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'''CISGIORDANIA: MANIFESTAZIONI PER CHIEDERE L’UNITA’ TRA LE FAZIONI''' Una manifestazione popolare, organizzata su Facebook, a favore del superamento della frattura che da anni divide Hamas ed al-Fatah ha raccolto ieri nel centro di Ramallah (Cisgiordania) migliaia di persone. Lo riferisce la agenzia di stampa palestinese Maan. Altre fonti sostengono che la partecipazione è stata più modesta, e che ha coinvolto solo alcune centinaia di attivisti. Secondo Maan la dimostrazione è giunta su iniziativa dei membri di una rete di club giovanili che dispone di filiali sia in Cisgiordania sia a Gaza. Sulla scia delle dimostrazioni popolari in corso in diversi Paesi islamici, questi giovani intendono esercitare pressione sui dirigenti dei principali movimenti politici palestinesi affinché riprendano la strada del dialogo. Per il 27 febbraio hanno organizzato una catena umana che a Ramallah andrà dalla Muqata (il quartier generale del presidente Abu Mazen) fino alla sede del Parlamento. “Il nostro obiettivo è di vedere un accordo di riconciliazione nazionale palestinese entro il 5 marzo” ha spiegato uno degli attivisti, secondo cui altre manifestazioni sono in fase di organizzazione in diverse località della Cisgiordania. Il presidente dell’Anp Abu Mazen ha convocato per stasera a Ramallah (Cisgiordania) una consultazione urgente dei vertici dell’Olp e di al-Fatah per tornare a valutare l’opportunità di presentare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite un documento di condanna della politica di ampliamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Ieri il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha avuto una lunga telefonata con Abu Mazen durante la quale, secondo la stampa palestinese locale, ha esercitato forti pressioni. Secondo la radio militare israeliana anche se gli Stati Uniti si oppongono in principio alla colonizzazione israeliana potrebbero egualmente vedersi costretti ad opporre un veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza nei termini elaborati dalla rappresentanza palestinese all’Onu assieme con i paesi arabi. A quanto pare hanno chiesto ad Abu Mazen di ritirare del tutto il documento sulle colonie, o di elaborare un testo più morbidò. |
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Yemen, proteste anti-governative, la polizia spara sulla folla: almeno 4 morti
Non si fermano le proteste nel Sud dello Yemen, e si aggrava il bilancio degli scontri che ieri hanno visto contrapporsi la polizia e i manifestanti antigovernativi. Al momento si parla di quattro morti e diciotto feriti (diciannove secondo alcuni), caricati dalle forze di polizia nella città portuale di Aden, principale centro del Sud.
Le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco per disperdere le migliaia di persone scese per le strade: i manifestanti reclamavano del dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da trentadue anni. Si tratta del settimo giorno di proteste nello Yemen del Sud.
Secondo quanto riferito dall'agenzia Reuters, che si basa su fonti mediche, tre uomini sono morti a causa di ferite da arma da fuoco, in seguito agli scontri con le forze dell'ordine. La quarta vittima, secondo fonti locali, è morta dopo essere stata colpita da "prioiettili vaganti".
Bahrein, in migliaia ai funerali delle vittime della repressione poliziesca
A Sitra, un villaggio ad est di Manama, migliaia di persone hanno partecipato ai funerali di due sciiti uccisi nel sanguinoso raid compiuto dalle forze di sicurezza contro un sit in di protesta nella Piazza delle Perle nella capitale. La processione funebre è stata aperta da due veicoli con i corpi delle vittime - Ali Khodeir, 53 anni, e Mahmoub Mekki, 23 anni - avvolti nella bandiera nazionale. Tra gli slogan gridati dalla folla, "il popolo vuole la caduta del regime", "nè sciiti, nè sunniti, unità nazionale", "Sunniti e sciiti sono fratelli". In Bahrein la maggioranza sciita nei giorni scorsi ha protestato in piazza contro la dinastia sunnita che guida il paese. Le manifestazioni sono state represse duramente dalla polizia, con un bilancio complessivo di cinque morti, circa 200 feriti e decine di arresti.
Libia, Hrw: i morti negli scontri antigovernativi sono 24
È di almeno di 24 morti e decine di feriti il bilancio degli scontri tra forze dell'ordine e dimostranti antigovernativi che vanno avanti da martedì scorso. Lo riferisce Human Rights Watch (Hrw) citando testimoni. Ma i conti sono ancora provvisori e contraddittori. Il notiziario radio della Bbc, citando testimoni oculari, riferisce che il bilancio degli scontri è di 10 morti, e che le forze di sicurezza hanno usato le armi da fuoco per disperdere la folla. Intanto, dopo l'ennesima notte di scontri, i soldati presidiano Bengasi. "Stamani c'è calma in città, ma la notte è stata davvero dura, una sacco di gente era nelle strade", riferisce un residente. Intanto, oggi sono previsti i funerali delle vittime, a Bengasi come ad Al Beida, città nell'est del Paese teatro di sanguinosi scontri negli ultimi due giorni, e la tensione resta alt
CISGIORDANIA: MANIFESTAZIONI PER CHIEDERE L’UNITA’ TRA LE FAZIONI
Una manifestazione popolare, organizzata su Facebook, a favore del superamento della frattura che da anni divide Hamas ed al-Fatah ha raccolto ieri nel centro di Ramallah (Cisgiordania) migliaia di persone. Lo riferisce la agenzia di stampa palestinese Maan. Altre fonti sostengono che la partecipazione è stata più modesta, e che ha coinvolto solo alcune centinaia di attivisti. Secondo Maan la dimostrazione è giunta su iniziativa dei membri di una rete di club giovanili che dispone di filiali sia in Cisgiordania sia a Gaza. Sulla scia delle dimostrazioni popolari in corso in diversi Paesi islamici, questi giovani intendono esercitare pressione sui dirigenti dei principali movimenti politici palestinesi affinché riprendano la strada del dialogo. Per il 27 febbraio hanno organizzato una catena umana che a Ramallah andrà dalla Muqata (il quartier generale del presidente Abu Mazen) fino alla sede del Parlamento. “Il nostro obiettivo è di vedere un accordo di riconciliazione nazionale palestinese entro il 5 marzo” ha spiegato uno degli attivisti, secondo cui altre manifestazioni sono in fase di organizzazione in diverse località della Cisgiordania. Il presidente dell’Anp Abu Mazen ha convocato per stasera a Ramallah (Cisgiordania) una consultazione urgente dei vertici dell’Olp e di al-Fatah per tornare a valutare l’opportunità di presentare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite un documento di condanna della politica di ampliamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Ieri il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha avuto una lunga telefonata con Abu Mazen durante la quale, secondo la stampa palestinese locale, ha esercitato forti pressioni. Secondo la radio militare israeliana anche se gli Stati Uniti si oppongono in principio alla colonizzazione israeliana potrebbero egualmente vedersi costretti ad opporre un veto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza nei termini elaborati dalla rappresentanza palestinese all’Onu assieme con i paesi arabi. A quanto pare hanno chiesto ad Abu Mazen di ritirare del tutto il documento sulle colonie, o di elaborare un testo più morbidò.
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