italia

CIE di brindisi evadono 6 persone

Tentata evasione di massa dal Cie di Brindisi, In sei si sono dileguati, mentre gli altri sono stati trattenuti. La sommossa nel pomeriggio di ieri, quando circa 45 prigionieri della struttura hanno cercato di sfuggire ai controlli Erano le 16.30 quando, in massa - secondo quanto si è saputo - gli immigrati hanno sfondato il cancello che li separa dal Cara, il Centro di accoglienza richiedenti asilo, per poi tentare la fuga da lì. Immediatamente, però, è scattato l’allarme e sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia di Stato. In sei sono riusciti a scappare, 20 sono stati bloccati quando erano ancora nel Cara, mentre con la restante parte è stata avviata una trattativa che è andata avanti sino alle 20.30, quando è stata ripristinata la calma e gli immigrati sono rientrati. Non si sono registrano feriti e neanche danni alla struttura.»

muore operaio in provincia di firenza

Un operaio e' morto in un capannone a Castelfiorentino (Firenze): era sul tetto, che ha ceduto. L'uomo e' caduto per otto metri. La vittima, 44 anni, albanese, era irregolare in Italia. Il datore di lavoro, 36 anni, albanese, e' stato arrestato per omicidio colposo e impiego di manodopera clandestina. I due, muratori, erano andati nel capannone per alcuni lavori di manutenzione. Il titolare della ditta,conoscente della vittima, lo aveva 'ingaggiato' per un aiuto.

esteri

ProiettiliChile. Pinera vuole trattare, il sindacato pure, la piazza no

Il presidente Piñera si è infine espresso sulla morte del giovane Manuel Gutierrez. In un discorso serio e severamente sensibile ha espresso le sue condoglianze per la morte di questo ragazzo... e per quella di un anziano arso la stessa notte nella sua abitazione. I pompieri non sono riusciti ad accorrere in tempo, a causa delle barricate. Vero? Forse. Sicuramente triste e morboso. Il presidente crucciato ha domandato alla nazione: "Quanti morti ancora dovremo sopportare prima di reagire?".

E la soluzione arriva in un attimo. Il governo ha deciso di tendere "fraternamente" una mano agli studenti in lotta, proponendo un tavolo di confronto con i leader del movimento e le organizzazioni di professori e rettori. E' un corteggiamento pacato e rispettoso. Qualunque signorin* di buona famiglia non saprebbe resistere, infatti la risposta della Confech non si fa attendere. Tutti d'accordo ad accettare, naturalmente con i se e con i ma che il caso necessita per non perdere la propria base di consenso. Camila Vallejo, oramai volto riconosciuto (dai media) della protesta, parla di "qualcosa di positivo". Fraintende i comportamenti di piazza dei suoi coetanei riassumendoli in un "era questo che chiedevamo". Non si era capito...?!

Ma la maggior parte degli estudiantes non vuole ripetere l'errore commesso nel 2006, quando la "rivoluzione dei pinguini" degli studenti medi scelse di abdicare le proprie rivendicazioni per un suposto dialogo con la presidenta Bachelet. Oggi sui muri delle università occupate si può leggere: "Confech concerta", o più icasticamente "Confech = P.C. (Partido Comunista): svendiamo ancora una volta la tua istruzione."

All'interno dei sindacati studenteschi c'è chi parla di "sconfitta del governo" e dunque di una vittoria. E chi si preoccupa di garantire al movimento che "non si tratta di un tavolo di dialogo" ma bensì della possibilità di "parlare faccia a faccia con il governo". Ora, forse possono sfuggirci le sottili sfumature del lessico politico sindacale, fatto sta che dalle strade non arriva l'appoggio sperato alla Federazione.

Il giorno dopo la morte di Manuel, a Santiago un corteo spontaneo affronta rabbioso gli assassini del giovane. Le macchine che passano suonano il clacson: andate avanti così. I carabineros schierati perdono la pazienza. C'è chi giura di aver visto delle pistole aggirarsi tra gli encapuchados/as di Valparaiso. E la serenità propria dei tutori dell'ordine fa presto a svanire, di fronte ad una folla che ti grida in faccia: "Ya van a ver! Ya van a ver! Todas las balas se van a revolver!". Vedrete - dicono - tutti i vostri prioiettili vi torneranno indietro.

Libia, emergenza umanitaria e dichiarazioni d'oltreoceano

(agenzia)

È stata una notte di esplosioni e scontri a fuoco, a Tripoli:e' quanto riferiscono fonti del misna da tripoli, dove l’avanzata dei ribelli e i bombardamenti aerei della Nato non sono ancora riusciti ad avere la meglio sulle ultime sacche di resistenza dei militari fedeli al colonnello Muammar Gheddafi. Oggi a Bahara a dare un po’ di speranza è stato il ritorno della corrente elettrica per la prima volta dall’inizio della battaglia, una settimana fa. Responsabili del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) in Libia dicono che in alcuni quartieri la situazione è “più calma” ma che in altre zone gli scontri continuano intensi. “La priorità – racconta Dibeh Fakhr, portavoce del Cicr – è garantire l’accesso alle cure mediche, facendo arrivare dottori e farmaci e trasferendo i feriti in ospedali funzionanti”. Ieri il Comitato internazionale della Croce Rossa ha trasferito 17 pazienti gravi da una struttura abbandonata alla periferia nell’ospedale del centro della città, uno dei pochi dove i pazienti sono assistiti.

Tutto questo mentre da oltre oceano arrivano le prime dichiarazioni:

"i libici non saranno capaci di administrarsi loro stessi , nella nouva realtà che comincia adesso e con i due milioni di barili di petroleo al giorno , l'unica soluzione é ,una "forza internazionale " " . E' quanto afferma sul financial times Richard N. Haass , Presidente del Consiglio di relazioni internazionale del think tank, uomo che ha già lavorato per l'amministrazione bush dal 2001 al 2003.

Siria, proteste antigovernative: otto civili uccisi

E' accaduto nelle città di Dayr az-Zor, nell'est, e Abu Kamal, non lontano dal confine con l'Iraq, dopo le preghiere della sera Otto civili sarebbero stati uccisi nella notte nelle città di Dayr az-Zor, nell'est, e Abu Kamal, non lontano dal confine con l'Iraq, durante proteste antigovernative iniziate dopo le preghiere della sera. Lo riferisce la tv al-Arabiya, citando attivisti siriani. Sempre nella notte si sarebbero registrati interventi delle forze di sicurezza a Duma, nel sud, e a Homs (città a nord della capitale Damasco), nei quartieri di Bab al-Sibaa, Bab al-Dareeb e al-Marygeh. In queste zone gli agenti avrebbero aperto il fuoco contro civili. Notizie di colpi d'arma da fuoco sono arrivate anche dalla zona di Karm al-Zaytun, nei pressi di Homs. Inoltre, al-Jazeera racconta come le forze di sicurezza avrebbero aperto il fuoco contro gruppi di manifestanti a Jassem e al-Hara, nella provincia meridionale di Daraa. Da metà marzo, quando in Siria sono iniziate le proteste contro il presidente Bashar al-Assad, secondo il bilancio degli attivisti, le forze di sicurezza hanno ucciso oltre duemila persone.

gror110829 (last edited 2011-08-29 16:42:39 by anonymous)