POMIGLIANO D'ARCO _ il piano Fiat, promosso a metà aprile, già scricchiola: non c’è intesa infatti fra sindacati e Sergio Marchionne, a.d. di Fiat, per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco. Nelle intenzioni della Fiat, o almeno, come era riportato anche nel piano industriale della casa torinese, lo stabilimento campano avrebbe dovuto produrre la nuova Fiat Panda. Il problema è ovviamente economico: secondo le prime stime, la Fiat dovrebbe avere una spesa maggiore rispetto a quella prevista, dunque si tratterebbe di ridurre gli incarichi ai lavoratori, lasciando molte famiglie senza lavoro. un piano che smantella ulteriormente il lavoro nella fabbrica e acui in realtà i sindacati fanno l'occhiolino. Intanto la Corte d'Appello di Napoli ha confermato il reintegro, disposto dal Tribunale di Nola nel 2009, nello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco, di 7 lavoratori licenziati nel 2006 dall'azienda, in seguito a un'accesa assemblea sindacale in fabbrica, e ha accolto l'appello di un altro operaio, che non era stato reintegrato nel precedente grado di giudizio.

BRINDISI _ 1 operaio morto e 4 feriti per un'esplosione in fabbrica

Un operaio è morto e altri 4 sono rimasti feriti nell'esplosione di un serbatoio in una azienda farmaceutica nella zona industriale di Brindisi. Secondo una prima ricostruzione gli operai stavano effettuando dei lavori di manutenzione. Uno degli operai, rimasto coinvolto nello scoppio, sarebbe in gravi condizioni. Secondo quanto si apprende dai carabinieri, intervenuti sul posto insieme ai vigili del fuoco, la vittima dell'incidente mortale sul lavoro, avvenuto a seguito di una esplosione nello stabilimento della Sanofi Aventis, centro multidisciplinare di biotecnologie della zona industriale di Brindisi, aveva 45 anni. Feriti altri quattro operai, e non tre come si è detto in precedenza, che erano impegnati nella manutenzione di un silos. I lavori erano a cura di un'altra società, la 'Cof&C. srl'.

ITALIA-SPAGNA:ARRESTATI A ROMA 3 INDIPENDENTISTI BASCHI A ROMA 3 INDIPENDENTISTI BASCHI AVEVANO CONVOCATO UNA CONFERENZA STAMPA IN OCCASIONE DELLA VISITA ZAPATERO

Tre membri dell'associazione giovanile e indipendentista basca Segi sono stati arrestati oggi dalla polizia nel centro di Roma, dove avevano convocato una conferenza stampa che doveva coincidere con la visita del premier spagnolo Josè Luis Zapatero al Papa e al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: lo riferisce l'edizione elettronica di El Mundo. Fermin Martinez Lakunza, Artzai Santesteban Arizkuren e Zurine Gogenola Goitia sono stati arrestati dalla polizia italiana verso le 13.00 di oggi mentre distribuivano volantini nella galleria commerciale Alberto Sordi in Via Del Corso, riferisce il quotidiano. I tre erano riusciti a scappare lo scorso novembre da un'operazione che portò all'arresto di una trentina di presunti membri dell'organizzazione nei Paesi Baschi, che la polizia spagnola considera vicina all'Eta. I tre, sui quali pendeva un mandato di arresto europeo, avevano convocato una conferenza stampa di fronte a Montecitorio per denunciare la «persecuzione» perpetrata da Spagna e Francia sulla gioventù basca e per chiedere ai due Paesi di cercare una soluzione democratica al problema basco.

ROMA: CONSIGLIERI PDL, AL VIA TAVOLO TECNICO SU PIANO NOMADI

La settimana prossima al V Dipartimento Politiche Sociali ci sarà un tavolo tecnico-politico, a cui parteciperanno tutti i soggetti interessati al Piano nomadi, per analizzare le aree stabilite dal prefetto Pecoraro, dove sorgeranno i nuovi campi attrezzati e per delineare le urgenze dopo i trasferimenti dei campi della Martora e di Tor de Cenci». Lo hanno affermato, in una nota, il presidente della commissione capitolina Politiche Sociali e Famiglia Giordano Tredicine, il delegato per la Sicurezza Giorgio Ciardi e il presidente della commissione Sicurezza Fabrizio Santori, al termine del sopralluogo avvenuto questa mattina al campo nomadi di via La Martora. «Il sopralluogo - continua la nota - ha evidenziato che il fotosegnalamento è a buon punto e ad una prima stima sono circa 300 le persone presenti nel campo. Le condizioni igienico sanitarie sono critiche, abbiamo trovato cumuli di immondizia quindi ribadiamo l'urgenza del trasferimento di questo campo così come hanno evidenziato i comitati di quartiere presenti questa mattina che costantemente segnalano degrado e insicurezza. Ringraziamo la Polizia di Stato e municipale che hanno presenziato al sopralluogo, il prefetto Pecoraro e il soggetto attuatore del Piano Scozzafava». «I rappresentanti del campo nomadi ci hanno chiesto - conclude la nota - di poter allestire un mercatino e possiamo affermare che non ci sarà problema perchè riteniamo che è un esempio importante di inserimento lavorativo e di integrazione.

ROMA - I MOVIMENTI UNITI APRONO UNA SOLA, GRANDE VERTENZA CONTRO LA REGIONE LAZIO

PER LA DIFESA DELLA SALUTE, DELL’AMBIENTE E L’ AUTOGOVERNO DEI NOSTRI TERRITORI MANIFESTAZIONE UNITARIA DAVANTI ALLA SEDE DELLA REGIONE LAZIO

Siamo donne e uomini che in questi anni hanno resistito all'aggressione dei loro territori da parte di chi vuole far profitto sulla salute e sull'ambiente. Siamo coloro che si oppongono alla politica piegata agli interessi dei privati, quella politica che schiaccia i bisogni e le volontà delle popolazioni per favorire industriali e imprenditori che fanno profitto con lo sfruttamento della terra e dell’ambiente. In questi anni si è praticata l’autodifesa delle popolazioni contro L’istituzione regionale e nazionale che hanno imposto con arroganza e autorità: la TAV, gli impianti dannosi e costosi (gassificatori, inceneritori, discariche, centrali nucleari e a carbone), le grandi opere autostradali, portuali e aeroportuali, la cementificazione del territorio, la privatizzazione dei servizi sociali e dei beni naturali. La risposta non si è fatta attendere, i Comitati in maniera autorganizzata e i cittadini che lottano in prima persona si sono mobilitati contro le multinazionali che si nascondono dietro ogni grande opera: ENEL, ENI, COLARI, CALTAGIRONE, AMA, ACEA, SORGENIA, IMPREGILO, ANSALDO... Le nostre lotte non sono solo in difesa della nostra salute e dell'ambiente, ma per restituire il potere decisionale sui territori ai cittadini che vi abitano, contro la militarizzazione del territorio e la criminalizzazione delle resistenze popolari. La volontà popolare deve essere rispettata, nulla deve essere deciso sulla nostra testa.

Venerdi 11 Giugno 2010 ore 9,30 Sotto la Regione Lazio in Piazza Rosa Raimondi Garibaldi – Roma

ESTERI

Turchia, giornalista condannato a 15 mesi di carcere per articolo su Pkk

Irfan Aktan, giornalista turco, è stato condannato a 15 mesi di carcere per aver "diffuso propaganda terrorista" in un articolo apparso sul giornale Express ad ottobre del 2009. Nel suo articolo Aktan, 29 anni, intervistò alcuni membri del Pkk, citando anche canali informativi filo curdi, tra cui Roj Tv, emittente con sede in Danimarca, e il giornale Özgür Halk. Merve Erol, editore del giornalista, è stato multato per avere pubblicato l'articolo e dovrà pagare oltre 10mila dollari. Il coordinatore del comitato per proteggere i giornalisti (CPJ) in Medio Oriente e Nord Africa ha affermato che: "Questo è un chiaro caso in cui la Turchia ha usato la legge anti-terrorismo per mettere a tacere i media".

Un tribunale colombiano ha condannato a 30 anni di prigione l'ufficiale che diresse nel 1985 la liberazione del Palazzo di Giustizia di Bogotà, occupato da ore dai guerriglieri rivoluzionari del Movimento 19 aprile (M-19). Nell'operazione morirono 55 persone, inclusi 11 gudici. Molte morti avvennero però in situazioni poco chiare.

La giudice Maria Stella Jara ha dichiarato colpevole Alfonso Plazas Vega - che nel 1985 era a capo della Scuola di Cavalleria e fu colui che diresse il blitz militare - per la sparizione di undici persone, molte dei quali impiegati nella caffetteria del Palazzo. Fra questi undici c'era la guerrigliera Irma Franco. Testimoni dichiarano di averla vista uscire vive dall'edificio. Ma da quel momento sembra svanita nel nulla.

Il magistrato ha ritenuto che ci sono prove che indicano che Plazas ordinò il trasferimento di queste unidici persone alla Escuela de Caballería, da cui non sono mai usciti. Spariti nel nulla. C'erano sospetti che alcuni impiegati del bar interno fossero guerriglieri infiltrati. Un sottufficiale ha dichiarato che alcuni dei prigionieri vennero torturati.

Si tratta della prima sentenza dopo 25 anni dai fatti. Fra gli indagati c'è anche l'ex presidente colombiano Belisario Betancourt (1982-1986) per possibili responsabilità nell'episodio e l'intera cupola militare e di polizia dell'epoca. Indagini previste anche per gli organismi di sicurezza di allora, che non fecero niente per mettere in sicurezza l'istituto, nonostante numerose informazioni d'intelligence sull'alta probabilità che la guerriglia avrebbe attaccato il Palacio.

Colombia, dagli Usa appoggio incondizionato indipendentemente da chi sarà il nuovo presidente

Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha assicurato ieri che il suo governo continuerà ad appoggiare la Colombia indipendentemente da chi sarà eletto presidente nel ballottaggio del 20 giugno. E ha precisato che farà tutto il possibile per chiudere il tanto atteso Trattato di libero commercio fra i due paesi.

Durante una conferenza stampa a Palazzo Nariño, dopo l'incontro con il presidente usciente Álvaro Uribe, il segretario di Stato ha affermato che ritornerà a Washington molto "rinvigorita" per i colloqui avuti con Uribe e i suoi possibili successori, Juan Manuel Santos, il favorito, e il verde Antanas Mockus. Clinton ha detto che porterà con sé davanti al Congresso Usa "le domande e le risposte" racimolate durante la sua visita in Colombia, in modo da dare inizio a "uno sforzo di grande intensità" che permetta "di ottenere i voti necessari a ratificare il Tlc".

Il segretario ha anche elogiato la democrazia colombiana

"Un'impresa criminale diretta dalla Casa del Nariño". "Sinistro". "Assolutamente allarmante". E sono solo alcuni dei commenti rilasciati dai vari magistrati, incluso il presidente della Corte Suprema di Giustizia - massimo tribunale di giustizia ordinaria colombiano - dopo aver esaminato le prove presentate dalla procura sulle intercettazione illegali e i pedinamenti fatti dai servizi segreti (Dipartimento amministrativo di sicurezza, Das), sotto diretto controllo del presidente della repubblica Álvaro Uribe. Vittime: i magistrati, e non solo: più di 200 politici, giornalisti e difensori dei diritti umani venivano ascoltati e registrati, controllati passo passo.

Fra questi, in particolare, colui che si è specializzato nel perseguire i paramilitari, César Valencia Copete, che aveva più volte denunciato le pressioni telefoniche ricevute dal presidente, circa le indagini contro suo cugino, l'ex parlamentare e proprietario terriero Mario Uribe, oggi in carcere. Ma il braccio della piovra non si limitava alla Colombia. Secondo la documentazione raccolta dal procuratore incaricato di indagare sulla grave vicenda, il Das agiva anche in Europa. Tramite il responsabile delle operazioni estere Germán Villalba, gli 007 colombiani manipolavano conversazioni e mail di difensori di diritti umani e Ong, in modo da simulare una presunta collusione con i gruppi guerriglieri e screditarli.

BRASILE: SETTE FIGLI DA PADRE STUPRATORE, I VICINI SAPEVANO MADRE E BAMBINI SEGREGATI PER ANNI IN CONDIZIONI DISUMANE SAN PAOLO

Un uomo dello stato amazzonico del Maranhao, oggi 54enne, ha violentato la figlia da quando la ragazzina aveva 12 anni, l'ha tenuta segregata per sedici anni e da lei ha avuto sette figli. Lo ha reso noto la polizia che ha scoperto l'agghiacciante vicenda. Josè Agostinho Bispo Pereira, questo il nome del padre-padrone, teneva richiusi la figlia e i figli-nipoti in una baracca di fango coperta da foglie di palma ai margini di un villaggio sperduto nella savana preamazzonica, chiamato Pinheiro. Il pavimento della baracca è di sabbia e sembra non sia mai stato pulito, benchè non vi siano servizi igienici o acqua corrente. I sette figli del bracciante, uno dei quali di pochi mesi, sono denutriti e presentano segni di maltrattamenti e percosse: vivevano in condizioni terribili, senza alcun contatto con il mondo esterno e - a detta della polizia - hanno enormi difficoltà di comunicazione. Uno dei bambini, di nove anni, è sordomuto. Alcuni vicini erano probabilmente al corrente della situazione, ma sarebbero stati minacciati da Pereira e perciò non l'avrebbero denunciato. Un'altra figlia del padre aguzzino è stata anch'essa violentata ma è riuscita a fuggire quand'era ancora ragazzina, dopo che il padre l'aveva messa incinta. Pereira è stato arrestato ed ha confessato: ha detto di aver cominciato ad abusare delle figlie dopo che la moglie lo aveva lasciato.

NEW YORK - L'Italia non ha accettato di introdurre una definizione esplicita di "tortura" nel Codice penale Così come raccomandato dal Consiglio diritti umani dell'Onu che a febbraio ha esaminato la situazione italiana formulando una serie di raccomandazioni (Roma ne ha accettate 80 respingendone 12) l'Italia non ha accettato di introdurre il reato di tortura. Lo ha riferito l'ambasciatore d'Italia presso le Nazioni Unite Laura Mirachian presentando stamani a Ginevra le risposte dell'Italia al Consiglio Onu. L'Italia si è invece detta determinata a ratificare il protocollo facoltativo relativo alla Convenzione contro la tortura "quando si sarà dotata di un meccanismo nazionale di prevenzione indipendente. Tra gli altri temi oggetto di preoccupazione da parte dell'organismo Onu per quanto riguarda il nostro Paese, l'efficienza e l'indipendenza della magistratura; le dichiarazioni e atteggiamenti "xenofobi e intolleranti" da parte di alcuni politici; la discriminazione razziale, particolarmente ai danni dei nomadi; la politica dei respingimenti dei migranti; il sovraffollamento delle prigioni; la rappresentanza femminile in Parlamento e nei posti decisionali e, non ultima, l'indipendenza dei media.

GR 13.00 ***INTERNI

Il governo italiano che firma gli accordi per i rispingimenti disumani dei migranti con la Libia, ora si indigna per l'espulsione dell'Unchr, l'agenzia Onu per i richiedenti asilo

«Prego le autorità libiche che, come hanno tollerato per tanto tempo, mentre si negozia abbiano un pò di flessibilità nell'attuazione della chiusura» della sede dell'Unhcr in Libia. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini a margine della presentazione del libro «Il Viaggio del Leader. Muammar Gheddafi in Italia» a Palazzo Giustiniani a Roma. «L'Unhcr - ha aggiunto il titolare della Farnesina - opera nell'interesse di tutti e non è contro la Libia. Francamente ritengo che l'Unhcr abbia lavorato bene». «Ho chiesto - ha ricordato Frattini che (le autorità libiche ndr) pensino a come si può riaprire il negoziato».

Tortura, no dell'Italia all'Onu per definizione nel codice penale

NEW YORK - L'Italia non ha accettato di introdurre una definizione esplicita di "tortura" nel Codice penale così come raccomandato dal Consiglio diritti umani dell'Onu che a febbraio ha esaminato la situazione italiana formulando una serie di raccomandazioni (Roma ne ha accettate 80 respingendone 12). Lo ha riferito l'ambasciatore d'Italia presso le Nazioni Unite Laura Mirachian presentando stamani a Ginevra le risposte dell'Italia al Consiglio Onu. L'Italia si è invece detta determinata a ratificare il protocollo facoltativo relativo alla Convenzione contro la tortura "quando si sarà dotata di un meccanismo nazionale di prevenzione indipendente".

ROMA - I MOVIMENTI UNITI APRONO UNA SOLA, GRANDE VERTENZA CONTRO LA REGIONE LAZIO

PER LA DIFESA DELLA SALUTE, DELL’AMBIENTE E L’ AUTOGOVERNO DEI NOSTRI TERRITORI MANIFESTAZIONE UNITARIA DAVANTI ALLA SEDE DELLA REGIONE LAZIO

Siamo donne e uomini che in questi anni hanno resistito all'aggressione dei loro territori da parte di chi vuole far profitto sulla salute e sull'ambiente. Siamo coloro che si oppongono alla politica piegata agli interessi dei privati, quella politica che schiaccia i bisogni e le volontà delle popolazioni per favorire industriali e imprenditori che fanno profitto con lo sfruttamento della terra e dell’ambiente. In questi anni si è praticata l’autodifesa delle popolazioni contro L’istituzione regionale e nazionale che hanno imposto con arroganza e autorità: la TAV, gli impianti dannosi e costosi (gassificatori, inceneritori, discariche, centrali nucleari e a carbone), le grandi opere autostradali, portuali e aeroportuali, la cementificazione del territorio, la privatizzazione dei servizi sociali e dei beni naturali. La risposta non si è fatta attendere, i Comitati in maniera autorganizzata e i cittadini che lottano in prima persona si sono mobilitati contro le multinazionali che si nascondono dietro ogni grande opera: ENEL, ENI, COLARI, CALTAGIRONE, AMA, ACEA, SORGENIA, IMPREGILO, ANSALDO...

Le nostre lotte non sono solo in difesa della nostra salute e dell'ambiente, ma per restituire il potere decisionale sui territori ai cittadini che vi abitano, contro la militarizzazione del territorio e la criminalizzazione delle resistenze popolari. La volontà popolare deve essere rispettata, nulla deve essere deciso sulla nostra testa.

Per questo invitiamo le reti sociali, i coordinamenti territoriali, le assemblee permanenti, i comitati di quartiere i/le tanti/e cittadini/e che in questi anni si sono mobilitati contro le scelte sbagliate della Regione Lazio ad una

Venerdi 11 Giugno 2010 ore 9,30 Sotto la Regione Lazio in Piazza Rosa Raimondi Garibaldi – Roma

NEW YORK - L'Italia non ha accettato di introdurre una definizione esplicita di "tortura" nel Codice penale Così come raccomandato dal Consiglio diritti umani dell'Onu che a febbraio ha esaminato la situazione italiana formulando una serie di raccomandazioni (Roma ne ha accettate 80 respingendone 12) l'Italia non ha accettato di introdurre il reato di tortura. Lo ha riferito l'ambasciatore d'Italia presso le Nazioni Unite Laura Mirachian presentando stamani a Ginevra le risposte dell'Italia al Consiglio Onu. L'Italia si è invece detta determinata a ratificare il protocollo facoltativo relativo alla Convenzione contro la tortura "quando si sarà dotata di un meccanismo nazionale di prevenzione indipendente. Tra gli altri temi oggetto di preoccupazione da parte dell'organismo Onu per quanto riguarda il nostro Paese, l'efficienza e l'indipendenza della magistratura; le dichiarazioni e atteggiamenti "xenofobi e intolleranti" da parte di alcuni politici; la discriminazione razziale, particolarmente ai danni dei nomadi; la politica dei respingimenti dei migranti; il sovraffollamento delle prigioni; la rappresentanza femminile in Parlamento e nei posti decisionali e, non ultima, l'indipendenza dei media.

***INTERNI

Il governo italiano che firma gli accordi per i rispingimenti disumani dei migranti con la Libia, ora si indigna per l'espulsione dell'Unchr, l'agenzia Onu per i richiedenti asilo

«Prego le autorità libiche che, come hanno tollerato per tanto tempo, mentre si negozia abbiano un pò di flessibilità nell'attuazione della chiusura» della sede dell'Unhcr in Libia. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini a margine della presentazione del libro «Il Viaggio del Leader. Muammar Gheddafi in Italia» a Palazzo Giustiniani a Roma. «L'Unhcr - ha aggiunto il titolare della Farnesina - opera nell'interesse di tutti e non è contro la Libia. Francamente ritengo che l'Unhcr abbia lavorato bene». «Ho chiesto - ha ricordato Frattini che (le autorità libiche ndr) pensino a come si può riaprire il negoziato».

Tortura, no dell'Italia all'Onu per definizione nel codice penale

NEW YORK - L'Italia non ha accettato di introdurre una definizione esplicita di "tortura" nel Codice penale così come raccomandato dal Consiglio diritti umani dell'Onu che a febbraio ha esaminato la situazione italiana formulando una serie di raccomandazioni (Roma ne ha accettate 80 respingendone 12). Lo ha riferito l'ambasciatore d'Italia presso le Nazioni Unite Laura Mirachian presentando stamani a Ginevra le risposte dell'Italia al Consiglio Onu. L'Italia si è invece detta determinata a ratificare il protocollo facoltativo relativo alla Convenzione contro la tortura "quando si sarà dotata di un meccanismo nazionale di prevenzione indipendente".

Tra gli altri temi oggetto di preoccupazione da parte dell'organismo Onu per quanto riguarda il nostro Paese, l'efficienza e l'indipendenza della magistratura; le dichiarazioni e atteggiamenti "xenofobi e intolleranti" da parte di alcuni politici; la discriminazione razziale, particolarmente ai danni dei nomadi; la politica dei respingimenti dei migranti; il sovraffollamento delle prigioni; la rappresentanza femminile in Parlamento e nei posti decisionali e, non ultima, l'indipendenza dei media.


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DIRETTORE GRASSI, AVVIATO PRIMO INTERVENTO CON RU486 NEL LAZIO, nonostante i ritardi del governo della regione È stato appena avviata la procedura per l'aborto farmacologico, con Ru486, all'ospedale Grassi di Ostia, il primo intervento con questa metodologia nel Lazio. Autorizzato «in via eccezionale per le particolari condizioni della paziente», dal direttore sanitario Lindo Zarelli, prima che fossero emanate le linee guida regionali, al varo oggi pomeriggio. «Alla paziente - spiega Zarelli all'Adnkronos Salute - è stato somministrato il mifepristone, farmaco abortivo. Abbiamo illustrato alla paziente tutta la procedura, la necessità di controllo nella seconda giornata. E abbiamo spiegato che sabato le sarà somministrato il farmaco che provoca l'espulsione. Abbiamo fortemente raccomandato, inoltre, come prevede la legge, il ricovero per tutti e tre i giorni. Ma su ciò che deciderà la signora non prossimo intervenire, perchè i pazienti hanno libertà di scelta», ha aggiunto il direttore sanitario sottolineando che l'autorizzazione alla procedura è stata fatto in stretta osservanza delle norme nazionali. «È un intervento eccezionale - ha precisato - deciso proprio in virtù delle particolari condizioni della donna, che non avrebbe potuto essere sottoposta a intervento chirurgico. Non è vero, invece, che sono già in programma altri interventi del genere. Abbiamo una richiesta, aggiunge, che però dovrà essere valutata con attenzione», dice Zarelli.

Docenti e genitori in mutande contro i tagli:

Hanno manifestato in mutande su un cavalcavia coprendosi con cartelli che formavano la scritta «Gelmini = la 'Squolà in mutande». È la protesta di alcuni genitori e docenti della scuola materna ed elementare di Grottarossa a Roma, contro i tagli al tempo pieno. I manifestanti, vestiti solo in reggiseno e slip, durante l'orario di inizio delle lezioni sono saliti su un cavalcavia pedonale di via Flaminia, nella zona della stazione di Grottarossa, esponendo ognuno una lettera per formare la scritta della loro protesta. Sotto il cavalcavia il traffico di automobilisti sorpresi. «La nostra è stata una delle prime tre scuola a tempo pieno in Italia - hanno detto - Ma oggi, con i tagli, una delle nostre classi sarà costretta invece a coprire 27 ore anzichè 40. Abbiamo chiesto spiegazioni, ma Provveditorato e Ministero si scaricano a vicenda le responsabilità».

La preside dell'istituto comprensivo di Calenzano invia una circolare che vieta la protesta ai cancelli :"Dequalifica il ministro"

La circolare ha come oggetto: «Disposizione urgente». Scrive la professoressa Eda Bruni, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Calenzano (Firenze): «Si comunica a tutti i docenti e al personale di custodia che è categoricamente vietata (“categoricamente vietata” è sottolineato) qualunque esternazione tesa a dequalificare la figura del ministro della pubblica istruzione con volantinaggio, grembiulini appesi alla recinzione così come disegni, striscioni, nastri e quant’altro». Segue la raccomandazione a rimuovere le cose sopra descritte e precisa che in caso «non venga eseguita la disposizione» si ricorrerà a provvedimenti disciplinari.

GRATTACIELI A ROMA, SPECULAZIONE E OPERAZIONE DI IMMAGINE?

Mentre il sindaco e la sua giunta continuano a non approvare il Bilancio e i servizi per i cittadini o vengono tagliati o aumentano di costo, scoppia la polemica sulla proposta del primo cittadino sulla costruzione di grattacieli I grattacieli di Alemanno incontrano la benedizione del cardinale Giovanni Cheli che accetta la caduta del cosiddetto "vincolo di San Pietro" e assolve l'ipotesi di una città verticale se considerata nel nome di una "valenza sociale" ma non certo l'idea di "un palazzo alto trenta metri di fronte alla basilica". La caduta di quello che il primo cittadino della Capitale ha chiamato "tabù" infiamma la discussione, trovando soprattutto voci contrarie. Anche dalla sua parte politica: "Il progetto del sindaco va incanalato nel contesto di una regione come il Lazio, che deve conciliare la sua storia con i nuovi insediamenti", commenta la presidente della Regione, Renata Polverini. Meno cauta la valutazione di Teodoro Buontempo, presidente de La Destra e assessore regionale alla Casa: "Roma non ha bisogno di ecomostri né in orizzontale né in verticale: non si può pensare ad abbattere Corviale per creare un quartiere-giardino e poi tirare su dei grattacieli. La vera sfida sarà dotare le periferie di servizi, cablaggio, reti fognarie e stradali: questa è la buona amministrazione". "È molto meglio consumare cielo che altro territorio" - è invece la convinzione del sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Maria Giro - purché in un contesto che rispetti la qualità architettonica e ambientale. Si tratta del resto di progetti di cui si discute da tempo: dopo decenni di sviluppo caotico, noi verticalizzeremo la città".

Poi, riguardo all'idea di una consultazione referendaria, annunciata sempre da Alemanno sul tema della "città verticale" e confermata come "strumento per governare con responsabilità" dal suo assessore alla Cultura Umberto Croppi, arriva la proposta di un contro-referendum, per dar voce ai romani "intrappolati in una città sempre più inquinata, piena di buche e priva di servizi", messa sul tavolo da Angelo Bonelli, presidente dei Verdi che avverte: "Col federalismo demaniale si avvererà la più grande speculazione edilizia e immobiliare della storia. Alemanno vuole dar vita a un piano speculativo con il quale le aree verdi potranno subire variazioni, in deroga al piano regolatore". Fuori dalla mischia, la voce dell'architetto Vittorio Gregotti: "I grattacieli non risolvono i problemi delle periferie ma mirano ad assecondare l'ambizione sfrenata dei nostri amministratori. Perché non si può riqualificare una zona periferica in base all'altezza delle case. Ma soprattutto bisogna fare attenzione a non ripetere gli errori del passato, creando periferie "monofunzione" ma mescolando invece abitazioni a musei o università, mescolando gli strati sociali".

***ESTERI

Soldati italiani in combattimento in Afganistan: ma non era una missione di pace?

Dodici ore di combattimenti a Bala Murghab, 23 talebani uccisi. Rimandata a luglio l'operazione alleata a Kandahar, sulla quale emergono nuovi particolari A fine maggio, terminata l'operazione Subh Bakhair ('Buongiorno', in dari) - dieci giorni di combattimenti, bombardamenti con i mortai e raid aerei condotti dai bombardieri americani B-1 e F-15 - gli alpini italiani della brigata Taurinense si erano attestati sull'altopiano di Bala Mrughab, scavando trincee e costruendo capisaldi con posizioni fortificate. La prima settimana di giugno è trascorsa in relativa tranquillità: solo alcune scaramucce e qualche incursione notturna dei talebani nascosti nei campi e nei villaggi a nord del fronte. Fino a martedì scorso, quando i soldati italiani, assieme alle truppe del 207° corpo d'armata dell'esercito afgano, hanno lanciato un attacco contro le postazioni nemiche localizzate nel villaggio di Dari Bom. Dodici ore di furiosi combattimenti proseguiti fino a notte fonda, terminati con la conquista del villaggio. Sul campo di battaglia sono rimasti i cadaveri di ventitré ribelli. Altri sette, feriti, sono stati fatti prigionieri. Poche, pare quattro, le perdite tra le fila delle truppe afgane. Nessuna tra gli italiani.

Le cose vanno molto peggio per le forze alleate sul fronte meridionale, dove negli ultimi giorni i guerriglieri afgani hanno inflitto pesanti perdite alle truppe americane che stanno prendendo posizione nelle campagne attorno a Kandahar in vista della famosa offensiva estiva - il cui inizio, non a caso, è stato rimandato al mese di luglio. Un'operazione, spiegano in questi giorni i comandi Usa e Nato, che sarà molto diversa da quella fallimentare di Marjah, di fatto già tornata sotto controllo talebano. Mentre l'operazione Moshtarak aveva visto una massiccia offensiva militare seguita dall'istallazione di un governo locale, l'operazione Hamkari ('Cooperazione', in dari) consisterà, secondo i generali Usa, nella progressiva e capillare occupazione militare del territorio 'nemico' per consentire l'avvio di iniziative civili di ricostruzione e assistenza a favore della popolazione locale. Insomma, niente assalti e bombardamenti contro le roccaforti talebane. Non sarà un'operazione cinetica, ha dichiarato il ministro della Difesa afgano, Abdul Rahim Wardak, usando un gergo militare che indica azioni di combattimento.

FORTEZZA EUROPA: Gran Bretagna, esplusione per migliaia di bambini afghani richiedenti asilo (da meltingpot.org

La decisione è stata presa dopo una riunione dei ministri dell’Interno e della Giustizia dell’Unione Europea. Associazioni per i diritti umani fortemente critiche Il Guardian ha rivelato oggi che le autorità britanniche per il controllo delle frontiere sono pronte ad espellere migliaia di bambini afghani arrivati nel Paese senza accompagnatori e in cerca di asilo.

Secondo il giornale britannico, le autorità vorrebbero riuscire ad espellere ogni mese 12 ragazzi minorenni e ad assistere al loro re-inserimento direttamente a Kabul, dove a questo scopo sarà costruito un centro da quattro milioni di sterline per la loro reintegrazione. Stando ai dati del ministero dell’Interno, sarebbero oltre 4.200 i minorenni arrivati in Gran Bretagna senza essere accompagnati da un adulto. Di questi, gli afghani sono il gruppo più numeroso. Nei primi tre mesi del 2010, sono già 400 i minorenni che hanno fatto richiesta per ottenere asilo nel Regno, quasi la metà di questi erano afghani.

La decisione di espellere i minori segna un importante cambio di direzione nelle politiche del governo britannico, ma è parte di un piano europeo delineatosi nel corso di una riunione dei ministri dell’Interno e della Giustizia che si è tenuta giovedì scorso in Lussemburgo. Anche la Norvegia ha annunciato l’apertura di un suo centro per l’accoglienza dei minorenni a Kabul, così come Svezia, Danimarca e Olanda si starebbero preparando ad espellere i ragazzi. Questo piano è già stato criticato dalle associazioni per i diritti umani. Simone Troller di Human Rights Watch ha dichiarato al Guardian: "Prima di espellere bambini vulnerabili in posti come l’Afghanistan i governi dell’Unione dovrebbero accertarsi che la cosa venga fatta nei migliori interessi di questi minori".

ESTERI ISRAELE AVVERTÌ DI NON ATTACCARE FLOTTA IN ACQUE INTERNAZIONALI = Gerusalemme, 10 giu. - (Adnkronos/Aki)- Il ministero degli Esteri israeliano avvertì le Forze della Difesa di attendere che la 'Freedom Flotillà entrasse nelle acque territoriali, ovvero a 20 miglia dalla costa, per lanciare il raid. Stando a un funzionario di Gerusalemme, citato su Haaretz, nel corso dei vertici di governo di preparazione al blitz, i diplomatici del ministero degli Esteri avevano spiegato che un attacco in acque internazionali avrebbe danneggiato la posizione di Israele a livello internazionale. Ieri il forum ristrettro di sette ministri del governo israeliano si è riunito per decidere come creare una commissione d'inchiesta sul blitz e per alleggerire l'embargo sulla Striscia di Gaza. Al termine del vertice non è però stato diffuso alcun comunicato.

Obama: "Situazione insostenibile da Israele chiarimenti sul blitz" Il presidente palestinese Abu Mazen e quello americano Barack Obama

WASHINGTON -Barack Obama ha esortato Israele a rispondere agli interrogativi posti dal Consiglio di Sicurezza Onu sul sanguinoso assalto alla flotta umanitaria diretta a Gaza. Il presidente Usa, secondo cui la situazione nella Striscia di Gaza creata dal blocco imposto da Israele è "insostenibile", ha parlato dopo l'incontro nello Studio Ovale con il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, durante il quale ha affrontato la situazione a Gaza e il tema dei colloqui pace tra israeliani e palestinesi.

Il presidente americano si è detto certo che "significativi progressi siano possibili quest'anno" nel processo di pace in Medio Oriente. Obama ha sottolineato come la situazione a Gaza sia "insostenibile" e ha esortato Israele a lavorare con tutte le parti per metter fine al blocco della Striscia. Da parte americana sono stati promessi 400 milioni di dollari di aiuti per la popolazione di Gaza. Il presidente americano ha esortato Israele a frenare l'attività edilizia negli insediamenti, ma ha anche invitato i palestinesi a fermare le azioni d'incitamento contro Israele.

(09 giugno 2010)

RAN: PROSEGUE COLLABORAZIONE CON TURCHIA E BRASILE = LO HA AFFERMATO L'AMBASCIATORE IRANIANO ALL'ONU Teheran, 10 giu. - (Aki) - L'Iran continuerà la collaborazione con la Turchia e il Brasile sancita dall«accordo di Teheran' per lo scambio di combustibile nucleare. Lo ha dichiarato il rappresentante permanente della Repubblica islamica presso le Nazioni Unite, Mohammad Khazaee, parlando all'agenzia di stampa turca 'Anadolù in merito all'approvazione del nuovo pacchetto di sanzioni da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu. »La cooperazione regionale e internazionale con la Turchia e il Brasile continuerà«, ha detto Khazaee, sottolineando come l'approvazione della nuova Risoluzione abbia deluso Ankara, Brasilia e Teheran, ma che la cooperazione trilaterale prosegue. Il diplomatico iraniano ha quindi detto che il suo Paese intende rispettare tutti gli impegni assunti con l»accordo di Teheran' e che in merito è stata inviata una lettera al 'Gruppo di Viennà, che ora dovrà pronunciarsi in merito. Khazaee ha quindi voluto contestare la posizione di Israele, che non ha aderito al Tratatto di non proliferazione nucleare (Tnp), ma nessuno glielo contesta, ha detto il diplomatico. Lo stesso, ha aggiunto, vale per il fatto che lo Stato ebraico possegga armi atomiche, mentre si chiede che il Medioriente sia libero dal nucleare per scopi militari. L'Iran, ha aggiunto, ha tutto il diritto di sviluppare l'energia nucleare per scopi pacifici e continuerà a collaborare con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea).

gror100610 (last edited 2010-06-10 17:32:40 by anonymous)