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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

LA RIBELLIONE CRESCE TRA LE MASSE ARABE DEL MEDITERRANEO

Dallo scorso venerdì le strade di Algeri sono stretta sorveglianza militare. Ad Algeri e in altre città algerine la protesta per il carovita era già arrivata nei primi giorni di gennaio, il fatto nuovo e che ricalca la dinamica delle rivolte tunisine è il suicidio di tre giovani disoccupati e il tentato suicidio di altri ancora. Sembra che l’Algeria e tutto il mondo arabo siano pervasi da un fermento nuovo che trova tragicamente forma in in gesti di massima protesta contro regimi oppressivi che godano del sostegno della diplomazia internazionale. Proteste, quasi sempre avviate sulla spinta dell’aumento del costo della vita, stanno interessando altri paesi arabi e nascondono un più profondo malessere e una rabbia contro i governi in carica, In Giordania ieri si è tenuto davanti al parlamento un sit-in dell’opposizione. Il giorno prima una folla radunata davanti alla sede diplomatica della Tunisia ad Amman aveva urlato slogan anti-governativi e lo stesso era avvenuto due giorni prima nel corso di manifestazioni contro l’aumento dei prezzi. Il governo ha annunciato riduzioni dei prezzi e sostegno alle aree depresse del paese. In piazza sono scesi anche gli studenti della Mauritania, reclamando lo scorso 10 gennaio migliori condizioni di vita e un’istruzione più adeguata. Anche qui, come in Tunisia, Algeria e Giordania, il governo ha risposto abbassando i prezzi di alcuni generi di prima necessità tra cui zucchero, olio d’oliva e latte in polvere. La cosiddetta comunità internazionale è stata tradizionalmente silenziosa sulle pratiche totalitarie e sugli abusi commessi in questi paesi in nome della lotta al terrorismo e all’estremismo islamico – dice Marwan Bishara, analista politico della rete satellitare araba ‘al-Jazeera’.

NOTIZIE BREVI

ESTERI

TUNISIA: COSTITUITO IL NUOVO GOVERNO, ANCORA SCONTRI NEL PAESE

Il premier tunisino, Muhammad Ghannouchi, ha annunciato il nuovo governo di unità nazionale. Lo riferisce la Tv di stato tunisina. Si tratta del primo governo degli ultimi vent'anni che conta anche alcuni partiti di opposizione. Al al partito di governo sono andati i quattro ministeri chiave. Secondo quanto ha annunciato Ghannouchi, sono stati riconfermati il ministro degli Esteri del precedente esecutivo, Kemal Morjane, quello dell'Interno, Mohammed Faia, quello della Difesa, Rida Qarira, e quello del Tesoro, Mohammed Rida Chalghoum. Tra la squadra dei ministri ci sono anche gli esponenti dell'opposizione Ahmad Ibrahim e Mustafa Bin Jaafar, mentre Nejib Chebbi, leader del Partito Democratico Progressista, sarà il ministro dello Sviluppo regionale. L'attrice Mufida al-Talatli sarà il nuovo ministro della Cultura. Il premier ha inoltre annunciato che tra i primi atti del nuovo governo ci sarà la liberazione di tutti i detenuti politici rinchiusi nelle carceri. Nel paese resta altissima la tensione, dopo la fuga del presidente Ben Ali, scappato venerdì scorso con la famiglia, a quanto pare portandosi appresso 1,5 tonnellate d’oro come buonuscita dopo oltre vent’anni di governo del regime. Il valore dell’oro, prelevato dalla moglie di Ben Ali dalla banca centrale prima della fuga, sarebbe pari a 45 milioni di euro secondo quanto scrive il quotidiano francese Le Monde, che cita fonti dei servizi segreti transalpini. Intanto, scontri sarebbero in corso a Biserta, una cinquantina di chilometri ad ovest di Tunisi. A fronteggiarsi sarebbero, da un lato, i fedelissimi di Ben Ali e, dall’altro, l’esercito regolare, che ha bloccato stamani tutte le vie di accesso e di uscita dalla città. Attaccato l’ospedale; ferito un medico. Biserta è un’importante base militare, anche navale, ed ospita tre caserme. Si sarebbero conclusi intorno alle 3-4 del mattino invece gli scontri intorno al palazzo presidenziale nella città di Cartagine. Anche in questo caso, la battaglia ha visto contrapposti l’esercito e alcune milizie vicine a Ben Ali, quelle che fanno riferimento all’ex consigliere del presidente per la sicurezza, Ali Seriati. A Gammarth, alla periferia di Tunisi inoltre, l’esercito avrebbe attaccato una caserma della Guardia presidenziale. Proprio nella capitale c’è stata in mattinata l’ennesima manifestazione di protesta, animata da migliaia di cittadini che chiedevano lo scioglimento ufficiale del partito di Ben Ali. I manifestanti sono stati dispersi dalle forze di polizia, impegnate per tutta la giornata e la nottata di ieri ad arginare le rivolte e gli scontri che hanno incendiato anche la capitale. Gruppi armati stanno causando agitazioni a Tunisi e in altre zone del paese. Una situazione cui sta facendo fronte l’esercito.

COLOMBIA: DECINE DI MIGLIAIA GLI OMICIDI ATTRIBUITI ALLE AUC

Sono 173.183 i casi di omicidio e 34.467 le ‘sparizioni forzate’ attribuiti agli ex-paramilitari delle ‘Autodefensas Unidas de Colombia’ (Auc), smantellate nel 2006 col disarmo di 31.000 combattenti. Secondo la Procura speciale di ‘Giustizia e Pace’, i dati corrispondono a un periodo compreso tra la sua entrata in funzione, nel 2005, e il 1° Dicembre scorso. Il rapporto documenta anche 1597 eccidi, lo spostamento forzato di 74.990 civili, il reclutamento di 3557 minori, oltre a 3532 estorsioni, 3527 sequestri, 677 violenze sessuali, attività legate al narcotraffico e 28.167 “altre condotte delittuose” non meglio precisate. Dal 2005 a oggi, le confessioni dei combattenti smobilitati – in caso di ammissione di responsabilità anche per i crimini più gravi la pena massima prevista è otto anni di carcere - hanno portato alla scoperta di oltre 3000 fosse comuni e il ritrovamento di 3678 cadaveri; appena 1320 stati identificati. Le deposizioni hanno anche rivelato collusioni delle Auc con 429 esponenti politici, 381 membri delle forze di sicurezza, 155 funzionari civili e 7067 persone a vario titolo. Nate nel 1997 con il raggruppamento di diverse formazioni paramilitari le cui origini risalgono fino agli anni ‘80, le Auc furono appoggiate da allevatori, latifondisti e narcotrafficanti. Si stima che oltre il 70% dei loro introiti derivasse dalla droga, ma sono anche documentati pagamenti da parte di multinazionali presenti nei territori controllati dal gruppo armato. Nonostante lo smantellamento, dopo un controverso processo di pace col governo, alcune fazioni restano attive sotto altri nomi, tra cui ‘Águilas Negras’, ‘Los Paisas’ e ‘Los Urabeños’.

Haiti: "Baby Doc" Duvalier rientrato in patria

L'ex dittatore di Haiti Jean-Claude Duvalier è ieri giunto a sorpresa a Port-au-Prince per la sua prima visita sull'isola caraibica da quando, nel 1986, venne deposto e prese la via dell'esilio. Al suo arrivo è stato accolto da una folla di sostenitori in festa. Non è chiaro perchè sia rientrato in patria dopo avere vissuto in Francia da quando fu costretto a lasciare il potere. Soprannominato "Baby Doc", aveva assunto il potere nel 1971 dopo la morte del padre, "Papa Doc".

Grecia, affonda nave diretta in Italia

Ventidue persone risultano disperse dopo che un'imbarcazione con a bordo centinaia di clandestini diretti in Italia è affondata al largo dell'isola di Corfù. La radio ellenica ha riferito che 241 immigranti sono stati tratti in salvo mentre proseguono ad opera di pattuglie navali e diversi aerei le ricerche in mare dei dispersi. Il capitano dell'imbarcazione aveva lanciato un segnale per richiedere aiuto quando la nave si trovava a 50 chilometri circa dalle coste di Corfù.

SUDAFRICA: POSSIBILE UNO SCIOPERO CONTRO WAL-MART

La principale confederazione di sindacati ha minacciato di organizzare scioperi e azioni di boicottaggio se la società di grande distribuzione americana Wal-Mart acquisirà il controllo della sudafricana Massmart. Preoccupano la possibilità di delocalizzazioni e conseguenti perdite di posti di lavoro.

ITALIA

MESSINA: MUORE OPERAIO IN FERROVIA

Una tragedia si è consumata stamattina a Messina. Antonio Micali è l'ennesima vittima del lavoro, l'uomo stava lavorando sulla linea ferroviaria quando è stato travolto dal treno. La dinamica dell'incidente non è ancora chiara, ma sembra che Micali abbia provato a spostarsi dalla linea dove stava arrivando un treno in corsa, ma l'uomo sarebbe scivolato andando a finire proprio sotto la locomotiva.

TORINO: PRESIDIO DI SOLIDARIETÀ DAVANTI AL CIE

Nel pomeriggio di ieri, domenica, 30-35 compagni hanno tenuto un presidio di solidarietà sotto il muro del CIE di Torino, senza impianto audio causa guasto al generatore ma con falò, striscioni, battitura, petardi e slogan. Da dentro hanno telefonato per ringraziare, e uno dei reclusi ha voluto essere intervistato da radio Blackout. Nell'occasione sono stati raccolti fondi per i due immigrati condannati per la rivolta del luglio 2010 che si trovano ancora al carcere delle Vallette; i loro avvocati, contattati in questi giorni, sono in attesa che venga fissato il processo di appello. Ancora nessuna novità riguardo al ragazzo che venerdì ha ingerito una batteria e ha iniziato lo sciopero della fame per la libertà: intervistato da radio Blackout, ha detto di sentirsi male e di avere perso cinque chili.

ROMA: ESPULSI IN ALGERIA, RIMANDATI IN ITALIA E ORA NEL CIE

Ospitati nei CIE di Gorizia e Ponte Galeria, due cittadini di nazionalità marocchina vengono, incredibilmente, riconosciuti come propri cittadini dal Consolato algerino e, quindi, espulsi in Algeria. Dopo circa tre mesi, però, queste persone vengono di nuovo rispedite a Roma perché non più riconosciuti come algerini. I due protagonisti, di 29 e 33 anni, sono di nuovo in attesa di essere identificati e sono, nel frattempo, trattenuti nel CIE di Ponte Galeria. Il fatto è stato segnalato dal Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio Angiolo Marroni. È l'incredibile conseguenza di un errore gravissimo, a fronte del fatto che i due ragazzi si erano esplicitamente dichiarati di nazionalità marocchina. Dopo settimane di permanenza al CIE di Ponte Galeria, sono stati espulsi il 4 settembre 2010 in Algeria perché riconosciuti come algerini dalle autorità diplomatiche di quel Paese. Secondo il loro racconto i due uomini, nei tre mesi passati ad Algeri, sono stati detenuti in una cella senza finestre, con scarse possibilità di curare l'igiene personale, con pane secco e burro da mangiare e, soprattutto, sottoposti a vessazioni e torture psicologiche. Dopo 100 giorni, i due sono stati rimandati a Ponte Galeria in quanto non sono stati riconosciuti dall'autorità di polizia algerina.

PISA: TROVARE UNA SOLUZIONE PRIMA DEL 27 GENNAIO

La seconda visita dell'ufficiale giudiziario ai cancelli di via Battisti, lo scorso sabato mattina, si è conclusa con un rinvio al 27 gennaio. Ad attenderlo centinaia di persone, volontari del Progetto Rebeldia, ma non solo - si legge - decine e decine di rappresentanti di altre realtà cittadine, persone, tanti che volevano portare la loro solidarietà e ribadire che c'è una città che chiede alle istituzioni con forza di non arrivare allo sgombero e di trovare una soluzione condivisa. La decisione, affermano le associazioni, dovrebbe consentire il raggiungimento di un accordo fra l'amministrazione comunale e il Progetto Rebeldia in merito ad una sede alternativa. “Adesso è il momento più che mai di far sentire la voce di Rebeldia e di quella città solidale che continua a darci forza nella nostra battaglia e che vogliamo ancora ringraziare. Rebeldia comunque resiste e lotta per la sua sopravvivenza, avendo avuto ancora oggi la conferma di essere un bene prezioso che in tanti e tante oggi e in futuro difenderanno”.


Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

RIVOLTE SOCIALI: CAOS E TENTATIVI DI NORMALIZZAZIONE

E’ attesa per oggi la costituzione di un governo di unità nazionale. Lo ha annunciato ieri il primo ministro Mohamed Ghannouchi, mentre nel paese regna tuttora uno stato di caos in cui si fanno primi tentativi di un ristabilimento della normalità. In un discorso trasmesso in televisione, Ghannochi ha sostenuto che le trattative per il nuovo esecutivo sono a uno stadio avanzato e secondo diverse fonti alcuni ministeri andranno a personalità dell’opposizione. Il punto interrogativo principale riguarda gli scontri che ieri hanno opposto l’esercito alla guardia presidenziale, apparentemente rimasta fedele al rais deposto e riparato in Arabia Saudita. Non è ancora chiaro il bilancio di questi scontri né è chiara quale sia la reale situazione sul campo. Più chiaro è divenuto il ruolo dell’esercito che dopo aver negato sostegno all’ormai ex presidente Zine el Abidine Ben Ali, sta in queste ore provando a riportare la calma nel paese riscuotendo un certo consenso popolare. Lo stato di caos seguito alla fuga precipitosa di Ben Ali - una fuga di cui non è ancora certa la dinamica e che sarebbe stata preceduta da quella della moglie con un ‘bagaglio’ di una tonnellata e mezza d’oro - sta avendo ripercussioni sul mantenimento dell’ordine pubblico: secondo varie fonti locali, gruppi armati stanno causando agitazioni a Tunisi e in altre zone del paese. Una situazione cui sta facendo fronte l’esercito, mentre governo e presidente ad interim stanno cercando di tradurre questa volontà di normalizzazione anche in direttive per gli impiegati pubblici; negli ultimi due giorni stati parzialmente riattivati anche i mezzi di trasporto pubblico, è rientrato in funzione l’aeroporto ed è stato alleggerito lo stato d’emergenza.

PARAMILITARI: DECINE DI MIGLIAIA GLI OMICIDI ATTRIBUITI ALLE AUC

Sono 173.183 i casi di omicidio e 34.467 le ‘sparizioni forzate’ attribuiti agli ex-paramilitari delle ‘Autodefensas Unidas de Colombia’ (Auc), smantellate nel 2006 col disarmo di 31.000 combattenti. Secondo la Procura speciale di ‘Giustizia e Pace’, i dati corrispondono a un periodo compreso tra la sua entrata in funzione, nel 2005, e il 1° Dicembre scorso. Il rapporto documenta anche 1597 eccidi, lo spostamento forzato di 74.990 civili, il reclutamento di 3557 minori, oltre a 3532 estorsioni, 3527 sequestri, 677 violenze sessuali, attività legate al narcotraffico e 28.167 “altre condotte delittuose” non meglio precisate. Dal 2005 a oggi, le confessioni dei combattenti smobilitati – in caso di ammissione di responsabilità anche per i crimini più gravi la pena massima prevista è otto anni di carcere - hanno portato alla scoperta di oltre 3000 fosse comuni e il ritrovamento di 3678 cadaveri; appena 1320 stati identificati. Le deposizioni hanno anche rivelato collusioni delle Auc con 429 esponenti politici, 381 membri delle forze di sicurezza, 155 funzionari civili e 7067 persone a vario titolo. Nate nel 1997 con il raggruppamento di diverse formazioni paramilitari le cui origini risalgono fino agli anni ‘80, le Auc furono appoggiate da allevatori, latifondisti e narcotrafficanti. Si stima che oltre il 70% dei loro introiti derivasse dalla droga, ma sono anche documentati pagamenti da parte di multinazionali presenti nei territori controllati dal gruppo armato. Nonostante lo smantellamento, dopo un controverso processo di pace col governo, alcune fazioni restano attive sotto altri nomi, tra cui ‘Águilas Negras’, ‘Los Paisas’ e ‘Los Urabeños’.

Haiti: "Baby Doc" Duvalier rientrato in patria

PORT-AU-PRINCE - L'ex dittatore di Haiti Jean-Claude Duvalier è ieri giunto a sorpresa a Port-au-Prince per la sua prima visita sull'isola caraibica da quando, nel 1986, venne deposto e prese la via dell'esilio. Al suo arrivo è stato accolto da una folla di sostenitori in festa. Non è chiaro perchè sia rientrato in patria dopo avere vissuto in Francia da quando fu costretto a lasciare il potere. Soprannominato "Baby Doc", aveva assunto il potere nel 1971 dopo la morte del padre, "Papa Doc".

ITALIA

Grecia, affonda nave diretta in Italia

Ventidue persone risultano disperse dopo che un'imbarcazione con a bordo centinaia di clandestini diretti in Italia è affondata al largo dell'isola di Corfù. La radio ellenica ha riferito che 241 immigranti sono stati tratti in salvo mentre proseguono ad opera di pattuglie navali e diversi aerei le ricerche in mare dei dispersi. Il capitano dell'imbarcazione aveva lanciato un segnale per richiedere aiuto quando la nave si trovava a 50 chilometri circa dalle coste di Corfù.

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gror110117 (last edited 2011-01-17 19:09:51 by anonymous)