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'''Rosarno: quest’anno le arance sono raccolte dai bulgari'''


Diverse centinaia di braccianti provenienti dalla Bulgaria hanno rimpiazzato gli africani. Gli stagionali di pelle nera non trovano lavoro e vivono in garage sovraffollati e casolari diroccati. braccianti bulgari hanno sostituito gli africani nella raccolta delle arance e delle clementine nella Piana di Gioia Tauro. Arrivano direttamente dalla Bulgaria, dove alcuni connazionali che fungono da intermediari hanno diffuso la notizia che c’è lavoro nelle campagne calabresi. L’espulsione di manodopera africana in favore di quella est europea è la conseguenza della rivolta nera dello scorso gennaio contro lo sfruttamento e della raffica di arresti seguiti con l’operazione ‘migrantes’ nei confronti di caporali stranieri e agricoltori locali. In questo momento, i produttori di agrumi preferiscono far lavorare i bulgari che sono comunitari e non necessitano del permesso di soggiorno. Con gli africani temono di incorrere nel reato penale di sfruttamento o favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Da anni i bulgari lavorano nella raccolta delle arance a Rosarno, ma sono stati sempre in numero inferiore rispetto agli africani. Quest’anno sono aumentati e diverse centinaia di loro vivono nel comune di San Ferdinando, una ex frazione di Rosarno, ora diventata municipalità autonoma. “Da tre anni vengo qui con mio marito da ottobre a gennaio per la raccolta – spiega Anna – in Bulgaria abbiamo due figlie di 17 e 19 anni e in questo momento lì la crisi è fortissima, per noi due paghiamo un affitto di 200 euro al mese”. I braccianti bulgari vivono nelle case affittate a San Ferdinando e lavorano otto ore al giorno nei campi con paghe che si aggirano sui 28-30 euro al giorno. Il sistema di reclutamento della manodopera attraverso il caporalato è ancora molto presente nella Piana di Gioia Tauro. Alcuni produttori locali segnalano che ogni due- tre giorni si presenta in azienda qualche caporale bulgaro a chiedere se serve una squadra di braccianti per le arance.

Per gli africani invece la situazione è peggiorata rispetto all’anno scorso. Lavoratori di pelle nera si incrociano ancora andando in giro per le vie di Rosarno. Ma per loro trovare occupazione è più difficile. Vivono in abitazioni sovraffollate o in garage nel cuore urbano di Rosarno, pagando affitti bassi ma comunque sproporzionati alla condizione alloggiativa. Molti si nascondono nelle campagne, nel timore dei controlli, abitando in vecchi casolari diroccati e rifugi di fortuna, con generatori elettrici forniti dai volontari e fuochi improvvisati per cucinare e scaldarsi. Sono dispersi in tanti piccoli insediamenti e non trovano lavoro. L’Osservatorio migranti Africalabria, composto da pochissimi giovani volontari della zona, continua come fa da anni a portare conforto con generi di prima necessità e coperte. L’Osservatorio stima una presenza di circa 500 africani in tutta la Piana di Gioia Tauro.

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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

ITALIA

Rosarno: quest’anno le arance sono raccolte dai bulgari

Diverse centinaia di braccianti provenienti dalla Bulgaria hanno rimpiazzato gli africani. Gli stagionali di pelle nera non trovano lavoro e vivono in garage sovraffollati e casolari diroccati. braccianti bulgari hanno sostituito gli africani nella raccolta delle arance e delle clementine nella Piana di Gioia Tauro. Arrivano direttamente dalla Bulgaria, dove alcuni connazionali che fungono da intermediari hanno diffuso la notizia che c’è lavoro nelle campagne calabresi. L’espulsione di manodopera africana in favore di quella est europea è la conseguenza della rivolta nera dello scorso gennaio contro lo sfruttamento e della raffica di arresti seguiti con l’operazione ‘migrantes’ nei confronti di caporali stranieri e agricoltori locali. In questo momento, i produttori di agrumi preferiscono far lavorare i bulgari che sono comunitari e non necessitano del permesso di soggiorno. Con gli africani temono di incorrere nel reato penale di sfruttamento o favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Da anni i bulgari lavorano nella raccolta delle arance a Rosarno, ma sono stati sempre in numero inferiore rispetto agli africani. Quest’anno sono aumentati e diverse centinaia di loro vivono nel comune di San Ferdinando, una ex frazione di Rosarno, ora diventata municipalità autonoma. “Da tre anni vengo qui con mio marito da ottobre a gennaio per la raccolta – spiega Anna – in Bulgaria abbiamo due figlie di 17 e 19 anni e in questo momento lì la crisi è fortissima, per noi due paghiamo un affitto di 200 euro al mese”. I braccianti bulgari vivono nelle case affittate a San Ferdinando e lavorano otto ore al giorno nei campi con paghe che si aggirano sui 28-30 euro al giorno. Il sistema di reclutamento della manodopera attraverso il caporalato è ancora molto presente nella Piana di Gioia Tauro. Alcuni produttori locali segnalano che ogni due- tre giorni si presenta in azienda qualche caporale bulgaro a chiedere se serve una squadra di braccianti per le arance.

Per gli africani invece la situazione è peggiorata rispetto all’anno scorso. Lavoratori di pelle nera si incrociano ancora andando in giro per le vie di Rosarno. Ma per loro trovare occupazione è più difficile. Vivono in abitazioni sovraffollate o in garage nel cuore urbano di Rosarno, pagando affitti bassi ma comunque sproporzionati alla condizione alloggiativa. Molti si nascondono nelle campagne, nel timore dei controlli, abitando in vecchi casolari diroccati e rifugi di fortuna, con generatori elettrici forniti dai volontari e fuochi improvvisati per cucinare e scaldarsi. Sono dispersi in tanti piccoli insediamenti e non trovano lavoro. L’Osservatorio migranti Africalabria, composto da pochissimi giovani volontari della zona, continua come fa da anni a portare conforto con generi di prima necessità e coperte. L’Osservatorio stima una presenza di circa 500 africani in tutta la Piana di Gioia Tauro.

Siparietto


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Nuova Zelanda, 33 minatori dispersi per un'esplosione in una miniera di carbone

Sono trentatre i minatori dispersi dopo un'esplosione nella miniera di carbone dove lavoravano. E' accaduto in Nuova Zelanda. Peter Whitthal, manager della miniera Pike River, ha riferito che 35 uomini erano al lavoro quando è avvenuto lo scoppio. Due sono riusciti a raggiungere la superficie quasi subito. Secondo la polizia tre minatori si stanno dirigendo verso la superficie. Non vi sono state conferme ufficiali alla notizia che uno dei minatori sarebbe morto. L'incidente è avvenuto a 50 chilometri da Greymouth, sulla costa occidentale di South Island. Polizia e ambulanze circondano l'imbocco della miniera, dove sono arrivati anche i parenti degli operai intrappolati. Al momento non c'è stata nessuna comunicazione con gli uomini rimasti sottoterra. Secondo la polizia, l'esplosione è stata scatenata da un black out elettrico. I minatori della miniera neozelandese lavorano in pozzi orizzontali a una profondità inferiore a quella della miniera cilena dove 33 uomini sono rimasti intrappolati dal 5 agosto al 22 ottobre. La miniera produce carbone di alto grado per la produzione di acciaio, specie per il mercato indiano, ed è situata sul versante opposto della catena di Paparoa, rispetto alla miniera ora chiusa detta Strongman State, dove 19 minatori sono morti in un'esplosione nel 1968. Le operazioni a Pike River Coal sono state travagliate da ritardi, in particolare per il crollo di un pozzo di ventilazione quando stava per avviare la produzione.

ITALIA

Napoli fra i rifiuti, Palermo fra i roghi

Lontana da una soluzione l'emergenza rifiuti in Campania, dove nella notte non ci sono stati sversamenti di rifiuti a Cava Sari di Terzigno. Poco lontano dalla discarica, ieri, sono state trovate tre bombe a mano. In strada decine di cittadini impediscono il passaggio degli autocompattatori, dopo che ieri la Procura della Repubblica di Nola ha iscritto nel registro degli indagati per interruzione di pubblico servizio il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, che aveva vietato ai camion di sversare a cava Sari.

Un'ordinanza simile a quella di Auricchio è stata emessa dal sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella: quel Comune, però, ricade nel territorio di competenza della Procura di Torre Annunziata . Effetto dell'iniziativa giudiziaria dei magistrati nolani potrebbe essere la ripresa degli sversamenti nella cava Sari, tanto è vero che ieri il questore di Napoli, Santi Giuffré, aveva detto di aspettarsi una "notte calda" sul fronte dell'ordine pubblico.

Il clima di tensione resta, dunque, nonostante ieri il Consiglio dei ministri abbia stabilito la cancellazione di Cava Vitiello, altro sito all'interno del Parco nazionale del Vesuvio, dalla legge varata nel 2008.

Enormi problemi con la raccolta rifiuti anche a Palermo, dove nella notte si contano molti roghi di cassonetti a Bonagia: i residenti esasperati dall'immondizia non raccolta hanno dato alle fiamme più cumuli nel quartiere, per i pompieri è stata una notte di lavoro intenso.

Il sindaco di Boscoreale revoca l'ordinanza di stop ai camion

Il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, ha revocato ieri sera - ma la notizia si e' appresa solo ora - l'ordinanza con la quale veniva vietato il transito sul territorio comunale ai camion diretti verso la discarica di Cava Sari a Terzigno.

  • L'ordinanza era stata firmata da Langella in seguito all'analogo provvedimento del sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, motivato dai dati sull'inquinamento delle falde acquifere nella zona di Cava Sari. Ieri pomeriggio, spiega il sindaco di Boscoreale, "ci e' pervenuta una circolare del prefetto di Napoli, Andrea De Martino, che diffidava i sindaci della zona dall'adottare analoghe misure, ritenendo non sufficientemente motivata l'ordinanza di Terzigno. A quel punto non potevo che ritirare il mio provvedimento". Il sindaco di Terzigno invece non ha ancora revocato la sua ordinanza, sottolineando di essere in attesa di nuovi dati sulle analisi legate all'inquinamento in zona.

A Milano nuovo appuntamento dell'estrema destra: ospite la Moratti

Si profila una nuova giornata di tensione politica a Milano, dove domenica pomeriggio il sindaco Letizia Moratti aprirà i lavori di un convegno a cui parteciperanno noti espondenti dell'estrema destra lombarda.

Associazioni partigiane e comitati antifascisti hanno già anunciato un presidio davanti al luogo dell'incontro: l'Hotel Cavalieri, in Missori, che già in passato ha ospitato eventi dell'estrema destra (come il raduno nazionale di Forza Nuova dell'aprile 2009).

Questa volta l'evento è organizzato dalla Destra di Francesco Storace. All'incontro, dal titolo "Nord, Sud, Europa. L'Italia può federarsi dopo 150 anni dall'Unità?", interverranno, dopo la Moratti, Adriano Tilgher, fondatore e leader del movimento neofascista Fronte Sociale Nazionale, già attivista del gruppo eversivo Avanguardia Nazionale, e Francesco Cappuccio detto Doppiomalto, ex portavoce del centro sociale milanese Cuore Nero e oggi di Casa Pound Lombardia.

Associazioni e partiti della sinistra milanese denunciano la crescente contiguità tra le istituzioni locali, controllate dal centrodestra, e gli ambienti neofascisti e neonazisti del capoluogo lombardo, cui vengono concessi sempre maggiori spazi e sostegno politico. L'ultimo episodio risale a poche settimane fa, in occasione dell'incontro del gruppo hammerskin milanese Lealtà Azione dedicato al generale belga delle SS, Leon Degrelle: iniziativa pubblicamente difesa da esponenti istituzionali del Pdl.

Frosinone: operaio morto sul lavoro in una cartiera di Cassino

Un operaio cinquantenne, impiegato in una cartiera di Cassino (Frosinone), e' morto ieri sera intorno alle 23 e 30 per un incidente sul lavoro. L'uomo e' stato schiacciato da un mezzo pesante. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e gli uomini del 118, che hanno immediatamente constatato il decesso.

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


Appunti e note redazionali

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gror101119 (last edited 2010-11-19 18:29:58 by anonymous)