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Esteri

LIBANO: GOVERNO DI UNITA' NAZIONALE CON HEZBOLLAH

Poche parole quelle di Saad Hariri, ma diritte al nodo della questione. Hariri, il figlio dell'ex premier libanese Rafik assassinato a Beirut a febbraio del 2005, ieri ha annunciato che il governo di unità nazionale includerà anche Hezbollah, che a Israele piaccia o meno. Gli interessi del Libano richiedono che tutte la parti in causa vengano coinvolte in questo esecutivoguiderà quindi un esecutivo di unità nazionale. Le elezioni, all'inizio di giugno scorso, sono state vinte dalla coalizione di Hariri, che aveva cavalcato i temi noti fin dai tempi dell'assassinio del padre: l'opposizione alle ingerenze iraniane, la necessità di disarmare Hezbollah (che controlla il Libano meridionale), la vocazione 'occidentale' di un Paese che mira a ritenersi nella sfera d'influenza degli Stati Uniti e in buoni rapporti con Israele. Hariri più di una volta durante la campagna elettorale aveva ammonito i libanesi a non dare fiducia a Hezbollah, la cui vittoria sarebbe stata causa a suo dire di un nuovo attacco israeliano sul Libano come quello dell'estate 2006. Dopo la vittoria elettorale, che garantiva al blocco guidato da Hariri 71 seggi contro i 58 degli avversari nell'Assemblea di Beirut, i giochi sembravano fatti, ma un accordo era nell'aria da tempo. Hariri esce allo scoperto e rende ufficiale quello che tutti sanno: nessuno può governare il Libano senza Hezbollah. D'altra parte, Hezbollah è consapevole che non potrà mai aspirare al dominio assoluto sul Libano, perché troppe sarebbero le resistenze interne ed esterne a questa evoluzione. Il governo israeliano, come era prevedibile, non ha reagito con gioia alla notizia. Il premier di Tel Aviv Benjamin Nethanyau ha commentato che, con Hezbollah al governo, Israele riterrà colpevole l'intero esecutivo senza distinzioni di un eventuale attacco. La sensazione, però, è che il governo israeliano abbia già accettato l'idea di un coinvolgimento politico di Hezbollah.

CAUCASO: SCONTRI ARMATI IN CECENIA

Due uomini si sono fatti esplodere oggi in Cecenia, ferendo tre poliziotti e tre civili, nel tentativo di darsi alla fuga dalle forze dell'ordine della repubblica caucasica della Federazione Russa. La polizia, la notte scorsa, ha fatto irruzione in un'abitazione nella città di Shali, dove si nascondevano due militanti. Quando è stato intimato loro di consegnarsi, i due hanno prima aperto il fuoco contro gli agenti e poi hanno azionato il congegno esplosivo che avevano addosso, uccidendosi. Lo hanno riferito fonti di polizia dalla Cecenia, specificando che quello odierno è l'ultimo di tre attentati nell'area. Tre ribelli sono stati uccisi nella notte a Makhackala, capitale del Daghestan, altra repubblida caucasica della Federazione Russa, in una operazione della polizia. I tre guerriglieri avevano aperto il fuoco intorno a mezzanotte contro un commissariato di polizia dove in quel momento non c'era nessuno. Una pattuglia li ha intercettati ed inseguiti: il conflitto a fuoco è durato alcune ore e i tre sono stati uccisi. Sempre a Makhckala un maggiore di polizia è stato ammazzato a colpir d'arma da fuoco mentre si stava recando a piedi in ufficio.

IRAQ: CONFERMATO IL PIANO DI RITIRO DELLE TRUPPE USA

Due soldati Usa sono morti in seguito alle ferite riportate per un'esplosione avvenuta a est di Baghdad. Nonostante la settimana scorsa in Iraq abbia segnato il ritorno della violenza, con più di cento vittime in una serie di attentati, non si ferma il piano di ritiro Usa dal Paese. David Nader, portavoce dell'esercito statunitense in Iraq, ha annunciato oggi che saranno non meno di 80mila i militari Usa ad abbandonare il Paese entro la fine di agosto del 2010. A quel punto, ha detto incontrando la stampa Nader, resteranno in Iraq 50mila soldati Usa che andranno via entro la fine del 2011.

AFGHANISTAN: UCCISO MILITARE USA

Un militare Usa delle forze di sicurezza Isaf è morto in Afghanistan saltando su una mina col veicolo su cui viaggiava.La nazionalità statunitense della vittima è stata confermata da un portavoce del contingente Usa nella capitale afghana. Da inizio conflitto, 806 militari americani sono deceduti in Afghanistan, 45 nel solo mese di agosto 2009, cifra che eguaglia quella di tutto luglio.

ARABIA SAUDITA: ATTENTATO FALLITO A UN PRINCIPE DELLA FAMIGLIA REALE

Mai nella storia dell'Arabia Saudita un membro della famiglia reale era stato oggetto di un attentato. E' accaduto al figlio di Muhammad bin Nayef, ministro degli Interni di Riad, che è rimasto ferito da un'esplosione a Gedda, nella parte occidentale del Paese. Il giovane principe, secondo al ricostruzione resa pubblica oggi dall'agenzia Spa, l'attentatore suicida si è fatto esplodere poco prima di un banchetto organizzato per il Ramadan. Il principe non è in pericolo di vita. Da tempo la famiglia reale saudita ha scelto di la repressione contro i fondamentalisti, dopo averli finanziati e armati per anni. Il 19 agosto l'ultima retata, con l'arresto di 44 presunti membri di al-Qaeda. L'attentato potrebbe essere una risposta.

COLOMBIA: L'ESERCITO HA FATTO UNA STRAGE DI INDIGENI AWA

Emergono nuovi particolari sull’eccidio di 12 indigeni del popolo Awa, tra cui almeno quattro bambini, uccisi Mercoledì da uomini armati col volto coperto nella comunità di Gran Rosario, nel dipartimento meridionale di Nariño. Javier Dorado, responsabile dell’ufficio per i diritti umani del Nariño, ha riferito che tra le vittime figura una donna, Tulia García, testimone in un processo contro alcuni militari accusati di aver ucciso tre giorni prima il marito, Gonzalo Rodríguez, poi camuffato da guerrigliero morto in combattimento. Si tratterebbe dell’ennesimo caso nello scandalo dei ‘falsi positivi’, vittime di esecuzioni arbitrarie inserite illegalmente nelle liste dei combattenti uccisi nell’ambito dell’offensiva contro i gruppi armati, che ha già portato in carcere 80 soldati, mentre altri 1150 sono sotto inchiesta. José Miguel Vivanco, direttore del programma per le Americhe di ‘Human Rights Watch’ ha evidenziato che secondo informazioni preliminari membri dell’esercito sarebbero coinvolti nella strage condotta “con l’obiettivo di eliminare testimoni di atrocità; invece di far finta che il conflitto non esiste – ha detto Vivanco – il governo deve fare di più per proteggere i civili e punire gli abusi”. Amnesty International ha ricordato che Mercoledì “il popolo Awa è stato vittima del terzo eccidio in meno di un anno”, per un totale di almeno 50 vittime dal Settembre 2008. Condannando l’eccidio e annunciando la partecipazione alle indagini dell’ufficio colombiano dell’Onu per i diritti umani, il governo aveva messo ieri una taglia pari a 35.000 euro a chiunque fornisca informazioni che conducano alla cattura dei responsabili.

BIRMANIA: DECINE DI MIGLIAIA IN FUGA VERSO LO YUNNAN, IN CINA

Migliaia di civili sono fuggiti oltre il confine con la Cina dalla regione di Kokang nello stato di Shan, nel nord del Myanmar, a causa della ripresa degli scontri tra militari birmani e guerriglieri della minoranza locale. Secondo informazioni raccolte dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati, sarebbero tra le 10.000 e 30.000 le persone arrivate nelle ultime settimane nella contea di Nansan, nella confinante provincia cinese dello Yunnan. Il sito internet dell’amministrazione locale informa che per i profughi sono stati allestiti rifugi di emergenza, mentre una parte ha trovato ospitalità da amici o parenti oltre la frontiera. L’inatteso flusso di profughi e la ripresa degli scontri con la minoranza di origini cinesi che vive in Kokang, hanno provocato la reazione del governo di Pechino, solitamente molto restio a intervenire nelle questioni interne del Myanmar, chiedendo al governo di gestire adeguatamente i propri problemi interni per salvaguardare la stabilità regionale nell’area di confine. L’accordo di cessate il fuoco tra la milizia del Kokang e la giunta militare birmana risale a venti anni fa; ma recentemente le tensioni si sono riaccese per il rifiuto dei capi guerriglieri di integrare i propri miliziani in un corpo di guardia di frontiera sotto il comando dell’esercito birmano. La regione di Kokang si trova in un area frontaliera al centro di un intenso traffico internazionale di droga e di armi, in cui, secondo alcune fonti, sarebbero coinvolti anche generali della giunta birmana.

FRANCIA: LA POLIZIA ARRESTA TRE MILITANTI DELL'ETA

Le squadre antiterrorismo francesi hanno arrestato tre membri dell'organizzazione separatista basca e scoperto 14 nascondigli dove c'era esplosivo per circa 800 kg, armi e munizioni che l'Eta aveva nascosto in varie localita' della Francia meridionale.

FRANCIA: TRIBUNALE DA' RAGIONE AGLI OPERAI IN LOTTA

Il tribunale di Nanterre ha sospeso il piano di ristrutturazione della Goodyear a Amiens che prevedeva il taglio di 820 posti di lavoro. Il tribunale ha accolto un ricorso degli operai, infuriati contro la decisione di tagliare 820 su 1.400 posti. I giudici hanno stabilito che "Le informazioni date sono incomplete riguardo la ristrutturazione del sito di Amiens e il piano presentato non è completo sull'avvenire della produzione degli pneumatici agricoli"

Italia

POTENZA: L'AZIENDA LASME SOSPENDE LA MOBILITA' DOPO LA PROTESTA OPERAIA

La Lasme si e' impegnata a sospendere temporaneamente le procedure di mobilità per i 174 dipendenti di Melfi (Potenza). Nel corso di una riunione presieduta dal prefetto di Potenza, Luigi Riccio, l'azienda che produce componenti per la Fiat si è impegnata a sospendere le procedure di mobilità fino ad un incontro che si svolgerà al massimo entro venerdì 4 settembre al ministero dello Sviluppo economico.

CALTANISSETTA: DOPO LA RIVOLTA DELLA POPOLAZIONE, NON CHIUDE L'OSPEDALE

Il sindaco D'Asaro ha detto che l'ospedale di Mazzarino (Caltanissetta) continuerà la normale attività fino al 31 dicembre. So - ha detto D'Asaro lasciando la prefettura di Caltanissetta - che questa decisione è stata già adottata, anche se non ho ancora visto le carte. Il piano di ridimensionamento dell'ospedale doveva essere attuato dal primo settembre. Il paese è in rivolta dopo la morte di un giovane trasferito altrove perché la sala operatoria dell'ospedale era chiusa.

SAVONA: MORTO UN LAVORATORE ROMENO

Un romeno di 28 anni e' morto in seguito a un incidente sul lavoro a Bardineto, nel Savonese, in circostanze da chiarire. Un bosniaco di 38 anni, coinvolto forse nello stesso incidente, è invece ricoverato in prognosi riservata all'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure. I due, impiegati con un regolare contratto in un agriturismo della zona, potrebbero essere stati investiti da un trattore o un altro mezzo agricolo mentre erano impegnati in qualche lavoro nei campi.

ASCOLI PICENO: OPERAI IN LOTTA OCCUPANO LA FABBRICA

Prima notte in fabbrica e sciopero della fame per sei dipendenti della Novico spa di Ascoli Piceno (siringhe e aghi monouso). I lavoratori da ieri mattina sono barricati nel reparto di sterilizzazione, per protestare contro la mancata corresponsione degli stipendi e il futuro incerto dell'azienda, commissariata e con un annuncio di cassa integrazione a zero ore a partire dal 7 settembre.

MILANO: PROCESSO AI PRIGIONIERI DI VIA CORELLI

Nella seconda e terza udienza del processo contro i rivoltosi di via Corelli, a Milano, lunga testimonianza dell’ispettore-capo del Cie Vittorio Addesso, il mistero di telecamere che funzionano solo quando questo serve alla polizia, le contraddizioni dei testimoni dell’accusa, la presenza solidale e rumorosa dei compagni dentro al Palazzo di Giustizia che costringe il capo delle guardie di Corelli ad uscirsene dal retro dell’aula. E poi, soprattutto, gli imputati che cominciano a prendere la parola e raccontano non solo la sommossa del 13 agosto, ma anche la vita quotidiana nel Centro. Su tutti, il racconto di Joy, che ricorda in aula di come, una notte dei primi di agosto, l’ispettore-capo di Corelli sia entrato nella sua stanza e le si sia gettato addosso palpeggiandola. Già nei giorni precedenti l’ispettore le aveva promesso la libertà in cambio di un rapporto sessuale e sarebbero stati proprio i suoi ostinati rifiuti a concentrare la repressione contro di lei e contro le ragazze della sezione subito dopo la sommossa: manganellata ripetutamente insieme alle sue compagne quando erano già tutte ammanettate, Joy ha ricevuto un pugno in faccia dall’ispettore-capo in persona. Un messaggio chiaro: i guardiani dei Campi vogliono disporre completamente dei corpi che amministrano e recludono, e senza tante storie. Il processo riprenderà il 21 di settembre prossimo.

NAPOLI: PICCHIATI DUE GAY

Una coppia gay di turisti è stata aggredita a Napoli da un branco di ragazzi nel centro storico. Vittime dell'episodio un armeno di 25 anni e uno svizzero di 47, che hanno denunciato l'attacco subito alla polizia. La sera del 26 agosto un gruppo di ragazzi ha prima insultato la coppia e poi ha inseguito i due uomini, che avevano provato ad allontanarsi, picchiandoli. Il venticinquenne si è fatto medicare al pronto soccorso del Vecchio Pellegrini: è stato dimesso con una prognosi di guarigione di 5 giorni. La polizia ha confermato la dinamica dell'episodio.

FIRENZE: RIMPATRIATO IL MAROCCHINO CHE SI ERA CUCITO LA BOCCA

È uscito l'altro ieri dal carcere di Sollicciano per essere rimpatriato il detenuto marocchino che si era cucito la bocca per protesta in quanto, a due anni dalla fine della pena, non riusciva a ottenere il rimpatrio. A renderlo noto è il garante delle carceri del Comune di Firenze Franco Corleone. "Questo episodio drammatico - ha ribadito oggi Corleone - mette in luce una questione troppo trascurata. Sono molti in Italia i detenuti stranieri che potrebbero usufruire della norma di legge che prevede la possibilità del rientro in patria come misura alternativa quando mancano loro da scontare due anni. Solo a Sollicciano ci sono altri 13 casi tra cui anche alcune donne. Proprio oggi la direzione del carcere mi ha fatto sapere che a metà settembre questi detenuti incontreranno la presidente del tribunale di sorveglianza, Antonietta Fiorillo, anche per la concessione delle misure alternative ai tossicodipendenti rinchiusi a Sollicciano e per gli altri detenuti che ne hanno diritto".

gror090828 (last edited 2009-08-28 18:28:35 by anonymous)