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Gr 19:30

In primo Piano

ESTERI

ARGENTINA: riconfermata presidente Cristina Fernandez con il 54%

Cristina Fernandez de Kirchner trionfa al primo turno delle elezioni politiche in Argentina. La "presidenta" ottiene il 54% dei consensi lasciando al concorrente, il socialista Hermes Binner, solo il 17%. E' la prima donna alla guida di un Paese a venire rieletta per la seconda volta. Dalle proiezioni sembrerebbe che la leader del Frente para la victoria sarà in grado di riaggiudicarsi la maggioranza al Congresso, perso con le elezioni di midterm nel 2009. Vengono eletti 130 deputati e 24 senatori. La vittoria di Kirchner si spiega soprattutto con la crescita economica del Paese e con le misure adottate per combattere la povertà estrema.

TUNISIA: affluenza record per le prime elezioni dopo deposizione di Ben Alì

Si è votato in maniera ordinata e pacifica e con un tasso di partecipazione straordinario. Per le prime elezioni libere della Tunisia post-Ben Alì, il presidente-autocrate deposto ormai nove mesi fa, ha votato oltre il 90 per cento dei quattro milioni di tunisini che si erano iscritti al voto. Mancano invece i dati riguardanti altri tre milioni di aventi diritto che non figuravano registrati. Con questo voto, gli elettori decideranno la formazione di un'assemblea costituente di 217 eletti che avrà il compito di scrivere una nuova costituzione e nominare un governo ad interim. In molti seggi si sono registrate code lunghe ma non ci sono stati disordini. Tanto che da Washington e Bruxelles sono arrivate le congratulazioni per la buona riuscita del voto e la prova di maturità politica data. Sono un centinaio i partiti che hanno partecipato alla tornata elettorale. I risultati non saranno resi noti prima del pomeriggio ma tutti gli occhi sono puntati sulla formazione islamica moderata di Ennahda, i cui dirigenti hanno ripetuto nuovamente che il loro partito resta impegnato nella difesa della democrazia e dei diritti delle donne, e che è considerato il grande favorito. Tra i votanti, c'era anche la madre di Mohamed Bouazizi, il ragazzo che si diede fuoco per protesta contro le autorità, diventando il simbolo della rivoluzione: "Sono contenta che la morte di mio figlio abbia permesso di superare la paura e l'ingiustizia", ha detto la donna.

MAROCCO: PROTESTE POPOLARI PER BOICOTTAGGIO LEGISLATIVE ANTICIPATE

Si è conclusa con scontri tra manifestanti e forze dell’ordine la ‘giornata di mobilitazione nazionale’ indetta dal Movimento del 20 Febbraio contro le elezioni legislative anticipate del 25 novembre. Da Rabat a Casablanca migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere il boicottaggio del voto previsto dal referendum dello scorso luglio, organizzato dal re Mohamed VI per arginare le rivendicazioni popolari ispirate alla primavera araba in Tunisia e in Egitto. Fonti di stampa internazionale riferiscono del violento intervento della polizia antisommossa in risposta al raduno di migliaia di manifestanti davanti alla sede del parlamento che dapprima avevano attraversato con un lungo corteo le vie di Rabat. A Casablanca, la capitale economica, l’iniziativa avrebbe ottenuto la partecipazione di 8000 cittadini che hanno protestato anche nelle città di Tangeri e Fez. La giornata nazionale di ieri, organizzata ogni mese dal 20 febbraio, giunge a pochi giorni dalla morte in circostanze oscure di un giovane laureato disoccupato, Mohamed Boudaroua, militante del movimento nella città di Safi. Un’inchiesta aperta dalle autorità marocchine deve fare la luce sulla presunta responsabilità di un agente di polizia che avrebbe spinto il militante dal tetto di un palazzo dove si era appostato durante un sit-in di protesta. Le prossime elezioni dovrebbero portare alla nomina di un governo incaricato di stilare leggi per l’attuazione della nuova Costituzione proposta dal re, approvata da un referendum tre mesi fa. Il Movimento del 20 Febbraio è stato creato da un gruppo di giovani per rivendicare la creazione di una monarchia parlamentare, denunciare la corruzione dilagante e la precarietà socio-economica. Mohamed VI ha proposto di trasferire parte delle sue prerogative a un governo eletto ma conserva saldamente in mano il controllo dell’economia, della sicurezza e delle questioni religiose. “E’ evidente che le elezioni porteranno al potere gli stessi politici che già da anni saccheggiano le ricchezze del paese e prendono in ostaggio il futuro del popolo marocchino” ha detto ieri Omar Radi, militante del comitato del movimento a Rabat.

ALGERIA: Rapita una cooperante italiana (audio: ROR)

Rosella Urru lavorava da due anni per una ONG in un campo profughi per rifugiati saharawi in Algeria. I media mainstream parlano di formazioni qaediste che l'avrebbero rapita, sarà vero? Ascolta la corrispondenza

Turchia, 200 morti nel terremoto di domenica pomeriggio. Nella notte nuove scosse

Sono più di duecento le persone morte nel terremoto che ieri sera ha colpito la Turchia. Si tratta di un bilancio meno grave del migliaio di morti di cui parlavano i primi flash d'agenzia anche se purtroppo ci si aspetta che salga nelle prossime ore. Milleduecento circa i feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. Il sisma, 7.2 gradi della scala Richter, ha colpito la provincia di Van e in particolare la città di Ercis, nella Turchia orientale, poco prima delle due del pomeriggio, sbriciolando subito una ottantina di palazzi. Sono seguite altre scosse, alcune delle quali piuttosto forti, di 5.6 e 6 gradi. Nella notte se ne sono registrate altre, una in particolare ha raggiunto i 4.6 gradi. Quasi diecimila le persone che hanno passato la notte in strada, al freddo, nel timore di nuove scossi e nuovi crolli. I servizi d'emergenza sono al lavoro alla ricerca di persone intrappolate tra le macerie. Sono circa mille i palazzi pesasntemente danneggiati. Secondo l'Associated Press, i soccorritori sono sprovvisti di mezzi quali pale meccaniche e scavatori e lavorano in condizioni disperate. La cosa sorprende, perché purtroppo la Turchia è stata più volte colpita da sismi disastrosi. Nel 1999, due terremoti in successione provocarono oltre ventimila vittime.

ITALIA

ROMA: RESTA IN CARCERE IL COMPAGNO ACCUSATO PER L'INCENDIO DEL BLINDATO IL 15 OTTOBRE (audio: ROR)

VALSUSA: DOPO LA GRANDE MANIFESTAZIONE DI IERI (audio: ROd'U: 4')

SALERNO: IL SINDACO (PD) SVENDE L'ACQUA AI PRIVATI

Nonostante l'esito referendario e la netta vittoria dei SI (95%) alla gestione pubblica dell'acqua e contro i profitti sul bene comune più prezioso; nonostante la forte partecipazione alle urne da parte dei cittadini di Salerno (66%), nella seconda città campana, in consulta è stata votata la cessione del servizio idrico integrato ad una società privata. É proprio una giunta PD ad essere la prima d'Italia a privatizzare l'acqua dopo i referendum e quindi a non rispettare la decisione dei 27 milioni di italiani che si sono chiaramente espressi a giugno scorso. Già nel febbraio del 1998, era stato il sindaco De Luca appena rieletto a trasformare formalmente l'allora municipalizzata in Società per azioni. Dal 2006, è di nuovo Vincenzo De Luca ad essere primo cittadino salernitano, e 13 anni dopo la trasformazione in Spa, ha fatto il passo successivo, la Salerno Sistemi Spa è stata ceduta dal Comune di Salerno alla Salerno Energia Spa, società mista, di diritto privato e con partecipazione privata del 40%. L'acqua salernitana ha definitivamente smesso di essere considerato un diritto; è una merce a tutti gli effetti, uno dei mercati di questa holding. L'atto di De Luca ci ricorda le scelte fatte da Rutelli che nel 1997, da sindaco di Roma, trasformava l'Acea in spa per cederne poi il 49% delle quote a Suez, Caltagirone e alla borsa di Milano. L'Acea era un'azienda speciale che forniva un buon servizio, oggi è una multinazionale presente in tanti mercati. É una multinazionale che pochi anni fa decise di investire nella telefonia mobile in Spagna insieme alla FIAT, senza condividere la decisione con il Comune di Roma, perse soldi pubblici perché l'investimento non andò a buon fine, e poi scelse di aumentare le tariffe dell'acqua per recuperare denaro perso. Un altro dato da prendere in considerazione é che anche il consigliere di Sinistra e Libertà, Emiliano Torre, é complice di tutto ciò. Ha votato anche lui a favore della privatizzazione.

ASTI: PROCESSO CONTRO AGENTI PENITENZIARI

Cinque agenti della polizia penitenziaria, in servizio nel carcere di Asti, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di aver picchiato e sottoposto a vessazioni due detenuti: entrambi sono stati lasciati per alcuni giorni, in isolamento, completamente nudi in una cella priva di vetri alla finestra, di materasso, di lavandino e di sedie; per vitto è stato fornito loro solo pane ed acqua. Ai due, inoltre - secondo l' accusa - veniva impedito di dormire. Il processo contro i cinque agenti penitenziari comincerà il 27 ottobre ad Asti. A denunciare gli agenti sono stati Claudio Renne e Andrea Cirino. Il primo - si legge negli atti dell'inchiesta - fu portato nel 2004 in una cella di isolamento, come punizione per aver cercato di placare un diverbio tra un agente e un altro detenuto. Le botte si ripetono più volte al giorno, calci e pugni su tutto il corpo, tanto che gli sarà riscontrata la frattura di una costola oltre ad una grossa bruciatura sul volto causata da un ferro rovente. Tra il dicembre 2004 e il febbraio 2005 anche Andrea Cirino viene tenuto in isolamento, per 20 giorni. La notte, racconta, gli agenti gli impediscono di dormire battendo le grate della cella, il giorno viene picchiato ripetutamente, gli viene negata l'acqua. Cirino, in seguito, tenterà il suicidio per impiccagione. «Dalle intercettazioni e dalla relazione di polizia giudiziaria emergono particolari inquietanti», afferma Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, che ha chiesto di costituirsi parte civile al processo. «Nel carcere di Asti - aggiunge - vigeva una cultura diffusa di violenza da parte dei poliziotti e di indifferenza da parte di medici e direttore». Un assistente di polizia penitenziaria dello stesso carcere nel 2006 testimonia: «Nel caso in cui i detenuti risultino avere segni esterni delle lesioni, spesso i medici di turno evitano di refertarli e mandano via il detenuto dicendogli che non si è fatto niente o comunque chissà come si è procurato le lesioni. Inoltre lo convincono a non fare la denuncia dicendogli che poi vengono portati in isolamento e picchiati nuovamente».

Gr 13:00

In primo Piano

Rapita una cooperante italiana in Algeria

ROssella Urru lavorava da due anni per una ONG in un campo profughi per rifugiati saharawi in Algeria. I media mainstream parlano di formazioni qaediste che l'avrebbero rapita, sarà vero? Ascolta la corrispondenza

ESTERI

Argentina, riconfermata Cristina Fernandez con il 54 percento

Cristina Fernandez de Kirchner trionfa al primo turno delle elezioni politiche in Argentina. La "presidenta" ottiene il 54 percento dei consensi lasciando al concorrente, il socialista Hermes Binner, solo il 17 percento. Subito dopo lo scrutinio dei voti, Kirchner, al potere dal 2009, ha dichiarato di voler "migliorare la vita di 40 milioni di argentini", davanti ad una Plaza de Mayo festante, a Buenos Aires. E' la prima donna alla guida di un Paese a venire rieletta per la seconda volta.

Dalle proiezioni sembrerebbe che la leader del Frente para la victoria sarà in grado di riaggiudicarsi la maggioranza al Congresso, perso con le elezioni di midterm nel 2009. Dal responso delle urne usciranno anche i nomi dei 130 deputati e dei 24 senatori che andranno in parlamento.

La vittoria di Kirchner si spiega soprattutto con la crescita economica del Paese e con le misure adottate per combattere la povertà estrema, ha commentato la Bbc. Importante anche il fattore simpatia, visto che Cristina Fernandez ha visto la sua popolarità impennarsi in seguito alla scomparsa del marito Nestor Kirchner, presidente dal 2003 al 2007 e uomo ombra della "presidenta" finché è stato in vita.

Tunisia, affluenza record per le prime elezioni dopo deposizione di Bel Alì

Si è votato in maniera ordinata e pacifica e con un tasso di partecipazione straordinario. Per le prime elezioni libere della Tunisia post-Ben Alì, il presidente-autocrate deposto ormai nove mesi fa, ha votato oltre il 90 per cento dei quattro milioni di tunisini che si erano iscritti al voto. Mancano invece i dati riguardanti altri tre milioni di aventi diritto che non figuravano registrati.

Con questo voto, gli elettori decideranno la formazione di un'assemblea costituente di 217 eletti che avrà il compito di scrivere una nuova costituzione e nominare un governo ad interim. In molti seggi si sono registrate code lunghe ma non ci sono stati disordini. Tanto che da Washington e Bruxelles sono arrivate le congratulazioni per la buona riuscita del voto e la prova di maturità politica data.

Sono un centinaio i partiti che hanno partecipato alla tornata elettorale. I risultati non saranno resi noti prima del pomeriggio ma tutti gli occhi sono puntati sulla formazione islamica moderata di Ennahda, i cui dirigenti hanno ripetuto nuovamente che il loro partito resta impegnato nella difesa della democrazia e dei diritti delle donne, e che è considerato il grande favorito. Tra i votanti, c'era anche la madre di Mohamed Bouazizi, il ragazzo che si diede fuoco per protesta contro le autorità, diventando il simbolo della rivoluzione: "Sono contenta che la morte di mio figlio abbia permesso di superare la paura e l'ingiustizia", ha detto la donna.

PROTESTE POPOLARI PER BOICOTTAGGIO LEGISLATIVE ANTICIPATE

Si è conclusa con violenze e tafferugli tra manifestanti e forze dell’ordine la ‘giornata di mobilitazione nazionale’ indetta dal Movimento del 20 Febbraio contro le elezioni legislative anticipate del 25 novembre. Da Rabat a Casablanca migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere il boicottaggio del voto previsto dal referendum dello scorso luglio, organizzato dal re Mohamed VI per arginare le rivendicazioni popolari ispirate alla primavera araba in Tunisia e in Egitto.

Fonti di stampa internazionale riferiscono del violento intervento della polizia antisommossa in risposta al raduno di migliaia di manifestanti davanti alla sede del parlamento che dapprima avevano attraversato con un lungo corteo le vie di Rabat. A Casablanca, la capitale economica, l’iniziativa avrebbe ottenuto la partecipazione di 8000 cittadini che hanno protestato anche nelle città di Tangeri e Fez. La giornata nazionale di ieri, organizzata ogni mese dal 20 febbraio, giunge a pochi giorni dalla morte in circostanze oscure di un giovane laureato disoccupato, Mohamed Boudaroua, militante del movimento nella città di Safi. Un’inchiesta aperta dalle autorità marocchine deve fare la luce sulla presunta responsabilità di un agente di polizia che avrebbe spinto il militante dal tetto di un palazzo dove si era appostato durante un sit-in di protesta.

Le prossime elezioni dovrebbero portare alla nomina di un governo incaricato di stilare leggi per l’attuazione della nuova Costituzione, approvata dal 98% della popolazione che tre mesi fa ha detto di ‘sì’ alle proposte del monarca. Il Movimento del 20 Febbraio è stato creato da un gruppo di giovani per rivendicare la creazione di una monarchia parlamentare, denunciare la corruzione dilagante e la precarietà socio-economica. Mohamed VI ha proposto di trasferire parte delle sue prerogative a un governo eletto ma conserva saldamente in mano il controllo dell’economia, della sicurezza e delle questioni religiose.

“E’ evidente che le elezioni porteranno al potere le stesse personalità politiche che già da anni saccheggiano le ricchezze del paese e prendono in ostaggio il futuro del popolo marocchino” ha detto ieri Omar Radi, militante del comitato del movimento a Rabat. Non bastano le rassicurazioni di Mohamed VI che ha promesso di organizzare un voto libero e trasparente. Molti dei suoi detrattori dell’opposizione di sinistra e della società civile considerano le consultazioni indette dal retroppo “veloci” per consentire un “vero dibattito” e temono che le elezioni di fine novembre siano soltanto una “farsa orchestrata dal potere”.

Turchia, 200 morti nel terremoto di domenica pomeriggio. Nella notte nuove scosse

Sono più di duecento le persone morte nel terremoto che ieri sera ha colpito la Turchia. Si tratta di un bilancio doloroso ma comunque meno impressionante del migliaio di morti di cui parlavano i primi flash d'agenzia anche se purtroppo ci si aspetta che salga nelle prossime ore. Milleduecento circa i feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni.

Il sisma, 7.2 gradi della scala Richter, ha colpito la provincia di Van e in particolare la città di Ercis, nella Turchia orientale, poco prima delle due del pomeriggio, sbriciolando subito una ottantina di palazzi. Sono seguite altre scosse, alcune delle quali piuttosto forti, di 5.6 e 6 gradi. Nella notte se ne sono registrate altre, una in particolare ha raggiunto i 4.6 gradi. Quasi diecimila le persone che hanno passato la notte in strada, al freddo, nel timore di nuove scossi e nuovi crolli.

I servizi d'emergenza sono al lavoro alla ricerca di persone intrappolate tra le macerie: "Si sentono le urla, sono in agonia", riferiscono alcuni elementi delle squadre di soccorso citati dalla Bbc. Per l'Osservatorio di Kandili, sono circa mille i palazzi pesasntemente danneggiati. Secondo quanto riferito dall'Associated Press, i soccorritori sono sprovvisti di mezzi quali pale meccaniche e scavatori e lavorano in condizioni disperate. Fatto sorprendente, perché purtroppo la Turchia è stata più volte colpita da sismi disastrosi. Nel 1999, due terremoti in successione provocarono oltre ventimila vittime.

ITALIA

Manifestazione in val di susa

Ieri grande manifestazione in val di susa, ascolta il commento di una compagna al termine della giornata (sul sito di blackout, corriaspondenza delle ore 15.15)


Gr 9:30

ESTERI

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gror111024 (last edited 2011-10-24 18:08:17 by anonymous)