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SENTENZA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI CONTRO L'USO DI SOSTANZE CHIMICHE CONTRO I MANIFESTANTI
E’ stata resa pubblica una sentenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo secondo la quale l’uso di gas lacrimogeni contro manifestanti pacifici rappresenta una violazione dei diritti umani. La sentenza segue il ricorso di un cittadino turco che aveva partecipato alle proteste contro il vertice NATO tenutosi ad Istanbul nel giugno del 2004. Le numerose prove fotografiche hanno dimostrato come la polizia avesse fatto uso di sostanze irritanti e tossiche spruzzandole direttamente in faccia a manifestanti inermi. Il ricorso era seguito alle denunce in sede giudiziaria nazionale, che però avevano assolto la polizia turca senza peraltro individuare i diretti responsabili delle violenze.
- La CEDU ha condannato la Turchia per violazione degli articoli della Convenzione che vietano i maltrattamenti e la tortura di persone ed è stata condannata a pagare 10.000 dollari per le vittime e 1.500 euro per le spese legali. Nella sentenza la Corte sottolinea che l'uso di gas lacrimogeni che causano difficoltà nella respirazione, nausea, vomito, convulsioni e che in dosi elevate possono causare danni polmonari e emorragie interne, costituiscono un atto specifico di abusi e torture. La Corte rileva inoltre che, anche se l’utilizzo di questi gas non è incluso nell'elenco delle armi chimiche vietate dalla Convenzione internazionale del 1993, tuttavia il Comitato contro la tortura del Consiglio d'Europa ha sottolineato in particolare che l'uso di gas lacrimogeni in spazi chiusi è un'azione potenzialmente pericolosa. Nella sentenza la Corte conclude che lo spruzzatore è stato progettato per provocare intensa sofferenza fisica e mentale.
I COMPAGNI DI VOLOS RESPINGONO I NEONAZISTI
Nel pomeriggio di Domenica, 8 Aprile, verso le 14:00, una squadra di circa 25 neo-nazi di Alba Dorata (Chrissi Avgi) ha tentato di effettuare un evento di propaganda pre-elettorale nella zona della città costiera di Volos, terzo porto della Grecia. Si stima che la maggioranza di questo gruppo di neo-nazi proveniva dalle zone e dai paesi limitrofi e non dalla città di Volos. Dal momento che è stata constatata la loro presenza circa 50 compagni e compagne si sono radunati nella zona e si sono confrontati direttamente con loro. Dopo pochi minuti di scontro, il gruppo dei nazi (tra di loro anche uno dei loro candidati alle elezioni parlamentari nella regione di Magnisia) si è riparato in una caffetteria nelle vicinanze per salvarsi. I compagni/e si sono concentrati fuori dalla caffetteria gridando slogan antifascisti, ma tenendo conto delle considerevoli forze di polizia che erano arrivate sul posto per proteggere i nazi (4 motociclette della squadra DIAS, 5-6 sbirri della guardia costiera e 3 macchine di pattuglia), hanno deciso di non attaccare di nuovo. I “patrioti” alla fine sono usciti dalla caffetteria, con l’aiuto dei loro complici in uniforme, e non hanno continuato la loro abominevole propaganda per le strade della città. Gruppi di compagni/e sono rimasti in allerta ed hanno continuato le loro ronde antifasciste fino la sera. Durante la mobilitazione antifascista la reazione di molta gente è stata positiva, ed addirittura alcune persone incoraggiavano pubblicamente il pestaggio e l’allontanamento dalla zona dei neo-nazi di Alba d’Orata.
CONDANNATI I CARABINIERI CHE PICCHIARONO TRANS A SARZANA
LA NOTTE del 17 marzo 2009 uscì con le ossa rotte dal parapiglia scatenatosi nelle strade di Sarzana, rimediando anche una denuncia per resistenza e pubblico ufficiale e calunnia nei confronti di quattro carabinieri, quelli che aveva indicato come aggressori. Alla resa dei conti processuale, davanti al gip Diana Brusacà, è il trans brasiliano ad uscire a testa alta: la sua versione, suffragata dalle testimonianze di tre persone che si trovavano in via 25 aprile è stata giudicata attendibile. La corte lo ha infatti assolto, in accoglimento della tesi difensiva sostenuta dall’avvocato Paolo Mione; condannati, con gradualità di pene poste in relazione al ruolo svolto, i quattro carabinieri portati alla sbarra dalla procura. A Cristian Zedda - colui che secondo l’imputazione materialmente colpì il trans col manganello d’ordinanza per poi trascinarlo a terra per i capelli e colpirlo al seno con un calcio (30 giorni di referto) e che successivamente si preoccupò di redigere il verbale funzionale a garantirsi l’impunità - sono stati inflitti 3 anni di reclusione (il pm Giovanni Maddaleni aveva chiesto 3 anni e 4 mesi); ad Antonio Borzonasca - che concorse nella redazione del verbale falso - un anno e 8 mesi (2 quelli chiesti dal pm); a Silvano Adreazzoli e Fabio Lucchesi - che assistettero passivi all’aggressione del trans senza contrastarla - 8 mesi (il pm aveva chiesto un anno). I legali dei militari - gli avvocati Emanuele Cucchi, Daniele Caprara, Alessandro Rapelli - hanno preannunciato appello alla sentenza.
MORTO SUL LAVORO A ROMA
Incidente in un'officina meccanica di via Luigi Lucatelli in zona Pietralata. Un operaio è morto all'ospedale Pertini dov'è stato trasportato d'urgenza dopo essere stato schiacciato da un'auto che stava riparando. Sul posto i carabinieri della stazione Prenestina. Da una primissima ricostruzione sembra che si sia rotto il ponte sollevatore sul quale si trovava la macchina. Secondo quanto si è appreso, la vittima è un italiano di 63 anni.
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