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ISRAELE-EGITTO

Israele intende costruire un grande campo nel deserto del Neghev dove raccogliere diecimila clandestini africani, infiltratisi nel paese dall'Egitto. Una decisione in questo senso sarà presa dal governo, a quanto risulta, nella seduta di domenica prossima. Nel campo, che sarà gestito dall'Autorità per le prigioni, i clandestini riceveranno vitto, alloggio e assistenza sanitaria ma non potranno lavorare. L'ufficio del premier Benyamin Netanyahu ha detto che il campo ospiterà persone che sono entrate nel Paese illegalmente ma che non possono essere espulse, come cittadini del Sudan e dell'Eritrea. Impianti simili, secondo l'ufficio del premier, esistono anche in stati occidentali come l'Olanda, l'Australia e l'Italia. Israele, in quanto unico stato sviluppato nell' area raggiungibile via terra, è divenuto un polo di attrazione per africani in cerca di lavoro e di una sistemazione economica. Israele è perciò allarmato dal crescente numero di clandestini africani che teme che possa superare le centomila persone e in futuro minacciare lo stesso carattere ebraico del paese. Secondo l' Autorità per la Popolazione e l'Immigrazione vi sono attualmente in Israele 34.556 clandestini. Nel tentativo di arrestare il flusso di clandestini africani, mediamente alcune centinaia ogni mese, Israele ha cominciato a costruire una barriera lungo il confine con l' Egitto. Al tempo stesso misure più severe saranno adottate per impedire ai datori di lavoro di impiegare manovali clandestini.

COREE

GRECIA

Uffici pubblici, servizi e trasporti sono oggi parzialmente paralizzati in Grecia a causa di una sospensione dal lavoro di tre ore dei dipendenti del settore statale e di quello privato contro le 'nuove misurè che il governo greco ha accettato di introdurre su richiesta dei creditori Ue-Fmi per far fronte alla crisi. La protesta è una anteprima dello sciopero generale di 24 ore contro l'austerity convocato per il 15 dicembre. Lo sciopero indetto dai due grandi sindacati Adedy (dipendenti pubblici) e Gsee (settore privato) culminerà alle 13.00 con una manifestazione al centro di Atene fino al parlamento. La protesta coincide con co sciopero di 72 ore dichiarato martedi dai marittimi e che fino a domattina paralizza i collegamenti con le isole. I ferrie per l'Italia continuano ad operare normalmente. I rappresentanti di Ue-Fmi hanno annunciato nei giorni scorsi, al termine di una missione ad Atene, che l'esecutivo del premier Giorgio Papandreou ha accettato di introdurre 'nuove misurè di rigore nel 2011 per far fronte al buco creatosi in seguito alla revisione al rialzo dei deficit 2009 e 2010 di cui il governo precedente aveva manipolato i dati. Tali misure non prevedono tagli diretti a salari e pensioni e neppure licenziamenti nel settore pubblico, tuttavia i suoi contenuti e in particolare la riforma delle relazioni industriali con la prevalenza degli accordi aziendali sui contratti di categoria è considerata dai sindacati «catastrofica» per le tasche e i diritti dei lavoratori

MAROCCO-ALGERIA

«Il fronte Polisario sta ammassando i suoi uomini lungo la frontiera tra Algeria e sud del Marocco per un possibile conflitto armato con Rabat». È quanto denuncia il quotidiano marocchino 'l'Unione socialista' (in arabo 'al-Ittihad al-Ishtirakì), che lancia l'allarme su un possibile conflitto tra l'esercito marocchino e le milizie del gruppo separatista, che chiedono l'indipendenza del Sahara occidentale controllato dal Marocco. Citando fonti diplomatiche spagnole, il quotidiano di Rabat aggiunge che «il Polisario sta muovendo i propri uomini e ha mobilitato anche le riserve presenti nel Sahara algerino in direzione della parte orientale del muro di difesa, presente nelle regioni meridionali che confinano con il Marocco». Testimoni avrebbero visto i camion del Polisario carichi di uomini dirigersi verso il confine marocchino. Secondo alcune fonti, «gli uomini del gruppo separatista sono pronti a combattere e una guerra potrebbe scoppiare da un momento all'altro». Le autorità di Rabat non hanno commentato la notizia, ma due giorni fa il ministro dell'Informazione e portavoce dell'esecutivo, Khaled al-Nasiri, aveva affermato che «il paese si sta avviando a subire una guerra di aggressione» e ha aggiunto che l'esercito «è pronto a combattere per difendere l'integrità territoriale»

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