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ITALIA

LAVORO: OCCUPARONO A1, CONDANNATI 60 OPERAI VIDEOCON GIUDICE, 15 GIORNI RECLUSIONE O MULTA 3.750 EURO

della Videocon sono stati condannati a 15 giorni di reclusione o ad un a multa di quasi 4.000 euro dal Tribunale di Frosinone per aver occupato l'autostrada A1 Roma-Napoli nei giorni della protesta per la crisi della fabbrica di Anagni. I lavoratori hanno gia' annunciato ricorso. I lavoratori - dice Silvio Campoli(Filcea-Cgil) - hanno ricevuto un decreto di condanna che prevede quindici giorni di reclusione o una multa di 3.750 euro. Sono stati trattati peggio dei malfattori solo per aver difeso il loro posto di lavoro. Ora procederemo con i ricorsi.

all'esame della Regione Lazio. L'assessore al Lavoro, Mariella Zezza, ha infatti convocato per il 14 di ottobre un nuovo incontro per valutare la situazione e le prospettive dello stabilimento di Anagni, oltre a quelle dei 1.300 lavoratori che sono in cassa integrazione. Per il futuro della Videocon, che fa capo al gruppo indiano guidato da Venugopal Dhoot, si e' in attesa di una decisione del tribunale di Frosinone sulla richiesta di concordato preventivo presentato dall'azienda.


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ESTERI

SECONDO GIORNO DI SCIOPERO, PROSEGUE MARCIA INDIGENI

Sta avendo un certo seguito lo sciopero generale di 48 ore indetto dalla Centrale operaia boliviana (Cob), principale sindacato in Bolivia: ieri il traffico è stato bloccato e molti centri sanitari e scuole sono rimasti chiusi al centro di La Paz. Fonti di stampa locale riferiscono tuttavia che molti negozi e banche hanno aperto regolarmente mentre nei quartieri periferici i mezzi pubblici erano in servizio.

Pedro Montes, segretario esecutivo del Cob, ha sottolineato che si tratta di una protesta tesa a spingere il governo del presidente Evo Morales a applicare l’accordo salariale firmato ad aprile per la rivalutazione degli stipendi dopo il forte aumento dei prezzi tra fine 2010 e l’inizio del 2011. Montes ha annunciato per oggi una nuova manifestazione di sostegno ai “fratelli indigeni”, impegnati dal 15 agosto in una marcia di denuncia della costruzione di un tratto di strada attraverso il Parco nazionale Isiboro Sécure (Tipnis), in Amazzonia, riserva delle comunità native.

Dopo essere stata fermata il 25 settembre nel piccolo centro di Yucumo (nord-est) da un intervento repressivo delle forze dell’ordine, la marcia degli indigeni sta proseguendo senza incidenti verso La Paz. Il quotidiano boliviano ‘La Razón’ riferisce che il corteo ha raggiunto in serata la località di Carrasco, a una ventina di chilometri dal capoluogo della provincia di Caranavi, a circa 190 chilometri a nord-est dalla capitale. Rafael Quispe, un dirigente del collettivo degli indigeni di ‘Conamaq’ ha annunciato che si rivolgerà alla Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) per “tutelarsi dalla persecuzione politica del potere socialista di cui è vittima”.

In più occasioni il presidente Morales ha accusato i partecipanti alla marcia di essere manipolati politicamente dall’opposizione mentre lo stesso Quispe è sospettato di intrattenere “contatti regolari e dubbiosi” con l’ambasciata degli Stati Uniti in Bolivia. A sostegno di Morales, organizzazioni contadine hanno convocato una marcia per il 12 ottobre, giorno in cui gli indigeni potrebbero appunto raggiungere La Paz.

Intanto, dopo la destituzione di due ministri di primo piano, quelli dell’Interno e della Difesa, in relazione alla repressione della marcia indigena, ieri è stato sospeso dal suo incarico anche il vice-comandante nazionale della polizia, il generale Óscar Muñoz.

REPRESSA PROTESTA STUDENTI, LAVORATORI SOLIDALI

Una trentina di feriti e 132 persone arrestate, tra cui molti minorenni: è il bilancio provvisorio della repressione delle forze di polizia e dei tafferugli che si sono verificati ieri a Santiago durante una nuova protesta studentesca indetta dalla Federazione degli studenti universitari del Cile (Fech) all’indomani dalla sospensione del ‘tavolo del dialogo’ col governo.

L’inviata del sito d’informazione ‘Telesur’ a Santiago, Beatriz Michell, riferisce che “la polizia è intervenuta per bloccare i manifestanti soli pochi minuti dopo l’inizio della marcia”, ufficialmente per arginare un’iniziativa “non autorizzata”. La giornalista sottolinea che “la protesta era iniziata in modo pacifico visto che gli studenti non hanno in alcun modo provocato le forze dell’ordine” che hanno utilizzato gas lacrimogeni e idranti.

Dalla capitale cilena, fonti ufficiali hanno dichiarato che la manifestazione era autorizzata, però la polizia è dovuta intervenire quando gli studenti non hanno rispettato il percorso stabilito dal governo, in una zona più periferica di Santiago, e si sono incamminati sul viale centrale de La Alameda. Violenze e tafferugli tra il corteo e la polizia sono proseguiti per diverse ore in più quartieri della capitale dove sono state erette barricate e copertoni sono stati incendiati.

In solidarietà con il movimento studentesco e in segno di protesta per la violenta repressione, il principale sindacato dei lavoratori, la ‘Central unitaria de Trabajadores’, ha convocato una manifestazione nazionale per il 19 ottobre. La Federazione degli studenti universitari del Cile ha invece chiesto al governo di Sebastián Piñera di presentare nuove proposte su tutte le rivendicazioni avanzate negli ultimi cinque mesi di agitazioni, iniziate a maggio.

Mercoledì, dopo solo due incontri, si era interrotto il ‘tavolo del dialogo’ tra sindacati studenteschi, rappresentanti degli alunni di scuole medie e dei professori da una parte e governo dall’altra. Secondo Camila Vallejo, presidente della Fech, le proposte fatte dal governo cileno “non rispecchiano l’impegno a garantire un’istruzione gratuita” e l’annunciato aumento del 7,6% delle risorse da destinare al settore dell’istruzione previsto per il 2012 è “insufficiente”.

PATAGONIA: RESPINTI RICORSI CONTRO PROGETTO DIGHE

Sono stati respinti dalla giustizia cilena i sette ricorsi presentati da organizzazioni cittadine e ambientaliste contro il controverso progetto ‘HidroAysén’ per la costruzione di cinque dighe in Patagonia. La Corte d’appello di Puerto Montt, capitale della Regione di Los Lagos (X Regione), che lo scorso 20 giugno aveva sospeso il progetto per analizzare i ricorsi, ha reso ieri il suo verdetto.

Prima di essere avviato, il progetto deve ancora ottenere l’approvazione del Consiglio dei ministri e della Corte suprema, presso la quale i querelanti introdurranno un nuovo ricorso.

Nel progetto HydroAysén è coinvolta l’italiana Enel attraverso la sua controllata Endesa, insieme alla Colbún, di proprietà della potente famiglia cilena Matte. La sua attuazione dovrebbe comportare, tra l’altro, l’inondazione di 5600 ettari di un raro ecosistema forestale, con gravi impatti socio-ambientali e conseguenze rovinose per l’agricoltura. I suoi promotori argomentano che accrescerebbe del 20% la capacità elettrica del Cile.

Tunisia, assalto all'univerità che proibisce il niqab

L'università della cittadina di Susa è stata assaltata da un gruppo di ragazzi e ragazze armati. Lo ha annunciato l'agenzia tunisina ufficiale, Tap, precisando che l'azione sarebbe stata compiuta mercoledì notte.

Sembra ormai accertato che si sia trattato di un'azione dimostrativa per protestare contro la decisione della facoltà di non ammettere le studentesse che indossino il velo quasi integrale, il niqab.

Secondo la ricostruzione del preside, Munsif Abdel Jalil, alcune ragazze che si erano presentate per l'iscrizione ed erano state respinte perché indossavano il niqab, si sono ripresentate accompagnate da un gruppo di ragazzi di un sedicente comitato di difesa delle donne velate. Ora preside e docenti, ancora scossi da quest'atto che definiscono intimidatorio, temono ritorsioni da altri gruppi islamisti.

Libia, truppe governo provvisorio lanciano nuova offensiva su Sirte

Le forze libiche che combattono per il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) hanno lanciato una nuova offensiva su Sirte. Lo riferisce la Bbc. Secondo l'inviato dell'emittente britannica, John Head, si tratta del più grande attacco mai lanciato contro la città.

Centinaia di veicoli blindati hanno sferrato un attacco a tenaglia, colpendo simultaneamente da est e da ovest e ora sono ormai giunti nei pressi del centro, il cui controllo è il vero obiettivo dell'azione. Dalla città si levano colonne di fumo mentre intorno si sentono mortai e carriarmati sparare.

Quella in corso potrebbe essere l'offensiva finale contro quello che è ritenuto essere l'ultimo bastione controllato dai fedeli del Colonnello Muhammar Gheddafi. Quattro giorni fa era scaduto il cessate il fuoco dichiarato dai ribelli per permettere l'evacuazione dei civili rimasti intrappolati.

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gror111007 (last edited 2011-10-07 15:53:22 by anonymous)