ad Amman per discutere con i vertici giordani di questioni politiche e legali. Ad annunciarlo e' stato il leader politico di Hamas, Khaled Meshal, spiegando al quotidiano 'Alghad' da Doha che a seguito delle elezioni palestinesi, sono stati ricevuti segnali di disponibilita' da parte del governo giordano verso l'apertura di un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali.

Uragano Katrina. New York Times: la Casa Bianca sapeva che gli argini avevano ceduto nella notte

Il New York Times pubblica alcuni documenti sull'uragano Katrina a New Orleans, che mostrano come l'amministrazione Bush venne informata della rottura degli argini e dell'allagamento della città poche ore dopo il cedimento e non il giorno dopo, come dichiarato all'indomani del disastro.

Il giorno dopo che l'uragano katrina si è abbattuto su New Olreans, l'amministrazione Bush ha dichiarato di essere stata colta di sorpresa dal fatto che si fossero rotti gli argini e che l'acqua aveva sommerso la città. Ma il congresso ha saputo che un testimone oculare ha raggiunto le sedi del dipartimento di sicurezza alle 9:27 p.m. il giorno prima e la Casa Bianca a mezzanotte. Il funzionario federale dell'agenzia dell'amministrazione di emergenza, Marty Bahamonde, in primo luogo ha sentito parlare lunedì mattina di un importante frattura degli argini. Nell pomeriggio tardo di lunedì, il sig. Bahamonde ha fatto un giro su un elicottero della guardia costiera per confermare la vasta inondazione. Poi ha telefonato a Washington, e ha informato il dipartimento di sicurezza. Nel rapporto inviato lunedì sera alle 9.27 vi era scritto: "La situazione è molto più seria di quanto non riportino i media. L'allagamento è esteso e sono coinvolte più persone di quanto si pensi e ci sono anche alcuni incendi".

PRIMO MINISTRO INSISTE SU “LINEA DURA” CONTRO DETENUTI POLITICI

Malgrado richieste locali e pressioni internazionali per il rilascio di circa 130 oppositori, attivisti e intellettuali arrestati per motivi politici, il primo ministro Melles Zenawi ha ribadito che non intende cambiare linea. “Il governo esclude di interferire con la magistratura per la liberazione di questi intransigenti”. La loro eventuale scarcerazione, ha detto il controverso capo di governo rivolgendosi al parlamento, “li spingerebbe a pensare che non devono rendere conto delle loro azioni”. Le autorità di Addis Abeba accusano i dirigenti del principale partito di opposizione e altri esponenti della società civile di aver fomentato proteste di massa anti-governative a giugno e novembre 2005. In quelle due circostanze, le forze dell’ordine repressero nel sangue le manifestazioni, provocando non meno di 80 vittime (quasi il doppio secondo fonti locali). Il malcontento si era trasformato in scontri di piazza dopo la vittoria del partito di Zenawi alle legislative di maggio, quando l’opposizione – pur riportando un decisivo aumento di seggi – accusò il governo di brogli e lo costrinse a una parziale riconvocazione dei seggi in oltre 120 circoscrizioni. Il principale partito anti-governativo, la Coalizione per l’unità e la democrazia (Cud), ha conquistato la città di Addis Abeba, ma il sindaco eletto Berhanu Nega è in carcere. Zenawi ha detto che dovrebbero svolgersi nuove elezioni per il consiglio municipale della capitale, visto che “i rappresentanti eletti non sono stati in grado di assumersi le proprie responsabilità in base alla legge”. La dura repressione del governo etiopico – che ha tra l’altro fatto arrestare non meno di 10-15.000 civili, 9.000 dei quali già liberati – ha provocato il blocco di circa 375 milioni di dollari dei donatori internazionali.

ITALIA

Ocse, migliora il superindice. Male l'Italia

È salito a dicembre il superindice sulla performance economica dei paesi Ocse, arrivando a 106,3 da 105,7 il mese precedente. È l'ottavo rialzo consecutivo.

L'unico paese in cui la situazione risulta in progressivo peggioramento dallo scorso settembre è l'Italia dove a dicembre il superindice è sceso a 95,9 da 96. Nel Regno Unito è rimasto stabile a 99,9 mentre in Germania e Francia è salito passando, rispettivamente a 111,2 (da 110,7) e a 107,5 (da 107,3).

L'indicatore dell'area euro è cresciuto a 107,4 da 107,1 mentre quello dei Quindici è migliorato a 106,8 da 106,5. Negli Stati Uniti il superindice è balzato esattamente di un punto a 106,3 mentre in Giappone è migliorato a 100,9 da 100,4.

Attentato fascista all'Ipò

questa notte sono state lanciate alcune molotov contro l'ingresso del c.s.o.a I'PO' di Marino, una e stata anche trovata inesplosa di fronte a centro.

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

AFGHANISTAN: 8 SOLDATI UCCISI, 7 FERITI IN DUE ATTENTATI

E' di almeno otto soldati governativi uccisi e di altri sette feriti il bilancio complessivo di due distinti attacchi dinamitardi avvenuti nella provincia di Kunar dell'Afghanistan nord-orientale, al confine con le aree tribali semi-autonome del Pakistan settentrionale, covo dei miliziani dell'ex regime afghano dei Talebani e dei loro alleati di al-Qaeda. Lo ha reso noto il governatore provinciale Asadullah Wafa, che ha imputato gli attentati ai "nemici dell'Afghanistan": in entrambi i casi i veicoli delle vittime sono finiti su ordigni nascosti lungo il ciglio della strada che stavano percorrendo, non e' chiaro se mine anti-carro oppure bombe azionate a distanza. La zona e' la stessa da cui il mese scorso parti' il raid aereo americano sul villaggio pakistano di Damadola, situato appena al di la' della frontiera, nell'area tribale del Bajaur: obiettivo era il numero due dell'organizzazione terroristica di Osama bin Laden, l'ideologo egiziano Ayman al-Zawahiri, e forse furono eliminati cinque elementi di primo piano del gruppo, ma Zawahiri sfuggi' al bombardamento e persero invece la vita diciotto civili.

PAKISTAN: ALTRI 2 MORTI IN SCONTRI SCIITI-SUNNITI

Altre due persone sono morte e tre sono rimaste ferite a causa degli scontri tra estremisti sunniti e sciiti che continuano a infuriare nella zona del villaggio pakistano di Hangu, situato nella provincia settentrionale della North West Frontier, a circa 200 chilometri dalla capitale Islamabad. Lo hanno reso noto fonti ospedaliere locali, secondo cui le nuove vittime in particolare sono state causate dagli intensi bombardamenti di mortaio che per tutta la notte hanno colpito un altro villaggio, Ibrahimzai, situato una decina di chilometri a est di Hangu. Ieri nella medesima localita' ignoti miliziani avevano bloccato quattro camion e ne avevano ucciso a sangue freddo i conducenti, prima di dare i veicoli alle fiamme. Il totale di coloro che hanno perso la vita in 24 ore e' salito dunque a non meno di 33, mentre lesioni hanno riportato quasi sessanta abitanti. Il bilancio peggiore resta quello dell'attentato che a Hangu aveva preso di mira un gruppo di fedeli sciiti, in processione per celebrare il primo giorno della Ashura, la ricorrenza piu' importante del loro calendario.

IRAQ: MORTI 2 MILITARI USA FERITI IERI VICINO FALLUJA

Due Marine americani sono morti per le ferite riportate in un attacco sferrato contro la loro pattuglia durante operazioni di combattimento ieri vicino Falluja, ad ovest di Baghdad. A riferirlo e' stato il comando americano, in una dichiarazione diffusa oggi a Baghdad.

HAITI – La Comunità economica dei paesi caraibici (Caricom) potrebbe riammettere Haiti nel blocco regionale, una volta accertato che le elezioni generali del 7 febbraio sono state “libere e trasparenti”: lo ha detto Knowlson Gift, ministro degli Esteri di Trinidad e Tobago, già a favore della reintegrazione del paese prima dell’appuntamento con le urne insieme a Barbados. La decisione potrebbe giungere oggi stesso in occasione di un vertice della Caricom in corso a Port of Spain. La Comunità non ha mai riconosciuto il governo ‘ad interim’ haitiano insediatosi dopo il rovesciamento del presidente Aristide.

COLOMBIA – Circa 200.000 soldati e 127.000 poliziotti vigileranno le attese elezioni legislative del 12 marzo e presidenziali del 28 maggio, soprattutto nelle regioni del Putumayo (sud) e del Guaviare (sudest) dove si riscontra una massiccia presenza di guerriglieri Farc. L’operazione, denominata ‘Plan Democracia’, “coprirà l’interno paese come mai avvenuto prima” ha fatto sapere il ministro di Giustizia, Sabas Pretelt. Misure di sicurezza sono state adottate anche per proteggere l’incolumità dei candidati che avranno a disposizione 120 auto blindate. Sono 25 milioni, su una popolazione totale di 44, gli aventi diritto al voto.

ONU: PIÙ RIFUGIATI A CAUSA DEL ‘PLAN COLOMBIA’

Il ‘Plan Colombia, l’ambizioso programmi anti-droga – ampliatosi in seguito in anti-guerriglia - finanziato dagli Stati Uniti ha incrementato il flusso di profughi verso Ecuador e Venezuela: lo ha denunciato il rappresentante dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati in America Latina, Philippe Lavanchy, descrivendo le “condizioni drammatiche” in cui sono costretti a vivere migliaia di civili colombiani. “Da quando si è iniziato ad applicare il ‘Plan Colombia’ (nel 2000, ndr) i profughi sono aumentati. La Colombia dice che sono diminuiti, ma la realtà è un altra. Il problema continua” ha detto Lavanchy in una conferenza stampa nella capitale ecuadoriana, Quito. Il rappresentante Onu ha riferito che l’Ecuador, con circa 250.000 richieste di asilo, è il paese più colpito dalle conseguenze del conflitto armato colombiano negli ultimi sei anni; seguono il Venezuela (200.000 richieste), Panama (40.000) e Costa Rica (20.000), senza contare gli sfollati interni, stimati in 3 milioni. “La comunità internazionale deve capire che questa regione necessita della dovuta attenzione; questo tipo di problemi non esiste solo in Asia o Africa” ha aggiunto Lavanchy, dubitando che il governo colombiano possa apportare soluzioni. “Quando una persona è un rifugiato significa che non è protetto dalle autorità del suo paese. È molto improbabile che la Colombia si assuma le sue responsabilità al di fuori del suo territorio nazionale” ha concluso.

ITALIA


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gror060210 (last edited 2008-06-26 10:02:08 by anonymous)