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ESTERI

PAESI BASCHI: ETA ANNUNCIA LA SOSPENSIONE DELLE ATTIVITA' MILITARI

L'organizzazione armata indipendentista basca Eta ha annunciato ieri attraverso un video inviato alla Bbc "un cessate-il-fuoco unilaterale". Tre persone vestite di nero, il volto coperto da un cappuccio bianco e con accanto i simboli storici dell'indipendentismo etarra, hanno annunciato che il gruppo armato ha deciso di "non attuare azioni offensive armate" per favorire un nuovo "scenario di processo democratico", ambito su cui da tempo si muove la sinistra indipendentista basca nonostante i tanti ostacoli posti da Madrid lungo il sentiero che porta ad una risoluzione pacifica e condivisa per l'autodeterminazione del popolo basco. Un annuncio che non è segnale di debolezza da parte dell'organizzazione armata, ma frutto di una precisa scelta maturata nel corso del dibattito in corso in Euskadi nell'ultimo anno. Scettici sia il governo Zapatero che quello basco del socialista Patxi Lopez, secondo cui l'annuncio è "insufficiente, fraudolento e ambiguo" perch "non ferma definitivamente la lotta". Ancora più sprezzante il governo spagnolista di Madrid, che non intende "cambiare di una virgola" la propria politica repressiva. "L'annuncio non basta", ha detto il ministro degli interni Alfredo Rubalcaba, "non ci si può fidare di un comunicato ambiguo redatto da un gruppo armato molto debole che ha subito ripetuti colpi in Spagna, Francia e Portogallo e per questo si ferma: non può andare avanti e si deve ricostruire". Il ministro di Madrid ha negato che ci sia spazio per qualche forma di dialogo, anche non ufficiale, con ambienti vicini all'indipendentismo: "con Eta - ha detto Rubalcaba- non si può dialogare". Il video-comunicato etarra, letto da una voce femminile, è stato invece colto positivamente dalla sinistra abertzale nelle sue diverse articolazioni.

CILE: SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE verso 14 compagn* sequestrat*

Lo scorso sabato 14 di agosto nelle città di Santiago e Valparaíso, in una azione coordinata, polizie di ogni tipo (GOPE, forze speciali e labocar) sono penetrate violentemente in tre centri sociali occupati e in diverse case private in cinque comuni, intimidento con armi da guerra, rompendo finestre e porte e requisendo materiale da tutti gli immobili. 14 persone sono state arrestate senza spiegazioni, finché 3 giorni dopo 6 di loro escono in libertà condizionata per mancanza di prove, mentre le persone trattenute si trovano tuttora in isolamento in regime di massima sicurezza, in attesa di un processo di indagine di 180 giorni, rischiando 20 anni di carcere per una presunta associazione terroristica nella quale avrebbero svolto il lavoro di fabbricazione e detonazione delle bombe che ultimamente hanno martoriato la capitale. Secondo l’accusa questa associazione sarebbe organizzata in gerarchie e capi, ipotesi in assoluta contraddizione con il fatto che la maggioranza degli arrestati, per convinzioni ideologiche anarchiche, si oppongono inconciliabilmente a leader e gerarchie... L’inizio del mediatico "caso bombe", saga di persecuzioni poliziesche, nel quale i protagonisti fecero il loro debutto, risale al 10 settembre 2006, vigilia di una data storica in Cile in cui alcuni ricordano i morti e gli scomparsi della dittatura, mentre altri e altre manifestano il proprio malcontento verso la falsità della democrazia, che non si discosta troppo dalla dittatura. È in questo contesto di proteste che una bottiglia molotov viene lanciata contro il palazzo del governo; le immagini fecero il giro del mondo, il simbolo della democrazia concertazionista fatto a pezzi. Due settimane dopo, un vasto contingente di polizia penetrava nel centro sociale "la mansión siniestra" arrestando 6 persone accusate di associazione illecita, "fabbricanti di bottigle molotov", "violenti delinquenti", "vandali". Ma i materiali sequestrati, che dovevano servire a confezionare le bombe, erano semplici e comuni utensili domestici. Le molotov non c’erano mai state. Alla fine queste 6 persone dopo undici giorni di prigionia in regime di massima sicurezza furono rimesse in libertà. Il deficit economico è aumentato dal 13% al 15% dal 2006; ciononostante il governo pretende di spendere 135 miliardi di pesos per costruire, a partire da quest’anno, 10 nuove carceri, che in totale aggiungeranno 16500 nuovi posti all’attuale sistema penitenziario. Il 64% della popolazione carceraria è analfabeta o non ha completato gli studi di base, ossia è la gente più povera ed emarginata del sistema. In questo 2010 Sebastian Piñera va al potere; sostenitore della dittatura, collaboratore numero uno nello stabilire il modello neoliberale, molto famoso per il suo motto "battaglia contro la delinquenza", cioè la repressione contro la popolazione storicamente repressa, aumentando il personale della polizia a 15 mila carabineros e effettivi di polizia civile, che si sono ritrovati già alcuni mesi fa con i loro salari incrementati del 18%. È così che la "battaglia contro la delinquenza", copre altri fatti, intenzionalmente invisibili ai media, come lo sciopero della fame di 32 prigionieri politici mapuche che lottano contro la giustizia cilena e che esigono il rispetto dei loro diritti naturali; o come l’utilizzo di equipaggiamento più economico del minimo necessario per salvare 33 minatori intrappolati sotto terra da diversi giorni. Oggi gli spazi occupati aperti e le persone impegnate giorno per giorno a denunciare e trasformare dalle proprie vite l’intera società sono state più vulnerabili alle attenzioni dello stato. Chiediamo di costruire una rete internazionale di appoggio per i prigionieri e le prigioniere del 14 di agosto.

PALESTINA: raid su Gaza, due morti e diversi feriti

Ieri sera, 5 settembre, aerei F16 hanno sorvolato la Striscia di Gaza attaccando il territorio palestinese assediato. Il lancio di cinque missili ha puntato su tre tunnel ad ovest del confine con l'Egitto. Khaled al-Khatib e Salem al-Hatab, di 35 e 20 anni sono rimasti uccisi, e altri sono rimasti feriti. Un altro attacco ha interessato la zona di al-Khuza'e, ad est di Khan Younes, nel sud della Striscia di Gaza, colpendo un capannone agricolo. Anche qui ci sono stati dei feriti. Fonti militari israeliane hanno giustificato l'operazione come risposta al lancio di razzi da parte palestinese nel Negev, che non avevano causato danni a cose o persone.

Iraq, attaccata caserma a Baghdad

Cinque kamikaze hanno provato ieri a forzare il cancello del complesso a bordo di un furgone carico di tritolo. Le forze di sicurezza irachene hanno ucciso tre attentatori: gli altri due si sono fatti esplodere, uccidendo 12 militari. Militari Usa che si trovavano all'interno della base hanno partecipato ai combattimenti: si è trattato della prima azione armata di forze americane dopo il ritiro delle truppe Usa combattenti dall'Iraq, due settimane fa. Il complesso militare preso di mira era stato teatro di un grave attentato lo scorso 17 agosto, quando un kamikaze si è fatto saltare in aria fra la folla dei giovani reclute, uccidendo 48 persone e ferendone 129.

PAKISTAN: Tre raid missilistici NATO nel finesettimana

I velivoli Usa senza pilota Predator sono tornati a colpire il Waziristan, l'area tribale del Pakistan al confine con l'Afghanistan controllata dai talebani. Tre raid missilistici sono stati effettuati nel fine settimana contro alcune costruzioni e un veicolo nel villaggio di Mizer, nella regione del Data Khel. Secondo il quotidiano Samaa otto talebani sarebbero stati uccisi. I servizi segreti pakistani invece parlano di cinque militanti morti. Data Khel è la roccaforte di Hafiz Gul Bahadar, considerato dai pakistani un "buon talebano" in quanto non ha portato attacchi sul suolo di Islamabad, ma solo su quello afghano, dando ricovero anche a combattenti di Al-Quaeda. Altri due attacchi dai velivoli senza pilota sono stati portati a segno nel finesettimana: 15 i miliziani uccisi nelle regioni di Data Khel e Miramshah, tra cui Inayatullah, un importante comandante talebano. Salgono così a 57 gli attacchi aerei americani dall'inizio dell'anno, 51 dei quali all'interno del Nord Waziristan e quattro nel Sud.

IRAN: LAPIDAZIONE DI SAKINEH FORSE VENERDI

Sakineh "rischia di essere lapidata venerdì prossimo, di sera, alla fine del Ramadan": lo ha detto oggi pomeriggio a Parigi il filosofo Bernard-Henri Levy, ad una conferenza stampa dell'ex avvocato della detenuta, Mohammad Mostafei. Levy, nell'annunciare che sotto la sua petizione per la liberazione dell'iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani ci sono già 80.000 firme, ha descritto la lapidazione come "la più barbara delle condanne". Sajjad Mohammadi Ashtiani, 22 anni, figlio di Sakineh, ha ringraziato quanti si sono mobilitati in Italia, ma chiede che si facciano passi piu' formali, come la convocazione dell'ambasciatore a Roma, e si rafforzino le sanzioni.

COLOMBIA: 34 tribù indigene rischiano di scomparire

Secondo un rapporto dell'Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) sono almeno 34 le tribù che in Colombia rischiano l'estinzione per le continue violenze cui sono sottoposte nelle loro terre. I pericoli più grandi per gli indigeni colombiani sono rappresentati dall'aumento della violenza, lo sfratto dalle terre, e dal reclutamento forzato dei giovani nei gruppi armati. Gli indios, nonostante costituiscano solo il 2 per cento della popolazione, costituiscono il 15 per cento del totale dei rifugiati interni del Paese. Il rapporto segnala che gli omicidi di indigeni sono aumentati del 63 per cento e solo nel 2009 sono stati assassinati 33 membri di tribù indigene, in particolare Awa e Nunak. Il leader della tribù Wounaan, recentemente sfollata dai gruppi armati, ha spiegato: "Siamo sempre più limitati nei movimenti, persino quando dobbiamo andare a cacciare o a raccogliere il cibo". Le zone dove vivono sono ricche di minerali e altre risorse naturali: da anni il governo ha concesso centinaia di licenze ad aziende internazionali per il loro sfruttamento.

GRECIA: VOCI DI COLPO DI STATO

Da fonti greche, tramite un esperto economico americano, è arrivata la notizia, ascoltata ieri, di un colpo di stato in Grecia per il 28 settembre e comunque entro fine mese. Pare la voce sia stata confermata dai marines di stanza ad Atene. Curioso anche il fatto che al forum di Cernobbio, l'economista Hans-Werner Sinn, presidente del prestigioso Istituto IFO di Monaco, abbia dichiarato che le misure di austerità in Grecia non possono impedire il default e porteranno alla rottura dell'ordine politico se continuate a lungo, con il rischio quindi di guerra civile.

RUSSIA: ACCORDO MILITARE CON ISRAELE

Un accordo quadro, firmato lunedi scorso dal capo della Difesa russo Anatoly Serdyukov e il capo della Difesa israeliano Ehud Barak, potrebbe portare all'acquisto di tecnologia israeliana militare. "E' molto importante che nel passaggio ad un'immagine nuova, le forze armate russe utilizzino l'esperienza delle truppe israeliane", ha affermato il ministro russo alla stampa. La Russia, che sta iniziando ad acquistare armamenti stranieri per migliorare le proprie forze armate, vuole dotarsi di una propria flotta di droni israeliani, da quando, nel corso della breve guerra del 2008, la Georgia li ha utilizzati contro aerei russi. Serdyukov ha spiegato che la Russia ha già acquistato 12 velivoli senza pilota e che sta addestrando 50 tecnici al loro uso. Israele ha inoltre fatto pressioni su Mosca affinchè non venda armi a Siria ed Iran, e la Russia ha risposto affermativamente, non accettando di vendere i missili S-300 anti aircraft all'Iran, viste le sanzioni per il programma nucleare di Theran. Nonostante ciò, Mosca ha reso possibile l'apertura della centrale nucleare iraniana di Bushehr, inaugurata lo scorso mese, che utilizza solo combustibile nucleare russo. La Russia si è avvicinata a Israele dopo la caduta del 1991 dell'Unione Sovietica, che sosteneva i paesi arabi del Medio Oriente. Già il mese scorso il presidente israeliano Netanhyahu aveva chiesto a Putin di interrompere l'accordo con cui vendeva dei P-800 Yakhont (missili cruise) che Tel Aviv considera pericolosi per la sua flotta nel Mar Mediterraneo.

ITALIA

ROMA: CONTINUA IL PRESIDIO PRECARI DELLA SCUOLA A MONTECITORIO (audio: ROR)

SCUOLA: CAOS E PROTESTE IN TUTTA ITALIA NEL PRIMO GIORNO DI NOMINE

In alcuni istituti oggi torna a suonare la campanella, anche se in molte regioni il via fissato per il 13 settembre. I prof rimasti senza incarico e quindi senza lavoro, stipendio e dignità a causa della riforma Gelmini puntano a nuove mobilitazioni. Un gruppo di precari della scuola ha bloccato già oggi a Palermo gli uffici del provveditorato agli studi, dove sono in corso le convocazioni annuali per il personale amministrativo. 70 i posti disponibili, la metà rispetto all'anno scorso. Oltre 200, invece, i lavoratori che attendono l'esito delle nomine. La protesta è scattata quando si è diffusa la notizia che il numero delle convocazioni era inferiore rispetto alle previsioni. A Napoli un centinaio di precari tra docenti e personale Ata, insieme a genitori e rappresentanti dell'associazione Tutti a Scuola, hanno invece organizzato un'assemblea pubblica davanti all'ufficio scolastico regionale della Campania. I manifestanti hanno effettuato un sit-in, con blocco stradale, davanti agli uffici per discutere sulle prossime attività di protesta da mettere in campo a livello regionale. Anche a Milano la mattinata delle nomine fra irregolarità e tensioni.

FIRENZE: MUORE AL LAVORO UN OPERAIO

Un operaio di una ditta specializzata in smaltimento di materiali con amianto e' morto dopo essere precipitato da un lucernario. E' successo in un edificio di borgo Ognissanti, nel centro di Firenze. L'uomo aveva 34 anni.

L'incidente e' avvenuto intorno alle 16

gror100906 (last edited 2010-09-06 17:36:29 by anonymous)