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Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

MIGRANTI: LA FORTEZZA EUROPA VIOLA I DIRITTI UMANI (da commento di Fulvio Vassalo Paleologo)

Non sappiamo se la ripresa degli sbarchi in Sicilia sia un fatto casuale o una conseguenza del blocco delle trattative tra l'Unione Europea e la Libia, dopo la Risoluzione del Parlamento Europeo del 17 giugno scorso che denunciava gravi violazioni dei diritti umani in quel paese. Così come gli sbarchi provenienti dai paesi del Maghreb potrebbero segnalare (o essere conseguenza di) tensioni irrisolte, nelle trattative per la rinegoziazione degli accordi tra l'Italia la Tunisia, l'Algeria, ed il Marocco. Accordi che dovrebbero consentire un maggior numero di rimpatri, secondo le recenti indicazioni del ministro dell'interno, e per questa ragione stanno scoppiando gravi rivolte in tutti i CIE italiani, dal famigerato Vulpitta di Trapani al centro di via Brunelleschi a Torino. Rivolte, atti di autolesionismo, tentativi di fuga e conseguenti pestaggi coperti da un vero e proprio segreto militare. Dopo il precedente dell'accordo “miliardario” tra Berlusconi e Gheddafi tutti i regimi nordafricani hanno compreso che è possibile rialzare il prezzo della loro “collaborazione” con gli stati europei, nelle pratiche di riammissione e di respingimento dei migranti, richiedenti asilo compresi. Gli aiuti alla cooperazione sono bloccati, mentre si finanziano soltanto gli apparati militari, i campi di detenzione e le politiche di espulsione, come i voli charter “congiunti” di rimpatrio. I migranti sono respinti, scacciati, sottomessi, ridotti al lavoro servile o sfruttati, e nel caso delle donne sempre più spesso vittima di abusi domestici e di prostituzione forzata. Una discriminazione sistematica, talvolta razzista, ma che, anche nel meridione ed in Sicilia, si estende anche verso i nuovi cittadini europei come i rumeni ed i bulgari. Da Rosarno a Cassibile, i nuovi caporali sono sempre più spesso immigrati, mentre nelle grandi città le organizzazioni criminali locali si dividono il territorio con le mafie straniere, dal traffico della droga al mercato della prostituzione. Ad ogni pacchetto sicurezza, all'inasprimento delle pene per i reati connessi all'immigrazione irregolare, segue un aumento del numero di migranti soggetti ai poteri delle organizzazioni criminali, non certo maggiore sicurezza per i cittadini. Perciò occorre la legalizzazione ed il rispetto dei valori fondamentali della persona affermati dalla Costituzione italiana, a partire dal diritto di asilo. Occorre una regolarizzazione permanente. Alle vittime della prostituzione e dello sfruttamento lavorativo va riconosciuto un permesso di soggiorno per protezione sociale. Per il contrasto dell'immigrazione irregolare non bastano le retate e le carceri. Per ogni canale di ingresso illegale che si chiude, se ne apre immediatamente un altro. E sarà così fino a quando prevarrà il proibizionismo delle migrazioni. Vanno previste forme di ingresso legale, anche per ricerca di lavoro, vanno aumentati i tempi e le occasioni per ricercare una nuova occupazione, per gli immigrati che perdono un lavoro, che va riconosciuto il diritto di ingresso in Italia a coloro che avrebbero diritto all'asilo o ad un altro regime di protezione internazionale. Anche per evitare che qualcuno degli eritrei liberati adesso dai libici sia costretto ad affidarsi a scafisti senza scrupoli. Una scommessa che in tanti, negli anni passati, hanno pagato con la vita.

NOTIZIE BREVI

ESTERI

LIBIA ERITREI DEPORTATI, UNA STORIA ANCORA APERTA

“Cosa accadrà fra tre mesi quando il permesso di soggiorno scadrà?” chiede l’organizzazione non governativa Habeshia e il suo direttore, eritreo come la gran parte dei migranti rilasciati dal centro di Braq. Nel fine-settimana, dopo la liberazione, ha parlato con diversi di loro. I permessi di soggiorno concessi da Tripoli consentono alla Libia e all’Italia di “abbassare la tensione” su una vicenda scomoda, della quale si erano finalmente occupati anche agenzie di stampa e giornali nazionali. Secondo l’ambasciatore libico a Roma, Hafed Guddur, gli oltre 200 profughi eritrei liberati dal centro nella regione di Sabha “potranno reinserirsi nel tessuto sociale trovando lavoro e alloggio”. Il direttore di Habeshia, però, sottolinea che allo scadere dei tre mesi i migranti rischiano di tornare a essere “clandestini” in un paese dove non possono neanche presentare domanda di asilo politico. L’unica soluzione è accoglire gli eritrei in Italia o comunque in Europa, dove è rispettata la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati”. Sabato, dopo il rilascio dei migranti, diversi organismi impegnati nella difesa dei diritti umani avevano sottolineato l’importanza che non fossero state decise deportazioni in Eritrea. Ma l’Europa ha costruito in ogni caso un muro, virtuale ma molto efficace, che tiene fuori perfino i migranti in fuga da conflitti o regimi autoritari, dalla Somalia, dall’Eritrea o dal Darfur.

AFGHANISTAN: LA GUERRA QUOTIDIANA (audio: ROd'U)

In Afghanistan si continua a morire. Sei agenti della polizia afghana sono deceduti oggi per l'esplosione di una mina, a Kandahar. Un soldato della Nato è invece morto oggi nella zona meridionale del Paese. Lo rende noto la stessa Nato a Kabul. In un comunicato si indica solo che la causa del decesso è l'esplosione di un ordigno rudimentale. I soldati stranieri morti in Afghanistan salgono così a 57 dal primo luglio e 1.947 dall'inizio dell'occupazione, nell'ottobre 2001. La capitale Kabul e' blindata per la conferenza Onu dei donatori, il cui inizio e' atteso per domani. Intanto, i cittadini chiedono al governo locale e a Emergency di riaprire l'ospedale di Laskargah, capoluogo della provincia meridionale di Helmand. La chiusura della struttura ad aprile ha infatti lasciato la popolazione locale senza il necessario sostegno sanitario. Nella provincia che, con Kandahar, è attualmente la più duramente colpita dal conflitto tra forze internazionali e insorti, un milione di persone dispone infatti solo di strutture non adeguate, come l'ospedale Boost. Lo scrive l'agenzia di stampa afgana Pajhwok. L'ospedale fu chiuso in aprile, in occasione del sequestro dei tre operatori della ong successivo alla perquisizione della struttura da parte delle forze di sicurezza. Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell'Aira furono in seguito trattenuti per otto giorni e poi rilasciati senza alcuna accusa mentre il governatore della provincia costrinse Emergency a chiudere la struttura. Fu anche inscenata una manifestazione in cui alcune centinaia di persone accusavano la ong di curare "terroristi talebani". Ora, sostiene l'agenzia, le opinioni sia delle autorità locali sia dei cittadini sono cambiate. Il governatore di Helmand ha comunicato alcune settimane fa di essere favorevole alla riapertura dell'ospedale, a condizione che si rispettino alcune regole di base. Anche il Ministero della Sanità di Kabul ha dato il via libera. Lo stesso Gino Strada ha annunciato che si stanno studiando le modalità di riapertura della struttura, ma non si sa se sono stati fissati dei tempi per farlo. Intanto Pajhwok ha raccolto alcune testimonianze dei cittadini. Suleman, abitante del distretto di Garmshir, sostiene che il Boost, che riceve equipaggiamento e medicinali da Medici senza Frontiere (Msf), non riesce a offrire un servizio adeguato a causa delle tante richieste di cure. Della stessa opinione è un altro intervistato, Muhammad Ikhlas, che vive a Grishk e che sta curandosi per ferite riportate durante uno scontro fra i talebani e le forze militari straniere. Allah Dad, di Lashkargah, dice di essere rimasto in attesa di un medico per un giorno intero e di aver dovuto poi rivolgersi a una clinica privata.

ENERGIA: LA CINA SUPERA GLI STATI UNITI NEL CONSUMO

La Cina supera gli Usa e si afferma come il primo consumatore al mondo di energia, spodestando gli States dopo oltre 100 anni. Lo riporta il Wall Street Journal, citando i dati dell'Agenzia Internazionale per l'Energia, secondo la quale la Cina ha divorato lo scorso anno 2.252 milioni di tonnellate di petrolio lo scorso anno, il 4% in piu' rispetto agli Stati Uniti.

FRANCIA: A GRENOBLE ANCORA SCONTRI TRA GIOVANI E POLIZIA

Gli scontri hanno avuto inizio venerdì , dopo la morte del ventisettenne Karim Boudouda durante un inseguimento della polizia: il giovane fuggiva dal casinò di Uriage-les-Bains, vicino a Grenoble, dove – secondo la ricostruzione della polizia – assieme a un complice, si era fatto versare l’intero contenuto della cassa sotto la minaccia delle armi. Nei fatti, a scatenare la rabbia degli abitanti delle cités, è stata ancora una volta la morte di un ragazzo provocata dal "grilletto facile" degli sbirri, non di rado portati ad usare umiliazioni, botte ed esecuzioni contro gli abitanti dei cosiddetti "quartieri difficili". Più di trecento agenti sono stati impegnati nel week-end dallo stato francese per le strade della cittadina per "contenere" la nuova fiammata d'insurrezione urbana. Oltre sessanta automobili sono state date alle fiamme, mentre una ventina di persone sono state fermate dalla polizia per essere interrogate. Due giovani sospettati di essere direttamente coinvolti in attacchi contro la polizia sono stati trattenuti in carcere.

ITALIA

ROMA: AL PIGNETO, SI LOTTA PER LA RIAPERTURA DELLA BIBLIOTECA (audio: ROR)

MIGRANTI: RIVOLTE NEI CIE

Una settimana di rivolte all’interno di diversi lager per migranti Il 14 luglio a Torino i reclusi hanno appiccato il fuoco all’interno del C.I.E. di Corso Brunelleschi, causando diversi danni alla struttura. La sera dello stesso giorno a Trapani è avvenuta un’evasione di massa: circa quaranta prigionieri su sessanta sono riusciti a fuggire. Ieri, 17 luglio, a Gradisca dopo aver saputo che alcuni tunisini sarebbero stati rimpatriati, forti proteste dei reclusi accendevano un altro focolaio. A poche ore di distanza, arrivata la notizia di quello che succedeva a Gradisca, i reclusi di via Corelli si sono riuniti in un’assemblea per poi salire sul tetto come forma di protesta; allo stesso tempo alcuni di loro hanno tentato la fuga e in tre ci sono riusciti. La stessa sera a Roma, in uno dei luoghi più affollati per le attrazioni delle vetrine spettacolari che questa città riserva per l’estate, alcuni solidali hanno calato uno striscione con sopra scritto “DALLA PARTE DI CHI RIBELLA, CHIUDERE IL C.I.E.-LAGER DI PONTE GALERIA” e contemporaneamente lanciato tra i passanti dei volantini. Il gesto è stato realizzato in solidarietà con i 7 immigrati che il 22 luglio saranno processati per aver partecipato alla rivolta scoppiata a Ponte Galeria il 13 giugno.

Sciopero dei medici contro la manovra economica

E' cominciato questa mattina lo sciopero di 24 ore dei medici per protesta contro la manovra finanziaria del governo. Stop dal lavoro dei dirigenti medici, veterinari, sanitari e amministrativi e sit-in davanti a Montecitorio a mezzogiorno. A causa dello sciopero saranno sospesi 40 mila interventi chirurgici e non saranno effettuate migliaia di visite specialistiche e di prestazioni diagnostiche, come anche si blocchera' tutta l'attivita' veterinaria connessa al controllo degli alimenti. Resta garantita l'urgenza. "Siamo costretti a ricorrere allo sciopero - hanno sottolineato i sindacati - di fronte a scelte di politica sanitaria che manifestano indifferenza rispetto al valore del lavoro che i professionisti della sanita' sono chiamati a svolgere in condizioni sempre piu' difficili. La carenza di 30.000 medici nei prossimi 4 anni e il licenziamento della meta' dei precari impegnati in attivita' fondamentali a partire dal Pronto Soccorso - hanno aggiunto - si riflettera' in una caduta qualitativa e quantitativa delle prestazioni erogate, con le liste di attesa destinate a misurarsi in semestri". Dal canto suo il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha ribadito che "non si prevede blocco del turnover nelle Regioni con i conti a posto (solo una; n.d.r.) e si pensa ai contratti a tempo per valorizzare il merito". La manovra, ha sottolineato poi il ministro "non ha toccato la Sanità. Non ha previsto ticket e neppure tagli". Ma il licenziamento dei migliaia di precari e la non sostituzione di 30mila pensionandi equivale invece a un taglio pesantissimo.


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

Comincia oggi a Kampala, con una riunione degli ambasciatori nazionali presso la sede dell’Unione Africana (UA) ad Addis Abeba, un vertice dell’organismo continentale incentrato su salute e sviluppo economico-sociale. Nella capitale ugandese, scrivono i quotidiani locali, sono già arrivate le delegazioni dei 49 paesi partecipanti. Tra loro non figurano Niger, Madagascar e Guinea, sospesi in seguito a sviluppi politici definiti dall’UA “incostituzionali”. I lavori del vertice si tengono al Munyonyo Commonwealth Resort, un complesso alberghiero, e culmineranno a partire da Domenica con la XV sessione ordinaria dell’Assemblea dei capi di stato e di governo dell’Unione Africana. Il tema ufficiale delle riunioni è “Salute materna e infantile e sviluppo in Africa”. In agenda però anche conflitti e crisi politiche, infrastrutture ed energia, agricoltura e sicurezza alimentare. Secondo i giornali ugandesi, a Kampala sono state adottate misure di sicurezza straordinarie dopo gli attentati che una settimana fa hanno provocato in due locali pubblici della capitale oltre 70 vittime.[VG]

da misna

LIBIA ERITREI DEPORTATI, UNA STORIA ANCORA APERTA

“Cosa accadrà fra tre mesi quando il permesso di soggiorno scadrà?” chiede padre Mussie Zerai, direttore a Roma dell’organizzazione non governativa Habeshia ed eritreo come la gran parte dei migranti rilasciati dal centro di Braq. Nel fine-settimana, dopo la liberazione, padre Mussie ha parlato con diversi di loro. Alla MISNA dice che i permessi di soggiorno concessi da Tripoli consentono alla Libia e all’Italia di “abbassare la tensione” su una vicenda scomoda, della quale si erano finalmente occupati anche agenzie di stampa e giornali nazionali. Secondo l’ambasciatore libico a Roma, Hafed Guddur, gli oltre 200 profughi eritrei liberati dal centro nella regione di Sabha “potranno reinserirsi nel tessuto sociale trovando lavoro e alloggio”. Il direttore di Habeshia, però, sottolinea che allo scadere dei tre mesi i migranti rischiano di tornare a essere “clandestini” in un paese dove non possono neanche presentare domanda di asilo politico. “L’unica soluzione – sostiene padre Mussie – è il reinsediamento degli eritrei in Italia o comunque in Europa, dove è rispettata la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status dei rifugiati”. Sabato, dopo il rilascio dei migranti, diversi organismi impegnati nella difesa dei diritti umani avevano sottolineato l’importanza che non fossero state decise deportazioni in Eritrea. Un fatto positivo anche secondo padre Mussie, che però avverte: “L’Europa ha costruito un muro senza porte, che tiene fuori perfino i migranti in fuga da conflitti o regimi autoritari, dalla Somalia, dall’Eritrea o dal Darfur”.[VG]

Ultima parte di un commento di fulvio vassalo paleologo dal sito di fortesse europe

Non sappiamo se la ripresa degli sbarchi in Sicilia sia un fatto casuale o una conseguenza del blocco delle trattative tra l'Unione Europea e la Libia, dopo la Risoluzione del Parlamento Europeo del 17 giugno scorso che denunciava gravi violazioni dei diritti umani in quel paese. Così come gli sbarchi provenienti dai paesi del Maghreb potrebbero segnalare (o essere conseguenza di) tensioni irrisolte, nelle trattative per la rinegoziazione degli accordi tra l'Italia la Tunisia, l'Algeria, ed il Marocco. Accordi che dovrebbero consentire un maggior numero di rimpatri, secondo le recenti indicazioni del ministro dell'interno, e per questa ragione stanno scoppiando gravi rivolte in tutti i CIE italiani, dal famigerato Vulpitta di Trapani al centro di via Brunelleschi a Torino. Rivolte, atti di autolesionismo, tentativi di fuga e conseguenti pestaggi coperti da un vero e proprio segreto militare.

Dopo il precedente dell'accordo “miliardario” tra Berlusconi e Gheddafi tutti i regimi nordafricani hanno compreso che è possibile rialzare il prezzo della loro “collaborazione” con gli stati europei, nelle pratiche di riammissione e di respingimento dei migranti, richiedenti asilo compresi. Tutto ha un prezzo, anche la vita di uomini, donne, bambini, in fuga da guerre, malattie e devastazioni ambientali. La chiamano “esternalizzazione” dei controlli di frontiera e “cooperazione euromediterranea”. Ma gli aiuti alla cooperazione sono bloccati, mentre si finanziano soltanto gli apparati militari, i campi di detenzione e le politiche di espulsione, come i voli charter “congiunti” di rimpatrio.

Di certo le organizzazioni criminali, anche dopo questi accordi bilaterali di riammissione, estendono sempre più il loro controllo sui migranti, respinti, scacciati, sottomessi, ridotti al lavoro servile o sfruttati, e nel caso delle donne sempre più spesso vittima di abusi domestici e di prostituzione forzata. Una discriminazione sistematica, che talvolta si colora di razzismo, ma che, anche nel meridione ed in Sicilia, si estende anche verso i nuovi cittadini europei come i rumeni ed i bulgari. Da Rosarno a Cassibile, i nuovi caporali sono sempre più spesso immigrati, mentre nelle grandi città le organizzazioni criminali locali si dividono il territorio con le mafie straniere, dal traffico della droga al mercato della prostituzione. Ad ogni pacchetto sicurezza, all'inasprimento delle pene per i reati connessi all'immigrazione irregolare, segue un aumento del numero di migranti soggetti ai poteri delle organizzazioni criminali, non certo maggiore sicurezza per i cittadini.

Per battere questa estensione della criminalità organizzata, da sempre capace di rapportarsi alle varie mafie straniere, occorre perseguire una politica ed una prassi amministrativa orientata verso la legalizzazione ed il rispetto dei valori fondamentali della persona affermati dalla Costituzione italiana, a partire dal diritto di asilo. Chiediamo con forza una regolarizzazione permanente. Bisogna sottrarre il destino di centinaia di migliaia di persone al giogo delle organizzazioni criminali, che oggi spesso si presentano come gli unici soggetti in grado di garantire reddito e sopravvivenza, e magari anche documenti falsi. Alle vittime della prostituzione e dello sfruttamento lavorativo va riconosciuto un permesso di soggiorno per protezione sociale. Per il contrasto dell'immigrazione irregolare non bastano le retate e le carceri. Per ogni canale di ingresso illegale che si chiude, se ne apre immediatamente un altro. E sarà così fino a quando prevarrà il proibizionismo delle migrazioni.

Ripetiamo, ancora una volta, che vanno previste forme di ingresso legale, anche per ricerca di lavoro, che vanno aumentati i tempi e le occasioni per ricercare una nuova occupazione, per gli immigrati che perdono un lavoro, che va riconosciuto il diritto di ingresso in Italia a coloro che avrebbero diritto all'asilo o ad un altro regime di protezione internazionale. Anche per evitare che qualcuno degli eritrei liberati adesso dai libici sia costretto ad affidarsi a scafisti senza scrupoli. Una scommessa che in tanti, negli anni passati, hanno pagato con la vita.

Palermo, per il 19 luglio, giorno della memoria della strage di Via D'Amelio Fulvio Vassallo Paleologo Università di Palermo

Emergency, Afghanistan, la gente vuole la riapertura di Lashkargah

I cittadini chiedono al governo locale e a Emergency di riaprire l'ospedale di Laskargah, capoluogo della provincia meridionale di Helmand. La chiusura della struttura ad aprile ha infatti lasciato la popolazione locale senza il necessario sostegno sanitario. Nella provincia che, con Kandahar, è attualmente la più duramente colpita dal conflitto tra forze internazionali e insorti, un milione di persone dispone infatti solo di strutture non adeguate, come l'ospedale Boost. Lo scrive l'agenzia di stampa afgana Pajhwok. L'ospedale fu chiuso in aprile, in occasione del sequestro dei tre operatori della ong successivo alla perquisizione della struttura da parte delle forze di sicurezza. Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell'Aira furono in seguito trattenuti per otto giorni e poi rilasciati senza alcuna accusa mentre il governatore della provincia costrinse Emergency a chiudere la struttura. Fu anche inscenata una manifestazione in cui alcune centinaia di persone accusavano la ong di curare "terroristi talebani". Ora, sostiene l'agenzia, le opinioni sia delle autorità locali sia dei cittadini sono cambiate. Il governatore di Helmand ha comunicato alcune settimane fa di essere favorevole alla riapertura dell'ospedale, a condizione che si rispettino alcune regole di base. Anche il Ministero della Sanità di Kabul ha dato il via libera. Lo stesso Gino Strada ha annunciato che si stanno studiando le modalità di riapertura della struttura, ma non si sa se sono stati fissati dei tempi per farlo. Intanto Pajhwok ha raccolto alcune testimonianze dei cittadini. Suleman, abitante del distretto di Garmshir, sostiene che il Boost, che riceve equipaggiamento e medicinali da Medici senza Frontiere (Msf), non riesce a offrire un servizio adeguato a causa delle tante richieste di cure. Della stessa opinione è un altro intervistato, Muhammad Ikhlas, che vive a Grishk e che sta curandosi per ferite riportate durante uno scontro fra i talebani e le forze militari straniere. Allah Dad, di Lashkargah, dice di essere rimasto in attesa di un medico per un giorno intero e di aver dovuto poi rivolgersi a una clinica privata.

ITALIA

Una settimana di rivolte all’interno di diversi lager di questo paese di merda.... Il 14 luglio a Torino i reclusi hanno appiccato il fuoco all’interno del C.I.E. di Corso Brunelleschi, causando diversi danni alla struttura. La sera dello stesso giorno a Trapani è avvenuta un’evasione di massa: circa quaranta prigionieri su sessanta sono riusciti a fuggire. Ieri, 17 luglio, a Gradisca dopo aver saputo che alcuni tunisini sarebbero stati rimpatriati, forti proteste dei reclusi accendevano un altro focolaio. A poche ore di distanza, arrivata la notizia di quello che succedeva a Gradisca, i reclusi di via Corelli si sono riuniti in un’assemblea per poi salire sul tetto come forma di protesta; allo stesso tempo alcuni di loro hanno tentato la fuga e in tre ci sono riusciti. La stessa sera a Roma, in uno dei luoghi più affollati per le attrazioni delle vetrine spettacolari che questa città riserva per l’estate, alcuni solidali hanno calato uno striscione con sopra scritto “DALLA PARTE DI CHI RIBELLA, CHIUDERE IL C.I.E.-LAGER DI PONTE GALERIA” e contemporaneamente lanciato tra i passanti dei volantini. Il gesto è stato realizzato in solidarietà con i 7 immigrati che il 22 luglio saranno processati per aver partecipato alla rivolta scoppiata a Ponte Galeria il 13 giugno. Libertà per tutti/e i/le reclusi nei lager di Stato

Sciopero dei medici contro la manovra

E' cominciato questa mattina lo sciopero di 24 ore dei medici per protesta contro la manovra finanziaria del governo. Stop dal lavoro dei dirigenti medici, veterinari, sanitari e amministrativi e sit-in davanti a Montecitorio a mezzogiorno. A causa dello sciopero saranno sospesi 40 mila interventi chirurgici e non saranno effettuate migliaia di visite specialistiche e di prestazioni diagnostiche, come anche si blocchera' tutta l'attivita' veterinaria connessa al controllo degli alimenti. Resta garantita l'urgenza.

Siamo costretti a ricorrere allo sciopero - hanno sottolineato i sindacati - di fronte a scelte di politica sanitaria che manifestano indifferenza rispetto al valore del lavoro che i professionisti della sanita' sono chiamati a svolgere in condizioni sempre piu' difficili. La carenza di 30.000 medici nei prossimi 4 anni e il licenziamento della meta' dei precari impegnati in attivita' fondamentali a partire dal Pronto Soccorso - hanno aggiunto - si riflettera' in una caduta qualitativa e quantitativa delle prestazioni erogate, con le liste di attesa destinate a misurarsi in semestri. Dal canto suo il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha ribadito che non si prevede blocco del turnover nelle Regioni con i conti a posto e si pensa ai contratti a tempo per valorizzare il merito. La manovra, ha sottolineato poi il ministro non ha toccato la Sanità. Non ha previsto ticket e neppure tagli.

Siparietto


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


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gror10719 (last edited 2010-07-19 18:40:51 by anonymous)