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Ponte Galeria

È mezzanotte e mezzo quando dai reclusi del Cie di Ponte Galeria arriva un sms: «un casino della madonna!». Chi riesce a parlare al telefono racconta che intorno alle 23.00 è scoppiata una rivolta, per protestare contro l'ennesimo pestaggio. I materassi bruciano e ci sono due grossi fuochi che si alzano arrivando fino all'infermeria. Alcuni reclusi sono saliti sul tetto e altri hanno spaccato tre o quattro porte di ferro e hanno quasi raggiunto il muro di cinta.

Tutto il centro è pieno di polizia, diversamente da quanto dichiarato ufficialmente: sono dappertutto - ­ in tenuta antisommossa, con manganelli, scudi e caschi ­ - e ad un certo punto cominciano anche a sparare, ma anche questa mattina chi gestisce il cie ha negato quanto ascoltato con le nostre orecchie dalle corrispondenze con il centro. E' notizia da confermare l'evasione di tre reclusi. Le ultime notizie che abbiamo riportano di “smistamenti” e di presunti responsabili della rivolta portati via dalla mensa. La situazione sembra, al di la' di questo, "tranquilla". Dal femminile, intanto, oggi sono state deportate due ragazze nigeriane.

Misure cautelari agli attivisti di Chiaiano

Non bastava l’immondizia che sta riempiendo e distruggendo il parco delle colline. Non bastavano le botte prese dai manifestanti nei giorni della protesta. A due anni dalla rivolta di Chiaiano la polizia si è presentata a casa degli attivisti del presidio per notificare 5 provvedimenti di misura cautelare tra arresti domiciliari e obbligo di firma per "pericolosità sociale". Gli eventi sono quelli famosissimi delle prime cariche a Chiaiano del 23 maggio 2008 quando la polizia caricò il presidio. Era il prologo delle cariche del giorno dopo quando due ragazzi sarebbero addirittura stati scaraventati giù da via Cupa dei Cani rischiando di morire. Gli elementi che a distanza di così tanto tempo qualificherebbero la "pericolosità sociale" sono ancora più incredibili: per Egidio e Davide è il fatto di essere stati fermati in un camion (quello della manifestazione dello Jatevenne Day il 30 settembre 2008) insieme al proprietario dello stesso che nel camion teneva una falce. Situazione per la quale all'epoca del fermo del camion non ricevettero nessuna accusa perché fu subito accertato che la falce apparteneva al proprietario che di mestiere fa il contadino. Per Pietro addirittura la situazione è paradossale: proprio il 23 maggio fu fermato durante le cariche e processato per resistenza. Quindi sarebbe due volte inquisito per le stesse cose!! E l'elemento che secondo il Pm accerterebbe la sua "pericolosità", il fatto di parlare col megafono agli altri manifestanti, è stato già derubricato nel giudizio del tribunale come un atto non rivolto ad aizzare la folla ma a mantenere la calma. E così a pagare sono ancora una volta le persone che lottano per il diritto alla salute di tutti e che cercano di esprimere il proprio dissenso ad una scellerata politica dei rifiuti. Ascoltiamo una corrispondenza con un compagno di Napoli.

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