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ESTERI

Giappone: In mare 15.000 tonnellate di acqua radioattiva (audio: ROR)

Tepco, la compagnia che gestisce la centrale nucleare di Fukushima Daiichi, starebbe per - o avrebbe già iniziato a - riversare nell'oceano 15mila tonnellate di acqua radioattiva, per sbarazzarsi di un'enorme pozza contaminata che ostacolerebbe il lavoro di ripristino del funzionamento dell'impianto. L'acqua è radioattiva "solo" cento volte oltre il limite legale, quindi a un livello "relativamente basso", secondo la compagnia. La compagnia energetica non ha ancora posto rimedio alla falla del pozzo di contenimento del reattore numero 2 che riversa materiale fortemente radioattivo - più di quello del rilascio "volontario" - nell'oceano. Inoltre è stata riscontrata radioattività superiore alla norma oltre il raggio di trenta chilometri dalla centrale, il limite di sicurezza stabilito dalle autorità giapponesi per l'evacuazione dei residenti. Greenpeace, sulla base delle analisi effettuate intorno al sito, aveva già chiesto l'estensione della zona off-limits fino a quaranta chilometri e il governo Usa addirittura a ottanta. Le radiazioni sembrano quindi sfuggire per aria, per terra, e ora anche per mare. "Dobbiamo assolutamente fermare l'infiltrazione di acqua contaminata il più presto possibile: con questa forte determinazione, abbiamo chiesto alla Tepco di agire in fretta", ha dichiarato Yukio Edano, capo di gabinetto. Si fantastica così su un'isola di contenimento galleggiante che dovrebbe essere collocata nello specchio di mare antistante alla centrale e che dovrebbe letteralmente "inghiottire" il materiale radioattivo rilasciato in acqua. Si tratta di un'enorme struttura d'acciaio ancorata nel porto di Shimizu, dove svolge la funzione di parco acquatico, e che la città ha già offerto alla Tepco. Sarebbe in grado di contenere 10mila tonnellate d'acqua senza affondare. Resta il mistero su dove poi sarebbe trasportata l'isola con il suo contenuto radioattivo.

LIBIA: I RIBELLI COMINCIANO A VENDERE IL PETROLIO

Gli insorti libici, organizzati nel Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi, hanno annunciato di aver stipulato almeno due accordi di vendita di greggio, uno dei quali con il Qatar. A riferirlo è l'agenzia statunitense di settore Platts, citando a sua volta il responsabile dei ribelli per il settore petrolifero, Wahid Bougaighis. Gli insorti estraggono petrolio presso gli impianti di Mesla e Serir, situati rispettivamente a est e a sud del paese, aree attualmente sotto il loro controllo. A prelevare il primo carico - un milione di barili di greggio - sarà la petroliera Equator, che batte bandiera della Liberia, anche se ancora non è chiaro chi sia il reale destinatario del carico. Il responsabile Bougaighis ha parlato soltanto di un accordo già firmato, dando per certo il prelievo da parte della petroliera in arrivo presso il porto di Tobruk. La risposta di Gheddafi non si fa attendere: l'emittente satellitare al-Jazeera riporta la notizia di bombardamenti degli impianti in questione da parte delle forze fedeli al Rais.

YEMEN: MILITARI IMPEDISCONO ALLA POLIZIA DI ATTACCARE I MANIFESTANTI

I militari della prima divisione blindata, guidati dal generale Ali Mohsen al-Ahmar, avevano già annunciato, lo scorso 21 marzo, la propria adesione alla protesta dilagante nel Paese e si erano uniti alla richiesta di dimissioni del Presidente Ali Abdullah Saleh; gli stessi soldati hanno oggi impedito alla polizia di attaccare i manifestanti riuniti in un sit-in permanente davanti all'università di Sanaa, frapponendosi tra le due parti. Tale azione giunge in un clima di particolare tensione, alimentato dalla dura repressione portata avanti dalle forze di polizia e dai sostenitori armati del regime nei confronti della protesta anti-governativa. Si continua a sparare sulle folle di dimostranti, non solo nella capitale. Ad Hudaida, località che si affaccia sul Mar Rosso, l'esercito si è limitato a lanciare gas lacrimogeni sui manifestanti, mentre a Taez 15 manifestanti sono stati brutalmente uccisi.

EGITTO: COMMENTO AL VOTO SULLE MODIFICHE ALLA COSTITUZIONE (audio: ROR)

I si' hanno vinto con il 77,2% dei voti mentre i no hanno incassato il 22,18% dei consensi nel referendum sulle modifiche alla Costituzione, che si e' svolto il 19 marzo in Egitto. Lo ha annunciato il presidente della commissione di supervisione del referendum. L'affluenza e' stata del 41%. Dei 45 milioni di aventi diritto, si sono recati alle urne 18 milioni 326.000 persone.

ITALIA

MANDURIA (TA): PROTESTA DEI RICHIEDENTI ASILO POLITICO (audio: ROR)

LAMPEDUSA: AGGIORNAMENTO SULLA SITUAZIONE (audio: ROR)

CARCERE: STRAGE CONTINUA, ALTRI SUICIDATI SI AGGIUNGONO ALLA LISTA

Bari: Carlo Saturno, 22 anni, di Manduria (Ta), si è impiccato in carcere giovedì sera ma solo ieri è trapelata la notizia. E' in condizioni disperate, tenuto in vita dalle macchine. Era parte civile nel processo in corso contro nove agenti, accusati di maltrattamenti e vessazioni. Padova, 3 aprile 2011: Mehedi Kadi, algerino 39enne, si impicca nella Casa di Reclusione "Due Palazzi". Novara, Casa Circondariale, 2 aprile 2011: Mario Coldesina, 42 anni, muore in cella. Secondo i primi accertamenti medico legali il decesso è avvenuto per soffocamento. Il detenuto - era rinchiuso nel reparto “nuovi giunti”, in una cella con altre due persone. Viterbo, Casa Circondariale, 2 aprile 2011: Mario Germani, 29 anni, tenta di suicidarsi nella sua cella del carcere di “Mammagialla”. Trasportato d’urgenza nell’ospedale di Belcolle, è stato rianimato e intubato ed è tuttora ricoverato al reparto di rianimazione, in condizioni gravissime. Dall'inizio anno sono già 37 i detenuti morti nelle carceri italiane, di cui 15 per suicidio, 17 per “cause naturali” e 7 per “cause da accertare”. La loro età media era di 37 anni, 12 erano stranieri e 25 italiani;

Morti sul lavoro: circa 130 morti nei primi 3 mesi dell'anno

L’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro traccia il quadro della situazione dopo i primi tre mesi del 2011: “Dall'inizio dell'anno al 31 marzo ci sono stati 134 morti per infortuni sui luoghi di lavoro, ma si arriva a contarne 288 se si aggiungono i lavoratori deceduti sulle strade e in itinere. Sui luoghi di lavoro erano 114 il 31 marzo 2010. Assistiamo ad un aumento delle vittime del 17,5 per cento”. In questi primi tre mesi sui luoghi di lavoro l’edilizia ha registrato il 24,6 per cento sul totale delle vittime), l’agricoltura il 20.8 per cento, l’industria il 13,4 per cento, l’autotrasporto l’8,2 per cento. Gli stranieri morti sono stati il 12 per cento sul totale. Le categorie con più vittime in questi primi tre mesi sono l'edilizia con 33, l'agricoltura con 28, l'industria con 18, l’autotrasporto con 11. Le regioni in testa a questa triste classifica sono la Lombardia con 18 vittime sui luoghi di lavoro (provincia di Milano 10), l'Emilia Romagna 16 (province di Bologna e Forlì-Cesena 3) e la Sicilia 14 (provincia di Catania 5). Ma anche Torino, dopo anni calo registra già 5 vittime (Piemonte 12) Napoli 4 vittime, Roma, Lecce, Messina 3.Secondo l'osservatorio “non risulta esserci in nessuna regione italiana politiche di prevenzione programmata. Solo la Regione Toscana, la Provincia di Modena e l’ASL di Milano 2 sembrano cominciare ad adottare strategie mirate su alcuni punti per cercare di arginare queste autentiche stragi”.


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