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'''‘PACCHETTO SICUREZZA’: “BARBARIE” PER PRESIDENTE ECUADOR'''

“Aumentano i mesi di prigione per coloro che sono senza documenti, gli si proibisce di affittare una casa, si incentivano le denunce dei cittadini contro i migranti… Che vergogna! E’ questa l’Europa, l’Europa dei Lumi?”. Nel suo programma radiofonico del fine-settimana, il presidente dell’Ecuador Rafael Correa ha condannato con forza il cosiddetto ‘pacchetto sicurezza’, approvato la scorsa settimana dal senato italiano, giudicandolo “una barbarie”. “Queste sono le cose incredibili che accadono nel XXI secolo… Immaginatevi se in America Latina fossero state applicate queste leggi incredibili, disumane, anti-etiche come quelle che sta applicando Berlusconi in Italia… Ci opporremo con tutte le nostre forze a questa criminalizzazione della migrazione” ha proseguito Correa, citato dal quotidiano ‘Hoy’, aggiungendo: “Come si può comprendere che in questo mondo globalizzato, dove si permette e si incentiva la mobilitazione di merci e capitali, si criminalizzi, ogni volta di più, l’immigrazione?”. Con il ‘pacchetto sicurezza’ italiano, ha detto ancora il presidente dell’Ecuador, “si riempiono le carceri europee con ‘criminali’ migranti, con gente che ha voluto cercare un avvenire in altri luoghi”. Si stima che siano circa 185.000 gli ecuadoriani immigrati in Italia, terzo paese di accoglienza dopo Stati Uniti e Spagna; almeno tre milioni di ecuadoriani hanno abbandonato il loro paese d’origine in cerca di migliori opportunità di vita, per la maggior parte tra il 1998 e il 1999 quando l’Ecuador si trovò ad affrontare la più grave crisi economica della sua storia.

'''“GOLPE” IN HONDURAS: IMPEDITO IL RITORNO DEL PRESIDENTE, SCONTRI'''

Reparti delle Forze armate fedeli al nuovo potere di Tegucigalpa hanno impedito a Manuel ‘Mel’ Zelaya, il presidente deposto il 28 Giugno, di atterrare all’aeroporto di Tegucigalpa; nei pressi dello scalo scontri fra militari e dimostranti hanno causato almeno due morti e due feriti tra i sostenitori del capo di stato. Camion e mezzi militari erano stati disposti sulla pista dell’aeroporto già diverse ore prima del previsto atterraggio. In un’intervista all’emittente venezuelana ‘Telesur’, il presidente ha sostenuto che riproverà a rientrare in Honduras già domani e accusato il nuovo potere di “massacrare” le migliaia di dimostranti scese in strada negli ultimi giorni. Più tardi Zelaya ha raggiunto l’El Salvador, dove dovrebbe incontrare alcuni fra i suoi più decisi sostenitori latinoamericani: i presidenti di Ecuador e Argentina, Rafael Correa e Cristina Fernandez, e il Segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), José Miguel Insulza. Proprio dall’organizzazione continentale con sede a Washington è arrivata nel fine-settimana l’ultima decisa condanna degli sviluppi politici di Tegucigalpa: l’Osa ha sospeso l’Honduras, ribadendo la richiesta di un ritorno all’ordine costituzionale. A confermare il carattere regionale della crisi sono anche le accuse rivolte nelle ultime ore al Nicaragua da Roberto Micheletti, il presidente del parlamento insediato dai militari al vertice dello stato. Secondo Micheletti, reparti delle Forze armate di Managua si sono mosse in direzione nord verso il confine con l’Honduras. Pronta la smentita del presidente del Nicaragua Manuel Ortega, parte di un fronte politico-diplomatico che da Washington attraversa il Centro America e raggiunge il Venezuela di Hugo Chavez.

'''Attentato in Afghanistan: morti 2 civili e 14 feriti'''

E' salito a due civili morti e 14 feriti il bilancio di un attentato suicida sferrato alle prime ore di questa mattina in prossimita' di una base Nato di Kandahar, nel sud dell'Afghanistan. Lo hanno annunciato fonti militari afgane. Un precedente bilancio era di un civile morto e di otto feriti.

Un kamikaze si e' fatto esplodere davanti alla base aerea di Kandahar, capoluogo dell'omonima provincia, uccidendo due civili e ferendo altre quattordici persone, ha precisato il generale Sher Mohammad Zazai, comandante delle forze afgane per il sud del Paese.

Prosegue la grande offensiva anti-talebana dei marine Usa nella vicina provincia di Helmand.

Nel Paese sono sempre nelle mani di un gruppo armato 16 sminatori afgani impiegati dal'Onu rapiti sabato fra le province di Paktia e di Khost.

'''ELEZIONI LEGISLATIVE: VINCE EX-PARTITO UNICO'''

Con il 65% delle schede scrutinate nel conteggio preliminare, l’ex-partito unico ‘Partido Revolucionario Institucional’ (Pri) è uscito vincente dalle elezioni legislative di medio termine per il rinnovo dei 500 seggi della Camera svolte ieri, in una giornata definita “esemplare” per il sostanziale clima di serenità che ha accompagnato il voto; per la prima volta anche l’Organizzazione degli stati americani (Osa) ha inviato una missione di osservatori. Secondo gli ultimi dati ufficiali, il ‘dinosauro’ che ha governato il paese per più di 70 anni prima dell’avvicendamento con il ‘Partido de Acción Nacional’ (Pan, governo) nel 2000, ha ottenuto il 40% dei suffragi a fronte del 29% assegnato allo schieramento al potere; terzo il ‘Partido de la Revolución Democrática’ (Prd, opposizione di sinistra), con il 13%. Non è ancora disponibile un dato certo sull’affluenza che, secondo gli exit poll si attesterebbe attorno al 60%. “Il governo si felicita con i nuovi eletti ed esprime la più grande disponibilità a dialogare e collaborare con i deputati” ha detto in un messaggio al paese il presidente Felipe Calderón del Pan, ammettendo la sconfitta e rivolgendo un appello all’unità. “L’elezione democratica, al di là del partito a cui si appartiene, obbliga a governare e legiferare per tutti” ha aggiunto il capo dello stato convocando tutti gli schieramenti a lavorare per mantenere la stabilità economica e trovare intese per favorire “il benessere dei messicani, soprattutto di coloro che hanno di meno”. Alle elezionio di ieri 77 milioni di cittadini erano chiamati a designare anche sei dei 31 governatori statali, 12 parlamenti locali, 549 sindaci e 16 vice-sindaci del distretto federale.

'''Proteste nello Xinjiang musulmano, 140 morti'''

Sono sfociate nel sangue le proteste dei musulmani uighuri nello Xinjiang. Secondo l'agenzia ufficiale cinese Xinhua, negli scontri sono morte 129 persone e 816 sono rimaste ferite. Ma il bilancio potrebbe anche essere piu' pesante: l'agenzia France Presse, parla di 140 vittime. Centinaia gli arresti ammessi dal governo. Le proteste, alle quali - secondo diverse fonti - hanno partecipato tra le 1.000 e le 3.000 persone, sono avvenute nel pomeriggio di ieri, domenica a Urumqi, capitale della regione autonoma dello Xinjiang. La rivolta era iniziata in maniera pacifica, con una marcia di circa 300 giovani uighuri, che manifestavano per la morte di due membri dell'etnia in una fabbrica di giocattoli a Canton, nel sud della Cina, e che erano stati accusati di aver violentato una giovane. Ma sono intervenute le forze di sicurezza e a quel punto sono iniziate i violenti scontri. Lo Xinjiang e' una spina nel fianco del gigante asiatico. Il governo cinese da decenni governa con il pugno di ferro la minoranza uighura (circa 10 milioni di persone delle 20 che abitano nello Xinjiang) e accusa i gruppi indipendentisti di terrorismo. Alcune immagini delle sanguinose proteste che erano circolate nelle ultime ore su Internet sono immediatamente state censurate.

'''ITALIA'''

'''Siparietto'''
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