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Fonti

Gr 19:30

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ESTERI

Egitto: massacro a piazza Tahrir, oltre 40 morti e migliaia di feriti (audio:ROR)

Sono ripresi in Egitto gli scontri nella piazza "Tahrir" del Cairo, teatro ieri di violenti scontri tra la polizia e manifestanti nel corso dei quali sono rimasti uccisi almeno 40 dimostranti e feriti in migliaia. Testimoni oculari citati dalla tv satellitare "al Arabiya" hanno riferito che questa mattina i manifestanti accampati nella centralissima piazza della capitale "hanno respinto una nuova carica delle forze di sicurezza che volevano sgombrarli". Poi, le forze di sicurezza egiziane hanno sparato lacrimogeni per impedire ai manifestanti di marciare verso il ministero dell'Interno, ma evidentemente anche pallottole di piombo, come documentato dai manifestanti. Ma a piazza Tahrir continuano ad affluire manifestanti, che questa sera sono circa 50.000. Stamane si era diffusa la notizia di una tregua raggiunta tra manifestanti e forze di sicurezza ma la situazione è di nuovo precipitata. Ahmad Sami, dottore volontario in un ospedale da campo allestito nella moschea di Omar Makram, ha riferito di aver visto almeno sei casi di persone ferite da pallottolle. I manifestanti, di nuovo accampati nella piazza simbolo della protesta di gennaio che ha deposto il regime dell'ex presidente Hosni Mubarak, hanno posto delle barriere in tutti gli ingressi della piazza. I dimostranti, a una settimana dalle elezioni legislative, chiedono le dimissioni immediate della giunta militare che governa il paese.

MAROCCO: A CINQUE GIORNI DALLE ELEZIONI, PROTESTE PER BOICOTTARLE

Elezioni che non saranno “davvero democratiche” in assenza di una costituzione democratica e che costituiscono soltanto “uno spreco di soldi”: sono questi gli slogan che migliaia di manifestanti hanno portato ieri nelle strade di Rabat, la capitale, Casablanca e Tangeri per chiedere il boicottaggio delle legislative del 25 novembre. La protesta è stata organizzata dal Movimento del 20 febbraio che ha anche denunciato la “corruzione dilagante” della classe politica. In base ai dati diffusi da fonti di stampa internazionale, nella capitale 2000 persone sono scese in piazza, altre 5000 a Casablanca, la capitale economica, e un migliaio nel porto di Tangeri. Le legislative anticipate, convocate dal re per costruire, almeno sulla carta, istituzioni più moderne, con un parlamento e un governo dotati di maggiori poteri, sono il secondo appuntamento con le urne dopo il referendum costituzionale di luglio, approvato dal 98% degli aventi diritto. Per gli attivisti del Movimento del 20 febbraio, le riforme politiche introdotte dalla nuova legge fondamentali sono “insufficienti”. Venerdì 13,6 milioni di elettori, di cui il 56,27% ha meno di 35 anni, saranno chiamati a scegliere 395 deputati tra 5000 candidati ai seggi locali e 1710 al parlamento nazionale. Nel paese l’affluenza elettorale è generalmente molto bassa.

LIBIA SLITTA FORMAZIONE GOVERNO, ARRESTI ‘ECCELLENTI’ ALIMENTANO DIVISIONI

E’ nuovamente slittata la formazione del governo di transizione guidato da Abdel Rahim al-Kib, prevista per ieri: oltre ai difficili negoziati tra le molte forze in campo, nel fine-settimana le nuove autorità hanno dovuto dibattere della sorte di Saif al-Islam. Il figlio maggiore dell’ex guida libica, arrestato nella notte tra venerdì e sabato nella remota località montagnosa di Zintan, verrà processato in Libia, ma Saif è ricercato anche dalla Corte penale internazionale (Cpi), con sede al’Aja, che lo ritiene responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità. Per l’organizzazione internazionale di difesa dei diritti umani Human Rights Watch (Hrw), dopo il modo in cui Muammar e Mutassim Gheddafi sono stati uccisi, “la gestione del caso Saif el-Islam rappresenterà un test per capire se le nuove autorità sono in grado di far applicare la legge e non la vendetta della piazza”. Ieri sera il Cnt ha inoltre confermato l’arresto di Abdallah al-Senoussi, ex responsabile dei servizi segreti libici nonché braccio destro di Muammar Gheddafi. E’ stato catturato nei pressi di Sadha, nella regione desertica di Al-Guira (sud), la stessa dove poche ore prima Saif el-Islam era stato arrestato.

BRASILE: MAREA DI PETROLIO AL LARGO DI RIO

Sarebbe stato un “picco imprevisto della pressione” sul fondo dell’Atlantico durante la perforazione di un giacimento nel bacino di Santos a causare la crepa da cui è fuoriuscito il greggio che si è propagato sulla superficie del mare al largo delle coste di Rio de Janeiro creando una macchia nera ancora fuori controllo. Lo ha ammesso nel fine settimana lo stesso presidente della ‘Chevron Brasil’, George Buck, confermando che, a 14 giorni dall’incidente, avvenuto nel pozzo di Frade, una quantità compresa fra i 10 barili (1590 litri) e i 100 barili (15.900 litri) continua giornalmente a fuoriuscire dal foro. Fonti brasiliane stimano che in totale, dal 9 novembre, data dell’incidente, si è verificato uno sversamento di 416.000 litri di greggio. La ‘Chevron’, ha detto Buck, “si assume tutta la responsabilità dell’incidente”. Oltre al danno ambientale, la ‘Chevron’ potrebbe essere multata dall’Agenzia nazionale del petrolio (Anp) per negligenza in merito alle misure di sicurezza. “L’incidente poteva essere evitato e merita una risposta forte. E’ una regione ricca in biodiversità alla base della catena alimentare marittima” ha detto il ministro dell’Ambiente dello Stato di Rio, Carlos Minc; ‘Greenpecae’ ha tra l’altro ricordato che il pozzo di Frade si trova su una rotta migratoria di delfini e balene. Secondo Fábio Scliar, responsabile per l’ambiente della polizia federale, se sarà comprovata la negligenza della ‘Chevron’, l’azienda potrebbe vedersi sospese le licenze per lo sfruttamento di idrocarburi per cinque anni.

SPAGNA: trionfa la destra alle elezioni politiche

La Spagna svolta a destra e consegna al Partido Popular di Mariano Rajoy la maggioranza assoluta nel congresso dei deputati di Madrid. Le elezioni politiche anticipate si sono chiuse quindi con i popolari che conquistano oltre il 44% alla camera con 186 seggi su 350, mentre al senato addirittura 136 su 210. Disastro del Psoe di Alfredo Rubalcaba che ottiene il 28,7% e 110 seggi alla camera e solo 48 al Senato, perdendo oltre 4 milioni di voti rispetto a 3 anni fa e registrando il suo peggiore risultato dalla fine del franchismo. Questi 4 milioni di voti però non sono passati in blocco alla destra spagnola, che da sola guadagna circa 700mila voti rispetto a 4 anni fa. Un milione di persone in più rispetto a 3 anni fa si è infatti astenuta, attestando l’affluenza al 72%; mentre un altra parte dei voti si è divisa tra gli altri partiti che andranno a comporre l’arco parlamentare. In particolar modo a guadagnare è la sinistra di Izquierda Unida, che incrementa di 700mila voti il risultato di circa un milione di un anno fa, e Unión Progreso y Democracia, giovane partito spagnolista di centro che al suo debutto 3 anni fa ottenere poco più di 300mila voti e ieri ha superato il milione e centomila preferenze. Oltre questi cantano vittoria anche i partiti regionali catalani e baschi. Ciu, Convergencia e Union, partito nazionalista di centro catalano, conquista 200mila voti in più rispetto al 2008, mentre è storico il risultato della sinistra indipendentista basca che con la coalizione Amaiur si attesta come primo partito in Euskadi, battendo il Pnv grazie alle oltre 330mila preferenze che varranno ben 7 seggi alla camera e 3 al senato. Gli eredi di Batasuna, ai quali fu proibito presentarsi alle elezioni 3 anni fa per i presunti legami con l’organizzazione armata indipendentista basca Eta, confermano quindi il successo di maggio dove nelle amministrative si aggiudicarono decine di Comuni, tra i quali San Sebastian, e la guida della provincia di Guipuzcoa.

ITALIA

ROMA: UDIENZA OGGI DEL PROCESSO FALLICO (audio: ROR)

ROMA: il Consiglio di Stato boccia il Piano nomadi

Accolto il controricorso dell'European Roma Rights Centre Foundation per discriminazione etnica e razziale nei confronti della comunità Rom. Si chiude insieme all'era Berlusconi anche la vicenda legata al Dpcm, presentato il 21 maggio 2008, con oggetto la “Dichiarazione dello stato di emergenza, in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio delle regioni Campania, Lazio e Lombardia”. Secondo i giudici infatti "non esistono dati fattuali che autorizzino ad affermare l'esistenza di un nesso tra la presenza sul territorio di insediamenti rom e una straordinaria ed eccezionale turbativa dell'ordine e della sicurezza pubblica". Il "Piano nomadi" inaugurò in Italia l'era degli sgomberi forzosi dei campi rom nei territori interessati, tra i quali si ricorda quello del Casilino 900, storico campo considerato il più grande d'Europa. Non solo i giudici hanno dichiarato "Illegittimo lo stato di emergenza”, ma hanno accolto il controricorso presentato dall'European Roma Rights Centre Foundation (Errcf), "non pienamente soddisfatti dalla pronuncia di primo grado, che non aveva condiviso il rilievo della carenza di presupposti di fatto idonei a legittimare una declaratoria di emergenza ai sensi dell’art. 5 della legge n. 225 del 1992 e dei lamentati intenti di discriminazione etnica e/o razziale nei confronti della comunità Rom". Nella sentenza viene inoltre specificato che non esistendo più le motivazioni necessarie atte a giustificare la nomina dei commissari straordinari eletti a Roma, Napoli, Milano e successivamente, Torino e Venezia dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, vengono conseguentemente annullati tali incarichi, considerati ormai nulli.

ROMA: SEQUESTRATA AREA DESTINATA AI RIFIUTI

Rifiuti a Roma, la procura sequestra Testa di Cane: “Violazioni ambientali” Sotto sigillo tre ettari di terreno con due vasche che potevano contenere fino a un milione di metri cubi di spazzatura. Tutto è partito da un esposto del comitato Malagrotta che aveva denunciato i lavori nel sito di proprietà dell'avvocato Manlio Cerroni La discarica di Testa di Cane Questa mattina i carabinieri del Noe, guidati dal capitano Pietro Rajola Pescarini e dal colonnello Ultimo, hanno eseguito un provvedimento di sequestro del sito Testa di Cane, invaso in costruzione a pochi metri dalla discarica di Malagrotta. Le indagini coordinate dal pm della procura di Roma, Roberto Cucchiari, hanno accertato irregolarità nell’esecuzione dei lavori. Tutto è partito da un esposto del Comitato Malagrotta che il fattoquotidiano.it aveva documentato con la ripresa della messa in opera del sito. I sigilli sono scattati per tre ettari di terreno, due le vasche presenti che potevano contenere fino ad un milione di metri cubi di rifiuti, la produzione di 3 anni di pattume romano.

ROMA: STUDENT* DI OSTIA OCCUPANO IL LICEO ANCO MARZIO

Questa mattina gli studenti e le studentesse del liceo di Ostia, dopo aver occupato la palestra della succursale, sono partiti in 500 alla volta della sede centrale e hanno auto-convocato un assemblea straordinaria. In questo momento sono in assemblea permanente e non vogliono andarsene da scuola. Stanno protestando contro la carenza di aule scolastiche che la provincia ancora non concede. STANNO IN AGITAZIONE VERSO IL CORTEO DEL 25 NOVEMBRE #OCCUPY OSTIA#


Gr 13:00

In primo Piano

ESTERI

Egitto, nuovi scontri in piazza Tahrir. Le vittime salgono a 22

Sono ripresi in Egitto gli scontri nella piazza "Tahrir" del Cairo, teatro ieri di violenti scontri tra la polizia e manifestanti nel corso dei quali sono rimasti uccisi almeno 13 dimostranti e feriti altri centinaia. Testimoni oculari citati dalla tv satellitare "al Arabiya" hanno riferito che questa mattina i manifestanti accampati nella centralissima piazza della capitale "hanno respinto una nuova carica delle forze di sicurezza che volevano sgombrarli". Poco fa, le forze di sicurezza egiziane hanno sparato lacrimogeni per impedire ai manifestanti di marciare verso il ministero dell'Interno. Lo riferisce l'emittente al Arabiya. Intanto, il ministero della Salute egiziano ha rivisto al rialzo il bilancio delle vittime al Cairo, aggiornandolo a ventidue. A piazza Tahrir gli scontri sono concentrati soprattutto nella parte sud-ovest. Gli agenti sono schierati nella via Mohamed Mahmoud, che si trova a poca distanza dal ministero. Secondo alcuni corrispondenti del quotidiano egiziano Al-Masry al-Youm, nella piazza vi sono almeno quattromila dimostranti. Stamane si era diffusa la notizia di una tregua raggiunta tra manifestanti e forze di sicurezza ma la situazione è di nuovo precipitata. Ahmad Sami, dottore volontario in un ospedale da campo allestito nella moschea di Omar Makram, ha riferito di aver visto almeno sei casi di persone ferite da pallottolle. I manifestanti, di nuovo accampati nella piazza simbolo della protesta di gennaio che ha deposto il regime dell'ex presidente Hosni Mubarak, hanno posto delle barriere in tutti gli ingressi della piazza. I dimostranti, a una settimana dalle elezioni legislative, chiedono alla giunta militare che governa il paese di lasciare subito il potere.

MAROCCO A CINQUE GIORNI DA LEGISLATIVE PROTESTE NAZIONALI PER BOICOTTAGGIO

Elezioni che non saranno “davvero democratiche” in assenza di una costituzione democratica e che costituiscono soltanto “uno spreco di soldi”: sono questi gli slogan che migliaia di manifestanti hanno portato ieri nelle strade di Rabat, la capitale, Casablanca e Tangeri per chiedere il boicottaggio delle legislative del 25 novembre. La protesta è stata organizzata dal Movimento del 20 febbraio che ha anche denunciato la “corruzione dilagante” della classe politica.

In base ai dati diffusi da fonti di stampa internazionale, nella capitale 2000 persone sono scese in piazza, altre 5000 a Casablanca, la capitale economica, e un migliaio nel porto di Tangeri. Per il sito d’informazione ‘Al Arabbiya’ il movimento che sostiene il boicottaggio “non è in grado di far deragliare il processo elettorale poiché non è seguito dalla maggioranza della popolazione che non è politicamente impegnata oltre ad essere fedele al re” Mohamed VI. Venerdì nelle 16 regioni del regno del Nord Africa circa 4000 osservatori saranno dispiegati per monitorare il processo elettorale. Le legislative anticipate, convocate dal re per costruire, almeno sulla carta, istituzioni più moderne, con un parlamento e un governo dotati di maggiori poteri, sono il secondo appuntamento con le urne dopo il referendum costituzionale di luglio, approvato dal 98% degli aventi diritto. Per gli attivisti del Movimento del 20 febbraio, le riforme politiche introdotte dalla nuova legge fondamentali sono “insufficienti”.

Venerdì 13,6 milioni di elettori, di cui il 56,27% ha meno di 35 anni, saranno chiamati a scegliere 395 deputati tra 5000 candidati ai seggi locali e 1710 al parlamento nazionale. Alla luce della spaccatura politica tra chi invita alla partecipazione e che chiama al boicottaggio, il tasso di partecipazione rappresenta la maggior incognita delle legislative, in un paese dove l’affluenza è generalmente molto bassa.

LIBIA SLITTA FORMAZIONE GOVERNO, ARRESTI ‘ECCELLENTI’ ALIMENTANO DIVISIONI

E’ nuovamente slittata la formazione del governo di transizione guidato da Abdel Rahim al-Kib, prevista per ieri: oltre ai difficili negoziati tra le molte forze in campo, nel fine-settimana le nuove autorità hanno dovuto dibattere della sorte di Saif al-Islam. Il figlio maggiore dell’ex guida libica, arrestato nella notte tra venerdì e sabato nella remota località montagnosa di Zintan, verrà processato in Libia, ma non si è ancora chiuso il dibattito sul luogo della sua detenzione. “La cattura di Saif al-Islam è uno sviluppo significativo poiché si tratta di una personalità chiave del vecchio regime. Si tratta, però, di una questione di sovranità nazionale” ha annunciato ieri Abdul Hafid Ghoga, portavoce del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Saif è ricercato dalla Corte penale internazionale (Cpi), con sede al’Aja, che lo ritiene responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità.

Dal canto suo il primo ministro ad interim, Abdel Rahim el-Keeb, ha promesso un “processo giusto” per il figlio del colonnello Muammar Gheddafi, ucciso a Sirte il mese scorso, in circostanze oscure, assieme ad un altro figlio, Mutassim. A questo punto delle trattative politiche per la partecipazione all’esecutivo di transizione, difensori dei diritti umani temono che Saif al-Islam possa rappresentare una “moneta di scambio” per la milizia che lo ha catturato e lo detiene a Zintan, 170 km a sud-ovest di Tripoli. “Deve rimanere qui, è un posto sicuro anche per processarlo”ha detto Osama al-Juwali, capo del consiglio militare di Zintan, avvertendo che a Tripoli potrebbe “essere giustiziato da combattenti infuriati che vogliono vendicarsi”. Consiglieri vicini al Cnt minimizzano il rischio di divisione tra le fazioni della capitale e quelle originarie di altre zone, insistendo che “divergenze di opinione sono naturali e sane”. Per l’organizzazione internazionale di difesa dei diritti umani Human Rights Watch (Hrw), dopo il modo in cui Muammar e Mutassim Gheddafi sono stati uccisi, “la gestione del caso Saif el-Islam rappresenterà un test per capire se le nuove autorità sono in grado di far applicare la legge e non la vendetta della piazza”.

Ieri sera il Cnt ha inoltre confermato l’arresto di Abdallah al-Senoussi, ex responsabile dei servizi segreti libici nonché braccio destro di Muammar Gheddafi. E’ stato catturato nei pressi di Sadha, nella regione desertica di Al-Guira (sud), la stessa dove poche ore prima Saif el-Islam era stato arrestato.

MAREA NERA AL LARGO DI RIO, ‘CHEVRON’ AMMETTE RESPONSABILITÀ

Sarebbe stato un “picco imprevisto della pressione” sul fondo dell’Atlantico durante la perforazione di un giacimento nel bacino di Santos a causare la crepa da cui è fuoriuscito il greggio che si è propagato sulla superficie del mare al largo delle coste di Rio de Janeiro creando una macchia nera ancora fuori controllo.

Lo ha ammesso nel fine settimana lo stesso presidente della ‘Chevron Brasil’, George Buck, confermando che, a 14 giorni dall’incidente, avvenuto nel pozzo di Frade, una quantità compresa fra i 10 barili (1590 litri) e i 100 barili (15.900 litri) continua giornalmente a fuoriuscire dal foro. Fonti brasiliane stimano che in totale, dal 9 novembre, data dell’incidente, si è verificato uno sversamento di 416.000 litri di greggio. La ‘Chevron’, ha detto Buck, “si assume tutta la responsabilità dell’incidente”.

Il ministero dell’Ambiente di Brasilia annuncerà in giornata a quanto ammonta l’ammenda che sarà inflitta al colosso petrolifero statunitense – già si parla della multa massima prevista, 50 milioni di reais (pari a 20,6 milioni di euro), già ritenuta insufficiente dal movimento ambientalista brasiliano – e soggetta in ogni caso a una revisione al rialzo. Oltre al danno ambientale, la ‘Chevron’ potrebbe essere multata dall’Agenzia nazionale del petrolio (Anp) per negligenza in merito alle misure di sicurezza.

“L’incidente poteva essere evitato e merita una risposta forte. E’ una regione ricca in biodiversità alla base della catena alimentare marittima” ha detto il ministro dell’Ambiente dello Stato di Rio, Carlos Minc; ‘Greenpecae’ ha tra l’altro ricordato che il pozzo di Frade si trova su una rotta migratoria di delfini e balene. Secondo Fábio Scliar, responsabile per l’ambiente della polizia federale, se sarà comprovata la negligenza della ‘Chevron’, l’azienda potrebbe vedersi sospese le licenze per lo sfruttamento di idrocarburi per cinque anni.

ITALIA

Bocciato il piano rom del Cdm, la sentenza del Consiglio di Stato

A distanza di tre anni dall'emanazione del decreto del presidente del Consiglio dei ministri, meglio noto come 'Piano nomadi', il Consiglio di Stato ha 'accolto' i ricorsi dell'associazione per la difesa dei diritti dei rom - European Roma rights centre foundation - e due abitanti del campo Casilino 900 di Roma. Il Consiglio di Stato, con sentenza depositata il 16 novembre "non si è limitato a rigettare il ricorso in appello della presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero dell'Interno, del dipartimento della protezione civile e delle prefetture di Roma, Milano e Napoli contro la sentenza dell'1 luglio 2009 del Tar di Roma che aveva emesso un primo verdetto favorevole per l'Errcf.

I giudici di Palazzo Spada hanno infatti "accolto il controricorso della stessa associazione, non pienamente soddisfatta dalla pronuncia di primo grado che non aveva condiviso il rilievo della carenza di presupposti di fatto idonei a legittimare una declaratoria di emergenza e dei lamentati intenti di discriminazione etnica e/o razziale nei confronti della comunità rom". Per il Consiglio di Stato "le motivazioni sono insufficienti per decretare lo stato di emergenza per un pericolo più paventato che realmente esistente". Decadono, quindi, anche le ordinanze presidenziali di nomina dei commissari delegati per l'emergenza e tutti gli atti successivi.


Gr 9:30

ESTERI

ITALIA


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gror111121 (last edited 2011-11-21 19:43:31 by anonymous)