Gr 19:30
In primo Piano
Ancora stragi nel mare
ROMA - Sono trecento al momento i dispersi nel naufragio di tre barconi al largo delle coste libiche, secondo fonti dell'Organizzazione internazionali per le migrazioni, mentre stando a una notizia ufficiale della Guardia Costiera circa 350 migranti sono stati soccorsi e salvati da un rimorchiatore italiano. Secondo le prime ricostruzioni, la sera del 28 marzo, sabato, tre barconi sovraccarichi di donne e uomini sono colati a picco in seguito a un forte vento. Una quarta imbarcazione in difficolta', invece, e' stata soccorsa da un'unita' italiana insieme con le autorita' libiche. L'intervento si e' concluso domenica pomeriggio, quando il barcone e' stato rimorchiato fino al porto di Tripoli con tutti gli occupanti a bordo sani e salvi. Quanto alle vittime degli altri due barconi, per il momento sono state tratte in salvo 23 persone mentre di altre 21 sono stati recuperati i corpi senza vita. Destinato a salire il numero dei dispersi, considerando che su una imbarcazione affondata si trovavano 253 persone e sull'altra 365. Secondo quanto ha reso noto l'agenzia egiziana Mena, tutte le persone - molti dei quali di nazionalita' egiziana - erano diretti in Italia. Una delle imbarcazioni era partita da Sid Belal Janzur, un sobborgo di Tripoli e dopo tre ore di navigazione il battello e' affondato 30 chilometri al largo della Libia. Delle altre i libici affermano di non avere certezza del luogo di partenza. L'ennesima tragedia sulla rotta tra la Libia e la Sicilia non ha comunque fermato i viaggi della disperazione verso l'Italia: oltre 400 extracomunitari sono approdati infatti nelle ultime ore sulle coste della Sicilia orientale. Sbarchi che, assicura il ministro dell'Interno Roberto Maroni, «termineranno il 15 maggio prossimo, quando entrerà in vigore l'accordo siglato dal governo italiano con quello libico sul pattugliamento congiunto delle coste».
IMMIGRATI: OCCUPANTI CPT FOLLONICA IN PROTESTA
I 60 profughi che hanno occupato il centro di prima accoglienza di Follonica, in provincia di Grosseto, hanno rifiutato anche il lavoro che gli era stato proposto da una cordata di imprenditori locali. La loro paura e' quella di essere separati, di non riuscire piu' ad ottenere lo status di rifugiato politico che gli permetterebbe di muoversi liberamente sul territorio nazionale. La soluzione, infatti, era arrivata solo per alcuni di loro, una trentina, gli altri devono ancora essere ascoltati dai funzionari governativi, l'ultima audizione e' prevista il 9 di aprile. Gli occupanti, tutti di nazionalita' eritrea speravano di chiudere la loro posizione entro oggi (giorno in cui scade anche la convenzione tra lo stato italiano e la comunita' il Veliero per l'ospitalita' dei rifugiati), cosi' non e' stato. Lo stato non puo' piu' garantire loro ne' vitto ne' alloggio. Per questo motivo la prefettura di Grosseto aveva trovato alcune situazioni alternative proponendo loro la permanenza in alcune abitazioni private o presso famiglie e un lavoro. Tuttavia la proposta era arrivata solo per una parte degli eritrei, per gli altri, come e' accaduto ieri, ci sarebbe stato il trasferimento, con un pullman dell'esercito, presso il campo di Trevi a Frosinone. Adesso e' in corso una nuova trattativa tra i funzionari della prefettura, i mediatori culturali e i rappresentati governativi della commissione dei rifugiati politici.
Immigrazione, fuga da Cie Torino
Nella notte sette migranti hanno scavalcato il muro del centro, 5 sono stati fermati La scorsa notte, dal Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Torino Sette detenuti, rinchiusi nella struttura di corso Brunelleschi, sono riusciti a raggiungere il muro di cinta e a scavalcarlo. Cinque sono stati fermati poco lontano dalla polizia, che sta ora cercando gli altri due fuggitivi. E' accaduto intorno alle 22 di ieri nella cosiddetta area verde dell'ex Cpt.
AFGHANISTAN
Le Nazione Unite denunciano che la legge è in contrasto con la garanzia di parità tra i sessi
Una nuova legge obbliga le donne ad avere rapporti sessuali con il marito e vieta loro di cercare lavoro, istruirsi o farsi visitare da un medico, senza il permesso del coniuge.
Secondo quanto ha riportato oggi il quotidiano britannico ‘The Guardian' la legge recentemente approvata dal parlamento afgano con tempi rapidissimi e senza dibattito, non è stata ancora pubblicata ufficialmente ma è stata confermata dal ministro dell'Interno afghano. Secondo quanto denunciato dalla deputata Shinkai Zahine Karokhail, "volevanofarla passare come fosse un accordo segreto. C'èrano molte cose che volevamo cambiare, ma non è stato posiibile discutere perché il presidente, Hamid Karzai, vuole conquistare la simpatia degli sciiti". Difatti, il prossimo agosto avranno luogo le elezioni presidenziali e la minoranza hazara, gli sciiti, rappresentano circa il 10 percento della popolazione. la nuova legge, lo ripetiamo, legalizza lo stupro del marito nei confronti della moglie, obbliga le donne a "concedersi" al marito senza opporre resistenza, vieta loro di uscire di casa, di cercare lavoro o anche di andare dal dottore senza il permesso del consorte e affida la custodia dei figli esclusivamente ai padri e ai nonni.
NOTIZIE BREVI
ESTERI
Francia , Grenoble, operai della Caterpillar "sequestrano" quattro manager
Il direttore del personale della Caterpillar a Grenoble, insieme ad altri tre manager, sono tenuti sotto chiave dagli operai. Gli impediscono di uscire dal loro ufficio e chiedono di riaprire le trattative arenate sulla decisione dell'azienda di licenziare 733 dipendenti sulle 2.500 persone che lavorano in Francia per la multinazionale statunitense leader nella costruzione di macchinari per il movimento terra. "Una scelta - sostengono i dirigenti - dettata dal calo delle vendite del 55%". "Libertà in cambio di trattativa". "Li tratteniamo per discutere con loro", ha detto Benoit Nicolas, delegato del sindacato Cgt. "Chiediamo che fissino una riunione coi rappresentanti del personale per sbloccare i negoziati. Loro sostengono che non ci siano margini di trattativa perchè non hanno tutti i poteri - ha aggiunto il sindacalista - ma penso che si possa arrivare a qualcosa". Caccia al manager. Non è la prima volta che succede. Qualche settimana fa, sempre in Francia, nella caccia al manager è incappato l'amministratore delegato della Sony France tenuto in ostaggio una notte, e della 3M, liberato solo dopo la firma di un protocollo d'accordo e l'apertura dei negoziati sul taglio 110 posti su 235 dipendenti. Assalto alla casa del banchiere. Gli episodi in Francia non sono isolati nell'Europa scossa dalla crisi economica. A Edimburgo, pochi giorni fa, è stata assaltata la villa di sir Fred Goodwin, ex amministratore delegato della Royal Bank of Scotland, ridotta al fallimento dal management. La responsabilità dell'azione fu rivendicata dal gruppo "Bank bosses are criminals" ("I dirigenti di banca sono criminali"). Dovremmo prendere esempio dai francesi, qui in Italia!!!
URUGUAY
Condannati 6 militari e 2 poliziotti a pene dai 20 ai 25 anni di carcere per violazione dei diritti umani nell'ambito del Plan Condor
La Giustizia di Montevideo ha condannato otto persone a pene che vanno dai 20 ai 25 anni di carcere per le loro responsabilità in 28 omicidi durante la dittatura nel paese sudamericano. É la prima condanna per violazione dei diritti umani relativa a questo oscuro periodo in Uruguay.
A essere condannati, 6 militari e 2 poliziotti, accusati di aver ucciso più volte e in cooperazione con la dittatura argentina, all'interno del Plan Condor e fuori dall'Uruguay. È proprio il fatto che si tratti di reati commessi fuori dal territorio nazionale ad aver permesso di snobbare la Ley de Caducidad, che impedisce qualsiasi processo a coloro che colpirono in Uruguay fra il 1973 e il 1985, e che getta quindi un velo di impunità su tutti i crimini della dittatura. Il procedimento ha ricostruito il sequestro di 28 persone e il loro passaggio per molti centri clandestini di detenzioni fra Uruguay e Argentina. La sentenza storica arriva dopo 24 anni di democrazia, che mai ha messo in dubbio la costituzionalità della legge sulla Caducidad. da ansa
OMOFOBIA
pubblicato il rapporto dell'unione europea su DISCRIMINAZIONE,MOLESTIE E VIOLENZE e FAMIGLIA. A firenze è stata indetta una FIACCOLATA CONTRO l' OMOFOBIA Discriminazione, molestie e violenza contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender sono diffuse in tutta l'Unione europea: e' quanto evidenzia il rapporto su omofobia e discriminazione basata sull'orientamento sessuale e identita' di genere negli Stati dell'Unione pubblicato dall'Agenzia dell'Ue per i diritti fondamentali. Secondo l'agenzia Ue, la discriminazione avviene ovunque: dalla scuola al posto di lavoro, fino all'ambito sanitario. In alcuni Stati, si sottolinea, le sedi di alcune Ong per i diritti di gay e lesbiche hanno subito atti di vandalismo o sono state incendiate. Eventi come i Gay Pride sono stati osteggiati e vietati e l'atteggiamento di personalita' pubbliche costituisce un fenomeno particolarmente preoccupante perche' influisce sull'opinione pubblica, alimentando intolleranza. L'agenzia Ue per i diritti fondamentali mette inoltre in rilievo come molti crimini restino impuniti e le vittime non ottengano giustizia e punta il dito contro la stessa legislazione in vigore nell'Unione europea che pur vietando la discriminazione in base all'orientamento sessuale in ambito di lavoro, non comprende settori come l'alloggio, l'istruzione o i servizi sanitari Striscia di Gaza, continuano le aggressioni israeliane. La resistenza colpisce una jeep militare. Bombardamento aereo provoca due feriti.
palestina
Hebron - Infopal. Oggi, i coloni israeliani hanno attaccato diverse case palestinesi nella città di Hebron, a sud della Cisgiordania, provocando molti danni e terrorizzando gli abitanti.
Fonti locali hanno riferito che circa trenta coloni, armati di fucili, manganelli, pietre e bottiglie, hanno attaccato le abitazioni che si trovano vicino all'insediamento di Kiryat Arba, a nord-est di Hebron, distruggendo i vetri delle finestre, gridando slogan razzisti e tentando di aggredire gli abitanti.
Uno dei proprietari delle case assaltate, Khalawi Jadallah al-Jabari, ha riferito che le aggressioni sono andate avanti per diverse ore, mentre i soldati israeliani, appostati nelle vicinanze, non sono intervenuti.I palestinesi di Hebron hanno lanciato l'allarme sulla crescita delle violenze perpetrate dalle bande di coloni, dopo la decisione del ministro della Difesa israeliano Barak di alleggerire le restrizioni israeliane imposte al movimento dei cittadini tra Kiryat Arba e il santuario di Ibrahim, e lungo la strada che gli israeliani hanno denominato “la via degli Adoratori” (da loro monopolizzata da più di sette anni). Gaza
- Infopal. L'esercito israeliano continua ad aggredire la Striscia di Gaza con invasioni quotidiane. Questa mattina, la resistenza palestinese è riuscita a colpire una jeep militare penetrata a est del campo profughi al-Maghazi, nella Striscia centrale. L'automezzo ha preso fuoco. I combattenti si sono poi scontrati con le forze israeliane arrivate nella zona a sud della postazione di Abu Mitbeq, a est di Maghazi, a sostegno delle truppe attaccate. Poco poco, sono gli aerei da guerra hanno iniziato a bombardare l'area. Il bombardamento ha ferito due cittadini palestinesi. In un collegamento telefonico con il corrispondente di Infopal.it, il dott. Mu'awiyah Hassanen, direttore del servizio di pronto soccorso del ministero della Sanità, ha dichiarato che i soccorritori hanno portato i due ferito all'ospedale Martiri di al-Aqsa, a Deir al-Balah, e ha aggiunto che altre due persone risultano disperse.
ITALIA
Immigrazione
Roma; in coma il commerciante pakistano pestato Liberazione, 31 marzo 2009 Pestato a freddo ad un semaforo della periferia di Roma. In coma da una settimana commerciante pakistano. Ma non ha fatto notizia. . Otto giorni fa, lunedì 23 marzo, Mohammad Basharat, un negoziante pakistano di 35 anni è finito in coma dopo una brutale aggressione. Ma la notizia è uscita fuori solo domenica 29, quando i familiari indignati per il completo blackout mantenuto sull’episodio hanno dato la notizia al Messaggero. Lunedì pomeriggio, Mohammad, insieme al cugino Alì, era andato col suo furgone Ducato al supermercato del quartiere per rifornirsi di merce da mettere in vendita nel suo negozio aperto meno di un anno fa. Sulla strada del ritorno era fermo a un semaforo , a Tor Bella Monaca .Chi passa da lì, nei pomeriggi che non terminano mai, deve pagare pegno se è un immigrato. Pakistani, Srilankesi e Bengalesi della zona lo sanno benissimo. Soprattutto sanno bene che non bisogna raccogliere provocazioni, mai incrociare gli sguardi, fare finta di non aver sentito gli insulti, non aprire vetri e portiere, anzi mettere la sicura e spingere a tavoletta l’acceleratore appena arriva il verde. Quello è il semaforo della paura. . I pugni al volto sono stati devastanti; lui è caduto a terra sbattendo la testa. Un automobilista che ha assistito alla scena ha subito chiamato i soccorsi. All’inizio, per timore di ritorsioni, Mohammed non ha voluto sporgere denuncia. La paura era tale che per ben due volte ha rifiutato l’ambulanza ridimensionando l’episodio. Solo dopo esser andato finalmente in ospedale per il ripetuto mal di testa ha ricostruito esattamente la dinamica dell’aggressione. Ma la polizia sapeva già ogni cosa perché i testimoni avevano parlato. Un ritardo nei soccorsi che ha permesso all’emorragia cerebrale di dilagare. Mohammad, che doveva sposarsi a giorni in moschea, non sa che la sua compagna, incinta di pochi mesi, ha perso il bambino a causa del forte stress causato dalla vicenda. Lei, Chamdy Karunasekera, 38 anni, dello Sri Lanka, in un sol colpo rischia di ritrovarsi sola, senza più figlio e marito.
Roma, nuovo raid razzista
Derubato e ferito un bengalese
Aggredito e insultato con epiteti razzisti mentre rientrava a casa. E' quanto è accaduto a un cittadino del Bangladesh di 23 anni, Abul Kashem, in via di Tor Pignattara a Roma. I suoi aggressori, un gruppo di 5 ragazzi, di cui la vittima dice: "Erano tutti bianchi e parlavano bene l'italiano". L'episodio è accaduto la sera di sabato, verso le 22. Ma solo oggi Abul ha trovato il coraggio di raccontarlo pubblicamente: "Non ho il permesso di soggiorno e non ho potuto fare la denuncia, ne ho parlato con i miei connazionali e ho deciso di farmi avanti. Non è la prima volta che succedono episodi del genere in questa zona e abbiamo paura".
Insulti e ferite. Paura motivata, come testimoniano le ferite riportate dal ragazzo, risultato di una bottiglia di birra che gli è stata spaccata in testa e di altri colpi presi.
- Una volta solo, Abul è riuscito a chiedere aiuto a un suo connazionale , che lo ha accompagnato all'ospedale più vicino, il Vannini. Il referto del medico di turno parla di "graffi multipli del volto", conseguenze di "un'aggressione", guaribili in 7 giorni. La ferita più pericolosa, un taglio sul collo, avrebbe potuto causare anche danni più seri. Abul è stato suturato, come dimostrano i cerotti sul viso, e rimandato a casa. Nessuno ha sporto denuncia. Prima di farsi avanti ci ha pensato: "Non ho il permesso di soggiorno e non ho neanche lavoro. Saltuariamente lavo i piatti in qualche ristorante, due o tre giorni alla settimana".
Episodi in aumento. La sua paura è quella della sua comunità, come testimoniano i dati diffusi in questo mese dall'Osservatorio sul razzismo e le diversità dell'università Roma Tre. Nei primi tre mesi del 2009 sono 29 le aggressioni denunciate dalla associazioni culturali bengalesi a Roma: sei si sono verificate proprio nel quartiere di Tor Pignattara". Qualche giorno fa un episodio simile è stato denunciato a Tor Bella Monaca. Per lo più si tratta di aggressioni ai danni di persone sole e inermi. Un aumento di violenza che sta creando un clima pericoloso, come testimonia un altro ragazzo bengalese: "Abbiamo paura, anche ieri notte uno di noi è stato aggredito, così non possiamo più andare avanti".
Roma, a fuoco il Necci. Pasolini lo filmò in Accattone
Al Pigneto, periferia Est di Roma, il bar Necci è stato oggetto di un incendio doloso. Il Necci è attivo dal 1924, Pasolini ci andava spesso: è qui che scelse le persone per il suo "Accattone". Poi, il quartiere è cambiato: dal "borghetto" dove i manovali si erano costruiti le loro baracche abusive, si è trasformato in una zona da quattromila euro al metro quadro, piena di artisti e locali. Anche il Necci è cambiato: da giugno del 2007 la storica osteria ha cambiato faccia.. Lunedì notte, gli hanno dato fuoco. Che l'incendio sia doloso, non ci sono dubbi: all'interno del locale sono stati trovati copertoni di gomma e stracci imbevuti di benzina: «Hanno rotto i vetri delle porte, spruzzato all'interno del locale benzina, circondato il locale di stracci imbevuti di materiale infiammabile e dato fuoco ad alcuni copertoni sistemati davanti alle entrate del locale», raccontano i responsabili del locale. Praticamente, è bruciato tutto.
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Ancora stragi nel mare
da roma.indymedia.org
Tragedia immigrati: 300 morti in mare al largo della Libia.Confermate le cifre dell'ennesima tragedia.A bordo c'erano centinaia di disperati e quasi tutti sono al momento dati per dispersi dai guardacoste libici che stanno conducendo le operazioni di soccorso. Le informazioni sull'accaduto sono ancora confuse. Si parla di quattro imbarcazioni in difficoltà non lontano dalla costa della Libia.
Due di queste sono sicuramente affondate. Delle altre due non si sa niente, anche se il ministero dell'Interno libico ha reso noto che una nave cisterna italiana ha salvato 350 clandestini che si trovavano a bordo di una imbarcazione alla deriva. Per il momento sono state tratte in salvo 23 persone mentre di altre 21 sono stati recuperati i corpi senza vita.
Considerando che su una imbarcazione affondata si trovavano 253 persone e sull'altra 365, i dispersi sarebbero più di 500. Secondo quanto ha reso noto l'agenzia egiziana Mena, tutte le persone - molte delle quali di nazionalità egiziana - erano dirette in Italia. Una delle imbarcazioni era partita da Sid Belal Janzur, un sobborgo di Tripoli e dopo tre ore di navigazione il battello è affondato 30 chilometri al largo della Libia. Quanto al salvataggio effettuato da una nave italiana, resta qualche incertezza. Fino alla tarda serata - secondo quanto si è appreso - sia del naufragio sia del soccorso da parte di una nave cisterna non era giunta alcuna segnalazione alle autorità italiane competenti per la ricerca e il soccorso in mare. nelle ultime ore oltre 400 migranti sono approdati sulle coste della Sicilia orientale. Sbarchi che, assicura il ministro dell'Interno Roberto Maroni, «termineranno il 15 maggio prossimo, quando entrerà in vigore l'accordo siglato dal governo italiano con quello libico sul pattugliamento congiunto delle coste».
IMMIGRATI: OCCUPANTI CPT FOLLONICA RIFIUTANO TETTO E LAVORO
I 60 profughi che hanno occupato il centro di prima accoglienza di Follonica, in provincia di Grosseto, hanno rifiutato anche il lavoro che gli era stato proposto da una cordata di imprenditori locali. La loro paura e' quella di essere separati, di non riuscire piu' ad ottenere lo status di rifugiato politico che gli permetterebbe di muoversi liberamente sul territorio nazionale.
- La soluzione, infatti, era arrivata solo per alcuni di loro, una trentina, gli altri devono ancora essere ascoltati dai funzionari governativi, l'ultima audizione e' prevista il 9 di aprile. Gli occupanti, tutti di nazionalita' eritrea, ormai non hanno nulla da perdere! Speravano di chiudere la loro posizione entro oggi (giorno in cui scade anche la convenzione tra lo stato italiano e la comunita' il Veliero per l'ospitalita' dei rifugiati), cosi' non e' stato. Lo stato non puo' piu' garantire loro ne' vitto ne' alloggio. Per questo motivo la prefettura di Grosseto aveva trovato alcune situazioni alternative proponendo loro la permanenza in alcune abitazioni private o presso famiglie e un lavoro. Tuttavia la proposta era arrivata solo per una parte degli eritrei, per gli altri, come e' accaduto ieri, ci sarebbe stato il trasferimento, con un pullman dell'esercito, presso il campo di Trevi a Frosinone. Adesso e' in corso una nuova trattativa tra i funzionari della prefettura, i mediatori culturali e i rappresentati governativi della commissione dei rifugiati politici.
Immigrazione, fuga da Cie Torino
Nella notte sette migranti hanno scavalcato il muro del centro, 5 sono stati fermati La scorsa notte, dal Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Torino Sette detenuti, rinchiusi nella struttura di corso Brunelleschi, sono riusciti a raggiungere il muro di cinta e a scavalcarlo. Cinque sono stati fermati poco lontano dalla polizia, che sta ora cercando gli altri due fuggitivi.E' accaduto intorno alle 22 nella cosiddetta area verde dell'ex Cpt.
sentiamo le corrispondenze telefonare a andrea radio blackout 3388014305 mishib dentro al cpt 3270811859
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da ansa
OMOFOBIA:pubblicato il rapporto dell'unione europea su DISCRIMINAZIONE,MOLESTIE E VIOLENZE e FAMIGLIA. A firenze è stata indetta una FIACCOLATA CONTRO l' OMOFOBIA Discriminazione, molestie e violenza contro lesbiche, gay, bisessuali e transgender sono diffuse in tutta l'Unione europea: e' quanto evidenzia il rapporto su omofobia e discriminazione basata sull'orientamento sessuale e identita' di genere negli Stati dell'Unione pubblicato dall'Agenzia dell'Ue per i diritti fondamentali. Secondo l'agenzia Ue, la discriminazione avviene ovunque: dalla scuola al posto di lavoro, fino all'ambito sanitario. In alcuni Stati, si sottolinea, le sedi di alcune Ong per i diritti di gay e lesbiche hanno subito atti di vandalismo o sono state incendiate. Eventi come i Gay Pride sono stati osteggiati e vietati e l'atteggiamento di personalita' pubbliche costituisce un fenomeno particolarmente preoccupante perche' influisce sull'opinione pubblica, alimentando intolleranza.
L'agenzia Ue per i diritti fondamentali mette inoltre in rilievo come molti crimini restino impuniti e le vittime non ottengano giustizia e punta il dito contro la stessa legislazione in vigore nell'Unione europea che pur vietando la discriminazione in base all'orientamento sessuale in ambito di lavoro, non comprende settori come l'alloggio, l'istruzione o i servizi sanitari
La Corea del Nord processerà le due giornaliste Usa arrestate due settimane fa in Cina nei pressi del fiume Tumen. Secondo quanto riportato dall'emittente Current TV, le due giornaliste sono accusate di "ingresso illegale nella Repubblica Popolare Democratica di Corea e i loro sospetti atti ostili sono stati confermati dalle prove e dalle loro dichiarazioni, in base ai risultati dell'inchiesta condotta da una competente autorità nordcoreana". A condurre le indagini sarebbe stata l'agenzia di stampa del regime comunista, la Kcna, che avrebbe anche preparato la formulazione delle accuse in vista del processo. Le due donne erano state fermate sulla riva cinese del fiume e poi sono state condotte in Corea del Nord per aver ignorato l'ordine delle guardie di Pyongyan di fermare le riprese nei pressi del fiume Tumen. Il processo si svolgerà a pochi giorni dal lancio del missile-satellite voluto da Pyongyang, tra il 4 e l'8 aprile, ma fortemente osteggiato da Giappone, Usa e Russia.
Hebron, Giornata della terra: l'esercito israeliano carica i manifestanti.
Otto cittadini feriti, tra cui il segretario generale del Partito del Popolo, il deputato Bassam al-Salhi: questo è il bilancio delle aggressioni compiute ieri dalle forze di occupazione israeliane ai danni di una manifestazione contro il muro dell'Apartheid, svoltasi nella cittadina di Idhna, a ovest di Hebron, in Cisgiordania.
La protesta, che è terminata con un sit-in di piazza, al centro della cittadina, è stata indetta dal Partito del Popolo, in occasione del trentatresimo anniversario della Giornata della terra.
I presenti hanno raccontato ai media che le forze di occupazione hanno lanciato numerose bombe al suono e gas lacrimogeni, e hanno aggredito ragazzi e donne. Diverse persone sono rimaste intossicate dai lacrimogeni e altre hanno riportato lividi causati dalle percosse subìte. Le forze di occupazione israeliane hanno inviato sul posto grandi rinforzi, compresi mezzi corazzati. I militari hanno aggredito i manifestanti con manganelli, prima di circondare l'area e dichiararla "zona militare chiusa". Al corteo hanno partecipato centinaia di sostenitori del Partito del Popolo e i proprietari dei terreni agricoli; al termine, è stato inaugurato un monumento dedicato al martire Yasser Tomezi, ucciso dal fuoco dell’occupazione israeliana il 13 gennaio scorso.
Striscia di Gaza, continuano le aggressioni israeliane. La resistenza colpisce una jeep militare. Bombardamento aereo provoca due feriti.
Gaza - Infopal. L'esercito israeliano continua ad aggredire la Striscia di Gaza con invasioni quotidiane. Questa mattina, la resistenza palestinese è riuscita a colpire una jeep militare penetrata a est del campo profughi al-Maghazi, nella Striscia centrale. L'automezzo ha preso fuoco. I combattenti si sono poi scontrati con le forze israeliane arrivate nella zona a sud della postazione di Abu Mitbeq, a est di Maghazi, a sostegno delle truppe attaccate. Poco poco, sono gli aerei da guerra hanno iniziato a bombardare l'area. Il bombardamento ha ferito due cittadini palestinesi. In un collegamento telefonico con il corrispondente di Infopal.it, il dott. Mu'awiyah Hassanen, direttore del servizio di pronto soccorso del ministero della Sanità, ha dichiarato che i soccorritori hanno portato i due ferito all'ospedale Martiri di al-Aqsa, a Deir al-Balah, e ha aggiunto che altre due persone risultano disperse.
ITALIA
Incidenti stradali o incidenti sul lavoro?
Si stacca il sedile dell'autista il bus 39 finisce contro un muro Ancora una tragedia sfiorata su un bus, all´incrocio tra le vie Paleocapa, Carbone e Boini, nella mattinata di lunedì. Durante una curva, il sedile di guida si è staccato e il conducente si è trovato catapultato per terra. Nonostante il forte impatto che gli ha fratturato la clavicola, con la mano è riuscito a premere con forza il pedale del freno, rallentando il pesante mezzo, che, proseguendo senza controllo, ha strisciato contro un muro, finendo contromano e bloccandosi in prossimità della fermata
Nessuno dei 30 passeggeri presenti sul "39" ha avuto bisogno di ricorrere alle cure ospedaliere. Questo il bilancio di un incidente su cui punta l´indice ancora una volta e dai sindacati degli autoferrotranvieri. «Tutta responsabilità dell´azienda, che non provvede alle manutenzioni preventive - denuncia Serafino Carloni, delle Rsa - per carenze di organico fa soltanto quelle sui guasti». I mezzi dell´Amt dovrebbero essere sottoposti alle verifiche programmate ogni 30 giorni. L´autobus della linea 39 e 40, invece, avrebbe avuto l´ultimo collaudo il 17 gennaio scorso. «Se la verifica fosse stata fatta con cadenza programmata, i tecnici si sarebbero accorti di una saldatura che non tiene più - aggiunge il sindacalista - qui ogni giorno 50 autobus rimangono in rimessa, sia perché sono guasti, sia perché manca l´autista». Ieri, alle 8.20, il guidatore, dopo aver fatto capolinea in via Vesuvio, è tornato indietro, imboccando l´incrocio tra le vie Paleocapa, Carbone e Boini. «In uno di questi tornanti, in discesa, ho impostato la traiettoria con il volante - ha raccontato l´autista ai colleghi sindacalisti - si è staccato il seggiolino e mi sono ritrovato per terra». L´autista è stato sottoposto ai test alcolometrici e tossicologici, ma è risultato negativo.
INDESIT: SI RIAPRE TRATTATIVA, INCONTRO AZIENDA-SINDACATI Si riapre la trattativa sullo stabilimento Indesit di None, nel torinese, per il quale il gruppo Merloni aveva comunicato la decisione di cessare l'attività. a renderlo noto sono i sindacati. Il primo incontro si svolgerà lunedì 6 aprile all'Unione Industriale di Torino. «Così si riaccende una speranza per i lavoratori della fabbrica di lavastoviglie - commenta il coordinatore nazionale Uilm elettrodomestici, Gianluca Ficco - di cui in precedenza l'azienda aveva annunciato la chiusura. Oggi la Indesit appare disposta a discutere sul mantenimento di una parte della produzione». «Dopo tante dichiarazioni sui giornali arriva una richiesta di incontro - dice il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - ma la trattativa è tutta da impostare. Il gruppo Merloni deve chiarire se ha una reale volontà di restare a None, perchè deve essere chiaro che non accetteremo nessun impegno 'a tempo determinatò». «Da oggi possiamo iniziare a scrivere su un foglio bianco, sgombro da pregiudiziali - sottolinea Dario Basso, della segreteria Uilm Piemonte - e definire un percorso che aiuti a confermare l'insediamento produttivo di None». Oggi pomeriggio è in programma un incontro tra una delegazione dell'azienda e la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso.
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