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ITALIA

Roma.Emergenza casa. Una strada in salita

Questa mattina alcuni rappresentanti dei movimenti per il diritto all’abitare hanno incontrato, dopo le tensioni di lunedì scorso 1 marzo nell’aula consiliare del Campidoglio, l’Assessore alla casa del Comune di Roma Alfredo Antoniozzi, per proseguire il confronto avviato proprio a seguito delle forti proteste, sulla necessità di affrontare il problema dell’emergenza abitativa.L’incontro non ha ricucito le differenze di vedute sul “piano casa” appena approvato; ha avuto però il merito di aprire un confronto serrato ma utile a riportare la vertenza sull’emergenza abitativa sul terreno della discussione politica e delle possibili soluzioni. L’ipotesi che l’Assessore e la maggioranza presentino un ordine del giorno nel prossimo Consiglio in cui si affronteranno le Delibere sull’acquisizione di nuovo patrimonio ERP, con cui la Giunta ed il Consiglio si impegnano ad effettuare una ricognizione ed un censimento delle situazioni di emergenza presenti nella città, seppur debole, rappresenta un primo passo avanti per i Movimenti del diritto all'abitare.Nel frattempo si rimane sui tetti a vigilare e rivendicare un diritto che in questa città sembra sempre più lontano. (Ascoltiamo una corrispondenza raccolta da questa radio con uan compagna del movimento)

Milano.Sciopero della fame al Corelli"

Da stamattina tutto il CIE di via Corelli è in mobilitazione. Hanno incominciato uno sciopero della fame cui aderiscono tutte le sezioni, quella femminile, quelle maschili e quella dei trans. Hanno scritto un comunicato di rivendicazione di cui riportiamo una parte:

"Siamo stanchi di non vivere bene. Viviamo come topi. La roba da mangiare fa schifo. Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti. I tempi di detenzione sono extra lunghi perché 6 mesi per identificare una persona sono troppi. Siamo vittime della Bossi Fini. C'è gente che ha fatto una vita in Italia e che ha figli qua, gente che ha fatto la scuola qui e che è cresciuta qui. Non è giusto. Non siamo delinquenti. L'80 per cento di noi ha lavorato anni per la società italiana e si è fatta il culo. I veri criminali non ci sono qui. Una settimana fa uno di noi ha cercato di suicidarsi. Poi sono arrivati i poliziotti coi manganelli per picchiarci come criminali o animali. Siamo stanchi di questa vita. Vogliamo essere liberi come dei gabbiani e volare. Però sei mesi sono troppi per un'identificazione, qui è peggio, peggio della galera.

La gente uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha pagato la sua pena, non è giusto. La gente che ha avuto asilo politico dalla Svizzera o da altri stati in Europa e del mondo qui in Italia non li accettano, non è giusto. I motivi dello sciopero è che i tempi sono troppo lunghi e abbiamo paura perché due di noi sono morti dopo che sono stati espulsi altri sono pazzi e noi non sappiamo cosa fanno loro dopo l'espulsione, e per andare ti fanno le punture e diventi pazzo, alcuni muoiono. Entrando qui eravamo tutti sani e poi usciamo che siamo pazzi. Inoltre rimarremo in sciopero fino a che non fanno qualcosa per quelli arrestati di Torino che hanno fatto tante cose per noi e che ora son in carcere. I detenuti di Corelli hanno sentito anche i centri di Ponte Galeria, Bologna e Torino che hanno cominciato a loro volta a fare assemblee per decidere quando iniziare anche loro lo sciopero.

ESTERI

Israele ricatta i malati palestinesi: 'o fai la spia o non puoi curarti'.

Nazareth - Pic. Le organizzazioni che si battono per il rispetto dei diritti umani condannano all'unisono la pratica degli occupanti di forzare i pazienti palestinesi a diventare spie israeliane. Esse sostengono che un certo numero di pazienti della "Palestina del '48" a cui è stato permesso di recarsi all'estero per cure, una volta arrivati al valico di Beyt Hanoun (Eretz) sono stati arrestati. Queste pratiche rappresentano un indegno sfruttamento dello stato di necessità in cui si trovano queste persone. Il Centro "al-Mizan" per i diritti umani, il Centro "Adala" e vari medici anch'essi impegnati per il rispetto dei diritti umani affermano unitariamente che vari pazienti palestinesi sono stati indotti a diventare spie per conto di Israele. Essi perciò chiedono che tutto ciò abbia fine, poiché è una vergogna che venga sfruttato in questo modo il bisogno che alcune persone hanno di ricevere cure mediche.