Home page Ror interattiva

Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

In primo Piano

ESTERI

Palestina: Israele ferma una nave di aiuti a colpi di cannone

Questa mattina, i cannoni della marina da guerra israeliana hanno aperto il fuoco contro la nave di aiuti umanitari malese, mentre si stava avvicinando alla Striscia di Gaza, obbligandola a far rotta verso l'Egitto. Hanno confermato la notizia sia gli organizzatori sia l'esercito israeliano. "La MV Finch, che trasportava tubi per gli impianti fognari di Gaza, ha ricevuto colpi di avvertimento sparati dalle forze israeliane in una zona di sicurezza palestinese, questa mattina alle 6,54", ha dichiarato Shamsul Azhar della Perdana Global Peace Foundation. "La nave era nella zona di sicurezza palestinese, a circa 400 metri dalle coste di Gaza, quando è stata intercettata dalle forze navali israeliane", ha dichiarato alla AFP, aggiungendo che ora si trova ancorata a 30 miglia nautiche dal territorio egiziano. Secondo i co-organizzatori in Irlanda, a bordo della nave ci sono attivisti irlandesi, canadesi, malesi e indiani. In un comunicato stampa, gli organizzatori irlandesi fanno sapere che la barca aveva lasciato il porto del Pireo, in Grecia, mercoledì, e che stava trasportando 7,5 chilometri di tubi di PVC che avrebbero dovuto servire per ristrutturare il sistema fognario di Gaza devastato dalla guerra israeliana del 2008-2009.

PALESTINA: SCONTRI AD AMBASCIATA ISRAELE AL CAIRO, 24 FERITI (audio da Gaza: ROR)

Almeno 24 persone sono rimaste ferite ieri al Cairo vicino all'ambasciata d'Israele durante scontri tra forze dell'ordine e manifestanti che protestavano per il terzo giorno consecutivo in occasione dell'anniversario della Naqba, 'catastrofè, come è chiamata dagli arabi la nascita dello Stato ebraico nel 1948. Lo ha reso noto il ministero della Sanità egiziano, citato dall'agenzia Mena. «I responsabili della sicurezza - ha aggiunto l'agenzia - sono riusciti a ristabilire la calma nel quartiere» dopo diverse ore di scontri, con l'intervento anche di militari che hanno tirato candelotti lacrimogeni e sparato in aria per disperdere centinaia di persone radunatesi vicino all'ambasciata, nel centro del Cairo. «Gridando »via l'ambasciatore!«, la folla chiedeva l'espulsione dell'ambasciatore di Israele e la rottura della relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico. La manifestazione si è svolta poche ore dopo i colloqui al Cairo di Amos Gilad, capo del dipartimento politico e di sicurezza del ministero della difesa israeliano, nella prima visita conosciuta di un responsabile israeliano in Egitto dopo la caduta del regime di Hosni Mubarak l'11 febbraio scorso.

EGITTO: SCONTRI TRA CRISTIANI E MUSULMANI, SABATO CIRCA 80 MORTI

Non accenna a diminuire la tensione a Il Cairo, dove, nella notte tra sabato e domenica almeno 78 persone sono rimaste uccise, numerose hanno riportato ferite e contusioni e una quindicina sono state arrestate dalle forze di sicurezza in seguito alle violenze scoppiate tra musulmani e cristiani copti. Questi ultimi, riuniti davanti la sede della televisione di stato egiziana in un sit-in di protesta per la morte di 15 cristiani uccisi lo scorso 7 maggio nel quartiere di Imbaba, chiedono maggiori diritti e protezione per la loro minoranza religiosa, spesso divenuta bersaglio degli integralisti islamici. Uno screzio tra un giovane musulmano e il gruppo di copti sarebbe stato alla base dei duri scontri scoppiati sabato, quando un gruppo di 50 islamici hanno accerchiato i manifestanti, attaccandoli con fucili da caccia e bombe molotov. Una decina di macchine sono state date alle fiamme, mentre la polizia lanciava lacrimogeni per disperdere la folla. Immediata la reazione del papa copto Shenuda III, intervenuto per chiedere ai suoi fedeli di interrompere il sit-in di protesta che dura ormai da nove giorni. ""Questi scontri danneggiano la reputazione dell'Egitto e anche la vostra, per questo dovete interrompere immediatamente la manifestazione", ha esortato Shenuda, denunciando la presenza di "diversi infiltrati" tra le fila dei cristiani.

SIRIA: 10MILA PROFUGHI IN LIBANO, SI FUGGE DA REPRESSIONE 'INSOSTENIBILÈ

Sono circa diecimila i cittadini siriani che hanno lasciato la Siria alla volta del Libano per sfuggire alla repressione dell'esercito, in corso da più di un mese in diverse città, dopo l'esplodere della rivoluzione siriana che chiede la caduta del regime. La maggior parte di loro ha trovato alloggio e ospitalità a Wadi al Khaled, villaggio nel Libano del nord, al confine con la Siria. «Siamo qui da circa venti giorni», racconta Maher, un giovane di 30 anni, ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL. «Molti di noi avevano la fortuna di avere qui alcuni parenti e quindi di avere un alloggio gratuito, molti altri devono invece farsi carico del costo per affittare una camera», aggiunge. «Siamo scappati perchè la situazione in Siria diventa ogni giorno più pericolosa e insostenibile e abbiamo paura soprattutto per i nostri figli», dice Umm Mohammad, una donna di 50 anni circa. «Abbiamo visto i soldati fare rastrellamenti casa per casa e arrestare gente anche senza nessun ragione - aggiunge - è per questo che non possiamo più vivere nelle nostre case». «La gente di Wadi al Khaled si è dimostrata molto solidale - aggiunge Ahmad, un altro rifugiato - non c'è nessuna famiglia che vive in tende o accampamenti. Noi siamo stati fortunati ad avere qui alcuni familiari e comunque tutti hanno trovato gente ospitale e generosa», conclude. L'esercito libanese ha intanto rafforzato il controllo alle frontiere, perchè teme l'entrata di altri profughi, che alla lunga potrebbe produrre destabilizzazione nel 'Paese dei cedrì.

ALGERIA: DISPERSA DALLA POLIZIA MANIFESTAZIONE DI STUDENTI

GIAPPONE: PREMIER KAN, ROADMAP SU CRISI FUKUSHIMA NON CAMBIA

La roadmap per la messa in sicurezza dell'impianto nucleare di Fukushima, fissata nell'arco di 6-9 mesi, non cambia: lo ha detto oggi il premier nipponico, Naoto Kan, secondo cui è possibile riportare sotto controllo il sito nei tempi previsti malgrado gli ultimi sviluppi negativi che hanno confermato l'avvenuta fusione del combustibile nucleare nel reattore n.1. «Ci potranno essere delle modifiche riguardo ai metodi da adottare - ha spiegato il primo ministro intervenendo alla Commissione bilancio della Camera Bassa -, ma credo che possiamo andare avanti con il piano senza cambiarne i tempi». La Tepco, il titolare dell'impianto disastrato, fornirà domani un aggiornamento sulle operazioni in corso per stabilizzare la centrale, a un mese esatto dall'annuncio della roadmap che prevede di portare tutti i reattori in stato di 'cold shutdown' (arresto a freddo) al massimo entro gennaio 2012. Negli ultimi giorni, tuttavia, i tecnici hanno scoperto che il reattore n.1 si trova in una situazione assai peggiore di quanto stimato, con il combustibile nucleare fuso e perdite di acqua radioattiva dal contenitore di pressione lesionato. Questi ritrovamenti rendono improbabile che si possa proseguire con il piano attuale, che prevede di raffreddare il reattore riempiendolo completamente di acqua.

ITALIA

ALDROVANDI: AL VIA IL PROCESSO DI APPELLO (audio: ROR)

Si è aperto questa mattina davanti alla Prima sezione della Corte d’appello di Bologna il processo sulla morte di Federico Aldrovandi, morto a 18 anni a Ferrara il 25 settembre 2005 durante un violento fermo di polizia, per cui in primo grado, erano stati condannati quattro agenti di polizia – Enzo Pontani, Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri – a pene di 3 anni e 6 mesi per l’eccesso colposo nell’omicidio colposo del ragazzo. La Corte d’appello ha gia’ fissato un calendario di udienze per il 17, 18, 23 e 25 maggio. I giudici dovranno valutare le richieste difensive: una nuova perizia medico-legale sulle cause della morte di Federico e la riapertura dell’istruttoria dibattimentale con nuovi e vecchi testimoni e altri atti, tra cui un altro sopralluogo in via Ippodromo, nel centro citta’, teatro del fatto.

NAPOLI: ennesima vittima del lavoro

Un operaio di 51 anni di Crispano (Napoli), e' morto oggi mentre lavorava in un cantiere edile di Giugliano. Secondo una prima ricostruzione l'operaio - che era regolarmente assunto - e' stato investito da un mezzo di lavoro. I colleghi lo hanno soccorso immediatamente allertando il 118, ma per l'uomo non c'e' stato nulla da fare.

ROMA: OCCUPAZIONE SOCIABITATIVA A TORRE MAURA (audio: ROR)

ROMA: PRESIDIO SOLIDARIETA' CON LA PALESTINA (audio: ROR)

Carcere, ieri altri due detenuti morti

Vincenzo Lemmo, 48 anni, in attesa del processo di appello nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino, si impicca alle sbarre della cella. È il terzo detenuto che si toglie la vita dall'inizio del mese: il 5 maggio nell'’Opg di Aversa si è ucciso il 33enne Salvatore Pepe, mentre ancora a Torino il 6 maggio si è impiccato Luciano B., di 62 anni. L'’altro ieri Enrico Brera, 53 anni, detenuto nel carcere di Porto Azzurro, viene ritrovato cadavere nella sua cella. Era da poco rientrato da un permesso premio. Un decesso al momento misterioso: anche se i primi accertamenti farebbero pensare a un malore, il magistrato ha disposto l'’autopsia. Dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane si sono tolti la vita 24 detenuti, altri 40 detenuti sono morti per cause “"da accertare"” (in 17 casi sono state aperte inchieste, volte all'’accertamento dei fatti): nel complesso le “vittime” del sistema penitenziario sono state finora 67. Dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti, di cui 650 per suicidio.

ELEZIONI AMMINISTRATIVE: LE ULTIME PROIEZIONI

In base alla quarta proiezione dell'Istituto Piepoli per TG Norba 24 per il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia (Centrosinistra) è al 47,1%, Letizia Moratti (Centrodestra) al 42,7%. In base alla quarta proiezione dell'Istituto Piepoli per TG Norba 24 per il Sindaco di Napoli, Gianni Lettieri (Centrodestra) è al 38,6%, Luigi De Magistris (Idv e altri) al 29,0%. Il candidato del Centrosinistra Mario Marcone è al 17,4%. Seconda proiezione IPR Marketing per Rai per il Sindaco di Torino: Fassino al 54%. In base alla terza proiezione IPR Marketing per Rai, per il Sindaco di Bologna, Virginio Merola (Centrosinistra) è al 48,5% mentre Manes Bernadini (Centrodestra) è al 31,5%.


Gr 13:00

In primo Piano

ESTERI

ALGERI

MO: NAQBA; SCONTRI AD AMBASCIATA ISRAELE AL CAIRO, 24 FERITI

Almeno 24 persone sono rimaste ferite ieri al Cairo vicino all'ambasciata d'Israele durante scontri tra forze dell'ordine e manifestanti che protestavano per il terzo giorno consecutivo in occasione dell'anniversario della Naqba, 'catastrofè, come è chiamata dagli arabi la nascita dello Stato ebraico nel 1948. Lo ha reso noto il ministero della Sanità egiziano, citato dall'agenzia Mena. «I responsabili della sicurezza - ha aggiunto l'agenzia - sono riusciti a ristabilire la calma nel quartiere» dopo diverse ore di scontri, con l'intervento anche di militari che hanno tirato candelotti lacrimogeni e sparato in aria per disperdere centinaia di persone radunatesi vicino all'ambasciata, nel centro del Cairo. «Gridando »via l'ambasciatore!«, la folla chiedeva l'espulsione dell'ambasciatore di Israele e la rottura della relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico. La manifestazione si è svolta poche ore dopo i colloqui al Cairo di Amos Gilad, capo del dipartimento politico e di sicurezza del ministero della difesa israeliano, nella prima visita conosciuta di un responsabile israeliano in Egitto dopo la caduta del regime di Hosni Mubarak l'11 febbraio scorso.

SIRIA: 10MILA PROFUGHI IN LIBANO, SI FUGGE DA REPRESSIONE 'INSOSTENIBILÈ

Sono circa diecimila i cittadini siriani che hanno lasciato la Siria alla volta del Libano per sfuggire alla repressione dell'esercito, in corso da più di un mese in diverse città, dopo l'esplodere della rivoluzione siriana che chiede la caduta del regime. La maggior parte di loro ha trovato alloggio e ospitalità a Wadi al Khaled, villaggio nel Libano del nord, al confine con la Siria. «Siamo qui da circa venti giorni», racconta Maher, un giovane di 30 anni, ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL. «Molti di noi avevano la fortuna di avere qui alcuni parenti e quindi di avere un alloggio gratuito, molti altri devono invece farsi carico del costo per affittare una camera», aggiunge. «Siamo scappati perchè la situazione in Siria diventa ogni giorno più pericolosa e insostenibile e abbiamo paura soprattutto per i nostri figli», dice Umm Mohammad, una donna di 50 anni circa. «Abbiamo visto i soldati fare rastrellamenti casa per casa e arrestare gente anche senza nessun ragione - aggiunge - è per questo che non possiamo più vivere nelle nostre case». «La gente di Wadi al Khaled si è dimostrata molto solidale - aggiunge Ahmad, un altro rifugiato - non c'è nessuna famiglia che vive in tende o accampamenti. Noi siamo stati fortunati ad avere qui alcuni familiari e comunque tutti hanno trovato gente ospitale e generosa», conclude. L'esercito libanese ha intanto rafforzato il controllo alle frontiere, perchè teme l'entrata di altri profughi, che alla lunga potrebbe produrre destabilizzazione nel 'Paese dei cedrì.

GIAPPONE: PREMIER KAN, ROADMAP SU CRISI FUKUSHIMA NON CAMBIA

EST S0B QBXB GIAPPONE: PREMIER KAN, ROADMAP SU CRISI FUKUSHIMA NON CAMBIA (ANSA) - TOKYO, 16 MAG - La roadmap per la messa in sicurezza dell'impianto nucleare di Fukushima, fissata nell'arco di 6-9 mesi, non cambia: lo ha detto oggi il premier nipponico, Naoto Kan, secondo cui è possibile riportare sotto controllo il sito nei tempi previsti malgrado gli ultimi sviluppi negativi che hanno confermato l'avvenuta fusione del combustibile nucleare nel reattore n.1. «Ci potranno essere delle modifiche riguardo ai metodi da adottare - ha spiegato il primo ministro intervenendo alla Commissione bilancio della Camera Bassa -, ma credo che possiamo andare avanti con il piano senza cambiarne i tempi». La Tepco, il titolare dell'impianto disastrato, fornirà domani un aggiornamento sulle operazioni in corso per stabilizzare la centrale, a un mese esatto dall'annuncio della roadmap che prevede di portare tutti i reattori in stato di 'cold shutdown' (arresto a freddo) al massimo entro gennaio 2012. Negli ultimi giorni, tuttavia, i tecnici hanno scoperto che il reattore n.1 si trova in una situazione assai peggiore di quanto stimato, con il combustibile nucleare fuso e perdite di acqua radioattiva dal contenitore di pressione lesionato. Questi ritrovamenti rendono improbabile che si possa proseguire con il piano attuale, che prevede di raffreddare il reattore riempiendolo completamente di acqua.

ITALIA

ALDROVANDI: AL VIA IL PROCESSO DI APPELLO

Si aprira’ questa mattina davanti alla Prima sezione della Corte d’appello di Bologna il processo sulla morte di Federico Aldrovandi, morto a 18 anni a Ferrara il 25 settembre 2005 durante un violento fermo di polizia, per cui in primo grado, erano stati condannati quattro agenti di polizia – Enzo Pontani, Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri – a pene di 3 anni e 6 mesi per l’eccesso colposo nell’omicidio colposo del ragazzo.

Un processo per nulla scontato, hanno detto i difensori dei poliziotti , tra cui Niccolo’ Ghedini, legale anche del premier Silvio Berlusconi. La Corte d’appello ha gia’ fissato un calendario di udienze per il 17, 18, 23 e 25 maggio. Questa mattina e’ attesa la relazione-fiume del pg (di diverse centinai di pagine), quindi i giudici dovranno valutare le richieste difensive: una nuova perizia medico-legale sulle cause della morte di Federico e la riapertura dell’istruttoria dibattimentale con nuovi e vecchi testimoni e altri atti, tra cui un altro sopralluogo in via Ippodromo, nel centro citta’, teatro del fatto. Gli avvocati delle difese (Trombini, Bordoni, Vecchi, oltre a Ghedini-Cipollotti) tenteranno di mettere in discussione l’impianto accusatorio della procura ferrarese che il giudice Caruso accolse in pieno.

Oltre il processo principale per la morte del ragazzo, ci sono stati a Ferrara altri due processi: quello ‘bis’, in cui tre altri poliziotti e dirigenti sono stati condannati (un quarto assolto) per depistaggi e ritardi nelle indagini. Inoltre pochi giorni fa nell’ Aldrovandi ‘ter’, uno dei dirigenti gia’ condannati, Paolo Marino, e’ stato riconosciuto colpevole di omessa denuncia, nell’ambito delle prime indagini.

In aula oggi sara’ presente anche la famiglia Aldrovandi (la madre Patrizia Moretti, il papa’ Lino e il fratello Stefano) ma non nel ruolo di parte civile, poiche’ la famiglia ha avuto un risarcimento dal Ministero dell’Interno di quasi 2 milioni di euro, a condizione che si ritirasse dalla costituzione di parte civile.


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


Appunti e note redazionali

Servizi audio della giornata


Torna a inizio pagina

gror110516 (last edited 2011-05-16 17:51:07 by anonymous)