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'''LEGISLATIVE A SETTEMBRE, MILITARI DEFINISCONO AGENDA ELETTORALE''' Si terranno nel prossimo mese di settembre le prime elezioni dell’Egitto democratico dopo la caduta del regime trentennale di Hosni Mubarak. Lo ha annunciato il generale Mahmoud Shahine, membro del Consiglio supremo delle forze armate che guida la transizione nel paese. “Le elezioni parlamentari si svolgeranno non più tardi del 30 settembre” ha affermato il generale secondo quanto riporta oggi l’agenzia di stampa egiziana ‘Mena’ , aggiungendo che “dopo, verrà redatta una nuova Costituzione petr il apese e quindi si terrano elezioni presidenziali”. Shahine ha riferito i dettagli delle elezioni – che si svolgeranno in due o tre turni – nel corso di una conferenza per la presentazione della legge sulla partecipazione politica, che individua nella magistratura l’organo competente per il monitoraggio del voto ma che non chiarisce se agli egiziani all’estero verrà consentita la possibilità di recarsi alle urne presso consolati e ambasciate dei paesi in cui risiedono. In un contestato provvedimento approvato cinque anni fa, l’ex presidente Mubarak aveva sollevato i giudici dell’incarico di monitoraggio, affidandolo a comitati ‘ad hoc’ di nomina parlamentare. I movimenti laici che con le loro manifestazioni hanno decretato la fine del precedente regime ela caduta del dittatore contestano lo svolgimento di elezioni a così breve distanza e vorrebbero più tempo per potersi organizzare in partiti, in modo da competere con la solida e radicata struttura dei Fratelli Musulmani che con i loro candidati aspirano a conquistare almeno la metà dei 508 seggi del parlamento. '''BOMBARDATI TRE PORTI, PREOCCUPA SITUAZIONE UMANITARIA''' Otto navi da guerra delle forze di Muammar Gheddafi sono state affondate la notte scorsa durante nuovi attacchi aerei condotti dalla Nato sui porti di Tripoli, Homs e Sirte: lo ha annunciato l’Alleanza atlantica in una nota in cui il vice-comandante delle operazioni in Libia, Russ Harding, ha affermato che “visto il ricorso sempre più frequente alla forza navale (da parte dei governativi, ndr), la Nato non aveva altra scelta che intraprendere azioni decisive per proteggere la popolazione civile e le sue forze marittime”. Sarebbero finora circa 800.000 le persone scappate dalla Libia a causa della guerra per tornare nei paesi di provenienza, in particolare nell’Africa Sub-Sahariana: lo ha detto Ugo Melchionda, funzionario della sede di Roma dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), in occasione, ieri, di una conferenza dal titolo ‘Voci del mondo arabo in Italia’, organizzata presso la sede di Radio Vaticana. Secondo Melchionda, 330.000 sono fuggite in Tunisia, altre 300.000 in Egitto, gente che “ha perso il lavoro ed è in difficoltà. Occorre riportarli nei loro paesi d’origine – ha aggiunto il rappresentante dell’Oim – ma per questo sono necessarie le risorse adeguate”. Sul fronte interno, secondo l’Unicef, servono almeno 20 milioni di dollari per assistere in particolare donne e bambini: “La situazione umanitaria non fa che deteriorarsi e la crisi impera” ha ammonito il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon. E mentre secondo ‘Al-Jazeera’ gli insorti si preparerebbero alla “battaglia finale” nei pressi della città orientale di Ajdabiya, nell’est, il governo di Tripoli ha definito “deludente” il discorso con cui Barack Obama ieri ha ribadito che Gheddafi dovrà inevitabilmente lasciare il potere. Un portavoce del governo ha anche negato che il ministro del petrolio Shukri Ghanem abbia abbandonato l’esecutivo, affermando che si troverebbe in missione all’estero. '''Gli oppositori ancora in piazza nel venerdì della rabbia''' In nome della "liberta"', pronunciata questa volta in curdo ("azadi") piuttosto che in arabo (hurriya), i dissidenti e gli oppositori siriani hanno indetto per oggi, venerdi' di preghiera musulmana, un nuovo giorno di proteste anti-regime in tutto il Paese. I curdi siriani rappresentano oltre il dieci per cento della popolazione totale e decine di migliaia di loro sono da decenni discriminati. Si tratta del decimo venerdi' consecutivo di mobilitazione da meta' marzo scorso. Secondo attivisti per i diritti umani e fonti Onu, oltre 850 persone per lo piu' civili sono stati uccisi dalla repressione decisa dalle autorita'. Il governo siriano accusa invece gli Stati Uniti e Israele di voler realizzare un complotto contro la Siria, tramite gruppi di terroristi armati e di fondamentalisti sunniti infiltrati dalla Giordania, dal Libano e dall'Iraq. "Da Qamishli (estremo nord-est) all'Hawran (estremo sud), il popolo siriano non crolla!", si legge sul sito Internet Syrian.Revolution, una delle piattaforme virtuali piu' visibili del fronte del dissenso siriano all'estero e in patria, con oltre 180.000 membri. '''Curdi: giudice turco ottiene asilo nei Paesi Bassi''' Le autorità dei Paesi Bassi hanno concesso asilo politico ad un giovane magistrato turco che l'anno scorso aveva lasciato il suo paese nel quale sostiene di essere perseguitato sia per le proprie origini curdo-armene sia per affermazioni fatte circa gli asseriti massacri di curdi e armeni ai tempi dell'impero ottomano. Lo ha riferito l'emittente Rnw ascoltata a Cipro. Il magistrato - Cagatay Cetin, di 32 anni - era arrivato in Olanda il 15 gennaio dell'anno scorso munito di un falso passaporto bulgaro ed aveva subito chiesto asilo. Intanto contro di lui in patria era stato avviato un processo conclusosi lo scorso febbraio con la sua condanna in contumacia a 17 anni di reclusione. In marzo, dietro richiesta delle autorità turche, un giudice della città olandese di Lelystad aveva interrogato Cetin a proposito delle asserite violazioni della legge turca da egli commesse, in particolare "offendendo la nazione turca". Un deputato olandese, il socialista Harry van Bommel, aveva duramente criticato l'operato del magistrato suo connazionale affermando di ritenere "estremamente minaccioso e intimidatorio" il fatto che un individuo che chiede asilo politico ai Paesi Bassi possa essere interrogato circa le accuse dalle quali sta fuggendo. '''Spagna, domani proibite le manifestazioni''' Proibite le manifestazioni di domani in Spagna al movimento 15 maggio. Lo ha stabilito la Giunta elettorale centrale, sovvertendo la decisione della Corte Costituzionale, che aveva invece consentito le proteste di piazza a meno che non avessero come oggetto la propaganda elettorale. Adesso spetta al governo decidere come sfollare dalle piazze del Paese la moltitudine di persone che da giorni si riuniscono per protestare contro i partiti, a due giorni dalle elezioni amministrative. Il movimento non ha espressamente convocato una manifestazione per domani, ma che verrà esercitato 'in forma collettiva' il 'giorno di riflessione', ovvero la giornata di pausa che precede ogni votazione in Spagna. Per mezzogiorno è prevista una decisione definitiva. La proibizione della Giunta è stata votata con cinque voti a favore e quattro contro. Il movimento 15 maggio è nato spontaneamente su Twitter e Facebook, e in poco tempo è dilagato in tutto il Paese. I manifestanti si sono soprannominati 'Gli indignati', in segno di protesta contro i partiti politici, la crisi economica e la disoccupazione. |
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ESTERI
ITALIA
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ESTERI
LEGISLATIVE A SETTEMBRE, MILITARI DEFINISCONO AGENDA ELETTORALE
Si terranno nel prossimo mese di settembre le prime elezioni dell’Egitto democratico dopo la caduta del regime trentennale di Hosni Mubarak. Lo ha annunciato il generale Mahmoud Shahine, membro del Consiglio supremo delle forze armate che guida la transizione nel paese.
“Le elezioni parlamentari si svolgeranno non più tardi del 30 settembre” ha affermato il generale secondo quanto riporta oggi l’agenzia di stampa egiziana ‘Mena’ , aggiungendo che “dopo, verrà redatta una nuova Costituzione petr il apese e quindi si terrano elezioni presidenziali”.
Shahine ha riferito i dettagli delle elezioni – che si svolgeranno in due o tre turni – nel corso di una conferenza per la presentazione della legge sulla partecipazione politica, che individua nella magistratura l’organo competente per il monitoraggio del voto ma che non chiarisce se agli egiziani all’estero verrà consentita la possibilità di recarsi alle urne presso consolati e ambasciate dei paesi in cui risiedono.
In un contestato provvedimento approvato cinque anni fa, l’ex presidente Mubarak aveva sollevato i giudici dell’incarico di monitoraggio, affidandolo a comitati ‘ad hoc’ di nomina parlamentare.
I movimenti laici che con le loro manifestazioni hanno decretato la fine del precedente regime ela caduta del dittatore contestano lo svolgimento di elezioni a così breve distanza e vorrebbero più tempo per potersi organizzare in partiti, in modo da competere con la solida e radicata struttura dei Fratelli Musulmani che con i loro candidati aspirano a conquistare almeno la metà dei 508 seggi del parlamento.
BOMBARDATI TRE PORTI, PREOCCUPA SITUAZIONE UMANITARIA
Otto navi da guerra delle forze di Muammar Gheddafi sono state affondate la notte scorsa durante nuovi attacchi aerei condotti dalla Nato sui porti di Tripoli, Homs e Sirte: lo ha annunciato l’Alleanza atlantica in una nota in cui il vice-comandante delle operazioni in Libia, Russ Harding, ha affermato che “visto il ricorso sempre più frequente alla forza navale (da parte dei governativi, ndr), la Nato non aveva altra scelta che intraprendere azioni decisive per proteggere la popolazione civile e le sue forze marittime”.
Sarebbero finora circa 800.000 le persone scappate dalla Libia a causa della guerra per tornare nei paesi di provenienza, in particolare nell’Africa Sub-Sahariana: lo ha detto Ugo Melchionda, funzionario della sede di Roma dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), in occasione, ieri, di una conferenza dal titolo ‘Voci del mondo arabo in Italia’, organizzata presso la sede di Radio Vaticana. Secondo Melchionda, 330.000 sono fuggite in Tunisia, altre 300.000 in Egitto, gente che “ha perso il lavoro ed è in difficoltà. Occorre riportarli nei loro paesi d’origine – ha aggiunto il rappresentante dell’Oim – ma per questo sono necessarie le risorse adeguate”.
Sul fronte interno, secondo l’Unicef, servono almeno 20 milioni di dollari per assistere in particolare donne e bambini: “La situazione umanitaria non fa che deteriorarsi e la crisi impera” ha ammonito il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon.
E mentre secondo ‘Al-Jazeera’ gli insorti si preparerebbero alla “battaglia finale” nei pressi della città orientale di Ajdabiya, nell’est, il governo di Tripoli ha definito “deludente” il discorso con cui Barack Obama ieri ha ribadito che Gheddafi dovrà inevitabilmente lasciare il potere. Un portavoce del governo ha anche negato che il ministro del petrolio Shukri Ghanem abbia abbandonato l’esecutivo, affermando che si troverebbe in missione all’estero.
Gli oppositori ancora in piazza nel venerdì della rabbia
In nome della "liberta"', pronunciata questa volta in curdo ("azadi") piuttosto che in arabo (hurriya), i dissidenti e gli oppositori siriani hanno indetto per oggi, venerdi' di preghiera musulmana, un nuovo giorno di proteste anti-regime in tutto il Paese. I curdi siriani rappresentano oltre il dieci per cento della popolazione totale e decine di migliaia di loro sono da decenni discriminati.
Si tratta del decimo venerdi' consecutivo di mobilitazione da meta' marzo scorso. Secondo attivisti per i diritti umani e fonti Onu, oltre 850 persone per lo piu' civili sono stati uccisi dalla repressione decisa dalle autorita'.
Il governo siriano accusa invece gli Stati Uniti e Israele di voler realizzare un complotto contro la Siria, tramite gruppi di terroristi armati e di fondamentalisti sunniti infiltrati dalla Giordania, dal Libano e dall'Iraq. "Da Qamishli (estremo nord-est) all'Hawran (estremo sud), il popolo siriano non crolla!", si legge sul sito Internet Syrian.Revolution, una delle piattaforme virtuali piu' visibili del fronte del dissenso siriano all'estero e in patria, con oltre 180.000 membri.
Curdi: giudice turco ottiene asilo nei Paesi Bassi
Le autorità dei Paesi Bassi hanno concesso asilo politico ad un giovane magistrato turco che l'anno scorso aveva lasciato il suo paese nel quale sostiene di essere perseguitato sia per le proprie origini curdo-armene sia per affermazioni fatte circa gli asseriti massacri di curdi e armeni ai tempi dell'impero ottomano. Lo ha riferito l'emittente Rnw ascoltata a Cipro.
Il magistrato - Cagatay Cetin, di 32 anni - era arrivato in Olanda il 15 gennaio dell'anno scorso munito di un falso passaporto bulgaro ed aveva subito chiesto asilo. Intanto contro di lui in patria era stato avviato un processo conclusosi lo scorso febbraio con la sua condanna in contumacia a 17 anni di reclusione.
In marzo, dietro richiesta delle autorità turche, un giudice della città olandese di Lelystad aveva interrogato Cetin a proposito delle asserite violazioni della legge turca da egli commesse, in particolare "offendendo la nazione turca". Un deputato olandese, il socialista Harry van Bommel, aveva duramente criticato l'operato del magistrato suo connazionale affermando di ritenere "estremamente minaccioso e intimidatorio" il fatto che un individuo che chiede asilo politico ai Paesi Bassi possa essere interrogato circa le accuse dalle quali sta fuggendo.
Spagna, domani proibite le manifestazioni
Proibite le manifestazioni di domani in Spagna al movimento 15 maggio. Lo ha stabilito la Giunta elettorale centrale, sovvertendo la decisione della Corte Costituzionale, che aveva invece consentito le proteste di piazza a meno che non avessero come oggetto la propaganda elettorale. Adesso spetta al governo decidere come sfollare dalle piazze del Paese la moltitudine di persone che da giorni si riuniscono per protestare contro i partiti, a due giorni dalle elezioni amministrative.
Il movimento non ha espressamente convocato una manifestazione per domani, ma che verrà esercitato 'in forma collettiva' il 'giorno di riflessione', ovvero la giornata di pausa che precede ogni votazione in Spagna. Per mezzogiorno è prevista una decisione definitiva. La proibizione della Giunta è stata votata con cinque voti a favore e quattro contro. Il movimento 15 maggio è nato spontaneamente su Twitter e Facebook, e in poco tempo è dilagato in tutto il Paese. I manifestanti si sono soprannominati 'Gli indignati', in segno di protesta contro i partiti politici, la crisi economica e la disoccupazione.
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