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NOTIZIE BREVI

ESTERI

KOSOVO: L'INDIPENDENZA SARA' PROCLAMATA DOMENICA ALLE 17

Il parlamento del Kosovo proclamerà l'indipendenza della provincia dalla Serbia domenica 17 febbraio alle 17:00. Lo ha annunciato il portavoce del premier kosovaro Hashim Thaci. Il presidente serbo Boris Tadic, rieletto all'inizio di febbraio, dal canto suo ha promesso che la sovranità serba verrà mantenuta sulla provincia, nonostante la dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte di Pristina. Intanto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, convocato stanotte d'urgenza su richiesta di Belgrado e Mosca per discutere della provincia serba a maggioranza albanese si è concluso con un nulla di fatto per le posizioni inconciliabili dei paesi che ne fanno parte. Solo cinque Paesi - Usa, Francia, Gran Bretagna, Belgio e Italia - dei quindici membri hanno appoggiato il piano proposto dall'ex mediatore dell'Onu per il Kosovo, Martti Ahtisaari, che prevede l'indipendenza del Kosovo. La maggioranza dei membri del Consiglio ha appoggiato la prosecuzione delle trattative sullo status finale per il Kosovo.

IL FUOCO 'ALLEATO' UCCIDE ANCORA CIVILI, ATTENTATI PRESSO UNA MOSCHEA

Uccisi da un ennesimo raid dell’aviazione statunitense: così sono morti stamani otto civili, tutti membri di una stessa famiglia, che, secondo l’agenzia Aswat al-Iraq (‘Voci dell’Iraq’), sono stati colpiti dal fuoco aperto da due elicotteri su un abitazione ad Al-Zabm nel distretto di al-Huweija, circa 70 chilometri a sud di Kirkurk. La notizia per il momento non trova conferme da fonti statunitensi, che riferiscono solo di operazioni avvenute ieri e mercoledì, nelle quali sarebbero stati uccisi almeno sette ‘insorti’. Secondo la polizia irachena però, anche tra le vittime delle ultime 48 ore figurerebbero almeno due donne civili. Ad allungare il bilancio delle violenze di oggi, hanno contribuito anche le due esplosioni avvenute stamani (giorno di preghiera per i musulmani) presso la moschea al-Sadiq, nella città di Talafar (nord-ovest) dove quattro persone sono morte e altre 13 ferite. Secondo la ricostruzione dei fatti data da fonti locali, un attentatore si sarebbe fatto saltare in aria dopo che la polizia lo aveva individuato; cinque minuti più tardi, un altro attentatore si sarebbe fatto esplodere in mezzo alla folla.

Sono quasi un migliaio le vittime dell’inverno più freddo degli ultimi trent’anni in Afghanistan. "Secondo le informazioni in nostro possesso, 926 abitanti sono deceduti e 231 sono stati feriti a causa del maltempo e di valanghe sul territorio nazionale” ha detto Ahmed Shikeeb Amraz, portavoce della Commissione governativa per la gestione delle catastrofi, aggiungendo che il gelo ha ucciso anche 316.000 capi di bestiame, provocando gravi danni alla sussistenza di gran parte della popolazione che vive soprattutto di allevamento di bestiame. Intense nevicate e valanghe hanno distrutto 734 abitazioni e reso irraggiungibili alcune zone remote. "Pensiamo che il bilancio si aggraverà. Fino a ieri – ha precisato Amraz – il bilancio dei morti nella provincia di Herat (nord-ovest) era di 330 e stamattina era già salito a 426”. Le temperature nelle province occidentali sotto scese fino a 30 gradi sotto lo zero; secondo il ministero della sanità, oltre 170.000 pazienti soffrono di polmonite e altre infezioni delle vie respiratorie.

ITALIA

Le forze di polizia non possono e non devono essere condannate. L'ennesima riprova dell'impunità degli apparati repressivi dello Stato è giunta oggi dopo la sentenza della corte d'appello per il processo sui fatti accaduti la “notte nera” di Milano del 16 marzo del 2003 all'ospedale San Paolo di Milano, subito dopo l'assassinio per mano fascista di Davide Dax. Sono stati infatti assolti i due carabinieri, condannati a quattro e sei mesi in primo grado perchè ritenuti responsabili dei pestaggi di quella notte nei confronti dei compagni accorsi sul posto dopo aver appreso dell'aggressione mortale nei confronti di Dax avvenuta poco prima. E la legge dei due pesi e due misure emerge in tutta chiarezza dalla conferma invece delle sanzioni penali nei confronti dei 2 compagni, Davide e Orlando, che furono già condannati pesantemente in primo grado e un anno e otto mesi per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento. Assolti nuovamente poi, come già nel primo processo, i compagni Fabio e Lorenzo. Dopo la lettura della sentenza non si è fatta attendere la rabbia e l'indignazione dei compagni/e presenti in presidio fuori dal tribunale, che hanno contestato i giudici per la scandalosa sentenza. A nulla dunque sono servite le chiare immagini video di quella notte che mostrano un carabiniere e un poliziotto che si accaniscono su un compagno a terra, come anche tutte le bugie, le contraddizioni e i vuoti di memoria portati in aula dagli imputati in divisa.

Presidio questa mattina davanti al tribunale di Vicenza, dove avrebbero dovuto presentarsi, per un interrogatorio, 4 militanti del presidio permanente No dal Molin. Nei confronti dei quattro nei giorni scorsi erano stati notificato avvisi di garanzia, per l'occupazione della prefettura di Vicenza un mese fa, nell'anniversario della dichiarazione di assenso di Prodi alla costruzione della nuova mega base militare Usa. Dal presidio permanente avevano già annunciato che nessuno si sarebbe presentato nell'ufficio del procuratore, ritenendo importante rivendicare che l'opposizione alla nuova base Usa è patrimonio di tutti e non responsabilità di qualche singola persona.

Siparietto


Gr 13:00

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NOTIZIE BREVI

ESTERI

OSTAGGI: GUERRIGLIA NON ACCETTA MEDIAZIONE DI VESCOVI E SPAGNA

I vertici del gruppo guerrigliero colombiano, Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), hanno rifiutato la proposta di mediazione avanzata nei giorni scorsi dalla Chiesa locale e dal governo di Spagna. Lo riporta l’agenzia di stampa cubana ‘Prensa Latina’ sulla base delle “dichiarazioni” inviate via internet dal portavoce delle Farc Raul Reyes. Secondo Reyes sia il governo di Madrid che la Chiesa locale di sarebbero “autoesclusi” dal ruolo di mediatori nei negoziati per lo scambio di prigionieri, “prendendo posizione a fianco del governo del presidente Alvaro Uribe”. Alla fine di gennaio, i vescovi colombiani avevano ribadito la disponibilità della Chiesa a “facilitare e ad accompagnare tutti i processi che possano favorire la costruzione di una Colombia riconciliata”, proponendo una “zona d'incontro” nella quale i delegati del governo e i rappresentanti delle Farc potessero riunirsi per definire i termini di un accordo che portasse alla liberazione di tutti gli ostaggi in mano alla guerriglia. Una proposta analoga era stata avanzata anche da Madrid, così come da altri governi internazionali. La Spagna e la Chiesa, però, erano state le mediazioni scelte dal presidente colombiano Uribe.

PRESIDENTE DICHIARA STATO D'EMERGENZA

Lo stato d'emergenza è stato decretato in tutto il Ciad dal presidente Idriss Deby per "mantenere l'ordine e garantire stabilità" in seguito ai combattimenti tra ribelli ed esercito governativo nella capitale N'Djamena che tra il 2 e il 3 febbraio hanno provocato la morte di oltre 160 civili, il ferimento di un migliaio e la fuga nel confinante Camerun di altre decine di migliaia di persone. Ad annunciarlo in un discorso trasmesso dalla radio e dalla televisione nazionale è stato lo stesso Deby precisando che lo stato d'emergenza durerà 15 giorni. Il provvedimento dà al governo il potere di controllare la stampa e ai governatori regionali quello di limitare la libertà di movimento di mezzi e persone, vieta le assemblee, prevede il coprifuoco da mezzanotte alle sei del mattino e autorizza perquisizioni a domicilio. "Sono misure eccezionali, ma necessarie per garantire il normale funzionamento dello stato" ha detto Deby, invitando i governatori regionali a "mobilitare tutti i loro mezzi, umani e materiali, per aiutare a ripristinare l'ordine pubblico". Appositi delegati verranno nominati per controllare l'attuazione delle misure, mentre, allo scadere dei 15 giorni, spetterà al Parlamento decidere se estendere lo stato d'emergenza.

Depositata controversa iniziativa sugli stranieri

Più di 210mila persone hanno firmato l'iniziativa popolare per espellere dalla Svizzera gli stranieri che commettono un delitto. Testo e firme sono stati depositati venerdì alla Cancelleria federale.

Governo e parlamento devono ora pronunciarsi sulla sua validità giuridica, che solleva perplessità. Promotrice dell'iniziativa, l'Unione democratica di centro (UDC, destra nazional-conservatrice) ha riunito le sottoscrizioni senza difficoltà in tempi rapidi. Il primo partito della Svizzera avrebbe infatti avuto tempo fino al 10 gennaio 2009 per raccogliere le 100mila firme necessarie per la riuscita della sua iniziativa.

A tambur battente

Con quasi un anno di anticipo, venerdì ne ha depositate 210'770 validate dai Comuni. I rappresentanti dell'UDC hanno peraltro precisato di averne raccolte più di 233mila, ma di aver rinunciato a farle validare tutte, poiché disponevano già di più del doppio del necessario. Il testo chiede che vengano privati del permesso di soggiorno in Svizzera tutti gli stranieri condannati "per omicidio intenzionale, violenza carnale o un altro grave reato sessuale, per un reato violento quale ad esempio la rapina, per tratta di esseri umani, traffico di stupefacenti o effrazione; o hanno percepito abusivamente prestazioni delle assicurazioni sociali o dell'aiuto sociale". Le persone espulse non dovrebbero inoltre poter rimettere piede sul territorio elvetico per un periodo di 5-15 anni o, in caso di recidiva, di 20 anni.

Un manifesto al centro delle polemiche

La tematica è stata aspramente dibattuta nella campagna per le elezioni federali dello scorso autunno. A scatenare le polemiche è stato soprattutto il controverso manifesto sul quale erano raffigurate pecore bianche che buttavano fuori a calci dal territorio elvetico una pecora nera.

Anticostituzionale?

La parola passa ora al governo e al parlamento chiamati ad esaminare la validità giuridica del testo e a prendere posizione sull'iniziativa. Vari giuristi hanno espresso dei dubbi che l'iniziativa sia formalmente valida e possa dunque essere sottoposta al voto popolare. A loro avviso, viola regole imperative del diritto internazionale e principi garantiti dalla Costituzione federale e dalla Convenzione europea dei diritti umani.

METÀ DEGLI OCEANI CONTAMINATI DALLE ATTIVITÀ UMANE

Provocando cambiamenti climatici, inquinando, pescando e navigando, l'uomo ha contaminato quasi la metà degli oceani senza risparmiare alcuna zona oceanica: è quanto emerge dalla prima mappa globale dell'impatto umano sugli ecosistemi marini presentata ieri a Boston all'incontro annuale dell'Associazione statunitense per l'avanzamento della scienza e pubblicata dalla rivista 'Science'. L'ambiziosa iniziativa – che ha mappato gli oceani chilometro quadrato per chilometro quadrato – ha rilevato che il 41% degli ecosistemi oceanici è stato danneggiato da 17 attività umane, tra cui i trasporti marittimi, la contaminazione o invasione di specie, diverse modalità di pesca, l'acidificazione delle acque e della sua temperatura. Secondo gli esperti del Centro nazionale statunitense per l'analisi e la sintesi ecologica (Nceas) che ha realizzato il progetto, "quando si sommano gli impatti individuali l'immagine che ne risulta è molto peggiore di quanto speravamo". Quattro le aree più compromesse: il Mar del Nord, il Mare del Giappone, gran parte dei Caraibi e lo stretto di Torres. Pregiudicate anche la costa orientale del Nord America, il mar Rosso, il Mediterraneo, il Golfo Persico, il mar di Persico e molte regioni del Pacifico occidentale, mentre le aree meno colpite sono i Poli ma "sfortunatamente – commenta Carrie Kappel – lo scioglimento dei ghiacci polari a causa del surriscaldamento globale e delle attività umane è un grave indizio della rapida degradazione di questi ecosistemi relativamente incontaminati".

GB: IL METRO' DI LONDRA CENSURA LA VENERE DI CRANACH (ANSA) - LONDRA, 13 FEB - Il metro' di Londra si e' rifiutato di affiggere il poster di una mostra imperniata sul pittore rinascimentale tedesco Lucas Cranach il vecchio perche' vi campeggia in primo piano una sinuosa Venere di nulla vestita. Malgrado sia tra i piu' apprezzati di tutta l'arte occidentale, il quadro con la dea dell'amore e' stato giudicato potenzialmente offensivo per i passeggeri e la Royal Academy of Arts - dove la mostra e' in programma dall'8 marzo - dovra' quindi cercare per i manifesti del metro' un altro quadro di Cranach meno nudo. Purtroppo non abbiamo una versione B con Venere vestita, ha commentato acido un portavoce del prestigioso museo e ha espresso l'auspicio che la direzione del metro' ritorni sui suoi passi e sdogani la Venere. La direzione del metro' non sembra pero' disposto ad alcuna marcia indietro: Dobbiamo tener conto - ha spiegato un portavoce - della completa gamma dei viaggiatori e far si' che nessuno venga offeso dalla pubblicita. In base alle direttive in vigore e' proibita dentro le stazioni del metro' l'affissione di manifesti che descrivono uomini donne o bambini in un modo sessuale o esibiscono figure nude o semi-nude in un contesto apertamente sessuale.

ITALIA

La violenza contro le donne ha tante facce, l'avevamo già detto il 24 novembre scendendo in piazza contro la violenza sulle donne e lo abbiamo ribadito oggi in tante piazze, dal nord al sud d'Italia. La manifestazione spontanea di oggi si iscrive in un percorso di critica e riappropriazione dei nostri spazi di autoderteminazione. La criminalizzazione che ha vissuto Silvana in ospedale è frutto dell'attacco che quotidianamente subiamo quando ci sottraiamo ai ruoli che ci vogliono imporre le istituzioni e la chiesa. Quando facciamo sentire la nostra voce siamo pericolose perché scardiniamo il modello familista e patriarcale in cui tentano di imprigionarci. E infatti oggi la polizia ha reagito in maniera violenta al corteo spontaneo di 5 mila donne che si è ripreso le strade di Roma, arrivando addirittura al fermo e all'identificazione di una di noi. Abbiamo affermato ancora una volta che sul nostro corpo decidiamo noi. Non siamo disposte a tollerare nessun attacco alla nostra libertà e alla nostra autodeterminazione. Senza fare Nessun passo indietro, andiamo oltre l'emergenza e il 23 e 24 febbraio abbiamo organizzato due giorni di incontro di pratiche e di lotta:

ciao mettete in evidenza sul sito la manifestazione di ieri per la 194!! mettete isul sito l\'email di quel porco di ferrara, lettere@ilfoglio.it per protestare contro l\'attacco all\'aborto!!

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


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gror080215 (last edited 2008-06-26 09:51:22 by anonymous)