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Appunti e note redazionali

Fonti

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Sommario

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Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

CILE

Esponenti di movimenti sociali hanno occupato la sede dell’Organizzazione internazionale del lavoro a Santiago in segno di solidarietà con Patricia Troncoso, l’attivista Mapuche che da 107 giorni è in sciopero della fame per protestare contro una condanna a dieci anni di carcere comminatale in base alla legge anti-terrorismo risalente al regime di Augusto Pinochet e ancora in vigore. Anche la Federazione internazionale dei diritti umani ha espresso sostegno a Troncoso, che è alimentata per via endovenosa contro la sua volontà, chiedendo che il governo agisca per mettere fine alla repressione degli indigeni Mapuche che da anni si battono contro l’esproprio delle loro terre da parte di privati e aziende straniere.

VERTICE ‘ALBA’: UNA NUOVA BANCA “PER LO SVILUPPO E CONTRO LA POVERTÀ”

“Sarà un’istituzione che lavorerà in funzione degli interessi politici dei suoi membri, per le necessità dei popoli della nostra America e non per obiettivi finanziari, ed è importante precisarlo” ha detto il ministro venezuelano delle Finanze, Rafael Isea, riferendosi alla ‘Banca dell’Alba’, l'Alternativa bolivariana delle Americhe nata in contrapposizione alla fallita ‘Area di libero commercio delle Americhe’ (Alca), fortemente voluta dalla Casa Bianca. La ‘Banca dell’Alba’ sarà inaugurata ufficialmente domani a Caracas in occasione del VI Vertice dell’organismo a cui parteciperanno i presidenti di Venezuela Hugo Chávez, Bolivia Evo Morales e Nicaragua Daniel Ortega, oltre al vice-presidente cubano Carlos Lage, a delegati di Haiti e Uruguay e al primo ministro di Dominica, che entrerà formalmente nel blocco. “Stiamo ancora discutendo su quale capitale iniziale avrà la banca, tenendo conto che dovrà essere sufficientemente adeguato affinché l’istituzione possa incidere sullo sviluppo e la riduzione della povertà” ha precisato Isea; attraverso la banca i paesi dell’Alba creeranno anche “imprese sovranazionali” che alimenteranno il mercato interno al blocco. Ai lavori preparatori al Vertice, iniziati ieri, segue oggi la riunione del III Consiglio dei ministri dell’Alba; in parallelo, una ventina di portavoce di diversi movimenti sociali si incontreranno per dare vita a un loro ‘Consiglio’. Nel corso del Vertice, Chávez e Morales firmeranno, tra l'altro, accordi per individuare e sfruttare le regioni con maggiore potenzialità di idrocarburi nel dipartimento della capitale boliviana La Paz.

Kenya: ancora violenze, 15 morti

Altre otto persone sono state uccise oggi in Kenya a Nakuru, nella Valle del Rift, nel corso di nuovi scontri a sfondo etnico legati alle contestazioni seguite alla rielezione del presidente Mwai Kibaki. Le nuove vittime portano complessivamente a 15 il bilancio dei morti di oggi nella regione occidentale del Paese.

La Valle del Rift è diventata il principale teatro delle violenze seguite al voto del 27 dicembre scorso. A Nakuru, capitale della provincia, la polizia ha deciso oggi di imporre il coprifuoco dalle 19 alle 7.

Fuori dalla città sono state segnalate abitazioni incendiate e centinaia di persone in fuga dalle violenze. Intanto prosegue a Nairobi la mediazione dell'ex segretario generale dell'Onu Kofi Annan, che ieri ha fatto incontrare per la prima volta dalle elezioni Kibaki e il leader dell'opposizione Raila Odinga.

MO: Rafah, aperti nuovi varchi

Miliziani palestinesi alla guida di una ruspa hanno aperto due nuovi varchi nel muro che delimita il confine tra la Striscia di Gaza e la città egiziana di Rafah, a poca distanza dalla breccia aperta due giorni fa e che da questa mattina la polizia egiziana presidia in forze per impedire nuovi ingressi. Centinaia di palestinesi si stanno riversando in territorio egiziano.La polizia egiziana, che era intervenuta tentando di bloccare l'apertura della seconda breccia, è stata respinta da una fitta sassaiola

Societé Generale: Pcf accusa, invenzione il 'Dreyfus trader'

Con l'accusa a un suo dipendente di aver provocato da solo perdite record di 4,9 miliardi, la Societé Generale ha inventato il 'Dreyfus-trader' in modo da nascondere "il fallimento del capitalismo finanziario".

Ad alludere al capitano Dreyfus, accusato a torto alla fine del XIX secolo di spionaggio, è oggi il partito comunista francese che, come la maggior parte dei commentatori, non crede alla versione della Soc Gen, la terza banca del paese considerata negli ambienti finanziari come 'il fiore all'occhiello" d'Europa per i prodotti derivati. "Tutti gli esperti hanno già deciso: una persona sola non può essere responsabile di una frode di una simile ampiezza" afferma il PCF nel suo comunicato.

ITALIA

GLOBAL ACTION DEL WORLD SOCIAL FORUM: DOMANI ANCHE A VICENZA

Domani, 26 gennaio, è la data proposta dal Forum Sociale Mondiale per il Global Day of Action, ossia un giorno di iniziative in tutto il mondo di lotta contro la guerra, il neoliberismo, il razzismo e il patriarcato. In Italia gli obiettivi specifici di questa giornata di mobilitazione sono: il ritiro delle truppe italiane da tutti i fronti di guerra, la chiusura delle basi militari e l’opposizione alla costruzione di nuove, a partire da quella di Vicenza.

Siparietto


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In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Forte esplosione nel quartiere cristiano di Beirut, dieci morti

Sono almeno dieci le persone rimaste uccise a causa della violentissima esplosione risuonata in mattinata nel quartiere cristiano di Furn al-Shebbak, alla periferia est di Beirut: tra loro anche un alto ufficiale delle forze di sicurezza libanesi, la cui auto e' stata presa di mira con un attentato dinamitardo. Secondo la tv libanese al Jaduda, si tratta del "maggiore Wissam Aid" che sarebbe un funzionario dell'intelligence di Beirut.

Altre fonti precisano che il capitano Aid si occupava delle indagini sulla morte dell'ex premier Rafik Hariri, assassinato il 14 febbraio del 2005 sul lungomare di Beirut in un attentato che causo' la morte di altre 22 persone.

L'emittente televisiva 'al-Manar' ha trasmesso le immagini di alcuni cadaveri carbonizzati riversi sulla carreggiata, e di diversi veicoli distrutti dalla potente onda d'urto. Stando alle stesse fonti, il computo delle vittime potrebbe ulteriormente aumentare.

Secondo quanto riferito dai testimoni, l'esplosione è risuonata in mattinata in modo molto violento a Beirut Est. La notizia è stata subito confermata dalle forze di sicurezza libanesi.

SALE LA TENSIONE A RAFAH, EGITTO COMINCIA CHIUSURA DELLA FRONTIERA

La polizia egiziana ha cominciato a riprendere il controllo della frontiera con la Striscia di Gaza e a chiudere i varchi che hanno permesso negli ultimi due giorni il passaggio di centinaia di migliaia di palestinesi, riversatisi nel Sinai per acquistare beni di prima necessità. Le forze dell'ordine egiziane hanno già cominciato a frenare l’afflusso dei civili e decine di agenti sono stati dispiegati alla frontiera nel settore della ‘porta di Salahaddin’, uno dei principali punti di transito, mentre il governo del Cairo ha annunciato che la chiusura definitiva avverrà alle 14 di oggi (le 15 in Italia). Una decisione che ha suscitato vive reazioni da parte della folla: alcuni gruppi di persone hanno lanciato sassi in direzione dei militari, che hanno replicato aprendo gli idranti e cercando di respingere le persone al di là del confine. La notte scorsa intanto, dopo una lunga riunione, il Consiglio di Sicurezza ha aggiornato a oggi la discussione sulla situazione di Gaza, senza riuscire a vincere le resistenze statunitensi e trovare un compromesso su una dichiarazione congiunta che chieda la fine dell’assedio israeliano a Gaza e condanni il lancio dei razzi verso Israele. “Non siamo pervenuti ad un accordo e ci sono poche speranze ci si riesca in futuro” ha detto all’uscita della seduta l’inviato del Sudafrica all’Onu, Dumisani Kumalo, precisando che un nuovo tentativo sarà alla base della riunione di oggi. Da parte loro, gli ambasciatori dei paesi arabi hanno avvisato che se Washington continua a bloccare l’adozione di un testo, per altro non vincolante, essi potrebbero decidere di portare la questione davanti ai 192 membri dell’Assemblea generale, dove sono sicuri di raccogliere un sostegno quasi unanime. E mentre la diplomazia cerca una via d’uscita alla impasse, sul terreno proseguono gli scontri tra miliziani delle brigate Ezzedin al Qassam, braccio armato di Hamas, e l’esercito israeliano. Un bilancio approssimativo delle ultime 24 ore è di quattro palestinesi tra cui due civili uccisi e diversi feriti, in due raid israeliani a Rafah e altri due palestinesi e un poliziotto israeliano morti ieri sera in Cisgiordania nella colonia di Kfar Etzion, a sud di Gerusalemme.

CRISI ELETTORALE: VIOLENZE E SCONTRI, CIVILI IN FUGA VERSO NAKURU

Altre sette persone sono state uccise la notte scorsa in Kenya negli scontri tra sostenitori del leader dell'opposizione, Raila Odinga, e seguaci del presidente rieletto, Mwai Kibaki. Lo hanno reso noto fonti di polizia. Ancora una volta, l'epicentro delle violenze etnico-tribali, alimentate dal conflitto politico, è stata la provincia occidentale della Rift Valley, roccaforte dell'Orange Democratic Movement (Odm) guidato da Odinga. Nella località di Molo due le vittime, compreso un ragazzino di 13 anni, assassinate a colpi di arma da fuoco. Nella stessa Molo e a Naukuru altre cinque sono state fatte a pezzi con i machete.

Il bilancio dei disordini innescati dalle contestate presidenziali del 27 dicembre scorso supera ormai largamente gli 800 morti, con almeno 260.000 sfollati costretti alla fuga. Il Paese africano è piombato nel caos sull'onda delle proteste suscitate dall'esito della consultazione, che ufficialmente hanno confermato in carica Kibaki, accusato tuttavia di gravi brogli ai danni del rivale, sconfitto malgrado fosse stato dato in netto vantaggio sia dai sondaggi sia dai risultati preliminari dello scrutinio.

Prosegue, intanto, la mediazione avviata dall'ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, che ieri era riuscito a mettere i due contendenti faccia a faccia per la prima volta dalla data del voto; sembrava l'avvio del dialogo, salutato con soddisfazione da tutti gli interessati, ma poi l'Odm aveva denunciato il presunto intento del capo dello Stato di vanificare ogni tentativo di negoziato, ribadendo la legittimità della propria rielezione.

INCHIESTA SU CIVILI UCCISI "TRUCCATI" DA RIBELLI

“Alcuni membri dell’esercito continuano a uccidere in questo modo: mettendo pistole in mano a civili assassinati” ha detto a ‘Tv Caracol’ l’ex-sergente Alexander Rodríguez, affermando di essere stato testimone in prima persona nel 2007 di almeno cinque casi di civili assassinati dai militari nel nord-ovest del paese. Rodríguez, rimasto in servizio per 17 anni, ha denunciato i fatti alla Procura generale che ha avviato indagini. Gli episodi risalirebbero a un periodo compreso tra il giugno e il luglio scorso nei comuni di San Calixto e El Tarra, nel dipartimento di Norte de Santader: “Gli ordini erano di ‘pulire’ i villaggi dalle persone sospettate di collaborare con la guerriglia” ha detto ancora Rodríguez, denunciando di essere oggetto di minacce di morte da parte di alcuni ufficiali responsabili dell’operazione. Consultato dalla stessa emittente, il generale Joaquín Cortés, incaricato dall’esercito di indagare sulla vicenda, si è limitato a replicare che “Rodríguez ha mostrato in più occasioni mancanze disciplinari”. Ieri in una conferenza stampa a Bogotá, la Missione di osservazione internazionale sulle esecuzioni arbitrarie e l’impunità, (composta da 13 esperti di Germania, Spagna, Stati Uniti, Francia e Inghilterra), ha diffuso un nuovo rapporto confermando che gli omicidi di civili avvengono nel corso di operazioni militari in cui sono presentati come “perdite in combattimento”. Un rapporto dell’Onu sulle violazioni dei diritti umani compiute in Colombia pubblicato lo scorso anno affermava che l’esercito continua a essere il principale responsabile degli abusi.

DITTATURA: ARRESTATO EX-COLONNELLO POLIZIA SEGRETA DI PINOCHET

Il colonnello a riposo Ivan Quiroz, già membro della ‘Central Nacional de Informaciones (Cni)’, la polizia segreta del regime di Augusto Pinochet, è stato catturato dopo quattro mesi di latitanza a Concepción, 500 chilometri a sud di Santiago, dove si era rifugiato dal 24 settembre scorso per sfuggire a una condanna per violazione dei diritti umani. Nonostante avesse tentato di camuffare il suo aspetto fisico, facendosi crescere una lunga barba e indossando un paio di occhiali, Quiroz è stato fermato dagli investigatori della ‘Brigata dei diritti umani’ della polizia che lo pedinavano da due giorni e trasferito tra massicce misure di sicurezza al carcere di Punta Peuco. Conosciuto in codice come ‘Capitán Velasco’, Quiroz aveva fatto perdere le sue tracce il giorno in cui avrebbe dovuto iniziare a scontare una condanna a dieci anni di carcere comminatagli per l’assassinio di 12 esponenti del ‘Frente Patriótico Manuel Rodríguez’ (Fpmr), giustiziati tra il 15 e il 16 giugno del 1987 in quattro distinti luoghi della capitale Santiago nell’ambito della cosiddetta ‘Operación Albania’. Durante il processo il colonnello si era difeso sostenendo di essersi limitato ad obbedire agli ordini degli alti vertici militari e di Pinochet: la stampa cilena rileva che Quiroz è stato finora uno dei pochi ex-agenti della dittatura a coinvolgere direttamente il defunto dittatore in violazioni dei diritti umani.

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gror080125 (last edited 2008-06-26 09:59:17 by anonymous)