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Nuovo centro di raccolta per gli immigrati a Manduria
Da Manduria una corrispondenza che ci aggiornerà sulla costruzione del nuovo centro in cui verranno convogliati parte dei migranti giunti a Lampedusa; (ascolta audio)
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PROTESTE, GOVERNO IN PRECARIO EQUILIBRIO TRA RISPOSTA MILITARE E PROMESSA DI RIFORME
Da ieri a Lattakia, città portuale del nord della Siria, ci sono più forze di sicurezza. Alle proteste che, partite al sud, sono arrivate fin qui (con un bilancio di almeno 12 vittime), il governo ha dato una prima risposta militare accompagnata dall’annuncio di riforme politiche e socio-economiche. Cautele e misure ritenute necessarie dal presidente Bashar al-Asad, anche alla luce della situazione di instabilità in altri paesi arabi.
Queste le aperture annunciate da al-Asad: fine dello stato d’emergenza in vigore dal 1963, riforma delle leggi sulla libertà di stampa e sulla libertà di costituire movimenti e partiti politici. Accanto a queste, sono già state approvate diverse misure di carattere economico e sociale che prevedono l’aumento degli stipendi di alcune categorie e la riduzione delle tasse.
- Incerto il numero esatto delle vittime che hanno accompagnato sul campo questa mobilitazione: secondo il governo sono una trentina, secondo alcune fonti vicine ai dimostranti, almeno 126; decine anche i feriti e gli arresti.
Libia
Il governo libico sarebbe disponibile ad una soluzione negoziata della crisi sulla base di una proposta dall’Unione Africana:secondo il comunicato diffuso dalla delegazione ministeriale della Libia nella capitale etiopica, il governo di Muammar Gheddafi è “pronto ad adottare e ad applicare un piano di riforme politiche da realizzare nel corso di “un periodo di transizione”.
Non è chiaro se e in che modo la disponibilità espressa da Tripoli possa condizionare l’evolversi della crisi. Combattimenti tra forze governative e rivoltosi sono stati segnalati oggi nelle città di Misurata e Ajdabiya, mentre continuavano i bombardamenti dei caccia inglesi, francesi e americani. Fonti vicine ai ribelli hanno riferito che Sirte, città natale del colonnello Muammar Gheddafi, è per la prima volta sotto il loro controllo. La notizia è stata data da un portavoce dei ribelli a un giornalista della televisione satellitare araba ‘al-Jazira’, ma non è ancora stata confermata da fonti indipendenti. Secondo questa ricostruzione, la città sarebbe stata abbandonata dalle forze lealiste aprendo così la strada agli avversari, in grado di entrare senza far ricorso alle armi.
Combattimenti sono invece in corso in altre aeree e il fronte più caldo appare ancora quello della città di Misurata dove almeno nove persone avrebbero perso la vita nel corso della notte trascorsa colpiti da cecchini. L’avanzata dei ribelli – che dallo scorso venerdì hanno riconquistato Bin Jawad, Ras Lanuf, Uqayla, Brega e Ajdabiya – è stata favorita dalle incursioni aeree degli alleati che ancora nella notte tra ieri e oggi hanno colpito Tripoli e altre aree. L’avanzata ribelle, secondo diversi resoconti giornalistici, non è accompagnata da significativi combattimenti, piuttosto trae vantaggio dalla ritirata delle forze di Gheddafi.
Sul fronte internazionale, da ieri il comando delle operazioni militari è affidato alla Nato che ha ribadito come l’obiettivo della missione autorizzata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sia quello di proteggere i civili. Tuttavia, proprio sulla situazione umanitaria ci sono molti dubbi e poche notizie, soprattutto su quelle comunità rimaste intrappolate in aree di conflitto e su migliaia di lavoratori stranieri ancora presenti in Libia.
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