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Gr 19:30
Sommario
In primo Piano
Editoriale
NOTIZIE BREVI
ESTERI
ITALIA
Siparietto
Gr 13:00
In primo Piano
REFUSNIK “Io, Omri Evron, rifiuto di servire nell’esercito perché intendo restare fedele ai principi morali in cui credo. Il mio rifiuto di arruolarmi è un atto di protesta contro l’occupazione militare protratta del popolo palestinese, un occupazione che approfondisce e fortifica l’odio e il terrore fra i popoli. Mi oppongo alla partecipazione alla guerra crudele per il controllo dei territori occupati, una guerra condotta per proteggere le colonie israeliane e per mantenere l’ideologia della Grande Israele”: inizia così la dichiarazione di Omri Evron, un ‘refusnik’ dell’esercito israeliano che si rifiuta di prestare servizio nei Territori palestinesi. “Rifiuto di servire un’ideologia che non riconosce il diritto di tutte le nazioni all’indipendenza e alla coesistenza pacifica. Non sono preparato a contribuire in alcun modo all’oppressione sistematica di una popolazione civile e alla privazione dei suoi diritti, così come essa viene effettuata dal regime dell’apartheid e dalle truppe israeliane nei territori occupati” scrive ancora Evron - carta d’identità militare n. 6153157 – che sta scontando 14 giorni di isolamento in carcere. “Sono sdegnato – aggiunge nel testo della sua dichiarazione, pervenuto anche alla MISNA - per l’incarcerazione di milioni di persone dietro muri e checkpoint, e per la fame che ne consegue. Mi rifiuto di arruolarmi perché non credo che la violenza sia una soluzione e che la guerra porti la pace. Mi rifiuto di servire le industrie degli armamenti, le aziende globali, gli avidi appaltatori, i predicatori di razzismo e i cinici leader la cui attività è volta all’incremento della sofferenza, e che deprivano le persone dei loro diritti umani di base”. Il militare israeliano auspica che il suo rifiuto “serva a portare l’attenzione sul fatto che non tutti sono pronti a farsi indottrinare e cooptare per cause nazionaliste e razziste. Con questo atto voglio esprimere la mia solidarietà con tutti i prigionieri per la libertà in tutto il mondo. Mi rifiuto di credere alle bugie diffuse allo scopo di indurre divisioni e antagonismi fra i lavoratori delle due parti così che essi non possano allearsi nella lotta per i loro diritti”. Vorrei, si legge ancora, “che il mio rifiuto sia un messaggio di pace e di solidarietà e un appello a coloro che uccidono e sono pronti a farsi uccidere per interessi che non sono i loro, a deporre le armi e a unirsi nella lotta per un mondo più giusto”. Pur dichiarandosi consapevole questo il suo atto è una violazione delle leggi israeliane, nella sua ‘Dichiarazione di lealtà alla pace’ il soldato Omri mi conclude: “È mio dovere oppormi a qualunque legge che renda possibile privare altri dei loro diritti e della libertà, o trattarli con tale violenza da negare la loro umanità fondamentale”. Da anni esistono in Israele numerosi gruppi di ‘obiettori’ che rifiutano il servizio militare nei Territori palestinesi; tra questi, ‘Yesh Gvul’, (‘C’è un limite’). Negli ultimi anni l’intensificarsi delle operazioni militari contro i palestinesi ha provocato una proporzionale crescita di refusnik, tra cui anche piloti dell’aviazione e membri delle unità speciali. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato il sergente Itzik Shabbat, un produttore televisivo di 28 anni, che ha a luglio respinto l’ordine di raggiungere la sua unità di riservisti nei Territori durante la guerra tra Israele e gli Hezbollah in Libano.
ESTERI
ISRAELE
L'amministrazione cittadina di Los Angeles ha chiesto aiuto alle autorità israeliane per far fronte a una possibile ondata terroristica, secondo quanto riferito dalla stessa giunta cittadina. In particolare, nei giorni scorsi tre ufficiali israeliani avrebbero visitato l'aeroporto internazionale di Los Angeles per verificare i sistemi di sicurezza. Non è escluso che la collaborazione possa estendersi ad altre strutture sensibili della città come stadi, teatri, centri commerciali e stazioni metropolitane e ferroviarie.
PALESTINA
Sette militanti palestinesi di Hamas sono stati uccisi nella notte da militari israeliani durante due diverse incursioni compiute nel nord e nel sud della Striscia di Gaza, rispettivamente nella zona di Jabaliya e di Rafah. Le incursoni israeliane sono continuate nella mattinata spingendosi fino al confine egiziano e uccidendo due presunti militanti palestinesi, secondo quanto riferito dalle autorità locali. La versione dei vertici militari di Tel Aviv è che l'azione tendeva a colpire i tunnel clandestini che da Gaza giungono in Egitto.
IRAQ
I comandi militari Usa hanno reso nota questa mattina la morte di quattro soldati statunitensi, vittima di un agguato avvenuto ieri alla periferia sud di Baghdad. Sale così a 2.776 il numero dei caduti Usa in Iraq dall'inizio della guerra: 596 nel corso dell’anno 2006.
Una fonte irachena riferisce che un elicottero statunitense è stato abbattuto da un razzo sparato dai ribelli nell'area di Makr adh-Dhib, nella provincia di al Qaim, vicino al confine siriano. L'abbattimento pare sia avvenuto nella notte tra martedì e mercoledì, non ci sono conferme da parte del comando Usa in Iraq, e nemmeno notizie dei soldati a bordo del velivolo.
Fonti di polizia irachene hanno riferito che, stamane, l'esplosione di un ordigno sulla strada che collega le città di Amarah e Basra, nell'Iraq meridionale, ha causato la morte di Ali Qassim al-Tamimi, capo dell'intelligence militare provinciale, e delle sue quattro guardie del corpo. La guerra in Iraq, scoppiata nel marzo 2003, ha provocato finora la morte di 46 mila persone.
AFGHANISTAN
Un missile ha colpito un’abitazione civile, uccidendone gli occupanti, durante combattimenti nella provincia di Helmand (sud del paese) tra miliziani talebani e forze Nato e dell’esercito afgano; lo ha detto la polizia precisando che l’incidente è avvenuto alle 10:00 di ieri sera a Tajikai (un villaggio contadino nel distretto di Grishk abitato da un centinaio di famiglie) e di non avere ancora un bilancio preciso sul numero delle vittime. Un abitante di Tajikai, raggiunto telefonicamente dall’agenzia ‘Associated Press’, ha detto che le vittime sarebbero 13 (cinque donne, cinque bambini e tre uomini) e che il razzo sarebbe stato lanciato da un aereo, addossando quindi la responsabilità dell’episodio alle forze della coalizione internazionale. Il portavoce della Nato ha confermato che jet ed elicotteri della coalizione hanno lanciato razzi alle 2:00 di notte contro postazioni dei talebani, ma per il momento “non è possibile verificare i fatti”.
EQUADOR
Con il 79,72% dei voti scrutinati manualmente, il risultato parziale delle elezioni presidenziali ecuadoriane conferma il vantaggio del candidato conservatore Alvaro Noboa che, dopo un lungo testa a testa con l’avversario più diretto, è ora accreditato di un 26,24%, contro il 23,03% del progressista Rafael Correa. La differenza del 3,21% a favore di Noboa, se dovesse essere confermata alla fine del computo, non permetterebbe al miliardario imprenditore di essere eletto al primo turno poiché la legge elettorale ecuadoriana prevede che in tal caso il candidato vincitore ottenga almeno il 40% dei voti. Si profila dunque un ballottaggio tra i due principali sfidanti, visto che gli altri due candidati, Gilmar Gutiérrez (17,72%) e León Roldós (14,91%) sembrano al momento decisamente staccati. È probabile che già domani sia possibile conoscere i risultati finali dello scrutinio per la carica di presidente della Repubblica.
SRI LANKA
Almeno due persone sono rimaste uccise e altre dieci ferite questa mattina in attentato suicida nella base navale di Galle, nel sud dello Sri Lanka. Cinque barchini carichi di esplosivo si sono lanciati contro le banchine del porto provocando numerose esplosioni. Successivamente si sono uditi nella zona colpi di arma da fuoco. L'esercito ha imposto il coprifuoco in tutta la città. Questo attacco giunge due giorni dopo quello di lunedì contro un convoglio di autobus militari che ha ucciso 103 marinai e ne ha feriti altri 150.
USA
Il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, è in arrivo a Tokyo per colloqui riguardanti la crisi nucleare nordcoreana. Dopo il Giappone, la Rice andrà anche a Seul, Pechino e Mosca. La tensione sulla vicenda del nucleare della Corea del Nord rischia di salire dopo le voci, non confermate, di un nuovo test nucleare di Pyongyang che il presidente Usa, George W. Bush, ha detto di considerare "un'atto di guerra" da parte del regime comunista di Kim Jong Il.
ITALIA
In mattinata la Rete per il reddito sociale e i diritti ha manifestato davanti al tribunale - Rinviata l'udienza per i fatti del 6 novembre
Era previsto per oggi l’inizio dell’udienza preliminare per il processo a carico dei 105 attivisti accusati di rapina pluriaggravata per i “fatti del 6 Novembre 2004”, giorno in cui precari, studenti, disoccupati, sindacalisti di base e attivisti dei centri sociali posero al centro dell’attenzione il problema della precarietà, del caro vita e la lotta per il reddito garantito. In mattinata si è svolta a piazzale Clodio una manifestazione di protesta contro la criminalizzazione delle lotte sociali, promossa dalla rete per il reddito sociale ed i diritti. Intorno alle 11,30 gli avvocati hanno comunicato ai manifestanti che l'udienza è stata rinviata al 30 novembre per vizi procedurali, in quanto non sono giunte in tempo le notifiche a tutti e 105 gli imputati. (ASCOLTIAMO L'AUDIO)
Siparietto
Gr 9:30
ESTERI
ISRAELE
“Io, Omri Evron, rifiuto di servire nell’esercito perché intendo restare fedele ai principi morali in cui credo. Il mio rifiuto di arruolarmi è un atto di protesta contro l’occupazione militare protratta del popolo palestinese, un occupazione che approfondisce e fortifica l’odio e il terrore fra i popoli. Mi oppongo alla partecipazione alla guerra crudele per il controllo dei territori occupati, una guerra condotta per proteggere le colonie israeliane e per mantenere l’ideologia della Grande Israele”: inizia così la dichiarazione di Omri Evron, un ‘refusnik’ dell’esercito israeliano che si rifiuta di prestare servizio nei Territori palestinesi.
“Rifiuto di servire un’ideologia che non riconosce il diritto di tutte le nazioni all’indipendenza e alla coesistenza pacifica. Non sono preparato a contribuire in alcun modo all’oppressione sistematica di una popolazione civile e alla privazione dei suoi diritti, così come essa viene effettuata dal regime dell’apartheid e dalle truppe israeliane nei territori occupati” scrive ancora Evron - carta d’identità militare n. 6153157 – che sta scontando 14 giorni di isolamento in carcere. “Sono sdegnato – aggiunge nel testo della sua dichiarazione, pervenuto anche alla MISNA - per l’incarcerazione di milioni di persone dietro muri e checkpoint, e per la fame che ne consegue. Mi rifiuto di arruolarmi perché non credo che la violenza sia una soluzione e che la guerra porti la pace. Mi rifiuto di servire le industrie degli armamenti, le aziende globali, gli avidi appaltatori, i predicatori di razzismo e i cinici leader la cui attività è volta all’incremento della sofferenza, e che deprivano le persone dei loro diritti umani di base”. Il militare israeliano auspica che il suo rifiuto “serva a portare l’attenzione sul fatto che non tutti sono pronti a farsi indottrinare e cooptare per cause nazionaliste e razziste. Con questo atto voglio esprimere la mia solidarietà con tutti i prigionieri per la libertà in tutto il mondo. Mi rifiuto di credere alle bugie diffuse allo scopo di indurre divisioni e antagonismi fra i lavoratori delle due parti così che essi non possano allearsi nella lotta per i loro diritti”. Vorrei, si legge ancora, “che il mio rifiuto sia un messaggio di pace e di solidarietà e un appello a coloro che uccidono e sono pronti a farsi uccidere per interessi che non sono i loro, a deporre le armi e a unirsi nella lotta per un mondo più giusto”. Pur dichiarandosi consapevole questo il suo atto è una violazione delle leggi israeliane, nella sua ‘Dichiarazione di lealtà alla pace’ il soldato Omri mi conclude: “È mio dovere oppormi a qualunque legge che renda possibile privare altri dei loro diritti e della libertà, o trattarli con tale violenza da negare la loro umanità fondamentale”. Da anni esistono in Israele numerosi gruppi di ‘obiettori’ che rifiutano il servizio militare nei Territori palestinesi; tra questi, ‘Yesh Gvul’, (‘C’è un limite’). Negli ultimi anni l’intensificarsi delle operazioni militari contro i palestinesi ha provocato una proporzionale crescita di refusnik, tra cui anche piloti dell’aviazione e membri delle unità speciali. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato il sergente Itzik Shabbat, un produttore televisivo di 28 anni, che ha a luglio respinto l’ordine di raggiungere la sua unità di riservisti nei Territori durante la guerra tra Israele e gli Hezbollah in Libano.
PALESTINA
Sette militanti palestinesi di Hamas sono stati uccisi nella notte da militari israeliani durante due diverse incursioni compiute nel nord e nel sud della Striscia di Gaza, rispettivamente nella zona di Jabaliya e di Rafah.
IRAQ
I comandi militari Usa hanno reso nota questa mattina la morte di quattro soldati statunitensi, vittima di un agguato avvenuto ieri alla periferia sud di Baghdad. Sale così a 2.776 il numero dei caduti Usa in Iraq dall'inizio della guerra: 596 nel corso dell’anno 2006.
SRI LANKA
Almeno due persone sono rimaste uccise e altre dieci ferite questa mattina in attentato suicida nella base navale di Galle, nel sud dello Sri Lanka. Cinque barchini carichi di esplosivo si sono lanciati contro le banchine del porto provocando numerose esplosioni. Successivamente si sono uditi nella zona colpi di arma da fuoco. L'esercito ha imposto il coprifuoco in tutta la città. Questo attacco giunge due giorni dopo quello di lunedì contro un convoglio di autobus militari che ha ucciso 103 marinai e ne ha feriti altri 150.
USA
Il segretario di Stato Usa, Condoleezza Rice, è in arrivo a Tokyo per colloqui riguardanti la crisi nucleare nordcoreana. Dopo il Giappone, la Rice andrà anche a Seul, Pechino e Mosca. La tensione sulla vicenda del nucleare della Corea del Nord rischia di salire dopo le voci, non confermate, di un nuovo test nucleare di Pyongyang che il presidente Usa, George W. Bush, ha detto di considerare "un'atto di guerra" da parte del regime comunista di Kim Jong Il.
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