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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

ESTERI

ITALIA

ROMA - “Vogliamo l’acqua e il sole, mica la luna”.

Questo lo slogan con cui il comitato referendario 2 sì per l’acqua bene comune ha lanciato questa mattina a Roma la manifestazione nazionale per il 26 marzo, in vista del referendum con cui i cittadini saranno chiamati a decidere sulla gestione del sistema idrico e il ritorno del nucleare. “Una manifestazione che chiamerà in piazza non solo il popolo dell’acqua – ha affermato Paolo Carsetti del comitato referendario – ma anche tutti i movimenti che lottano contro il nucleare e in generale tutti quelli che si impegnano e hanno a cuore tutto ciò che è identificabile come bene comune”. Un anno fa era partita la campagna per la raccolta delle firme, sottoscritta da oltre un milione e quattrocentomila persone, per convocare un referendum che abrogasse “la gestione privatistica e con sole logiche di profitto di un bene fondamentale e universale come l’acqua - ha osservato Carsetti – Una campagna che ha dimostrato di unire davvero gli italiani e in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia doneremo una raccolta delle foto delle tante manifestazioni che si sono svolte in tutta Italia al presidente della Repubblica”.

Per la consultazione popolare non è stata ancora stabilita una data, “ma il ministro Maroni sembra orientato sull’ipotesi del 12 giugno”. Una scelta considerata dai comitati promotori un tentativo di sabotare la consultazione oltre che uno sperpero di denaro per il mancato accorpamento con le elezioni amministrative, previste invece per maggio: “Ci devono spiegare perché spendere 400 milioni per avere date separare, non ci sono ragioni tecniche che impediscono l’accorpamento”, ha continuato Carsetti , che ha anche parlato di una volontà di scoraggiare la partecipazione al voto da parte dei cittadini a favore degli interessi di poche aziende e dei sostenitori del no. “E’ interesse di chi vuole l’acqua privata far calare il silenzio sul referendum. A sottoscrivere l’appello alla mobilitazione c’è, oltre al Coordinamento degli enti locali per l’acqua bene comune anche il comitato anti-nucleare Ispe: “Il ritorno al nucleare sarebbe una scelta scellerata – ha dichiarato Mauro Mocci dell’Ispe – Io sono un medico di famiglia- Le centrali nucleari sono pericolose, e non solo in condizioni eccezionali,specie nei bambini, nel raggio di cinque km attorno alle centrali.

IMMIGRAZIONE: DISORDINI CIE BARI, TUNISINO INGERISCE LAMETTE BARI, 16 MAR - Un giovane di nazionalità tunisina di 29 anni ospite nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari ha ingerito lamette da barba per poter fuggire: è accaduto nel corso di disordini avvenuti ieri pomeriggio e nella scorsa notte nel Cie. Il giovane - a quanto si è saputo - è stato trasportato d'urgenza al pronto soccorso per poi scappare dopo qualche ora. Sei suoi connazionali, di età compresa tra i 35 e i 23 anni, hanno invece creato disordini bruciando alcuni materassi e, identificati, sono poi stati arrestati. Nella notte, infine, altri immigrati hanno danneggiato alcune suppellettili del centro.Si tratta di migranti che vanno dai 25 ai 35 anni. Non si rilevano danni a persone e alle strutture.

uccise la moglie Lo scorso 8 marzo aveva picchiato la moglie fino a provocarne la morte. Sabato scorso, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Tivoli ha emesso nei confronti dell'uomo, un romeno di 39 anni, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. L'uomo, accusato di maltrattamenti in famiglia aggravati dalla morte della vittima, si trovava già in cella, arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Palestrina la stessa notte in cui è stato ritrovato il cadavere della donna con evidenti ecchimosi su tutto il corpo. Le indagini svolte sul caso dai militari hanno appurato che le sevizie dell'uomo nei confronti della moglie andavano avanti da alcuni anni e non si arrestavano nemmeno di fronte alla figlia 15enne che tutte le volte tentava di fermare la furia cieca del padre, spesso in preda all'alcool. La salma della donna, dopo l'autopsia, è stata restituita ai familiari che la faranno traslare in Romania per la esequie che si terranno entro il fine settimana

MILANO.16 marzo 2003: Dax odia ancora!

Nella notte tra il 16 e il 17 marzo 2003, Davide “Dax” Cesare, usciva insieme ad alcuni compagni da un bar della zona ticinese,a Milano, vicino al Centro Sociale O.R.So. Fuori, ad aspettare i ragazzi, un paio di neofascisti armati di coltello spalleggiati da un terzo elemento più anziano. Si scoprirà poi, che i due ragazzi sono fratelli e che il terzo uomo è il padre. L’aggressione dei neofascisti è rapida e particolarmente violenta. Numerose coltellate vengono inferte nei punti vitali: Dax non giungerà vivo all’ospedale; altri due ragazzi sono feriti (uno in modo grave). Dax è un militante del centro sociale O.R.So, ha 26 anni ed una figlia. A giungere sul luogo per prime sono le numerose pattuglie di polizia e carabinieri che contribuiranno al ritardo dei soccorsi ostruendo il passaggio nella via.I tre, Davide e i due compagni, vengono infine portati al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo, dove oltre alla notizia della morte di Dax si assiste al delirio poliziesco di quella notte. Gli amici ed i compagni che si erano radunati nei pressi del pronto soccorso infatti, vengono duramente caricati dalla polizia fino all’interno dell’ospedale, con aggressioni selvagge e caccia all’uomo al solito grido di “comunisti bastardi”. Il motivo è chiaro: la questura di Milano ha subito cercato di fermare qualsiasi reazione dei compagni. Infine giunge l’ultima vergogna: le menzogne che i giornali e i mezzi stampa pubblicano dal giorno dopo, presentando l’aggressione come “una rissa tra bande”. Il pestaggio dei giovani al San Paolo come una giusta reazione delle forze dell’ordine alle intemperanze dei compagni, che, a quanto dichiarato dal questore “volevano portare via la salma del loro amico”. Le testimonianze di chi all’ospedale era presente hanno in seguito smentito quelle prime ricostruzioni volte a coprire il comportamento della questura.

Neanche a dirlo, nessuno dei poliziotti coinvolti è stato condannato.

ROMA.Viaggio negli ospedali psichiatrici giudiziari tra tanfo e sporcizia La Commissione d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale del Senato ha accertato le condizioni di degrado e le ha filmate in un documentario con visite a sorpresa. Un ampio stralcio del documentario andrà in onda su “Presa diretta"Un viaggio dietro i cancelli degli ospedali psichiatrici giudiziari, dove si continua a nascondere lo stigma della malattia mentale e dove nessuno mette mai il naso. Lenzuola non sostituite per settimane, tanfo e sporcizia ovunque, letti arrugginiti, mura ammuffite. Sono le condizioni di degrado accertate dalla Commissione d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale del Senato e filmate in un documentario girato con visite a sorpresa, in giorni non prestabiliti. Un ampio stralcio del documentario, una ventina di minuti, sarà mandato in onda domenica 20 marzo all’interno della trasmissione “Presa diretta”

Milano, sgombero al campo Triboniano. "Soldi per andarcene, ma è una truffa"

Le tre famiglie non volevano lasciare il campo. Costantin Ventila, rom romeno: "Comune e Casa della Carità mi hanno offerto 1000 euro per andarmene e altri 5 mila quando avrei trovato un appartamento. Ma io ho rifiutato" Sgomberate tre famiglie rom che vivono all'interno del campo rom di Triboniano. Sul posto sono arrivati gli agenti della polizia di stato e della polizia locale che hanno bloccato le vie d'accesso al campo dove è stato vietato l'accesso a giornalisti e operatori della Casa della carità. Gli abitanti del campo si sono opposti allo sgombero. "Mi vogliono buttare in strada con i miei figli, non so dove mi vogliono mandare", denuncia Costantin Ventila, rom romeno, contattato telefonicamente. “Il comune e la Casa della carità - aggiunge Ventila - mi hanno offerto 1000 euro per andarmene da Triboniano e altri 5 mila quando avrei trovato un appartamento. Ma io ho rifiutato”. Ventila, geometra sessantenne, è presidente dell'associazione "Avena Amenza Savale", da vent'anni in Italia e da sette anni abitante del campo comunale di via Triboniano. “Secondo me questa è una truffa: io sono un rom e se vado a cercare un appartamento non lo trovo - prosegue Ventila -.Tra l'altro, ci hanno sgomberato senza notificarci nulla: non abbiamo in mano nulla di scritto”. In attesa che qualcuno, comune o Casa della carità, gli offrisse un'alternativa, Costantin Ventila si è rifugiato con la sua famiglia nella chiesa dei frati cappuccini davanti al Cimitero Maggiore. Ma ha poi lasciato quel rifugio. (dp/ar)

ESTERI

PAKISTAN: RIVOLTA IN CARCERE PER IL TÈ, 7 MORTI (ANSA) - ISLAMABAD, 16 MAR - Almeno sette prigionieri sono stati uccisi in una rivolta scoppiata in una prigione di Hyderabad, nel Pakistan meridionale, perch‚ non c'era tŠ a colazione. Lo riporta oggi la televisione Geo Tv, precisando che una trentina di detenuti e alcuni agenti sono stati feriti negli scontri con la polizia carceraria durati circa 24 ore. La ribellione è nata in seguito a una protesta dei prigionieri contro le precarie condizioni del carcere e la mancanza di servizi di base. In particolare, riferisce Express Tribune, a far scattare la scintilla sarebbe stata la mancanza del tradizionale tè con il latte nella colazione di ieri mattina. Per protesta, alcuni detenuti sono saliti sui tetti delle loro celle urlando slogan contro il nuovo direttore del penitenziario, arrivato da pochi giorni. Quando è intervenuta la polizia, i rivoltosi hanno scatenato una sassaiola e preso in ostaggio alcuni agenti penitenziari. È seguita una dura rappresaglia, in cui le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco. Nello storico penitenziario, costruito un secolo fa, ci sono 1.709 prigionieri in 300 celle.

http://translate.google.com/translate?hl=it&langpair=en|it&u=http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_earthquakes_in_Japan&rurl=translate.google.it

Giappone Se sgomento e commiserazione sono I sentimenti che suscitano le immagini dello tsunami che ha sconvolto il Giappone, un misto di rabbia e stupore è ciò che si avverte invece per l’atteggiamento tenuto dalle autorità giapponesi nei riguardi dell’incidente occorso agli impianti nucleari di Fukushima: minimizzare o negarne, contro ogni evidenza, la gravità e le conseguenze così come fecero le autorità statunitensi nel 1979 a Three Mile Island e quelle sovietiche nel 1986 a Chernobyl.

Per ricostruire la sequenza incidentale nella sua effettiva dinamica occorreranno mesi, ma alcune considerazioni possono e devono essere fatte per rompere quel muro di omertà che il potere (politico e mediatico) oppone in simili circostanze alla conoscenza dei fatti. Sinteticamente:

1) L’arresto automatico, conseguente al sisma, delle unità 1;2 e 3 di Fukushime non è avvenuto nel migliore dei modi. Almeno sull’unità 1 una o più barre di sicurezza (che rendono il reattore sottocritico) non sono penetrate a sufficienza nel nocciolo: ciò è indirettamente confermato dal fatto che parecchie ore dopo l’incidente i responsabili dell’impianto hanno cercato di iniettare boro nel nocciolo (che è un forte assorbitore neutronico) al fine di prevenire escursioni di potenza localizzate dovute appunto alla non perfetta inserzione delle barre di sicurezza.

2) Tutte e tre le unità (sia pure con diverse modalità) hanno sofferto di mancanza di alimentazione elettrica ai sistemi di emergenza che dovevano essere attivati immediatamente, sia perché la rete elettrica nazionale era in larga parte fuori servizio, sia perchè i diesel di emergenza non sono entrati in funzione o sono andati fuori servizio in poco tempo: ciò ha provocato la insufficiente refrigerazione del nocciolo.

3) In queste condizioni è previsto (per i reattori del tipo BWR, ad acqua bollente, come quelli di Fukushima che il vapore che si continua a produrre nel vessel (il contenitore di acciaio che racchiude il combustibile nucleare) venga inviato nella suppression pool (una grande vasca di contenimento posta alla base del reattore) al fine di evitare che la pressione interna al vessel superi i limiti di progetto. Nel giro di poche ore la suppression pool ha raggiunto la temperatura limite di 100°C oltre la quale si apre una valvola di sicurezza che scarica il vapore direttamente nel contenitore di calcestruzzo che racchiude il vessel e tutti i sistemi di emergenza: questo evento indica che l’alimentazione di acqua nel nocciolo era insufficiente e tale da non impedire che il calore residuo del combustibile nucleare ne facesse aumentare la temperatura.

4) Il fatto che nell’unità 1 si sia tentato di raffreddare il nocciolo con acqua di mare, significa che nell’impianto non c’era più disponibilità di acqua demineralizzata probabilmente per una perdita irreparabile nel circuito acqua di raffreddamento (rottura del serbatoio o di una tubazione principale). Comunque anche nell’unità 2 e 3 il livello di copertura dell’acqua nel nocciolo è risultato insufficiente e tale da non poter escludere danneggiamenti al combustibile nucleare.

5) In queste condizioni la temperatura delle guaine del combustibile (che sono fatte di Zircaloy) raggiunge facilmente gli 800°C provocando una reazione metallo- acqua con conseguente forte produzione di idrogeno. Tale sviluppo di gas si somma al vapore surriscaldato che dal nocciolo si propaga nel contenitore di calcestruzzo facendone aumentare la pressione interna oltre i limiti di progetto.

6) Nel tentativo di evitare il peggio (cioè la distruzione del contenitore di calcestruzzo per sovrapressione) le autorità di centrale –d’accordo con le autorità di sicurezza- hanno effettuato dei rilasci controllati in atmosfera su tutte e tre le unità interessate dall’incidente: di la contaminazione riscontrata da Iodio 131 e (con molta probabilità) Cesio 137 e Trizio, quest’ultimo difficilmente monitorabile, ma inesorabilmente presente insieme agli altri gas.

7) L’esplosione del tetto della “scatola” esterna (spettacolare ma poco significativa) è probabilmente dovuta alla presenza di idrogeno, ma la momento, non pare abbia interessato la struttura del contenitore di calcestruzzo. Questo è quanto possibile dedurre dalla lettura dei bollettini emessi dalla TEPCO (Tokio electric power company, proprietaria degli impianti) fino a questo momento, ma la situazione è in continua evoluzione e molto dipenderà (nelle prossime 36 ore) dalle misure che il personale di centrale riuscirà a mettere in atto per evitare il peggio e ciò mette in conto che ci siano ulteriori rilasci in atmosfera di prodotti di fissione gassosi che sono un chiaro indizio che sia avvenuta in almeno due reattori su tre una fusione parziale del nocciolo, senza contare che anche la centrale di Onagawa, assai più moderna delle altre, dimostra di avere gli stessi problemi di Fukushima.L’incidente di Fukushima, anche se gli eventi iniziatori sono diversi, ricorda quello di TMI del 1979 dove le cause furono molteplici e concomitanti e non, come spesso si sente dire dagli apologeti della tecnologia nucleare, frutto di errore umano: qui di nuovo si manifesta l’inconsistenza delle procedure di sicurezza, dei sistemi di emergenza e di tutte quelle salvaguardie che nonostante la loro ridondanza, non riescono ad avere ragione della complessità, imprevedibilità e pericolosità di questa tecnologia.

Tunisia Nei campi profughi allestiti dall'italia e gestiti dall'unhcr, hanno trovato oggi ad esempio circa 4000 rifugiati somali provenienti dalla Libia, che la guerra ha paradossalmente liberato quando gheddafi ha perso il controllo del confine. Queste persone in europa avrebbero diritto alla protezione umanitaria, se non proprio allo status di rifugiato. éerò c'è questa situazione spuria ed ipocrita, per cui nessuno se li prende e li tengo

BAHREIN: Scontri nel Bahrein, sette morti la polizia contro la protesta sciita

A Manama, piazza della Perla è teatro di una vera e propria battaglia. Le forze dell'ordine danno l'assalto ai dimostranti della maggioranza (la dinastia al potere è invece sunnita) che chiedono riforme. Il regime ha imposto il coprifuoco dalle quattro del pomeriggio alle quattro del mattino e vietato le manifestazioni Centinaia di agenti delle forze anti-sommossa stamani hanno dato l'assalto ai manifestanti sciiti accampati dal 19 febbraio scorso in piazza della Perla a Manama per chiedere le riforme. Arrivati con carri armati, veicoli da trasporto truppe e pullman, i poliziotti hanno lanciato decine di candelotti lacrimogeni. Dalla zona degli scontri si è levata una colonna di fumo. Secondo un parlamentare dell'opposizione cinque persone sono state uccise e decine sono rimaste ferite. Alcuni dimostranti avrebbero investito un poliziotto con un'auto. Secondo quanto riferisce il ministero dell'Interno, sono due invece i poliziotti morti per le ferite riportate durante l'assalto a Manama. Un terzo agente sarebbe morto durante l'operazione condotta con la forza contro l'accampamento di piazza Perla, mentre altri quattro poliziotti sarebbero rimasti feriti da armi da taglio, ma non sarebbero in pericolo di vita. Il capogruppo in parlamento del partito di opposizione sciita Wefaq, Abdel Jalil Khalil, ha detto "questa è una guerra di annientamento. Questo non succede neppure in guerra ed è inaccettabile". Khalil ha aggiunto che le forze di sicurezza si sono dispiegate in tutto il Bahrein, chiudendo strade e facendo arresti.Il regime di Manama ha imposto il coprifuoco in Bahrein dalle quattro del pomeriggio alle quattro del mattino e ha vietato le manifestazioni in tutto il territorio del Paese. L'annuncio è stato fatto sul canale della tv Al Arabiya, da un ufficiale dell'esercito. Il coprifuoco riguarda il centro di Manama e il distretto finanziario. Poco prima il gruppo giovanile '14 febbraio', uno degli animatori delle proteste, aveva lanciato una grande manifestazione nel nord della capitale per le tre del pomeriggio di oggi, invitando tutti a convergere verso Budaya Street. Ieri il re ha proclamato la legge marziale, il giorno dopo l'arrivo in suo aiuto di truppe saudite 1 e di altri Paesi del Golfo. Un manifestante è stato ucciso anche ieri sera in scontri con le forze di sicurezza nel villaggio sciita di Sitra, a 15 chilometri a sud di Manama. Le truppe del Golfo dispiegate nel Bahrein appartengono allo 'Scudo della penisola', una forza comune ai Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), di cui fanno parte Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar e Kuwait.

I dignitari sciiti del Bahrein - governato da una dinastia sunnita mentre gli sciiti sono la maggioranza - hanno rivolto nella notte un appello alla comunità internazionale e al mondo musulmano perché intervenga a evitare un orribile massacro nel regno.

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Gr 13:00

In primo Piano

ESTERI

GIAPPONE: IN MATTINATA NUOVO INCENDIO AL REATTORE 4 = Tokio, 16 mar. - (Adnkronos) -

Un nuovo incendio si è sviluppato questa mattina (le 5.45 ora del Giappone) al reattore numero 4 della centrale di Fukushima Daiichi, ha reso noto la Tepco. Già ieri, poco dopo le nove del mattino, erano state segnalate fiamme, probabilmente provocate da un'esplosione di idrogeno, in corrispondenza dello stesso reattore. La compagnia che gestisce la centrale ha precisato che dopo mezz'ora, stamane, le fiamme non erano più visibili, e che si stava considerando la possibilità di far spruzzare dagli elicotteri, che non si sono ancora levati in volo a causa delle elevate radiazioni, acido borico.

NUCLEARE: ERDOGAN, NEL GIRO DI SETTIMANE AVVIO COSTRUZIONE NUOVO IMPIANTO - Mosca, 16 mar. (Adnkronos/Dpa) -

Il Premier turco, Recep Tayyp Erdogan, ha predisposto l'avvio immediato dei lavori per la costruzione del nuovo reattore nucleare nel sud del Paese. «Vogliamo iniziare subito. I tempi per l'attuazione del programma per lo sfruttamento dell'energia nucleare messo a punto con la Russia sono settimane, non mesi», ha affermato Erdogan, ieri in visita a Mosca, citato dall'agenzia di stampa Anatolia. Turchia e Russia hanno firmato un accordo per costruire l'impianto nella località di Akkuyu, nella provincia di Mersin. Il progetto, il cui costo è valutato in 20 miliardi di dollari, dovrebbe essere avviato quest'anno o al massimo nel 2012, malgrado i sismologi abbiano rilevato la presenza di una faglia attiva a 25 chilometri dal sito prescelto per la costruzione del reattore. Il governo turco difende il progetto sostenendo che si tratta di un reattore di terza generazione, quindi, assicurano, resistente ai terremoti. «Il sisma in Giappone non condizionerà il nostro programma per la costruzione di impianti nucleari», aveva detto nei giorni scorsi il ministro dell'Energia, Taner Yildiz.

M.O.: RAID ISRAELIANO A SUD DI GAZA, 2 MORTI E DIVERSI FERITI = Tripoli, 16 mar. - (Aki) -

Un raid aereo è stato compiuto questa mattina dai caccia israeliani nella parte sud della Striscia di Gaza. Secondo quanto riferisce il sito informativo palestinese 'Hala.ps', il bilancio del raid è di almeno due morti e diversi feriti. I caccia israeliani hanno lanciato tre missili contro una postazione di Hamas nella zona di Abu Jarad. Testimoni parlano di una forte deflagrazione e di una lunga colonna di fumo che si vede alzarsi verso il cielo.

LIBIA: 25 MORTI E 70 FERITI NEGLI SCONTRI DI IERI AD AJDABIYA (Aki) -

È di 25 morti e 70 feriti il bilancio delle vittime degli scontri avvenuti ieri ad Ajdabiya, in Cirenaica, tra le truppe di Muammar Gheddafi ed i ribelli. Lo riferisce l'inviato della tv araba 'al-Jazeerà, secondo il quale sarebbero ancora in corso combattimenti in alcuni quartieri della città. Questa mattina i caccia libici hanno condotto diversi raid nella parte orientale di Ajdabiya

BAHREIN: STAMPA; FERITI, SOLDATI SAUDITI CI HANNO SPARATO (ANSA) - BEIRUT, 16 MAR -

I soldati sauditi dispiegati da due giorni in Bahrein hanno aperto il fuoco contro i manifestanti anti-governativi a Manama: lo riferiscono alcuni feriti negli scontri di ieri, citati stamani dal quotidiano libanese as Safir. Secondo il giornale di Beirut, i militari di Riad avrebbero aperto il fuoco contro civili a Buri e ad Aali, sobborghi a sud della capitale. Citato dal quotidiano, Muhammad Abdallah Makki racconta di esser rimasto ferito da colpi di arma da fuoco sparati dai soldati sauditi contro l'auto su cui viaggiava assieme ad altri suoi amici lungo la strada che collega le due località. «C'erano numerosi veicoli militari con la bandiera saudita... ci hanno visto e hanno cominciato a sparare», ha aggiunto Makki. Altri rapporti di stampa non confermati avevano ieri riferito, citando una fonte anonima della sicurezza saudita, della morte del primo militare di Riad - un sergente - dall'ingresso in Bahrein delle truppe del regno petrolifero

BAHREIN: UFFICIALE ALLA TV DI STATO, VIETATI I RADUNI - 16 MAR -

Le autorità del Bahrain hanno invitato i cittadini a non radunarsi in pubblico, dopo che all'alba le forze dell'ordine hanno sgomberato l'accampamento di manifestanti anti-governativi a piazza Perla a Manama. «Per la vostra sicurezza vi invitiamo a non effettuare raduni», ha annunciato un ufficiale del Bahrain, apparso in divisa sugli schermi della tv di Stato. L'ufficiale ha anche detto che le forze dell'ordine hanno sgombrato piazza Perla e il vicino ospedale di Salmaniya dove i manifestanti si erano accampati.

TUNISIA: ESERCITO DISPERDE MANIFESTAZIONE AGRICOLTORI

L'esercito è intervenuto, ieri, a Sidi Bouzid (città da dove prese avvio la protesta popolare che ha portato al crollo del regime di Ben Ali) sparando colpi d'arma da fuoco in aria, per disperdere una manifestazione di protesta di agricoltori della zona, che si erano dati appuntamento davanti alla sede dell'Unione regionale dell'Agricoltura, reclamando le dimissioni del suo presidente, Hedi Badri. A quest'ultimo, riferisce la Tap, gli agricoltori contestano di avere usato la propria carica per i propri interessi. Badri è stato costretto a lasciare i propri uffici scortato dai soldati.

ITALIA

LATINA: NON VUOLE SPOSARLA, LEI LO LASCIA E LUI LA UCCIDE = Latina, 16 mar. - (Adnkronos) -

Non vuole sposarla, lei lo lascia e lui la uccide. È accaduto a Spigno Saturnia, in provincia di Latina, ieri sera verso le 20. La vittima è una ragazza di 26 anni. Il suo ex fidanzato, una guardia provinciale di 39 anni, non si era rassegnato alla separazione, pensava che la ex avesse un altro. Così ieri sera durante una passeggiata in una via isolata, è scoppiata l'ennesima lite. L'uomo ha estratto la pistola d'ordinanza e ha ucciso la 26enne con due colpi. Subito dopo si è costituto alla polizia e ha confessato il delitto. È stato arrestato dagli agenti del commissariato di Formia con l'accusa di omicidio volontario. I due si frequentavano ormai da 5 anni.

OMR0013 3 CRO TXT Omniroma-REGIONE, ALLA PISANA MANIFESTANTI «PRO-RI.REI» (OMNIROMA) Roma, 16 MAR -

Rappresentiamo l'80 per cento dei genitori che hanno i figli nel centro. Non vogliamo venga approvata la mozione di revoca dell'accreditamento del centro Ri.Rei di Santa Marinella. Vogliamo che la procedura di accreditamento segua logiche amministrative e non di polemiche o di denunce». A parlare è l'avvocato Nicola Sanitate, legale di alcune delle famiglie del centro Ri.Rei che sta partecipando in consiglio regionale a una protesta contro la revoca dell'accreditamento. Oggi in consiglio regionale, all'ordine dei lavori, ci sono alcune mozioni su queste attività di riabilitazione, tra cui due (una a firma dei radicali Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, l'altra del gruppo «La Destra») legate alla revoca dell'accreditamento del centro Ri.Rei di Santa Marinella. La scorsa settimana, sempre alla Pisana, un altro gruppo di familiari di pazienti del centro aveva protestato invece a favore della revoca



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gror110316 (last edited 2011-03-16 18:34:50 by anonymous)