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'''GUERRIGLIA FARC: “PACE IMPOSSIBILE CON QUESTO GOVERNO”'''

“Con Uribe (il presidente, ndr) la pace non è che una chimera. La soluzione politica al conflitto è possibile solo con un altro governo (…) un nuovo governo che, facendo della pace il suo primo obiettivo, raccolga le truppe nelle caserme e mandi a casa i gringos”: così Luciano Marín, più noto con l’alias di Iván Márquez, membro del segretariato (comando centrale) delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), è tornato a parlare a nome della guerriglia dopo un lungo silenzio, in un’intervista rilasciata all’emittente tv sudamericana ‘Telesur’. Nel suo primo intervento dopo la liberazione di Ingrid Betancourt e altri 14 ostaggi, il 2 luglio, in un’operazione le cui modalità sono ancora in gran parte poco chiare, Márquez ha dichiarato che per le Farc “la lotta armata non è in discussione, perché le cause che l’hanno motivata non sono cambiate”, aggiungendo che la nomina di Alfonso Cano a capo del gruppo armato, dopo la morte a marzo del fondatore Manuel ‘Tirofijo’ Marulanda, “implica la continuità dei piani”. In quella che è sembrata una replica indiretta a Fidel Castro, che di recente aveva criticato la presa di ostaggi da parte delle Farc, Márquez ha giustificato il sequestro come strumento di lotta, respingendo di fatto anche i reiterati appelli a deporre le armi giunti dai presidenti venezuelano Hugo Chávez e boliviano Evo Morales. Sull’operazione che ha condotto alla liberazione di Betancourt, il comandante delle Farc ha detto che è stata possibile solo grazie al “tradimento” dei due guerriglieri che la custodivano: “L’esercito ha solo messo gli elicotteri, tutto il lavoro lo hanno fatto due traditori”.

'''AMAZZONIA: INATTESA RIDUZIONE DEL DISBOSCAMENTO A GIUGNO'''

“I nuovi dati in nostro possesso attenuano la visione pessimista che avevamo per il 2008. Io stesso avevo stimato che il disboscamento sarebbe avanzato per 15.000 chilometri quadrati nell’anno in corso, invece ora ritengo che non saranno superati i 12.000 chilometri” ha detto il ministro dell’Ambiente Carlos Minc annunciando un’inattesa riduzione della deforestazione in Amazzonia nel mese di giugno pari a 870 chilometri quadrati, inferiore rispetto alle cifre degli ultimi mesi e anche in confronto ai 1398 chilometri quadrati distrutti nello stesso mese del 2007. “Rileviamo un tasso di disboscamento ancora molto alto che certo non possiamo festeggiare. Ma possiamo dire che siamo ottimisti perché il fenomeno inizia a scendere proprio nei mesi in cui ci attendevamo il maggiore aumento” ha aggiunto Minc. Solitamente è proprio tra maggio e agosto che la distruzione dei boschi registra il tasso più alto dell’anno quando i coloni abusivi danno fuoco alla selva per estendere le aree coltivabili. Come da prassi, gli ultimi dati sono basati su rilievi satellitari dell’Istituto nazionale di investigazioni spaziali (Inpe) spesso condizionati dai fenomeno atmosferici: in questo caso, ha evidenziato Minc, “è invece significativo che le cifre aggiornate siano state registrate in totale assenza di nubi e quindi con maggiore precisione”. Merito dei progressi, secondo il ministro, è da attribuire anche alla cosiddetta ‘Operazione arco di fuoco’, a cui partecipano investigatori, agenti della polizia federale, la forza nazionale di sicurezza e autorità locali, iniziata a febbraio e concentrata in 36 comuni dell’Amazzonia dove è maggiore la deforestazione. L’operazione ha portato tra l’altro alla localizzazione e alla chiusura di segherie abusive e centri illegali di produzione di carbone.

'''SCHIAVITÙ E SEGREGAZIONE RAZZIALE: I DEPUTATI AMERICANI CHIEDONO SCUSA'''

I deputati “chiedono scusa agli afro-americani a nome del popolo degli Stati Uniti, per i misfatti commessi contro di loro e contro i loro avi che soffrirono sotto la schiavitù e a causa delle leggi segregazioniste denominate ‘Jim Crow’”: lo dice una delibera senza precedenti approvata a maggioranza dalla Camera dei deputati di Washington. La risoluzione è stata presentata dal democratico Steve Cohen, primo bianco eletto nel distretto di Memphis a maggioranza di colore, insieme con una ventina di membri del ‘black caucus’ del parlamento, gruppo che riunisce gli onorevoli afro-americani. Nella risoluzione si afferma che gli africani resi schiavi “furono brutalizzati, umiliati, disumanizzati e sottoposti dalla vergognosa azione di essere privati del loro nome e della loro identità”. Nel testo, inoltre, si riconosce esplicitamente che le “persistenti conseguenze” della schiavitù e della segregazione continuano ad affliggere la comunità nera. “Chiedere scusa per secoli di brutale disumanizzazione e ingiustizie non può cancellare il passato, ma l’ammissione degli errori commessi può accelerare la riconciliazione e aiutare gli americani ad affrontare i fantasmi del loro passato”: è un altro passo del documento. Nel testo non si fa riferimento ad eventuali forme di risarcimento. La schiavitù negli Stati Uniti fu ufficialmente abolita nel 1865 ma di fatto la segregazione razziale continuò in diversi stati del Sud attraverso leggi locali denominate ‘Jim Crow’, fino alla conquista dei diritti civili con le battaglie degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. A maggio il Senato aveva espresso una simile risoluzione di scuse nei confronti dei nativi americani per abusi commessi contro di loro dal governo americano, ma deve ancora essere presentata alla camera bassa. Nel 1988 il Parlamento riconobbe l’errore di aver internato i cittadini giapponesi negli Stati Uniti in campi di concentramento durante la Seconda guerra mondiale e nel 1993 si scusò con i nativi Hawaiani per la conquista del loro territorio 100 anni prima. Oggi, la comparsa sulla scena politica del candidato presidenziale democratico, il nero di origine africana Barak Obama - e l’eventualità che a novembre sia eletto presidente – è forse uno degli elementi di spinta di quest’ultima in fondo molto tardiva delibera.

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GUERRIGLIA FARC: “PACE IMPOSSIBILE CON QUESTO GOVERNO”

“Con Uribe (il presidente, ndr) la pace non è che una chimera. La soluzione politica al conflitto è possibile solo con un altro governo (…) un nuovo governo che, facendo della pace il suo primo obiettivo, raccolga le truppe nelle caserme e mandi a casa i gringos”: così Luciano Marín, più noto con l’alias di Iván Márquez, membro del segretariato (comando centrale) delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), è tornato a parlare a nome della guerriglia dopo un lungo silenzio, in un’intervista rilasciata all’emittente tv sudamericana ‘Telesur’. Nel suo primo intervento dopo la liberazione di Ingrid Betancourt e altri 14 ostaggi, il 2 luglio, in un’operazione le cui modalità sono ancora in gran parte poco chiare, Márquez ha dichiarato che per le Farc “la lotta armata non è in discussione, perché le cause che l’hanno motivata non sono cambiate”, aggiungendo che la nomina di Alfonso Cano a capo del gruppo armato, dopo la morte a marzo del fondatore Manuel ‘Tirofijo’ Marulanda, “implica la continuità dei piani”. In quella che è sembrata una replica indiretta a Fidel Castro, che di recente aveva criticato la presa di ostaggi da parte delle Farc, Márquez ha giustificato il sequestro come strumento di lotta, respingendo di fatto anche i reiterati appelli a deporre le armi giunti dai presidenti venezuelano Hugo Chávez e boliviano Evo Morales. Sull’operazione che ha condotto alla liberazione di Betancourt, il comandante delle Farc ha detto che è stata possibile solo grazie al “tradimento” dei due guerriglieri che la custodivano: “L’esercito ha solo messo gli elicotteri, tutto il lavoro lo hanno fatto due traditori”.

AMAZZONIA: INATTESA RIDUZIONE DEL DISBOSCAMENTO A GIUGNO

“I nuovi dati in nostro possesso attenuano la visione pessimista che avevamo per il 2008. Io stesso avevo stimato che il disboscamento sarebbe avanzato per 15.000 chilometri quadrati nell’anno in corso, invece ora ritengo che non saranno superati i 12.000 chilometri” ha detto il ministro dell’Ambiente Carlos Minc annunciando un’inattesa riduzione della deforestazione in Amazzonia nel mese di giugno pari a 870 chilometri quadrati, inferiore rispetto alle cifre degli ultimi mesi e anche in confronto ai 1398 chilometri quadrati distrutti nello stesso mese del 2007. “Rileviamo un tasso di disboscamento ancora molto alto che certo non possiamo festeggiare. Ma possiamo dire che siamo ottimisti perché il fenomeno inizia a scendere proprio nei mesi in cui ci attendevamo il maggiore aumento” ha aggiunto Minc. Solitamente è proprio tra maggio e agosto che la distruzione dei boschi registra il tasso più alto dell’anno quando i coloni abusivi danno fuoco alla selva per estendere le aree coltivabili. Come da prassi, gli ultimi dati sono basati su rilievi satellitari dell’Istituto nazionale di investigazioni spaziali (Inpe) spesso condizionati dai fenomeno atmosferici: in questo caso, ha evidenziato Minc, “è invece significativo che le cifre aggiornate siano state registrate in totale assenza di nubi e quindi con maggiore precisione”. Merito dei progressi, secondo il ministro, è da attribuire anche alla cosiddetta ‘Operazione arco di fuoco’, a cui partecipano investigatori, agenti della polizia federale, la forza nazionale di sicurezza e autorità locali, iniziata a febbraio e concentrata in 36 comuni dell’Amazzonia dove è maggiore la deforestazione. L’operazione ha portato tra l’altro alla localizzazione e alla chiusura di segherie abusive e centri illegali di produzione di carbone.

SCHIAVITÙ E SEGREGAZIONE RAZZIALE: I DEPUTATI AMERICANI CHIEDONO SCUSA

I deputati “chiedono scusa agli afro-americani a nome del popolo degli Stati Uniti, per i misfatti commessi contro di loro e contro i loro avi che soffrirono sotto la schiavitù e a causa delle leggi segregazioniste denominate ‘Jim Crow’”: lo dice una delibera senza precedenti approvata a maggioranza dalla Camera dei deputati di Washington. La risoluzione è stata presentata dal democratico Steve Cohen, primo bianco eletto nel distretto di Memphis a maggioranza di colore, insieme con una ventina di membri del ‘black caucus’ del parlamento, gruppo che riunisce gli onorevoli afro-americani. Nella risoluzione si afferma che gli africani resi schiavi “furono brutalizzati, umiliati, disumanizzati e sottoposti dalla vergognosa azione di essere privati del loro nome e della loro identità”. Nel testo, inoltre, si riconosce esplicitamente che le “persistenti conseguenze” della schiavitù e della segregazione continuano ad affliggere la comunità nera. “Chiedere scusa per secoli di brutale disumanizzazione e ingiustizie non può cancellare il passato, ma l’ammissione degli errori commessi può accelerare la riconciliazione e aiutare gli americani ad affrontare i fantasmi del loro passato”: è un altro passo del documento. Nel testo non si fa riferimento ad eventuali forme di risarcimento. La schiavitù negli Stati Uniti fu ufficialmente abolita nel 1865 ma di fatto la segregazione razziale continuò in diversi stati del Sud attraverso leggi locali denominate ‘Jim Crow’, fino alla conquista dei diritti civili con le battaglie degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. A maggio il Senato aveva espresso una simile risoluzione di scuse nei confronti dei nativi americani per abusi commessi contro di loro dal governo americano, ma deve ancora essere presentata alla camera bassa. Nel 1988 il Parlamento riconobbe l’errore di aver internato i cittadini giapponesi negli Stati Uniti in campi di concentramento durante la Seconda guerra mondiale e nel 1993 si scusò con i nativi Hawaiani per la conquista del loro territorio 100 anni prima. Oggi, la comparsa sulla scena politica del candidato presidenziale democratico, il nero di origine africana Barak Obama - e l’eventualità che a novembre sia eletto presidente – è forse uno degli elementi di spinta di quest’ultima in fondo molto tardiva delibera.

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