Home page Ror interattiva

Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

ITALIA

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

LA GEORGIA ATTACCA L'OSSEZIA TIMORI PER REAZIONE RUSSA

Le forze georgiane hanno sferrato stamane all'alba un attacco su vasta scala contro la repubblica secessionista dell'Ossezia del sud. Il presidente Mikhail Saakashvili ha ordinato, in un appello televisivo alla nazione, la mobilitazione generale e ha affermato che la maggior parte del territorio sudosseto è ormai sotto il controllo di Tbilisi. Da Pechino, dove è andato per la cerimonia di apertura dei giochi olimpici, il primo ministro russo Vladimir Putin ha minacciato una ritorsione, mentre il presidente Dmitri Medvedev ha convocato a Mosca una riunione di emergenza del consiglio nazionale di sicurezza.

I corrispondenti delle agenzie russe dalla capitale sudosseta Tskhinvali parlano di decine di morti fra la popolazione civile, mentre il comando delle forze di interposizione - per la stragrande maggioranza russe - della Csi (Comunità di stati indipendenti, l'organismo nato sulle ceneri dell'Urss) è stato attaccato dai militari georgiani. Il comando russo riferisce di morti e feriti fra i militari di Mosca. Aerei russi, stando a Tbilisi, hanno sorvolato lo spazio aereo georgiano nei pressi del confine amministrativo con l'Ossezia del sud, e uno di essi ha lanciato bombe in prossimità del villaggio di Kareli. Su richiesta della Russia, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha tenuto una seduta straordinaria notturna per fare il punto sulla crisi, ma non è riuscito a concordare una dichiarazione congiunta sul cessate il fuoco a causa dell'opposizione di Usa e Gran Bretagna.

COMANDANTE CONFERMA VITTIME FRA RUSSI Il comandante delle forze di interposizione russe in Ossezia del sud Marat Kulakhmetov ha confermato la presenza di vittime fra i militari russi di stanza a Tskhinvali, senza però fornire cifre. Kulakhmetov ha anche detto alle agenzie russe che "ci sono decine di morti fra i civili" e che sono in corso "aspri scontri" nel centro della città. Il corrispondente di Interfax dalla capitale sudosseta afferma che i georgiani sparano in modo mirato contro le caserme russe. Al momento non si ha notizia di risposte al fuoco.

BOMBE SU OSPEDALE TSKHINVALI Bombe georgiane hanno distrutto l'ospedale principale della capitale sudosseta Tskhinvali, riferisce il corrispondente dell'agenzia Interfax. E' in fiamme anche l'edificio dell'università, a circa 500 metri di distanza dal quartier generale delle forze di interposizione russe. Sotto le macerie dell'ospedale, secondo dati preliminari. ci sono vittime.

Pakistan: 70 morti in scontri

Settanta militanti talebani sono stati uccisi e 60 feriti in scontri tra l'esercito pachistano e i ribelli nel nord ovest del Pakistan.Lo riferisce la tv pachistana GEO TV, secondo cui le forze di sicurezza hanno colpito i nascondigli dei ribelli utilizzando armi da fuoco, elicotteri e armi automatiche. Dalla parte dei ribelli, Maulvi Umer, portavoce del gruppo talebano Tehrik-e-Taliban, uno dei piu' attivi,ha annunciato che i suoi uomini hanno ucciso 10 militari e ne hanno arrestati dieci.

DOPO ESECUZIONE DI UN SUO EMIGRATO, HONDURAS RIPRENDE WASHINGTON

“Sebbene coloro che infrangono la legge debbano essere giudicati secondo le norme, la morte non costituisce, nell’opinione del governo dell’Honduras, una misura punitiva appropriata per alcun crimine”: lo ha detto in una conferenza stampa il vice-ministro degli Esteri Eduardo Reina poco dopo l’iniezione letale del boia texano che ha tolto la vita a un immigrato dall’Honduras, a distanza di appena 48 ore dall’esecuzione dell’immigrato messicano José Medellín, sempre in Texas, e delle relative prese di posizione internazionali per il mancato rispetto di norme e diritti internazionali. “Il governo della repubblica – ha aggiunto Reina - tenendo conto del diritto inalienabile di ogni essere umano ad esistere, si rammarica, nonostante gli sforzi profusi, per l’esecuzione per iniezione letale del cittadino Heliberto Chi”, 29 anni, condannato per l’omicidio di un commerciante nel 2001. Il ministro ha sottolineato che “nel caso di Chi, come in altri, non sono state rispettate le disposizioni della Convezione di Vienna che intendono garantire un giusto processo”. Anche per Chi, come per Medellín – giustiziato nonostante un ordine di sospensione della sentenza emesso dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aja e numerosi appelli di altri organismi e istituzioni internazionali, incluso il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in persona – Washington è responsabile di non aver rispettato il diritto all’assistenza consolare per il detenuto. Tegucigalpa, ha dichiarato il governo honduregno in una nota, “si impegna ad adottare tutte le misure necessarie per garantire il diritto alla vita e all’integrità personale dei cittadini nordamericani privati della libertà, riconoscendo la validità dei diritti inalienabili della persona stabiliti nella Dichiarazione universale dei diritti umani, di cui l’Honduras è paese firmatario”.

SALWA, SARA, YUSEF... MINORENNI SENZA DIRITTI

Sono recluse da due mesi nella prigione di Addamoun, in Israele, Salwa Salah e Sara Siureh, due ragazze di 16 anni arrestate nelle loro case a Betlemme il 5 giugno scorso. Quella notte, soldati e agenti della sicurezza israeliana (Isa) hanno fatto irruzione in casa delle due minorenni, le hanno interrogate e poi portate in prigione, dove sono trattenute con altre donne che, come loro, non hanno contatti con la famiglia dal giorno dell'arresto. Salwa e Sara sono cugine e frequentano la scuola, ma l'Isa ritiene che entrambe sono coinvolte in attività contro lo stato di Israele e perciò sono state messe sotto regime di detenzione amministrativa, misura applicata per la prima volta a ragazze minorenni. La detenzione amministrativa è un provvedimento che può essere preso dal comando militare senza informare detenuti, avvocati e tribunali sulle cause dell'arresto, dura fino a sei mesi, ma può essere rinnovato per un numero indefinito di volte. Previsto dal diritto internazionale per prevenire i pericoli posti da un particolare individuo alla sicurezza di uno stato, l'uso da parte di Israele della detenzione amministrativa, secondo l'organizzazione israeliana "B'tselem" per la difesa dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati (Tpo), viola palesemente la dignità delle persone: negli anni, molti palestinesi sono rimasti per lunghi periodi nelle carceri israeliane senza essere informati di cosa li si accusasse. Gli avvocati di Salwa e Sara hanno presentato un appello contro la loro detenzione, ma è stato respinto. La sofferenza mentale di essere trattenuti senza conoscere i termini della reclusione - prosegue B'tselem - può essere considerata tortura come definita dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura; un lungo periodo di detenzione senza accuse né processo, invece, è una "detenzione arbitraria" che viola lo Statuto internazionale sui Diritti civili e politici e la Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo. Sui 9600 detenuti palestinesi in Israele, secondo il Centro "Addameer" per i prigionieri e i diritti umani di Ramallah, almeno 850 sono sottoposti al regime di detenzione amministrativa, tra i quali 15 minorenni; in tutto, nelle prigioni israeliane sono reclusi 338 minori di 18 anni. Un altro provvedimento deciso dalle autorità militari, che disciplinano ogni aspetto della vita nei Tpo, stabilisce che i palestinesi diventano adulti a 16 anni di età, in spregio alla Convenzione internazionale sui Diritti dell'infanzia - ratificata anche da Israele - e al fatto che i cittadini israeliani raggiungono la maggiore età a 18 anni. Per i minorenni palestinesi, inoltre, non esistono speciali codici penali o norme di procedura, né centri di detenzione o personale specializzati. Yusef di Nablus è stato arrestato nel marzo 2004 e detenuto in Israele per 14 mesi; la madre ha raccontato l’arresto del figlio: “Mio figlio era un ragazzo come tanti altri, aveva 15 anni, studiava e voleva fare il fotografo. Una notte l’esercito israeliano ha fatto irruzione in casa nostra e l’hanno preso senza alcun motivo; nel foglio che ci hanno dato gli israeliani c’era scritto che Yusef aveva dichiarato di volersi far esplodere in Israele. Poi mio figlio ci ha spiegato che lo aveva dichiarato dopo 65 giorni di pesanti torture: non voleva farsi esplodere ma era stato costretto a dirlo per far smettere le torture”. Arrestate tre giorni dopo la fine delle lezioni e l'inizio delle vacanze estive, Salwa e Sara sono in carcere per la prima volta in vita loro: contro la loro detenzione è iniziata una mobilitazione internazionale per chiedere che siano rilasciate immediatamente e che a tutti i detenuti palestinesi vengano garantiti i principi base dello stato di diritto e un processo trasparente che non permetta una giustizia arbitraria.

ITALIA

MODENA: AVVISAGLIE CONCRETE DI SGOMBERO ALLO SPAZIO SOCIALE "LIBERA"

Da questa mattina all'alba un gruppo di compagni e compagne sono sul tetto dello spazio sociale "Libera" di Modena. Davanti alla questura modenese sono infatti radunate diverse camionette della Celere, in probabile attesa di partire per sgomberare lo stabile. Da tempo il Comune vuole sgomberare la zona per dare vita ad una megaspeculazione immobiliare: la realizzazione di un nuovo autodromo che devasterebbe non solo il Libera ma anche l'ampia zona verde circostante. Il primo servizio con Sam, dal tetto del Libera

MINACCE PER DENUNCE A ISPETTORATO LAVORO, ARRESTI

- Avrebbero costretto alcuni loro dipendenti a ritirare le segnalazioni presentate all'ispettorato del lavoro e a firmare verbali di conciliazione per la transazione di rivendicazioni. Due imprenditori di Giugliano, padre e figlio, titolari di un centro commerciale (Napoli), un loro dipendente ed un sindacalista sono stati arrestati all'alba .

L'operazione è stata condotta dai carabinieri della locale Compagnia e dai militari del Gruppo di Giugliano della Guardia di Finanza, coordinati rispettivamente dal capitano Alessandro Andrei e dal maggiore Geremia Guercia, che hanno anche sequestrato sia la sede operativa del centro commerciale che quella legale che si trova nel centro storico di Giugliano: beni per un valore di 4 milioni di euro.

Secondo l'accusa, per alcuni anni con reiterate minacce di vessazioni fisiche e di licenziamento, avevano costretto alcuni dipendenti a sottoscrivere falsi verbali di conciliazione dai quali risultava che avevano svolto attività lavorativa saltuaria e autonoma, laddove invece avevano prestato la loro attività con vincolo di subordinazione e in via continuativa senza aver mai usufruito di ferie, riposi settimanali, contributi, recuperi e contribuiti previdenziali. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Gloria Sanseverino.

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


Appunti e note redazionali

Servizi audio della giornata


Torna a inizio pagina

gror080808 (last edited 2008-08-08 09:49:55 by anonymous)