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Usa, il Dipartimento di Stato multa l'ex Blackwater

Dopo il Blackwatergate del 2007, la società, che oggi porta il nome di Xe Service, dovrà pagare 42 milioni di dollari, per evitare conseguenze penali

Il Dipartimento di Stato americano ha concesso alla ex Blackwater Worldwide di pagare una multa di 42 milioni di dollari, evitando cosi' conseguenze penali per aver violato l'embargo all'export di armi in Afghanistan. Lo riporta il quotidiano americano New York Times, ricordando che la società, che oggi si chiama Xe Services, e' al centro di centinaia di denunce che vanno dall'esportazione illegale di armi in Afghanistan, all'addestramento di cecchini per la polizia di Taiwan, alla disponibilità ad addestrare le truppe nel sud del Sudan senza le necessarie autorizzazioni. La Blackwater è' stata rinominata Xe dopo essere stata implicata in numerosi scandali nel corso delle sue attività in Iraq. È accusata in particolare della morte di 17 civili nel corso di un'operazione di protezione svoltasi a Baghdad nel settembre del 2007. La compagnia avrebbe violato le leggi statunitensi più di 300 volte. Con quartier generale a Moyock, in North Carolina, la società forma nei propri campi d'addestramento circa 35 mila uomini all'anno. E' stata fondata nel 1997 da Erik D. Prince, ex-militare con trascorsi nel Navy Seal, le forze speciali d'élite dell'esercito statunitense. Di convinta fede cristiana, tanto da definirsi 'crociato di Cristo', Prince è un finanziatore del partito repubblicano. Nel suo curriculum vanta anche un impiego alla Casa Bianca, durante la presidenza di Bush padre. È un convinto sostenitore della guerra al terrorismo. Come lui, buona parte del personale al servizio della Blackwater proviene dall'esercito USA.

Iran: data da stabilire per colloqui con il gruppo di Vienna

MO

Philip Crowley, portavoce del Dipartimento di Stato Usa, ha dichiarato che la possibilià di prorogare il congelamento delle costruzioni presso gli insediamenti ebraici illegali nella West Bank occupata verrà discussa nell'ambito dei negoziati diretti tra l'Anp e Israele, a partire dal 2 settembre a Washington.

MO:GERUSALEMME; ONG, 5.300 ALLIEVI ARABI NON ISCRITTI SCUOLE

EST SAM SAM SAM MI03 MO:GERUSALEMME; ONG, 5.300 ALLIEVI ARABI NON ISCRITTI SCUOLE (ANSAmed) - GERUSALEMME, 24 AGO - Una allarmata denuncia delle gravi condizioni in cui versa il sistema educativo pubblico nei rioni palestinesi di Gerusalemme est è stata lanciata oggi da due Ong israeliane, la Associazione per i diritti civili e Ir-Amim. Secondo una ricerca condotta dalle due Ong, a Gerusalemme est esiste una grave carenza di classi. Per ovviare alla situazione occorrerebbero subito 1.000 nuove classi, ma solo 39 sono state costruite quest'anno e le prospettive per il futuro non sono incoraggianti. Le scuole pubbliche sono sovraffollate e dunque quasi la metà degli allievi sono di fatto costretti a rivolgersi a scuole private, che però risultano costose. Di conseguenza - si legge nel rapporto pubblicato dalle due Ong - 5.300 allievi arabi di Gerusalemme est non si sono iscritti ad alcuna scuola, nè pubblica nè privata. Secondo una responsabile dell'Associazione per i diritti civili, Tali Nir, le autorità sono consapevoli della gravità della situazione «ma non compiono gli sforzi necessari per realizzare un cambiamento fondamentale». «Il fallimento di oggi - prevede la Nir - avrà gravi ripercussioni in futuro». Dal Municipio di Gerusalemme e dal ministero dell'Istruzione la radio militare israeliana ha trovato conferma circa la gravità della situazione. Si tratta di condizioni deterioratesi nel tempo, è stato spiegato alla emittente, e la cronica penuria di fondi pubblici non ha consentito di migliorare le infrastrutture. Spiegazioni respinte da Ir-Amim secondo cui dietro alle mancanze ci sarebbe «una precisa logica politica» dei dirigenti israeliani.(ANSAmed).

Afghanistan, truppe Usa sparano colpi in aria per disperdere manifestazione

Le truppe statunitensi hanno sparato in aria diversi colpi di avvertimento per disperdere una manifestazione di protesta tenutasi ieri nell'Afghanistan orientale in seguito all'arresto di un leader religioso accusato di aver organizzato un attacco missilistico contro le truppe della Nato. Il comando della coalizione ha affermato che non sono stati registrati ferimenti o uccisioni nel corso della protesta, ma il generale Faqir Ahmad, vice capo della polizia della provincia di Parwan, ha invece riferito che un civile è stato ucciso da colpi di arma da fuoco sparati "da una fonte sconosciuta". La Nato ha riferito che una folla di circa 300 persone avrebbe circondato una pattuglia e diversi veicoli attaccandoli con pietre e sbarre di ferro poco fuori la grande base aerea di Bagram, nella provincia di Parwan. "Dopo diversi tentativi di fermare l'attacco e disperdere la folla, le truppe della coalizione hanno sparato dei colpi di avvertimento", riferisce la Nato in un comunicato stampa. L'uomo arrestato dalla polizia afghana lunedì è un insegnante di religione sospettato di aver partecipato a un attacco missilistico contro una pattuglia della coalizione due settimane fa. Circa 50 studenti della locale scuola coranica hanno dato avvio alla protesta che ha poi coinvolto circa duemila abitanti del villaggio. Le manifestazioni degli afghani contro le truppe Usa diventano sempre più numerose e frequenti.

Somalia,strage di deputati in hotel

Uomini armati hanno assaltato un albergo a Mogadiscio nel quale si trovano alcuni parlamentari somali e l'hotel è stato circondato da militari. Secondo una fonte parlamentare diversi deputati avrebbero perso la vita. Scontri sono in corso a Mogadiscio da venerdì tra esercito e uomini legati ad Al Qaeda. Secondo alcune fonti i morti all'interno dell'hotel Muna sarebbero almeno 60. Secondo quanto riferisce l'inviato della tv araba Al Jazeera, i miliziani islamici hanno attaccato l'hotel Muna, che dista sei chilometri da Villa Somalia, il palazzo che ospita il presidente Ahmad Sharif. Un portavoce della formazione armata, considerata vicina ad al-Qaeda, ha confermato la notizia dell'attacco da parte dei propri uomini sostenendo che "l'albergo è diventato un cimitero per i membri del governo".

KOSOVO: SERBIA NON RITIRERÀ RISOLUZIONE AD ONU EST SAM SAM SAM MI01 KOSOVO: SERBIA NON RITIRERÀ RISOLUZIONE AD ONU MA È APERTA A DISCUSSIONI PER NON ROVINARE RAPPORTI CON UE (ANSAmed) - BELGRADO, 24 AGO -

La Serbia non intende ritirare la risoluzione sul Kosovo presentata all'Assemblea generale dell'Onu, ma non vuole al tempo stesso rovinare i suoi rapporti con l'Unione europea, di cui aspira a diventare membro a pieno titolo. Lo ha detto Zdravko Ponos, consigliere del ministro degli Esteri Vuk Jeremic, a testimonianza del crescente nervosismo e tensione da parte di Belgrado in vista della discussione sul Kosovo che l'Assemblea delle Nazioni Unite ha in programma per il 9 settembre. In varie interviste ai media serbi, Ponos ha detto che la Serbia Š pronta a discutere sul testo di risoluzione sottoposto all'esame dell'Assemblea generale dell'Onu ma non a drastici cambiamenti del suo contenuto. Nella risoluzione, messa a punto da Belgrado dopo che la Corte internazionale di giustizia il 22 luglio scorso ha definito legittima e non contraria al diritto internazionale la proclamazione d'indipendenza del Kosovo, si ribadisce il no alla secessione di Pristina anche se si auspica al tempo stesso un dialogo fra le parti su tutti i temi sul tappeto. La Serbia, ha detto Ponos, vuole spiegare la sua posizione e ascoltare quelle degli altri, per dimostrare che la propria Š corretta e in linea con i principi del diritto internazionale sanciti delle Nazioni Unite. Riferendosi quindi alla visita che gioved prossimo far… a Belgrado il vicecancelliere e ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle, Ponos ha sottolineato che la Serbia «‚ pronta alla discussione e al compromesso. »Tale visita Š molto opportuna e offre l'opportunit… di colloqui per arrivare a una soluzione di compromesso accettabile sia per la Serbia che per la Ue«, ha detto il consigliere di Jeremic. Tuttavia, ha aggiunto, »esistono certi limiti che la Serbia non pu• superare senza mettere in pericolo i suoi interessi vitali nazionali«. La maggioranza dei Paesi Ue, 22 su 27 ivi comprese Germania e Italia, ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo.

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gror100824 (last edited 2010-08-24 11:00:45 by anonymous)