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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Italia

A Brembio i lavoratori vincono

I lavoratori e le lavoratrici dell'azienda, insieme a molti compagni e sostenitori giunti da varie città, sono riusciti a ottenere il reintegro di tutti e 35i lavoratori minacciati della messa in mobilità dalla FIEGE di Brembio, in provincia di Lodi: ieri sera l'azienda ha chiesto un incontro con i rappresentanti dello sali cobas al termine del quale, vista l'inamovibilità dei lavoratori e la presenza in massa di fronte ai canelli dell'azienda di sostenitori, si è proposto il reintegro dei 35 minacciati dalla mobilità. Intanto sono migliorate le condizioni dei due lavoratori picchiati durante la carica di polizia del 30 dicembre scorso, al termine della quale due manifestanti sono stati arrestati e processati per direttisima con l'accusa di lesioni.

Lavoro, il caso Ispra arriva al ministero

Un tavolo tecnico per sbloccare la questione legata alla protesta dei precari dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che da 42 giorni stanno occupando il tetto della sede di via di Casalotti per protestare contro i previsti licenziamenti e per chiedere la stabilizzazione lavorativa. E' stato fissato per lunedì prossimo, 11 gennaio. La decisione è arrivata nel corso dei due incontri al ministero dell'Ambiente, il primo con i sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil, Anpri) e il secondo con quelli di base Usi-RdB Ricerca. Il tavolo tecnico previsto per la prossima settimana dovrebbe servire a mettere a punto "le strategie e gli strumenti per risolvere la questione".

Fiat, si attende Scajola pensando allo sciopero

Sindacati e governo dovrebbero incontrarsi di nuovo intorno al 20 gennaio, a un mese di distanza dal vertice di Palazzo Chigi in cui Sergio Marchionne ha presentato il piano per gli stabilimenti italiani. Fim, Fiom, Uilm e Fismic aspettano la convocazione del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ma nel frattempo valutano l'ipotesi di uno sciopero generale di tutti i lavoratori del gruppo a sostegno della vertenza di Termini Imerese.

Lavoro, Termini Imerese verso un nuovo sciopero

I lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento Fiat di Termini Imerese hanno indetto per il prossimo 7 gennaio uno sciopero allo scopo di bloccare la produzione e un presidio permanente davanti ai cancelli dello stabilimento Fiat. La mobilitazione vuole essere una risposta alla scelta del Lingotto di non produrre più auto nella fabbrica siciliana a partire dal 2012

Lavoro, saltata la riunione tra Confindustria e lavoratori del porto di Gioia Tauro

La situazione al Porto di Gioia Tauro continua ad essere preoccupante. La riunione presso Confindustria prevista per oggi è saltata e i lavoratori, vista la comunicazione aziendale della cassa integrazione, sono in fermento. Lo fa sapere in un comunicato il Sindacato Unitario dei Lavoratori del Comparto Trasporti che ricorda come i portuali, riuniti in assemblea presso la sede del SUL a Rosarno, continuano a respingere con forza il tentativo di ricorrere agli ammortizzatori sociali. I portuali ad oggi non sanno ancora quale sia il Piano Industriale Aziendale e il rifiuto dei sindacati confederali di unirsi per perseguire obiettivi comuni, non fa altro che favorire l'azienda. “Non possiamo permettere che lo scalo più grande ed importante del mediterraneo finisca per essere l’ennesimo fallimento imprenditoriale”, dicono nel comunicato, ricordando che se non si lotta per la salvaguardia di questi posti di lavoro, ben 400 famiglie si troveranno sul lastrico.

DOSSIER SISMI: CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER POLLARI

La procura di Perugia ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex direttore del Sismi Niccolò Pollari e dell'ex funzionario dello stesso servizio segreto Pio Pompa al termine dell'inchiesta sulle irregolarità legate all'archivio riservato scoperto a Roma in via Nazionale nel 2006, nel corso delle indagini sul sequestro di Abu Omar. Peculato è la principale accusa ipotizzata nei confronti dei due. Secondo la ricostruzione del pubblico ministero fondi, risorse umane e mezzi del Sismi sarebbero stati infatti utilizzati per attività non istituzionali. In particolare per creare un archivio riservato con dossier su numerosi magistrati, giornalisti e funzionari dello Stato e per attuare un programma volto a "disarticolare con mezzi traumatici" l'opposizione al governo. A questo programma, infatti, fa esplicito riferimento una relazione di una ventina di pagine, trovata tra le carte del braccio destro di Pollari, Pio Pompa. In queste pagine si spiega in che modo e per quali ragioni si doveva "disarticolare", "neutralizzare", "ridimensionare" e "dissuadere" - anche con "provvedimenti" e "misure traumatiche" - ogni dissenso, autentico o ipotetico.

E intanto, prontamente, Palazzo Chigi istituisce il segreto di Stato sull'inchiesta della Procura di Milano che vede indagate Telecom e Pirelli per le attività illecite legate alla creazione dei dossier illegali, noti come Archivio Zeta. La vicenda era esplosa nel settembre del 2006 quando scattarono i primi arresti per dossiereggio illegale con i fondi aziendali dalla security di Telecom e Pirelli sotto la gestione di Giuliano Tavaroli (che ha patteggiato una condanna di 4 anni e 6 mesi). Tra gli imputati c'è anche l'ex agente del Sismi, Marco Mancini che si è difeso invocando il segreto di Stato. Chiamato in causa, palazzo Chigi ha dato il via libera alla richiesta.

MAFIA: INIZIA LE TRASMISSIONI RADIO 100 PASSI

Oggi primo giorno di trasmissione oggi per Radio 100 Passi. La data scelta per la partenza non è casuale è infatti il giorno della nascita di Peppino Impastato, oggi avrebbe 62 anni. Basta con le commemorazioni dei caduti della mafia nel giorno del loro assassinio, prassi storicamente usata per commemorare i santi nel giorno del loro martirio, affermano dal Centro Peppino e Felicia Impastato - I nostri martiri, affermano, vogliamo ricordarli con gioia perchè siamo contenti che siano esistiti. Per questo 'Radio 100 Passi' dedicherà volta per volta la giornata di trasmissione alle vittime della mafia il giorno del loro compleanno. Radio 100 passi trasmette via web da Cinisi, dalla casa memoria peppino impastato.

Campo di concentramento in Friuli rischia lo smantellamento

L'unico campo di concentramento del regime fascista in Italia ancora intatto, a Visco (Udine), in Friuli, rischia lo smantellamento. Lo ha denunciato oggi Ferruccio Tassin, storico, secondo il quale l'attuale amministrazione comunale intende vendere la caserma 'Sbaiz' costruita proprio sul campo attivo fin dagli anni Trenta e di fatto distruggerne la memoria. Il Fascismo aveva costruito al confine orientale d'Italia diversi campi di concentramento per 'rieducare' i nuovi cittadini italiani della provincia di Lubiana: in provincia di Udine ce n'erano due, tre erano a Gorizia e uno nell'attuale Slovenia. L'unico a dare ancora tracce di se' e' appunto quello di Visco. La caserma 'Sbaiz' infatti fu costruita a partire da quel campo del quale ancora oggi porta visibili tracce. Il terreno e l'immobile sono ora passati nelle mani del Comune che avrebbe intenzione di vendere.

ESTERI

Bulgaria: ucciso autore di un libro sulla mafia bulgara

Boris Tsankov, 30 anni, ex moderatore radiofonico e autore di un libro non ancora pubblicato sui legami tra mafia bulgara, élite economiche e politica è stato assassinato in pieno centro a Sofia. E' accaduto poco dopo mezzogiorno in una delle vie più frequentate della capitale. Testimoni parlano di due killer. Nella sparatoria sono rimaste ferite le due guardie del corpo della vittima, dalle quali non si separava mai viste le minacce che da tempo lo perseguitavano. Tsankov collaborava con diverse stazioni radio di quartiere a Sofia e Varna ed era noto il suo legame con la malavita, tanto che nel 2003 fu arrestato e processato per truffe finanziarie. Poi la decisione di scrivere il libro e svelare connubi e relazioni molto pericolose. Che gli sono costate la vita. L'episodio di oggi ha un precedente. Nell'aprile 2008 fu ucciso, sempre nel centro di Sofia, lo scrittore Gheorghi Stoev, 35 anni, autore di libri e articoli sui legami fra ex dirigenti comunisti e criminalità organizzata. Anche Stoev era stato legato alla malavita, ma poi era passato dall'altra parte della barricata.

Riaperta questa mattina l'ambasciata di Sanaa, capitale dello Yemen

La rappresentanza diplomatica, secondo quanto affermato dalla Cnn che ha citato fonti del Dipartimento di Stato di Washington, dopo due giorni di chiusura per timore di attentati, ha riaperto i battenti. Oltre all'ambasciata statunitense, domenica scorsa era stata chiusa anche quella inglese e ieri quella francese. Germania, Spagna e Giappone hanno invece scelto di limitare l'accesso ai visitatori. Anche le rappresentanze di Francia e Gran Bretagna hanno riaperto questa mattina, anche se restano chiuse al pubblico le rispettive sezioni consolari. C'è da dire che la situazione nello Yemen non è più pericolosa oggi di tempo fa: le tensioni separatiste del sud e la presenza di al-Qaeda in Yemen non sono una novità, anzi sono note da anni a Washington. L'attenzione della stampa generalista per lo Yemen risale al fallito attentato del 24 dicembre scorso sul volo Amsterdam - Detroit da parte di un giovane nigeriano addestrato in Yemen. Il governo statunitense usa questa notizia rimbalzata in tutto il globo per portare lo Yemen al centro dell'agenda politica e nascondere il vero obiettivo di tutta questa campagna così detta antiterrorista, che è l'Iran. Il Washington Post, nell'edizione del 3 gennaio scorso, ha pubblicato un'inchiesta che ricostruisce l'impegno Usa in Yemen nell'ultimo decennio e il bilancio è disarmante. L'anno scorso il Pentagono ha stanziato 67 milioni di dollari per lo Yemen, quest'anno sono arrivati a 90. L'impegno è giustificato dalla posizione strategica dello Yemen, punto di raccordo tra l'Arabia Saudita e la Somalia. La possibilità di rendere accettabile all'opinione pubblica il dislocamento di nuove unità militari o d'intelligence Usa nella regione è più facile se si parla di al-Qaeda. Ma molti osservatori sostengono che l'obiettivo, sempre più, è accerchiare l'Iran.

Condanne contro le nuove misure di controllo negli aeroporti statunitensi

Quando anche la verifica di un passaporto è un atto di xenofobia. Dall’Africa e non solo, si stanno moltiplicando le critiche per le nuove misure di sicurezza adottate dall’amministrazione statunitense che limitano la libertà di movimento dei viaggiatori, in particolare nigeriani, in seguito al fallito attentato compiuto il giorno di Natale a bordo di un aereo partito dall’Olanda con destinazione Detroit (Stati Uniti). Un provvedimento definito “ingiusto” e potenzialmente “pericoloso” da Nawar Shora, esponente del Comitato americano-arabo contro le discriminazioni, che ha sottolineato l’iniqua differenza di trattamento riservata ai viaggiatori in base alla nazionalità. L’amministrazione statunitense per la sicurezza nei trasporti (Tsa) ha annunciato in questi giorni controlli rafforzati per i cittadini originari di cinque paesi africani: Algeria, Libia, Nigeria, Somalia e Sudan. Altre nove nazioni – tra cui Afghanistan, Pakistan e Yemen – figurano già nell’elenco dei paesi ritenuti responsabili di appoggiare il terrorismo.

Sui militari israeliani poteva essere emesso un mandato d'arresto per crimini di guerra

Una delegazione di ufficiali delle forze di difesa israeliane (Idf) ha annullato una visita nel Regno Unito. Le autorità inglesi hanno infatti affermato di non poter garantire che un mandato di arresto per crimini di guerra non venisse emesso nei confronti dei rappresentanti dell'Idf. A riportare la notizia è stato il sito del quotidiano Jerusalem Post che spiega che la visita si sarebbe dovuta svolgere la settimana scorsa. A metà dicembre un mandato di arresto era già stato emesso a Londra contro Tzipi Livni, guida del partito Kadima, in virtù del Criminal Justice Act del 1988, che conferisce alla Gran Bretagna una giurisdizione universale per i crimini di guerra. Il mandato di arresto era scaturito in base all'iniziativa di attivisti pro-palestinesi in riferimento all'operazione Piombo Fuso condotta dai militari israeliani nella Striscia di Gaza tra il dicembre 2008 e il gennaio 2009. All'epoca la Livin era ministro degli Esteri. Lo scorso settembre era stata chiesta l'emissione di un provvedimento analogo anche per il ministro della Difesa Ehud Barak, invitato a una convention del partito laburista. Barak riuscì ad evitare il mandato d'arresto, in quanto protetto dall'immunità diplomatica, prevista per i ministri.

Ma Patricia Janet Scotland, procuratore generale britannico, che si trova attualmente in Israele, ha oggi annunciato di voler incontrare alcuni dirigenti del ministero della Giustizia dello Stato ebraico per discutere della possibilità di introdurre dei cambiamenti nella normativa per evitare il verificarsi di analoghe situazioni.

Intanto, il gruppo italiano New weapons committee, composto da ricercatori, professori universitari e comunicatori che studiano l'uso delle nuove armi nei conflitti, ha accusato Israele di aver contaminato i terreni di Gaza attraverso i bombardamenti. Dopo l'esame del suolo di quattro grandi crateri creati durante l'ultima guerra, i ricercatori avvertono che la popolazione di Gaza è in pericolo.

GIORNATA RAMONA VIVE

Inizia domani e prosegue fino al 9 gennaio l'iniziativa Ramona Vive, organizzata in Chiapas da aderenti nazionali ed internazionali alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. L'intento delle giornate non è solo quello di ricordare la comandante Ramona, una delle protagoniste della rivolta zapatista del 1994 in Chiapas, nel quarto anniversario della sua morte. Con questa iniziativa si vogliono fornire alcuni servizi sanitari a chi non ha accesso alle cure, in particolare le donne. Sarà possibile infatti eseguire esami e visite mediche gratuite, sia a San Cristobal che all'interno delle comunità zapatiste della selva Lacadona. L'organizzazione di questa attività avviene in un contesto di forti aggressioni da parte dello Stato messicano, e dei suoi poteri de facto, contro le comunità base d'appoggio dell'EZLN; in mezzo alle crescenti minacce del governo statale e federale di intervenire militarmente con il fine di "evitare una nuova sollevazione armata nel 2010"; e in mezzo ad attacchi dei gruppi paramilitari contro l'EZLN ed anche contro i gruppi aderenti all'Altra Campagna. E il Chiapas non è l'eccezzione, ci sono stati anche varie espressioni di repressione e discriminazione contro aderenti in tutto il paese, come nel caso delle recenti aggressioni alle compagne lavoratrici sessuali di Apizaco, Tlaxcala.

Presentato ieri un dossier ufficiale contro la pena capitale negli Stati Uniti

Con un documento di 113 pagine, approvato lo scorso Ottobre ma divenuto pubblico soltanto ieri, il prestigioso American Law Institute (ALI) - che raccoglie 4000 tra docenti universitari di diritto, giudici e avvocati e che nel 1962 aveva gettato le basi per la gestione della pena di morte - annuncia di aver cambiato punto di vista “alla luce degli irresolubili ostacoli istituzionali e strutturali sulle garanzie relative a un sistema minimamente idoneo all’amministrazione della pena capitale”. La formula scelta per lo storico mutamento di posizione - che il “New York Times” definisce ‘spostamento tettonico nella teoria del diritto’ - pur nel suo complesso e compromissorio linguaggio indica una condanna ormai esplicita della pena di morte. Il consiglio sostiene il voto dei membri per il ritiro della sezione ‘pena capitale’ dallo schema di codice penale. Il “New York Times” sottolinea inoltre che nel 2008 (primo anno della presidenza Obama) molti altri importanti sviluppi hanno riguardato la pena capitale: il numero di condanne a morte è diminuito, lo stato del New Mexico ha completamente eliminato la pena e quello dell’Ohio è passato a un metodo letale meno crudele. “Ma nessuna di queste novità - aggiunge il giornale - è così significativa come l’attuale mossa dell’istituto”. Tra coloro che aderiscono ad ALI - finora unico organismo qualificato favorevole alla pena di morte - non pochi avrebbero voluto una decisione più chiara e definitiva con l’immediata totale ripulsa della condanna capitale


Gr 13:00

In primo Piano

A Brembio i lavoratori vincono

I lavoratori e le lavoratrici dell'azienda, insieme a molti compagni e sostenitori giunti da varie città, sono riusciti a ottenere il reintegro di tutti e 35i lavoratori minacciati della messa in mobilità dalla FIEGE di Brembio, in provincia di Lodi: ieri sera l'azienda ha chiesto un incontro con i rappresentanti dello sali cobas al termine del quale, vista l'inamovibilità dei lavoratori e la presenza in massa di fronte ai canelli dell'azienda di sostenitori, si è proposto il reintegro dei 35 minacciati dalla mobilità. Intanto sono migliorate le condizioni dei due lavoratori picchiati durante la carica di polizia del 30 dicembre scorso, al termine della quale due manifestanti sono stati arrestati e processati per direttisima con l'accusa di lesioni.

da ROR

Lavoro, il caso Ispra arriva al ministero

Un tavolo tecnico per sbloccare la questione legata alla protesta dei precari dell'Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che da 42 giorni stanno occupando il tetto della sede di via di Casalotti per protestare contro i previsti licenziamenti e per chiedere la stabilizzazione lavorativa. E' stato fissato per lunedì prossimo, 11 gennaio. La decisione è arrivata nel corso dei due incontri al ministero dell'Ambiente, il primo con i sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil, Anpri) e il secondo con quelli di base Usi-RdB Ricerca. Il tavolo tecnico previsto per la prossima settimana dovrebbe servire a mettere a punto "le strategie e gli strumenti per risolvere la questione".

da repubblica.it

NOTIZIE BREVI

Fiat, si attende Scajola pensando allo sciopero

Sindacati e governo dovrebbero incontrarsi di nuovo intorno al 20 gennaio, a un mese di distanza dal vertice di Palazzo Chigi in cui Sergio Marchionne ha presentato il piano per gli stabilimenti italiani. Fim, Fiom, Uilm e Fismic aspettano la convocazione del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ma nel frattempo valutano l'ipotesi di uno sciopero generale di tutti i lavoratori del gruppo a sostegno della vertenza di Termini Imerese.

da ansa

ESTERI

Riaperta questa mattina l'ambasciata di Sanaa, capitale dello Yemen

La rappresentanza diplomatica è rimasta chiusa per due giorni per il timore di attentati

La rappresentanza diplomatica, secondo quanto affermato dalla Cnn che ha citato fonti del Dipartimento di Stato di Washington, dopo due giorni di chiusura per timore di attentati, ha riaperto i battenti. Oltre all'ambasciata statunitense, domenica scorsa era stata chiusa anche quella inglese e ieri quella francese. Germania, Spagna e Giappone hanno invece scelto di limitare l'accesso ai visitatori.

Anche le rappresentanze di Francia e Gran Bretagna hanno riaperto questa mattina, anche se restano chiuse al pubblico le rispettive sezioni consolari.

da peacereporter

Condanne contro le nuove misure di controllo negli aeroporti statunitensi

Quando anche la verifica di un passaporto è un atto di xenofobia. Dall’Africa e non solo, si stanno moltiplicando le critiche per le nuove misure di sicurezza adottate dall’amministrazione statunitense che limitano la libertà di movimento dei viaggiatori, in particolari nigeriani, in seguito al fallito attentato compiuto il giorno di Natale a bordo di un aereo partito dall’Olanda con destinazione Detroit (Stati Uniti). Un provvedimento definito “ingiusto” e potenzialmente “pericoloso” da Nawar Shora, esponente del Comitato americano-arabo contro le discriminazioni, che ha sottolineato l’iniqua differenza di trattamento riservata ai viaggiatori in base alla nazionalità. L’amministrazione statunitense per la sicurezza nei trasporti (Tsa) ha annunciato in questi giorni controlli rafforzati per i cittadini originari di cinque paesi africani: Algeria, Libia, Nigeria, Somalia e Sudan. Altre nove nazioni – tra cui Afghanistan, Pakistan e Yemen – figurano già nell’elenco dei paesi ritenuti responsabili di appoggiare il terrorismo.

da misna

Presentato ieri un dossier ufficiale contro la pena capitale negli Stati Uniti

Con un documento di 113 pagine, approvato lo scorso Ottobre ma divenuto pubblico soltanto ieri, il prestigioso American Law Institute (ALI) - che raccoglie 4000 tra docenti universitari di diritto, giudici e avvocati e che nel 1962 aveva gettato le basi per la gestione della pena di morte - annuncia di aver cambiato punto di vista “alla luce degli irresolubili ostacoli istituzionali e strutturali sulle garanzie relative a un sistema minimamente idoneo all’amministrazione della pena capitale”. La formula scelta per lo storico mutamento di posizione - che il “New York Times” definisce ‘spostamento tettonico nella teoria del diritto’ - pur nel suo complesso e compromissorio linguaggio indica una condanna ormai esplicita della pena di morte. Il consiglio sostiene il voto dei membri per il ritiro della sezione ‘pena capitale’ dallo schema di codice penale. Il “New York Times” sottolinea inoltre che nel 2008 (primo anno della presidenza Obama) molti altri importanti sviluppi hanno riguardato la pena capitale: il numero di condanne a morte è diminuito, lo stato del New Mexico ha completamente eliminato la pena e quello dell’Ohio è passato a un metodo letale meno crudele. “Ma nessuna di queste novità - aggiunge il giornale - è così significativa come l’attuale mossa dell’istituto”. Tra coloro che aderiscono ad ALI - finora unico organismo qualificato favorevole alla pena di morte - non pochi avrebbero voluto una decisione più chiara e definitiva con l’immediata totale ripulsa della condanna capitale

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