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TUNISIA

Le autorità tunisine hanno ridotto il coprifuoco di qualche ora, fissandolo a partire da oggi dalle 20 alle 5 del mattino: è stato annunciato poco fa alla popolazione attraverso la televisione di stato. La mattinata nel centro città e nei principali luoghi della rivolta sta procedendo tranquilla, per il momento: è in corso una manifestazione convocata dal sindacato Ugtt per chiedere l'uscita del partito di Ben Ali dal governo. Sono 1.700 i detenuti evasi dal carcere di Chebba, località sulla costa centrale della Tunisia, secondo quanto riporta la stampa locale. Le guardie carcerarie avrebbero tentato di bloccarli facendo uso delle armi, uccidendo alcuni rivoltosi. Sempre secondo la stampa, si tratterebbe di detenuti per reati comuni residenti, nella maggior parte, in località vicine. Molti di loro, proclamandosi innocenti, si sarebbero posti a disposizione dei gruppi di cittadini che hanno costituito ronde e posti di blocco a difesa dei loro villaggi.

RIVOLTA DEL CAROVITA

In Egitto cresce la protesta contro il carovita: sono già tre le persone che si sono date fuoco tra il Cairo ed Alessandria nei giorni scorsi. Questa mattina, per tentare di placare gli animi, i religiosi di Al-Azhar - una delle più importanti scuole religiose del mondo islamico sunnita- hanno diffuso una dichiarazione per cui i musulmani che si immolano dandosi fuoco per protestare contro le condizioni politiche o sociali commettono peccato nei confronti dell'Islam In Algeria anche oggi è iniziata una giornata calda: Al-Jazira riferisce di due diversi incidenti. Una donna ad Algeri sarebbe stata tempestivamente salvata mentre stava per immolarsi contro le sue condizioni di vita e un ragazzo in Cabilia risulta in gravissime condizioni per le ustioni riportate. In Yemen, dopo le manifestazioni dei giorni precedenti, in larga parte prive di scontri, il ministero dell'Interno ha dichiarato che reprimerà con forza qualunque manifestazione non autorizzata.

GAZA - HEZBOLLAH

Alcune cellule armate attive nella striscia di Gaza sono dirette a distanza, e sostenute, dagli Hezbollah libanesi. Lo afferma il quotidiano israeliano Maariv secondo cui queste cellule - spesso composte da ex elementi di al-Fatah - dipendono dalla 'Unità 1800' degli Hezbollah che, secondo il giornale, concentra le proprie attività nel fomentare la lotta armata palestinese contro Israele. Da fonti di sicurezza palestinesi Maariv ha appreso che ai vertici della 'Unità 1800' ci sono due «vecchie conoscenze» di Israele. Uno è Qeis Obeid, un arabo-israeliano trasferitosi in Libano, che anni fa organizzò il rapimento dell'uomo di affari israeliano Elhannan Tenenbaum. Questi fu tenuto per anni in ostaggio a Beirut dagli Hezbollah. Il secondo dirigente di quella unità, secondo il giornale, è Samir Quntar: un druso libanese condannato all'ergastolo in Israele nel 1979 dopo aver partecipato a un attentato in cui rimase uccisa anche una bambina. Quntar fu rilasciato nel luglio 2008 in uno scambio con gli Hezbollah. In quella occasione Israele ottenne in cambio i cadaveri di due soldati rapiti ed uccisi nel 2006 al confine fra i due Paesi. Anche se di origine drusa Quntar, conclude il giornale, opera ormai a tempo pieno nel braccio armato degli sciiti Hezbollah

IRAQ

È di almeno 13 morti e oltre 60 feriti il bilancio, ancora provvisorio, del secondo attentato in due giorni in Iraq. Stamani, nella città centrale di Baquba – ex roccaforte del vecchio regime di Saddam Hussein, teatro di una strenua resistenza contro la guerra americana – un uomo armato che conduceva un ambulanza ha aperto il fuoco contro gli agenti di polizia di fronte al locale commissariato, prima di farsi esplodere insieme al veicolo. Ieri, un altro attentatore si era fatto saltare in aria nel mezzo di un gruppo di reclute di polizia a Trikrit, a nord di Bagdad, causando almeno 50 morti e 150 feriti, secondo il ministero dell’Interno.

HAITI

È stato formalmente incriminato per corruzione, furto e appropriazione indebita l’ex dittatore Jean-Claude Duvalier (1971-1986) il cui ritorno in patria domenica sera, dopo 25 anni di esilio dorato in Francia, aveva suscitato stupore e reazioni contrastanti. Rimane a disposizione della giustizia, a piede libero.

SVEZIA

La polizia svedese ha arrestato 25 attivisti che hanno cercato di bloccare l'ingresso di un centro di accoglienza nel tentativo di evitare l'imminente rimpatrio di 20 rifugiati iracheni. Circa 50 attivisti hanno preso parte alle proteste. Lo ha riferito oggi la polizia. I richiedenti asilo iracheni sono stati portati all'aereoporto di Stoccolma, Arlanda, ma la polizia di frontiera ha rifiutato di rilasciare informazioni riguardo all'orario previsto per la partenza dell'aereo diretto in Iraq appellandosi alle procedure di sicurezza. Il piano di rimpatrio ha attirato le critiche di molte organizzazioni internazionali tra cui l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati,Unhcr, che ha espresso la preoccupazione che i rifugiati possano essere rispediti in zone dove i Cristiani ed altre minoranze sono stati recentemente presi di mira.

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