ITALIA

PRESIDIO OPERATORI\TRICI SOCIALI IN LOTTA

una delegazione composta da rappresentanti delle varie realtà presenti e aderenti a diverse sigle sindacali di base, ha avuto un incontro con il capo segreteria dell’ assessorato alle politiche sociali riccardo solfanelli.

il confronto si ė’ svolto su alcuni temi da noi ritenuti prioritari:

- applicazione della delibera 135 e controllo sull’utilizzo della stessa - chiarimento rispetto la circolare che sollecitava le cooperative a riqualificare il proprio personale attraverso onerosi e inesistenti corsi da OSS - partecipazione attiva dei lavoratori ai tavoli sulla rimodulazione dei servizi e sul cosiddetto P.R.S. (piano regolatore sociale). - Richiesta di fondi che siano utilizzati REALMENTE per la formazione e la riqualificazione dei lavoratori. Di questo se ne devono far carico la regione, la provincia, il comune nonché le stesse cooperative. - Libero accesso e trasparenza di lettura alle voci del bilancio comunale, riguardante le spese destinate alle politiche sociali.

si invitano tutti i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative sociali e degli enti del terzo settore a partecipare massicciamente alle prossime mobiltazioni:

- MERCOLEDI’ 7 LUGLIO ORE 16.30 ASSEMBLEA CITTADINA- SALA DEL CARROCCIO (CAMPIDOGLIO); - GIOVEDI’ 15 LUGLIO ORE 16 MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO.

ROMA: LA SAPIENZA, COLLETTIVI: OCCUPATO SIMBOLICAMENTE RETTORATO

Estate di movimento alla Sapienza come in tutti gli atenei italiani. Da tempo infatti non si assisteva ad uno stato di agitazione nelle università così diffuso proprio nei mesi estivi, in chiusura dell'anno accademico. Dopo le due assemblee svoltesi nella facoltà di Lettere della Sapienza il 24 ed il 30 Giugno, questa mattina come annunciato è stato simbolicamente occupato il Rettorato del più grande Ateneo d'Europa». Così in una nota i collettivi di Ateneinrivolta. «Circa 300 i partecipanti fra studenti, dottorandi, ricercatori e docenti universitari e decine gli interventi che si sono susseguiti e che hanno sottolineato i motivi della protesta: No al DDL Gelmini, alla riforma della Governance e al durissimo attacco che viene sferrato al Diritto allo Studio; No alla Legge Finanziaria recentemente presentata in Parlamento, che ancora una volta sottrae fondi all'università e alla Ricerca pubblica e minaccia gravemente le condizioni lavorative dei tantissimi precari; No allo Statuto del Rettore Frati, che nell'applicare le direttive del DDL Gelmini ne accentua il carattere dirigista, aumentando i poteri del Rettore ed escludendo gli studenti dagli organi di rappresentanza. Lo stato di mobilitazione proseguirà almeno fino al 10 luglio e molti docenti si sono impegnati ad organizzare iniziative pubbliche di piazza come lo svolgimento di esami davanti Montecitorio. Come collettivi di 'Ateneinrivolta.org' organizzeremo e sosterremo le prossime giornate di mobilitazione con l'obiettivo di allargare la protesta oltre la scuola e l'università, intersecando le nostre rivolte con quelle dei tanti lavoratori che si stanno opponendo alla Crisi e alle misure del Governo. Le iniziative di questi giorni non saranno risolutive ma serviranno da trampolino di lancio per quella che si preannuncia una forte ripresa delle mobilitazioni ad Ottobre. Per questo sosteniamo la lotta dei ricercatori che minacciano di ritirarsi dagli incarichi didattici a partire da Settembre e proponiamo fin da subito il blocco del nuovo Anno Accademico»

BARI; OCCUPAZIONE SIMBOLICA RETTORATO

L'occupazine simbolica del rettorato dell'Università di Bari è stata fatta oggi da una delegazione di studenti, precari, personale tecnico amministrativo, ricercatori e docenti in adesione alla mobilitazione nazionale indetta dai sindacati contro la manovra economico-finanziaria del governo. Ne dà notizia un comunicato dell'ateneo. La delegazione - è detto - sollecita il rettore a «farsi portavoce presso il presidente della Repubblica, il presidente del consiglio, i ministri Gelmini e Tremonti, la Conferenza dei rettori delle forti preoccupazioni e del dissenso espresso da tutte le componenti universitarie nei confronti dello smantellamento di fatto del sistema universitario e dell'istruzione pubblica».

MILANO: DETENUTO TENTA SUICIDIO'

Meglio tenerlo in carcere, perché così lo curiamo e lo proteggiamo meglio, dal momento che ha più volte tentato il suicidio. Questo scrivevano in sostanza i giudici del tribunale di sorveglianza di Venezia lo scorso 14 gennaio, respingendo l'istanza di concessione dei domiciliari in un luogo di cura presentata dal difensore. Oggi Santino Mantice, milanese di 24 anni, si è ucciso nel carcere di Padova, impiccandosi. Secondo quanto ricostruito dai giudici nel documento, Mantice stava espiando a Padova un cumulo di pena di 2 anni, 8 mesi e 10 giorni di reclusione dopo tre condanne per furto aggravato risalenti al 2006 e 2007. Episodi che lui giustificava con la necessità di «ragranellare qualche decina di euro» avendo una compagna e un figlio di tre anni. In un primo momento aveva ottenuto l'affidamento in prova ai servizi sociali, ma il 27 agosto 2008 gli era stato revocato dai giudici di Milano. Il 5 dicembre 2009 era poi stato trasferito in un ospedale psichiatrico giudiziario perché «ci sono infatti diversi rapporti per atti di autolesionismo e anche dopo il rientro dall'opg ha reiterato tali comportamenti», si legge nell'ordinanza. Successivamente incarcerato a Padova, Mantice, che aveva iniziato a fare uso di droga a 12 anni, «ha posto in essere vari atti autolesionistici e ideazioni suicidiarie». E proprio per questo, hanno concluso i giudici, non si può concedergli né la detenzione domiciliare ordinaria, né quella presso un luogo di cura. «Alla luce dei reiterati atti di autolesionismo posti in essere dal condannato e degli intenti suicidari più volte manifestati - è la motivazione del rigetto dell'istanza -, appare indubbiamente più idonea alla tutela della salute e dell'incolumità del condannato la sua permanenza in struttura che ne garantisca allo stesso tempo la cura e la sorveglianza». Mantice sarebbe uscito a settembre.

ROMA: INSEDIAMENTI ABUSIVI CONTROLLATI DA POLIZIA, 2 ARRESTI

Controlli della polizia negli insediamenti abusivi della Capitale. Proseguono, infatti, le operazioni degli agenti dell'Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Roma, nell'ambito del Patto Roma sicura.Patto che troiviamo all'interno del piano nomadi nel sito del comune di roma, in cui sono anni che si prefiggono l'obiettivo di dimezzare il campo di casilino900, la martora e tor de cenci. Al campo nomadi 'La Martorà, riferisce la polizia, sono state 150 le persone controllate, due delle quali sottoposte a ulteriori accertamenti. Una persona è stata poi arrestata poichè inottemperante al decreto di espulsione. Trentatrè i veicoli controllati, 7 sequestrati, di cui 5 scooter, la maggior parte dei quali sprovvisti di copertura assicurativa. Al campo nomadi 'Marchettì, invece, sono state 50 le persone controllate, di cui una sottoposta a ulteriori accertamenti e arrestata in quanto inottemperante al decreto di espulsione. Dodici, inoltre, i veicoli controllati, uno sequestrato poichè sprovvisto di copertura assicurativa. Nella pineta di Castelfusano sono stati individuati e sgomberati 2 insediamenti abusivi. Come fa sapere la polizia, i controlli, effettuati insieme ai militari dell'esercito, proseguiranno nei prossimi giorni per intensificare la vigilanza nella pineta.

ROMA -Uccide due donne nello stesso modoDenunciato sette volte per stalking

Gaetano De Carlo, 55 anni, spara a una sua ex compagna di 36 anni a Riva di Chieri, nel Torinese. I carabinieri lo cercano ma non fanno in tempo a evitare che qualche ora dopo uccida un'altra ex di 42 anni in provincia di Cremona. Alla fine si è tolto la vita Si è conclusa tragicamente, come era iniziata, la giornata di Gaetano De Carlo, 55 anni, carrozziere di origini pugliesi. Lavorava in provincia di Bergamo e abitava a Vailate (Cremona), divorziato e con una figlia, precedenti per minacce. Una giornata di follia omicida, conclusa con il suicidio. Nel giro di poche ore, De Carlo ha assassinato due ex. La prima a Riva di Chieri, nel Torinese, con tre colpi di pistola, una calibro 7,65. La seconda a Rivolta d'Adda, in provincia di Cremona, sparandole un colpo alla testa. Infine si è suicidato a Corneliano di Truccazzano (Milano). L'uomo era sotto inchiesta per stalking. E' stata proprio la prima vittima, Maria Montanaro, a fare il nome dell'uomo pochi istanti prima di morire: "E' stato lui - ha detto ai soccorritori - è stato Gaetano". La fuga di Gaetano De Carlo termina di lì a poco, alle 17.45 davanti al cimitero di Corneliano di Truccazzano, in provincia di Milano, dove si uccide con un colpo alla testa esploso con la stessa arma, la pistola calibro 7,65.

ESTERI

Messico- libertà per i/le compagn* di Atenco

pronunciato rispetto la scarcerazione dei 12 compagni in carcere dai fatti di Atenco e in questo momento c'è un presidio sotto il carcere per attendere la liberazione dei 3 ancora detenuti mentre questa notte sono stati liberati i primi 9. Il 29 giugno, giorno precedente all'udienza, migliaia di persone hanno partecpato alla manifestazione centrale convocata dal Fronte dei Popoli in Difesa della Terra. Diverse organizzazioni popolari di vari settori sociali, studenti, operai, contadini, ONG e migliaia di persone solidali si sono unite a questa protesta che si e' diffusa in piu' di 20 paesi, dove si sono svolte azioni di solidarieta' come in Francia, Canada, Cile, Stati Uniti, Spagna, tra molti altri.

M.O.: NOAM SHALIT, NETANYAHU HA RICICLATO DISCORSO SU GILAD Gerusalemme Il premier Benjamin Netanyahu ha riciclato il discorso dell'ex primo ministro Ehud Olmert su Gilad Shalit, il caporale israeliano catturato da Hamas il 25 giugno 2006 nella Striscia di Gaza. È così che il padre del soldato, Noam Shalit, ha contestato il discorso tenuto oggi da Netanyahu in merito allo scambio di prigionieri con Hamas. Nel quinto giorno della marcia diretta a Gerusalemme, per fare pressioni sul governo in vista di un possibile accordo con il movimento islamico, Noam Shalit ha voluto ringraziare tutti i partecipanti all'iniziativa. Shimshon Liebman, capo della campagna per liberare Shalit e organizzatore della 'marcia per la liberta«, in un'intervista a Channel 2 ha detto di aspettarsi di più dal discorso di Netanyahu. Il premier, ha aggiunto, avrebbe dovuto dire che avrebbe fatto di tutto per riportare Gilad Shalit a casa.

NETANYAHU, PRONTO A LIBERARE MILLE PRIGIONIERI PER SHALIT Gerusalemme - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e' pronto a liberare mille detenuti palestinesi per Gilad Shalit.

Ramallah -Il Centro per i detenuti palestinesi "al-Ahrar" ha reso noti i dati ufficiali sui prigionieri palestinesi detenuti nella prigione israeliana di Ramle La prigione israeliana di Ramle torna a fare cronaca: incursioni di forze speciali e noncuranza dei prigionieri malati. 23 di questi sono ricoverati perennemente nell'ospedale della prigione in gravi condizioni di salute, ma senza ricevere le cure richieste. Ahmed al-Batawi, ricercatore del Centro, ha riportato il caso del detenuto palestinese Mohammed Mustafa 'Abd el-'Aziz, di Jabaliya (Gaza). Attualmente paralizzato in modo parziale alla schiena, Mohammed era stato brutalmente picchiato durante gli interrogatori che seguirono al suo arresto.Ha subito tre interventi senza riportare alcun miglioramento: avrebbe bisogno di una quarta operazione chirurgica, ma è lui stesso a rifiutarla a causa del fallimento dei primi interventi. Mohammed è detenuto da 10 anni ed era stato condannato a 12 anni di reclusione. Anche Mansur Mohammed Mokadi, di Salfit, è rimasto paralizzato in seguito agli spari alla colonna vertebrale e alla gamba, per cui gli era stato amputato il piede sinistro. Oltre a queste gravi patologie, Mansur riporta diverse lacerazioni allo stomaco per le quali si richiede con urgenza un intervento chirurgico.Abu Ra'ed, detenuto dal 01/07/2002 sta scontando l'ergastolo. Ha problemi ai reni e ha bisogno di un intervento per calcoli renali. È già stato sottoposto a due interventi all'occhio destro e si dovrebbe intervenire una terza volta. Ad aggravare il suo stato di salute, anche i frequenti dolori e le infezioni ai denti. Ahmed Mustafa an-Najjar, di Silwad (Ramallah), aveva problemi all'apparato respiratorio e non riusciva più a parlare e a mangiare. Gli è stato riscontrato un tumore alle corde vocali.Arrestato il 20/12/2003, Mustafa è stato condannato a sette ergastoli. È stato sottoposto ad un intervento per l'impianto di un dispositivo ausiliare alla respirazione, ma i controlli sul suo stato vanno eseguiti con costanza e questo non avviene.Il detenuto corre il rischio che il tumore si estenda ad altri organi, mentre nel breve tempo potrebbe non parlare più.An-Najjar ha la cittadinanza statunitense, ma le ripetute visite del console Usa in carcere non hanno contribuito a favorire un allentamento sul suo trattamento.Sono almeno otto anni che il Centro scrive alle autorità carcerarie israeliane perché si permettano cure ed interventi, ma finora la risposta è stata sempre negativa e l'ultima risale a pochi giorni fa. Il carcere di Ramle è spesso al centro della cronaca non solo perché sede di scioperi dei prigionieri palestinesi in segno di protesta contro trattamenti disumani da parte delle autorità carcerarie israeliane, ma - come raccontato di recente da InfoPal - anche per gli abusi e le umiliazioni imposte ai familiari in visita. Pochi giorni fa, si è ripetuto un altro episodio per il quale il carcere israeliano è noto. Unità speciali dell'esercito d'occupazione hanno fatto irruzione nelle celle dei detenuti, col pretesto di verificare che non vi fossero oggetti tra quelli "proibiti". Il raid - condotto con una violenza inaudita - si è concluso con la devastazione di gran parte degli effetti personali dei prigionieri palestinesi. Sono state imposte delle multe a detenuti e a malati, e l'intera sezione è stata blindata. Ai detenuti malati è stato severamente vietato allontanarsi dalle proprie celle, mentre diverse sedie a rotelle sono state danneggiate e non sono più utilizzabili. Il direttore del Centro per i prigionieri "al-Ahrah", Fu'ad al-Khafsh, ha ricordato infine che nella prigione israeliana di Ramle 30 detenuti palestinesi sono in grave pericolo di vita per patologie, tumori e malattie croniche gravi come quelle dei casi sopra riportati.

NEI PAESI BASCHI SI ROMPE L'ISOLAMENTO DELLA SINISTRA INDIPENDENTISTA MESSA FUORI LEGGE, A FAVORE DI UN PROCESSO DI PACE VERO E DEMOCRATICO

Aralar, formazione indipendentista nata da una scissione con Batasuna, ha accettato la proposta di avere colloqui ufficiali proprio con la sinistra basca e con Eusko Alkartasuna, il partito che pochi giorni fa ha reso pubblico un accordo politico proprio con Batasuna. L'isolamento della sinistra basca si è spezzato, i temi e i contenuti sul tavolo lanciati dalla dichiarazione di Alsasua per un nuovo processo di pace iniziano a dare frutti. Il coordinatore di Aralar, Patxi Zabaleta, ha annunciato che il suo movimento darà il via ad incotri che abbordino " tutte le questioni che ci preoccupano e tutto quello che preoccupa Batasuna ed Ea". In una intervista a Radio Euskadi, Zabaleta ha affermato che il punto di svolta sta proprio nella proposta di Batasuna, in cui si parla espressamente dell'accettazione dei principi del senatore Mitchell (smilitarizzazione, verifica degli arsenali dopo un cessate il fuoco, accettazione di tutti gli accordi raggiunti) e dello strumento unicamente politico per la soluzione del conflitto.La notizia arriva in un momento molto importante: i sindacati baschi Lab ed Ela stanno agendo in un fronte comune che sta riunendo consensi e forza rispetto non solo alle dinamiche di confronto sociale e del lavoro, ma anche e soprattutto sociale, interno e politico. E il via libera di Aralar alle conversazioni disegna una possibilità - i colloqui saranno comunque lunghi e meditati - che si proietta sul 2011, anno elettorale per il Paese basco. La ley de Partidos impedisce a Batasuna di partecipare, perché messa fuori legge. Ma la dichiarazione di Alsasua ha cambiato tutto e Zabaleta lo ha rimarcato proprio nel momento in cui annunciava le trattative: "Sarebbe una aberrazione - ha detto - che un partito che si compromette per una soluzione esclusivamente per vie politiche e democratiche possa essere ancora escluso dalle consultazioni".

quarantadue GERMANIA: ELETTO CON DIFFICOLTA' IL NUOVO PRESIDENTE

Il candidato di Angela Merkel e del Cdu, Christian Wulff, è stato eletto presidente della Germania, ma solo al terzo voto, dopo che per due volte non era riuscito a ottenere la maggioranza assoluta dei voti dei parlamentari. Il neo presidente è stato eletto con 625 favorevoli e 494 contrari. Christian Wulff, appariva sicuro della propria vittoria già al primo turno, potendo i partiti della coalizione contare nell'Assemblea federale su una maggioranza di 644 voti (Cdu/Csu 496, Fdp 148), 21 in più del quorum richiesto ai primi due turni. Il risultato appariva quasi blindato. Invece c'è voluta la terza votazione quando era sufficiente la maggioranza semplice perchè Christian Wulff fosse eletto presidente. Il suo principale avversario era Joachim Gauck, candidato dell'opposizione ed ex dissidente della Germania orientale appoggiato da Spd (333 voti nell'assemblea) e Verdi (129). Gauck, molto popolare in Germania, è riuscito a tirare dalla sua parte anche alcuni parlamentari della maggioranza che avevano segnalato l'intenzione di votare per lui. Christian Wulff, 51 anni compiuti il 19 giugno, è il più giovane presidente della Repubblica che la Germania abbia mai avuto.

ARRESTATI PER TERRORISMO IN SIRIA 400 MILITANTI DEL PARTITO INDIPENDENTISTA KURDO PKK

Le forze di sicurezza siriane hanno arrestato 400 persone nell'ambito di una vasta operazione anti-terrorismo contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) attivo anche in Siria. Lo riferisce oggi l'agenzia turca Anadolu. L'operazione è stata condotta in varie città del Paese tra cui Aleppo, Kamishli, Afrin, Al Hasaka e Al Raqqa. Tutti gli arrestati sono accusati di appartenere al Pkk, che anche dalla Siria (come da Turchia, Usa e Ue) è considerato un'organizzazione terroristica. Tra le accuse mosse nei confronti dei militanti curdi, anche quelle di raccolta illegale di denaro per finanziare il Pkk, tentativo di dividere la Siria per costituire uno stato indipendente curdo, spaccare etnicamente e religiosamente la comunità curda residente in Siria. Le autorità di Damasco, per dare un'ulteriore stretta alle attività del Pkk, hanno anche deciso di applicare severe misure punitive nei confronti di quei siriani di origine curda che hanno fornito appoggi logistic

IN AFGANISTAN I TALEBANI RIFIUTANO OGNI PROPOSTA DI TRATTATIVA

La guerriglia afgana, come sottolinea John Simpson della Bbc, si sente più forte che mai: i talebani sono convinti di essere in una posizione di vantaggio; ritengono che le truppe Usa siano allo sbando e interpretano la rimozione del generale McChrystal e la volontà della Nato di trattare con loro come chiari segnali di debolezza. Nel mese di giugno è stato registrato il più alto numero di morti tra i soldati della coalizione dall'inizio della guerra: 102, con una media di poco superiore ai tre per giorno.i ai ribelli. Nell'ambito della lotta contro il Pkk, la settimana scorsa le forze di sicurezza siriane hanno ucciso 11 ribelli curdi in scontri a fuoco in varie località del Paese

(DA PEACE REPORTER) PETREAUS GETTA LA MASCHERA

Il nuovo comandante delle truppe alleate in Afghanistan annuncia che rivedrà i limiti alle regole d'ingaggio imposti per ridurre le vittime civili e spiega che l'occupazione Usa, al di là delle dichiarazioni di facciata, durerà ben oltre il luglio 2011

Il divieto di ricorrere ai bombardamenti aerei e all'artiglieria pesante per ridurre gli 'effetti collaterali'? Va rimosso perché la vita dei civili afgani è importante, ma quella dei soldati americani lo è di più. La data del luglio 2011 come inizio del ritiro? Solo una balla per tener buoni gli afgani: in realtà l'occupazione proseguirà ben oltre quel termine. Un giudizio sul comando del generale McChrystal in Iraq (dove i suoi uomini torturavano a morte i prigionieri, ndr)? Fu una leadership eccezionale.

David Petraeus ha gettato la maschera. Il generale dalla faccia buona e dal sorriso rassicurante appena nominato da Obama come nuovo comandante delle truppe d'occupazione alleate in Afghanistan, ha parlato chiaro martedì di fronte alla Commissione forze armate del Senato Usa che doveva ratificare il suo incarico.

Il discorso di 'King David' - come lo chiamano i suoi ammiratori - si è aperto con un inquietante omaggio alle imprese irachene del generale di cui si appresta a prendere il posto: Il successo militare in Iraq non sarebbe stato possibile senza l'eccezionale leadership del generale McChrystal a capo delle nostre forze speciali. Chi non ne fosse convinto può andarsi a rileggere le denunce di Human Rights Watch sulle torture inflitte ai prigionieri di Camp Nama a Baghdad: una prigione segreta gestita direttamente dal buon McChrystal.

Il mese di giugno si è chiuso con 101 soldati Nato caduti in Afghanistan, 58 americani: il più sanguinoso dall'inizio della guerra. Un effetto, secondo le truppe Usa, del recente divieto di usare l'aviazione e l'artiglieria al fine di minimizzare le perdite tra i civili afgani.

JEREMIC; SERBIA NON LO RICONOSCERÀ, ANCHE DOPO CORTE (ANSAmed) - BELGRADO, 1 LUG - La Serbia intende restare sulla sua posizione di non riconoscere l'indipendenza del Kosovo, indipendentemente dal verdetto che la Corte internazionale di giustizia pronuncerà prossimamente. Lo ha detto il ministro degli Esteri Vuk Jeremic. «La proclamazione unilaterale di indipendenza è qualcosa che la Serbia non intende accettare», ha detto Jeremic citato oggi dalla Tanjug. La posizione di Belgrado al riguardo non è cambiata, ha aggiunto. «Noi siamo un paese democratico e la nostra posizione sull'indipendenza del Kosovo è basata sulla nostra costituzione e sulle decisioni vincolanti del Parlamento serbo, ed essa è appoggiata dalla grande maggioranza dei nostri cittadini all'interno di un sistema democratico», ha affermato il ministro degli Esteri. Finora l'indipendenza del Kosovo è stata riconosciuta da 69 paesi dei circa 200 rappresentati all'Onu. La Corte internazionale di giustizia dell'Aja, su richiesta di Belgrado, darà sull'indipendenza di Pristina un parere che non avrà tuttavia carattere vincolante. Tale verdetto è atteso nelle prossime settimane, secondo un giornale serbo potrebbe essere reso noto il 22 luglio

NEI PAESI BASCHI SI ROMPE L'ISOLAMENTO DELLA SINISTRA INDIPENDENTISTA MESSA FUORI LEGGE, A FAVORE DI UN PROCESSO DI PACE VERO E DEMOCRATICO

Aralar, formazione indipendentista nata da una scissione con Batasuna, ha accettato la proposta di avere colloqui ufficiali proprio con la sinistra basca e con Eusko Alkartasuna, il partito che pochi giorni fa ha reso pubblico un accordo politico proprio con Batasuna. L'isolamento della sinistra basca si è spezzato, i temi e i contenuti sul tavolo lanciati dalla dichiarazione di Alsasua per un nuovo processo di pace iniziano a dare frutti.

Il coordinatore di Aralar, Patxi Zabaleta, ha annunciato che il suo movimento darà il via ad incotri che abbordino " tutte le questioni che ci preoccupano e tutto quello che preoccupa Batasuna ed Ea". In una intervista a Radio Euskadi, Zabaleta ha affermato che il punto di svolta sta proprio nella proposta di Batasuna, in cui si parla espressamente dell'accettazione dei principi del senatore Mitchell (smilitarizzazione, verifica degli arsenali dopo un cessate il fuoco, accettazione di tutti gli accordi raggiunti) e dello strumento unicamente politico per la soluzione del conflitto.

La notizia arriva in un momento molto importante: i sindacati baschi Lab ed Ela stanno agendo in un fronte comune che sta riunendo consensi e forza rispetto non solo alle dinamiche di confronto sociale e del lavoro, ma anche e soprattutto sociale, interno e politico. E il via libera di Aralar alle conversazioni disegna una possibilità - i colloqui saranno comunque lunghi e meditati - che si proietta sul 2011, anno elettorale per il Paese basco. La ley de Partidos impedisce a Batasuna di partecipare, perché messa fuori legge. Ma la dichiarazione di Alsasua ha cambiato tutto e Zabaleta lo ha rimarcato proprio nel momento in cui annunciava le trattative: "Sarebbe una aberrazione - ha detto - che un partito che si compromette per una soluzione esclusivamente per vie politiche e democratiche possa essere ancora escluso dalle consultazioni".

INTERNI:

ddl SULLE INTERCETTAZIONI IN AULA IL 29 LUGLIO, OGGI MANIFESTAZIONE DEI GIORNALISTI

Il Ddl sulle intercettazioni sarà in aula alla Camera il prossimo 29 luglio, forse il 28, ma comunque al termine dell’esame da parte di Montecitorio della manovra economica. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo. La proposta di calendarizzazione del provvedimento l’ha fatta la maggioranza, l’opposizione ha espresso opinione contraria e il presidente Gianfranco Fini ha “preso atto dell’opinione prevalente dei gruppi”. Contro la legge sulle intercettazioni oggi va in piazza la protesta della Federazione nazionale della stampa italiana. Una manifestazione e’ prevista a Roma, a Piazza Navona, a partire dalle ore 17 e sarà in collegamento con altre piazze italiane. Per il 9 luglio, poi, è in programma uno sciopero dell’informazione. Obiettivo è esprimere il dissenso sulla cosiddetta «legge bavaglio».

A PADOVA UN ALTRO SUICIDIO IN CARCERE

Un detenuto italiano di 25 anni, Santino Mantice, classe 1985, si è ucciso impiccandosi nella sua cella della Casa di Reclusione di Padova. Lo riferisce in una nota l'Osservatorio permanente sulle morti in carcere, spiegando che il detenuto avrebbe terminato la pena tra soli 3 mesi. «Nel solo mese di giugno - si legge nella nota - nelle carceri italiane si sono impiccati 6 detenuti, inoltre 1 detenuto semilibero si è suicidato, impiccandosi a un albero in provincia di Bolzano, quando ha saputo di dover tornare in carcere e un giovane immigrato si è impiccato nella 'cella di sicurezzà della Questura di Agrigento». «Dall'inizio dell'anno - prosegue la nota - sono già 29 i detenuti suicidi per impiccagione, mentre 6 sono morti asfissiandosi con il gas delle bombolette. Il suicidio di Santino Mantice è il 590esimo avvenuto nelle carceri italiane dal 2000 ad oggi». (Laf/Ct/Adnkronos) 01-LUG-10 10:48 NNN

STAMATTINA ASSEMBLEA DEI DELEGATI FIOM SU POMIGLIANO D'ARCO

In un affollato teatro Gloria di Pomigliano d’Arco [Napoli], i delegati ed i segretari nazionali, regionali e provinciali della Fiom stanno per cominciare l’assemblea del sindacato durante la quale si discuterà soprattutto della vertenza dei lavoratori dello stabilimento Giambattista Vico. All’assemblea, partecipano tra gli altri, i segretari nazionali, Maurizio Landini, accolto con applausi all’ingresso del teatro, e Giorgio Cremaschi che, poco prima dell’inizio dei lavori, ha sostenuto che la vertenza di Pomigliano «deve essere la grande lotta per tutelare il lavoro nel Mezzogiorno. Assieme al lavoro devono esserci i diritti, in quanto il lavoro senza diritti non può essere considerato tale». All’assemblea sono presenti delegati del gruppo Fiat di tutta Italia e di altri stabilimenti del settore metalmeccanico. «A Pomigliano si continua a non lavorare, cosa che sfugge ai più – ha affermato un delegato sindacale Fiat ai microfoni di Radioarticolo1 – la cassa integrazione, che va avanti dal 2008, sta esasperando ulteriormente gli animi dei lavoratori. C’è anche preoccupazione per la scadenza della cassa integrazione straordinaria a dicembre. Non c’è chiarezza e questo fa sì che i lavoratori siano in uno stato di grande preoccupazione, anche per il silenzio che è calato sulla vicenda. Ma tra noi c’è voglia di un nuovo protagonismo operaio».

gror100701 (last edited 2010-07-01 17:34:13 by anonymous)