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Sommario
IN PRIMO PIANO Dopo lo sgombero del Regina Elena e dopo gli arresti di ieri durante il tentativo di sgombero dell'occupazione 8 Marzo a Via dell'Impruneta a Magliana, prosegue la mobilitazione in campidoglio, oggi previsto l'incontro con il sindaco, la settimana prevede incontri e assmblee in preparazione del corteo di venerdi' a Magliana
- corrispondenza ROR
ESTERI DELTA DEL NIGER: SCADE TREGUA DEI RIBELLI, ESERCITO PRONTO A NUOVA OFFENSIVA
Centinaia di militari delle unità speciali dell’esercito nigeriano (Joint task force, Jtf) sono stati inviati nella regione meridionale del Delta del Niger, ricca di giacimenti di idrocarburi, per rafforzare il dispositivo di sicurezza dopo la fine oggi della tregua annunciata unilateralmente a fine Giugno dal Movimento di emancipazione del Delta del Niger (Mend). A darne notizia è un portavoce del ministero della Difesa nigeriano, secondo il quale sarebbero pochi i militanti armati nella regione che non hanno ancora accettato la proposta di amnistia offerta dal presidente Umaru Yar’Adua, per fermare gli attacchi alle installazioni petrolifere nella regione. Secondo i quotidiani nigeriani, l’esercito nigeriano sarebbe pronto a un’offensiva su larga scala, dopo l’addestramento fornito nei mesi scorsi alla Jtf da istruttori israeliani e nuovi mezzi navali e aerei acquistati da Russia e Israele. Quattro uomini, considerati importanti capi militari del Mend, si sono incontrati nel fine-settimana a Lagos con i responsabili del comitato per l’amnistia per definire le condizioni economiche della loro resa, mentre ufficialmente il Mend ha rigettato i termini dell’offerta, sostenendo di volere un tavolo politico che affronti gli atavici problemi di povertà delle popolazioni del delta del Niger devastato dagli effetti delle estrazioni petrolifere.
PAPUA NUOVA GUINEA
COLERA, SI AGGRAVA IL BILANCIO DELLA PRIMA EPIDEMIA IN 50 ANNI
Sono oltre 50 i morti e più di 5000 i casi di contagio accertato per la prima epidemia di colera registrata nel paese da cinquant’anni a questa parte. L’epidemia, dichiarata ad Agosto, si è diffusa in alcune remote aree e ha portato con sé casi di dissenteria acuta e influenza: in totale le vittime registrate nella costa settentrionale sono più di cento, ma solo la metà sono imputabili al colera. A preoccupare i sanitari, tra cui un’equipe specializzata di medici dell’organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e di Medici Senza frontiere (Msf) dislocata sul posto da circa un mese, è il panico che si sta diffondendo tra la popolazione. “Le persone non sanno esattamente cosa sia il colera, ma sanno che è molto contagioso – ha detto la dottoressa Vanessa Cramond di Msf – e questo sta comportando gravi casi di segregazione nei confronti di chi ha contratto il batterio a cui, in alcuni casi, viene addirittura impedito di salire sui mezzi pubblici per recarsi in città e procurarsi i medicinali”. Secondo i dati ufficiali, il colera ha fatto la sua comparsa alla fine di luglio in due villaggi costieri della provincia settentrionale di Morobe e si è poi diffusa gradualmente in quattro distretti. La scarsa conoscenza della malattia da parte della popolazione rischia, secondo l’Onu, di favorirne la rapida diffusione, mentre il debole sistema sanitario potrebbe non essere in grado di gestire un’emergenza di dimensioni maggiori.
CUBA: WASHINGTON PROLUNGA IL BLOQUEO
Ancora per un anno cubani sotto la morsa del blocco economico Falsi allarmi. Solo falsi allarmi. Tutte le ipotesi effettuate fino a ora sul possibile scioglimento del bloqueo statunitense su Cuba, sono solo parte di un'idea d'altri tempi. Chi sperava in un repentino cambiamento nelle relazioni fra la piccola isola caraibica e il gigante nord americano, deve ancora attendere un po' di tempo. Baracak Obama ormai non può tornare indietro: è sua la firma apposta sul documento che prolunga ancora di un anno. Dunque, "privare Cuba del denaro per ridurre le sue risorse finanziarie, provocare la fame e la disperazione" è ancora uno dei punti saldi dell'azione dello zio Sam. Vero è che l'unico organismo in grado di dire basta al bloqueo è il Congresso ma è anche altresì vero che la firma di Obama sottolinea la volontà di continuare a bloccare le attività di un intero Paese. E se per i cubani l'avvento di Obama sembrava poter essere l'inizio di una nuova epoca, ora le loro speranza stanno via via affievolendosi.
LIBERO IL LANCIATORE DI SCARPE Baghdad, 15-09-2009
E venne il giorno. È stato liberato questa mattina il giornalista iracheno Mountazer al Zaidi, salito agli altari della cronaca per aver lanciato le sue scarpe contro l’allora presidente americano Bush, durante una conferenza stampa. Zaidi, che in quell'occasione apostrofo' anche Bush come "cane", era stato condannato a tre anni di reclusione lo scorso marzo: pena ridotta prima ad un anno perche' il giornalista era incensurato e successivamente di altri tre mesi per buona condotta. "Questo e' un bacio di addio dal popolo iracheno, cane. Questo e' dalle vedove, dagli orfani e da coloro che sono stati uccisi in Iraq", esclamò Muntadar mentre lanciava le scarpe a Bush il 14 dicembre 2008, mentre il presidente Usa effettuava una visita di addio in Iraq prima di lasciare la Casa Bianca. Il suo gesto e' stato celebrato in Iraq e nel mondo arabo in giochi su internet e sulle magliette. Alcuni hanno anche offerto in moglie a Muntadar le proprie figlie. Il fratello Udai e l'intera famiglia sono stati in attesa da ieri davanti alla base militare di Mouthanna, nel quartiere Kharkh nell'ovest di Baghdad, dove Muntadar ha scontato le ultime ore di detenzione. Per lui sono in programma grandi festeggiamenti. Da tutte le tribu' irachene, da Ramadi a Nassirya, sciiti e sanniti manderanno delegazioni per celebrare il ritorno a casa di Muntasar. Ci sara' un grande banchetto di ringraziamento. In arrivo anche regali e riconoscimenti di ogni tipo.
ITALIA
IN PRIMO PIANO La notte tra sabato e domenica una ventina di reclusi di via Corelli hanno tentato la fuga dai tetti. Da quel che sappiamo nessuno è riuscito a guadagnare la libertà: scoperti dalle guardie, alcuni si sono buttati dal tetto della struttura e in quattro si sono fatti molto male nella caduta. Sappiamo che solo due sono finiti all’ospedale, e sono già stati dimessi: uno ha un braccio (o una mano) fratturato e l’altro si è fatto male alla schiena e non riesce a camminare. Giusto due giorni fa, il Centro - semideserto dalla rivolta del 13 di agosto - aveva ricominciato a popolarsi, con l’arrivo di trenta algerini trasferiti dalla sardegna. A presto ulteriori aggiornamenti.
Aggiornamento. A tentare la fuga da Corelli, questa notte, sono stati in 25 e purtroppo nessuno è riuscito ad arrivare di là dal muro. Probabilmente un terzo recluso è stato trasportato in ospedale e da lì di nuovo nel Centro, anche si il numero di quelli che si sono fatti male è maggiore: «ma devi urlare molto per farti curare». In giornata, poi, hanno fatto una ispezione al centro gli avvocati dei 14 imputati del processo per la rivolta del 14 agosto. Leggete il testo di una agenzia che riporta la loro testimonianza all’uscita: “Nella sala benessere, una per ognuno dei 5 settori - raccontano - c’e’ una televisione ingabbiata in una grata che gli ospiti possono vedere solo attraverso una grata e macchinette del caffe’ anch’esse ingabbiate. Tutto qui: poi, possono uscire nel cortile e sedersi su una panchina. In sostanza, secondo gli avvocati il Cie è peggio di un carcere, dove gli ospiti, “non essendo né detenuti né liberi non hanno i diritti né dei primi né dei secondi. È come la sala d’attesa di un aeroporto trasformata in un carcere”. “La maggior parte delle persone che hanno assistito ai fatti oggetto del processo “sono stati rimpatriati o trasferiti in altri centri di detenzione”. I legali hanno anche riferito di una tentata evasione ieri sera da parte di 25 persone. “Del resto - commentano - non e’ neppure possibile parlare di evasione poiché non sono detenuti e non hanno commesso alcun reato”.
ABBA :IERI COMMEMORAZIONE A MILANO A un un anno dallomicidio a Milano di Abdoul Guiebre, per tutti Abba, Milano non dimentica e rilancia la lotta contro violenze e discriminazioni con un mese di iniziative che culmineranno sabato 19 settembre in una manifestazione antirazzista che partirà alle ore 15 da piazza Venezia. Nel pomeriggio di oggi, a partire dalle 18, il Comitato per Abba ha invitato tutta la cittadinanza a portare il proprio ricordo nel luogo dell'omicidio in via Zuretti, per non dimenticare quel che accadde esattamente 12 mesi fa. Il servizio con Leon, del Comitato per non dimenticare Abba. corrispondenza da Radio Onda d'Urto End of edit conflict