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Appunti e note redazionali

Fonti

Gr 19:30

Sommario

In primo Piano

Editoriale

NOTIZIE BREVI

ESTERI

GRECIA: ANCORA PROTESTE IN PIAZZA

Alcune migliaia di persone hanno manifestato domenica sera contro le misure di austerità aggiuntive del governo, alla vigilia dei colloqui a Bruxelles sul piano per il prestito UE di 130 mld di euro. Striscioni con la scritta "Abbasso il memorandum di fame" testimoniavano la rabbia di molti cittadini nei confronti dei politici. Prima della protesta, indetta da gruppi di sinistra per le 17.00, sessanta persone sono state arrestate dalla polizia, che ha condotto una serie di incursioni in tutta la città. La polizia ha detto che gli arrestati, che sono stati portati al quartier generale della polizia in viale Alexandras Ave, avrebbero messo in atto violenze durante la manifestazione, anche se non è stato trovato nulla durante le incursioni. Durante le proteste sono stati operati inoltre 6 arresti e 65 fermi, tra cui anche un giornalista della stazione televisiva Ant1 che è stato portato via in manette nonostante si trovasse insieme ad altri colleghi. Verso le 21, a seguito di piccoli scontri intorno alla stazione di poizia di Viale Panepistimiou la polizia ha caricato e sparato gas lacrimogeni per disperdere la folla da piazza Syntagma Alcuni manifestanti sono rimasti feriti dai manganelli della polizia. In precedenza, circa 1.500 persone si erano radunate a seguito dell’appello delle federazioni sindacali, la Confederazione Generale del Lavoro greco (GSEE) e la federazione sindacale del settore pubblico ADEDY. I sindacalisti hanno denunciato le misure imposte come antidemocratiche e che bloccarle è un dovere democratico e patriottico; quello che avviene in Grecia, hanno aggiunto, è un “progetto pilota” per misure che saranno applicate in tutta Europa e solo con l'azione coordinata di tutti i popoli europei potrà essere ribaltato.

SIRIA: OLTRE ALLA GUERRA LA SICCITA’ (Nena News )

A lanciare l’allarme è Abdulla Tahir Bin Yehia, rappresentante dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) in Siria. La crescente instabilità nel paese sta aggravando la già precaria situazione dei contadini siriani che da anni lottano quotidianamente contro la siccità. Dal 2006 le estati si sono fatte più calde ed aride, e gli inverni meno piovosi, e tutto ciò ha avuto conseguenze disastrose: le terre si sono presto trasformate in deserti secchi ed aridi dove l’allevamento del bestiame e la coltura di frutta e verdura sono diventati impossibili. Di conseguenza molti contadini e pastori, soprattutto nel nord e nell’est della Siria, si sono riversati nelle periferie dei principali centri urbani, in condizioni di vita difficili e precarie. Secondo l'ONU, il 60% delle terre e 1,3 milioni di persone (su una popolazione totale di 22 milioni) sono direttamente interessate dalla siccità nel nord-est del paese. Da marzo 2011, con lo scoppio delle prime manifestazioni in Siria, la già precaria situazione dei contadini siriani immigrati nelle città è precipitata. Molti centri urbani – ed in particolare Homs Idlib, Hama e la periferia di Damasco – sono stati luogo di rivolte e di repressione da parte del governo di Bashar Al-Asad: molte famiglie sono state costrette a tornare nei proprio luoghi di origine, senza nessun mezzo di sostentamento. Sta diventando sempre più difficile trovare manodopera per lavorare i campi. L’impennata del costo della benzina ha inoltre reso sempre più costosi l’irrigazione dei campi, il foraggio per animali, i pezzi di ricambio delle attrezzature agricole ed i trasporti nel paese: di conseguenza i raccolti sono calati e le esportazioni si sono notevolmente ridotte. A partire dal 2000 la trasformazione economica promossa dal governo ha avviato un programma di riforme economiche liberiste che ha ridotto i dazi doganali e ha aperto il paese alle importazioni, con effetti catastrofici: la povertà è cresciuta sempre più, i salari non si sono adeguati al costante aumento dei prezzi, e il divario tra ricchi e poveri è aumentato. Non a caso le proteste contro il regime sono state tanto violente ed intense nei centri rurali e nelle periferie delle grandi città .

EGITTO RICHIAMA AMBASCIATORE, NAVI IRANIANE A TARTOUS

L’Egitto ha richiamato ieri il suo ambasciatore in Siria, ufficialmente per “consultazioni”. A dare la comunicazione è stato lo stesso ministro degli Esteri egiziano Mohammed Amr secondo cui “l’ambasciatore resterà al Cairo fino a ulteriore comunicazione”. La decisione dell’Egitto segue analoghe prese di posizione di diversi altri paesi arabi e occidentali che stanno aumentando le pressioni sul governo di Damasco dopo il veto opposto da Cina e Russia a una risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza dell’Onu due settimane fa. In Siria, il regime del presidente Bashar Al Assad prosegue la sua doppia politica: da una parte tesse la sua tela diplomatica e fa affidamento al sostegno finora garantito da Russia e Cina oltre che da un alleato di vecchia data come l’Iran che ha inviato due navi da guerra a Tartous; dall’altra parte prosegue la sua offensiva militare contro i centri della protesta dove si è continuato a combattere anche ieri. Sabato scorso, Assad ha incontrato a Damasco il vice-ministro degli Esteri cinese Zhai Jun. A darne notizia è stata l’agenzia di stampa siriana ‘Sana’: Assad ha espresso apprezzamento per la posizione assunta dai cinesi e sostenuto che in Siria è in corso un tentativo di rompere l’unità del paese “per limitarne peso geopolitico e ruolo storico nella regione”. Fonti vicine all’opposizione hanno invece riferito di vittime delle forze di sicurezza in particolare a Idlib, nel nord del paese. Secondo ‘Sana’ sarebbero intanto in corso i preparativi per il referendum sulla nuova Costituzione in programma il 26 febbraio. Il ministero degli Interni ha riferito che sono 14 milioni e 600.000 i cittadini aventi diritto a votare e che per l’occasione saranno allestiti 13.835 seggi per votare.

MESSICO: CARCERE DI MONTERREY, NELLA RIVOLTA OLTRE 40 MORTI

Sono almeno 44 i morti e un numero ancora imprecisato i feriti provocati da una sommossa scoppiata alle 02:00, ora locale, di ieri nel Centro di riabilitazione sociale (Cereso) di Apocada, alla periferia di Monterrey, nello Stato settentrionale di Nuevo León: secondo le prime ricostruzioni, ancora frammentarie, diffuse dal portavoce del ministero della Sicurezza locale, Jorge Domene, la rivolta è iniziata nell’ambulatorio C dell’istituto di pena, dove un gruppo di reclusi ha preso in ostaggio uno dei custodi prima di scontrarsi con altri detenuti in un padiglione vicino. Non è chiara l’origine delle violenze. Le rivolte nei penitenziari sono frequenti in Messico, spesso dovute a tentativi di evasione, anche in collusione con le autorità carcerarie, come accaduto l’estate scorsa a Ciudad Juárez, nello stato settentrionale di Chihuahua. Appena a gennaio, 31 detenuti erano morti per un’altra sommossa, nella città costiera di Altamira, nello stato nord-orientale di Tamaulipas, al confine col Texas.

INDIA: I MARINAI ITALIANI ARRESTATI TRASFERITI IN TRIBUNALE

I due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che si trovano in stato di custodia vigilata in attesa di essere presentati ad un giudice per l’imputazione di omicidio di due pescatori indiani, sono stati trasferiti da Kochi, dove sono sbarcati dalla petroliera Enrica Leixe, a Kollam, distretto competente per l’incidente avvenuto in mare mercoledì. Secondo le autorità indiana, la nave italiana si trovava in acque territoriali del Paese. Tutta la stampa indiana pubblica con molti particolari la vicenda. Alcuni resoconti parlano di “arresto”, altri semplicemente di “custodia”, ma tutti sottolineano la decisione con cui la polizia ha affrontato la vicenda. L’Hindustan Times scrive senza mezzi termini che “la diplomazia indiana ha messo fine ieri a quattro giorni di sfida italiana permettendo alla polizia di arrestare due militari della Enrica Leixe”. Va segnalato infine che secondo fonti locali la petroliera italiana sarebbe libera di ripartire, ma il particolare non è stato confermato da fonti ufficiali.

ITALIA

ROMA: LAVORATORI OCCUPANO LA FABBRICA RSI ITALIA A PORTONACCIO (Per info e contatti: 340.7030084)

*Abbiamo occupato la Fabbrica Rsi Italia.* *contro la speculazione* *Per il lavoro e il trasporto pubblico **per il nostro futuro* Oggi lunedi’ì 20 febbraio, noi lavoratori della RSI Italia SpA (Rail Service Italia, ex Wagons Lits), in Cassa Integrazione straordinaria da 6 mesi (dopo 2 di ordinaria) abbiamo deciso di occupare la fabbrica di via Umberto Partini a Roma. Siamo 59 operai (33 metalmeccanici, 26 dei trasporti), addetti alla manutenzione dei Treni Notte. Da mesi non percepiamo il reddito che ci è dovuto e a settembre, quando scadrà la Cassa Integrazione, rischiamo di rimanere senza lavoro. La nuova proprietà (Barletta Srl) ha bloccato la produzione e vuole dismettere la fabbrica per realizzare abitazioni e centri commerciali.

*1. Vogliamo i nostri soldi. Siamo stanchi di aspettare!* Nonostante gli accordi e le denunce Barletta srl non ci ha mai pagato l’anticipo della Cassa Integrazione ordinaria e impedisce l’anticipazione da parte dell’INPS della Cassa Integrazione straordinaria. Siamo da 7 mesi senza soldi.

*2. Vogliamo il ripristino dei Treni Notte.* La responsabilità strategica della nostra crisi è di Trenitalia. La scelta dell’AD Moretti di investire solo sull’Alta Velocità e di chiudere il servizio dei Treni Notte ha dato il via al licenziamento di 800 persone in tutta Italia. Per questo dal 24 novembre stiamo sostenendo i lavoratori che hanno occupato lo stabile di RSI di via Prenestina a Roma e i colleghi che a Milano sono saliti sulla torre della Stazione Centrale. La nostra è una lotta comune. Chiediamo il ripristino dei Treni Notte, per un trasporto pubblico per tutti, per continuare il nostro lavoro.

*3. Vogliamo un futuro. Impediamo la dismissione della fabbrica e del nostro lavoro.* Barletta srl ha rilevato l’azienda nel 2008 e, nonostante il lavoro non mancasse, ha deciso di cessare l’attività. Vogliono fare una speculazione edilizia per fare profitti facili, distruggendo il nostro lavoro. Grazie al cosiddetto “Piano Casa”, approvato da Governo, Regione Lazio e Comune di Roma, nelle aree industriali oggi è possibile costruire a fini residenziali senza oneri concessori (senza spese per cambi di destinazione d’uso). Vogliono distruggere delle officine storiche, ancora funzionanti, per costruire palazzi e realizzare un grande affare. Tutto ciò a ridosso della Nuova Stazione Tiburtina che, invece di rilanciare il lavoro dell’indotto ferroviario, produce solo speculazione e disoccupazione. Noi abbiamo un’altra idea. Impedire il cambio di destinazione d’uso. Salvare le Officine di via U. Partini, per salvare il lavoro e impedire un’altra speculazione.

*4. Vogliamo risposte. Non promesse* Durante i tavoli di trattativa sindacale con il Ministero dello sviluppo economico e con il Comune di Roma abbiamo ricevuto rassicurazioni e impegni sulla tutela dell’area di via U. Partini e sul nostro futuro occupazionale. Ma fino a oggi sono solo promesse e nessuna certezza. Le istitituzioni stanno lasciando libera l’azienda di distruggere un patrimonio comune. Non possiamo aspettare che sia troppo tardi. Vogliamo risposte chiare subito!

*5.Vogliamo unirci.* L’occupazione è sostenuta anche da altri lavoratori e cittadini, movimenti e associazioni. Studenti, precari e lavoratori dei Treni notte uniti, perché la solidarietà oggi è fondamentale. La crisi e la disoccupazione dividono e scoraggiano. I governi invece di chiedere serietà alle imprese nella definizione dei piani insustriali, intendono smantellare i sistemi di tutela del lavoro conquistati negli anni (pensioni, ART. 18, Cassa integrazione straordinaria). Oggi dicono che è colpa dei lavoratori se i giovani sono precari e non trovano lavoro. Noi ci uniamo per dimostrare il contrario. Per rafforzare la nostra lotta e perché la nostra lotta può essere importante per la nostra città, per impedire che la speculazione e la rendita finanziaria-immobiliare distruggano definitivamente il lavoro e il territorio.

Cagliari: contestazioni a Napolitano all'esterno del Comune

Contestazioni al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in via Roma, a Cagliari dopo che il presidente ha parlato al Consiglio comunale e alla Giunta. Tra gli striscioni dei manifestanti uno recita 'Rossella libera', riferito alla cooperante sarda rapita 120 giorni fa in Saharawyi e ancora prigioniera dei terroristi. Ci sono inoltre striscioni del movimento pastori sardi del movimento artigiani e commercianti liberi del Sulcis. All'uscita del presidente dal municipio una folla di circa 300 persone ha contestato Napolitano.

Gr 13:00

In primo Piano

NOTIZIE BREVI

ESTERI

GRECIA

Alcune migliaia di persone hanno manifestato domenica sera contro le misure di austerità aggiuntive del governo, alla vigilia dei colloqui a Bruxelles sul piano di salvataggio per 130 miliardi di euro.

Striscioni con la scritta "Abbasso il memorandum di fame" testimoniavano la rabbia di molti cittadini nei confronti dei politici.

Prima della protesta, indetta da gruppi di sinistra per lr 17.00, sessanta persone sono state arrestate dalla polizia, che ha condotto una serie di incursioni in tutta la città. La polizia ha detto che gli arrestati, che sono stati portati al quartier generale della polizia in viale Alexandras Ave, avrebbero messo in atto violenze durante la manifestazione, anche se non è stato trovato nulla durante le incursioni. Durante le proteste sono stati operati inoltre 6 arresti e 65 fermi. Tra gli arrestati anche un giornalista della stazione televisiva Ant1 che è stato portato via in manette nonostante si trovasse insieme ad altri colleghi. Verso le 21, a seguito di piccoli scontri intorno alla staznione di poizia di Viale Panepistimiou la polizia ha caricato e sparato gas lacrimogeni per disperdere la folla da piazza Syntagma Alcuni manifestanti sono rimasti feriti dai manganelli della polizia. In precedenza, circa 1.500 persone si erano radunate a seguito dell’appello delle federazioni sindacali, la Confederazione Generale del Lavoro greco (GSEE) e la federazione sindacale del settore pubblico ADEDY. I sindacalisti hanno denunciato le misure imposte come antidemocratiche e che bloccarle è un dovere democratico e patriottico; quello che avviene in Grecia, hanno aggiunto, è un “progetto pilota” per misure che saranno applicate in tutta Europa e solo con l'azione coordinata di tutti i popoli europei potrà essere ribaltato.

Su ordine della polizia, le stazioni della metropolitana di Syntagma, Monastiraki, Panepistimio e Evangelismos sono state chiuse ai passeggeri per la maggior parte della giornata.

EGITTO RICHIAMA AMBASCIATORE, NAVI IRANIANE A TARTOUS

L’Egitto ha richiamato ieri il suo ambasciatore in Siria, ufficialmente per “consultazioni”. A dare la comunicazione è stato lo stesso ministro degli Esteri egiziano Mohammed Amr secondo cui “l’ambasciatore resterà al Cairo fino a ulteriore comunicazione”. La decisione dell’Egitto segue analoghe prese di posizione di diversi altri paesi arabi e occidentali che stanno aumentando le pressioni sul governo di Damasco dopo il veto opposto da Cina e Russia a una risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza dell’Onu due settimane fa.

In Siria, il regime del presidente Bashar Al Assad prosegue la sua doppia politica: da una parte tesse la sua tela diplomatica e fa affidamento al sostegno finora garantito da Russia e Cina oltre che da un alleato di vecchia data come l’Iran che ha inviato due navi da guerra a Tartous; dall’altra parte prosegue la sua offensiva militare contro i centri della protesta dove si è continuato a combattere anche ieri.

Sabato scorso, Assad ha incontrato a Damasco il vice-ministro degli Esteri cinese Zhai Jun. A darne notizia è stata l’agenzia di stampa siriana ‘Sana’: Assad ha espresso apprezzamento per la posizione assunta dai cinesi e sostenuto che in Siria è in corso un tentativo di rompere l’unità del paese “per limitarne peso geopolitico e ruolo storico nella regione”. Fonti vicine all’opposizione hanno invece riferito di vittime delle forze di sicurezza in particolare a Idlib, nel nord del paese.

Secondo ‘Sana’ sarebbero intanto in corso i preparativi per il referendum sulla nuova Costituzione in programma il 26 febbraio. Il ministero degli Interni ha riferito che sono 14 milioni e 600.000 i cittadini aventi diritto a votare e che per l’occasione saranno allestiti 13.835 seggi per votare.

MONTERREY: RIVOLTA CARCERARIA, DECINE LE VITTIME

Sono almeno 44 i morti e un numero ancora imprecisato i feriti provocati da una sommossa scoppiata alle 02:00, ora locale, di ieri nel Centro di riabilitazione sociale (Cereso) di Apocada, alla periferia di Monterrey, nello Stato settentrionale di Nuevo León: secondo le prime ricostruzioni, ancora frammentarie, diffuse dal portavoce del ministero della Sicurezza locale, Jorge Domene, la rivolta è iniziata nell’ambulatorio C dell’istituto di pena, dove un gruppo di reclusi ha preso in ostaggio uno dei custodi prima di scontrarsi con altri detenuti in un padiglione vicino.

Non è chiara l’origine delle violenze. Le rivolte nei penitenziari sono frequenti in Messico, spesso dovute a tentativi di evasione, anche in collusione con le autorità carcerarie, come accaduto l’estate scorsa a Ciudad Juárez, nello stato settentrionale di Chihuahua. Appena a gennaio, 31 detenuti erano morti per un’altra sommossa, nella città costiera di Altamira, nello stato nord-orientale di Tamaulipas, al confine col Texas.

ITALIA

India, marò italiani trasferiti al tribunale di Kollam

I due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che si trovano in stato di custodia vigilata in attesa di essere presentati ad un giudice per l’imputazione di omicidio di due pescatori indiani, saranno trasferiti nel pomeriggio (tarda mattinata italiana) da Kochi, dove sono sbarcati dalla petroliera Enrica Leixe, a Kollam, distretto competente per l’incidente avvenuto in mare mercoledì. I due militari hanno trascorso la notte nella guest house del Circolo ufficiali della polizia del Kerala (Cisf), ed oggi partiranno via terra, accompagnati dal console generale a Mumbai Giampaolo Cutillo, per 150 chilometri verso sud, per comparire domani davanti alla Corte di Kollam. Questo perchè oggi l’India celebra una delle sue feste nazionali religiose, Shivaratri dedicata al dio Shiva.

La stampa indiana è unanime nel pubblicare con dovizia di particolari la vicenda. È apertura di prima con foto per The Hindu, ma è prima, con foto e non, anche per The Indian Express, Hindustan Times e The Times of India. Alcuni resoconti parlano di “arresto”, altri semplicemente di “custodia”, ma tutti sottolineano la decisione con cui la polizia ha affrontato la vicenda. L’Hindustan Times scrive senza mezzi termini che “la diplomazia indiana ha messo fine ieri a quattro giorni di sfida italiana permettendo alla polizia di arrestare due membri della Enrica Leixe”. Va segnalato infine che secondo fonti locali la petroliera italiana sarebbe libera di ripartire, ma il particolare non è stato confermato da fonti ufficiali.

ore 15,00 conferenza stampa via Partini 21 (via di Portonaccio) degli occupanti delle officine Rsi/Trenitalia.

*Abbiamo occupato la Fabbrica Rsi Italia.*

*contro la speculazione*

*Per il lavoro e il trasporto pubblico **per il nostro futuro*

Oggi lunedi’ì 20 febbraio, noi lavoratori della RSI Italia SpA (Rail Service Italia, ex Wagons Lits), in Cassa Integrazione straordinaria da 6 mesi (dopo 2 di ordinaria) abbiamo deciso di occupare la fabbrica di via Umberto Partini a Roma. Siamo 59 operai (33 metalmeccanici, 26 dei trasporti), addetti alla manutenzione dei Treni Notte. Da mesi non percepiamo il reddito che ci è dovuto e a settembre, quando scadrà la Cassa Integrazione, rischiamo di rimanere senza lavoro. La nuova proprietà (Barletta Srl) ha bloccato la produzione e vuole dismettere la fabbrica per realizzare abitazioni e centri commerciali.

* *

*1. Vogliamo i nostri soldi. Siamo stanchi di aspettare!*

Nonostante gli accordi e le denunce Barletta srl non ci ha mai pagato l’anticipo della Cassa Integrazione ordinaria e impedisce l’anticipazione da parte dell’INPS della Cassa Integrazione straordinaria. Siamo da 7 mesi senza soldi.

*2. Vogliamo il ripristino dei Treni Notte.*

La responsabilità strategica della nostra crisi è di Trenitalia. La scelta dell’AD Moretti di investire solo sull’Alta Velocità e di chiudere il servizio dei Treni Notte ha dato il via al licenziamento di 800 persone in tutta Italia. Per questo dal 24 novembre stiamo sostenendo i lavoratori che hanno occupato lo stabile di RSI di via Prenestina a Roma e i colleghi che a Milano sono saliti sulla torre della Stazione Centrale. La nostra è una lotta comune.

Chiediamo il ripristino dei Treni Notte, per un trasporto pubblico per tutti, per continuare il nostro lavoro.

*3. Vogliamo un futuro. Impediamo la dismissione della fabbrica e del nostro lavoro.*

Barletta srl ha rilevato l’azienda nel 2008 e, nonostante il lavoro non mancasse, ha deciso di cessare l’attività. Vogliono fare una speculazione edilizia per fare profitti facili, distruggendo il nostro lavoro. Grazie al cosiddetto “Piano Casa”, approvato da Governo, Regione Lazio e Comune di Roma, nelle aree industriali oggi è possibile costruire a fini residenziali senza oneri concessori (senza spese per cambi di destinazione d’uso).

Vogliono distruggere delle officine storiche, ancora funzionanti, per costruire palazzi e realizzare un grande affare. Tutto ciò a ridosso della Nuova Stazione Tiburtina che, invece di rilanciare il lavoro dell’indotto ferroviario, produce solo speculazione e disoccupazione.

Noi abbiamo un’altra idea. Impedire il cambio di destinazione d’uso. Salvare le Officine di via U. Partini, per salvare il lavoro e impedire un’altra speculazione.

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*4. Vogliamo risposte. Non promesse*

Durante i tavoli di trattativa sindacale con il Ministero dello sviluppo economico e con il Comune di Roma abbiamo ricevuto rassicurazioni e impegni sulla tutela dell’area di via U. Partini e sul nostro futuro occupazionale. Ma fino a oggi sono solo promesse e nessuna certezza. Le istitituzioni stanno lasciando libera l’azienda di distruggere un patrimonio comune. Non possiamo aspettare che sia troppo tardi. Vogliamo risposte chiare subito!

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*5.Vogliamo unirci.*

L’occupazione è sostenuta anche da altri lavoratori e cittadini, movimenti e associazioni. Studenti, precari e lavoratori dei Treni notte uniti, perché la solidarietà oggi è fondamentale. La crisi e la disoccupazione dividono e scoraggiano. I governi invece di chiedere serietà alle imprese nella definizione dei piani insustriali, intendono smantellare i sistemi di tutela del lavoro conquistati negli anni (pensioni, ART. 18, Cassa integrazione straordinaria). Oggi dicono che è colpa dei lavoratori se i giovani sono precari e non trovano lavoro. Noi ci uniamo per dimostrare il contrario. Per rafforzare la nostra lotta e perché la nostra lotta può essere importante per la nostra città, per impedire che la speculazione e la rendita finanziaria-immobiliare distruggano definitivamente il lavoro e il territorio.

Cagliari: contestazioni a Napolitano all'esterno del Comune

Contestazioni al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in via Roma, a Cagliari dopo che il presidente ha parlato al Consiglio comunale e alla Giunta. Tra gli striscioni dei manifestanti uno recita 'Rossella libera', riferito alla cooperante sarda rapita 120 giorni fa in Saharawyi e ancora prigioniera dei terroristi. Ci sono inoltre striscioni del movimento pastori sardi del movimento artigiani e commercianti liberi del Sulcis. All'uscita del presidente dal municipio una folla di circa 300 persone ha contestato Napolitano.

Montalto: viene ancora rinviato il processo per stupro di gruppo!

Non riesce a decollare il processo agli otto componenti del branco che, la notte tra il 31 marzo e 1 aprile 2007, dopo una festa di compleanno, nella pineta di Montalto di Castro, stuprarono in gruppo una ragazza di 16 anni, residente a Tarquinia. L’udienza in programma l'altroieri ha infatti subito l’ennesimo rinvio

Gli otto giovani, all’epoca dei fatti minorenni come la loro vittima, furono rinviati a giudizio dal tribunale dei minori di Roma l’8 febbraio 2011. Il processo avrebbe dovuto aver e inizio il 23 giugno successivo ma, a distanza di otto mesi, è ancora al punto di partenza.

Decine di donne avevano indetto una manifestazione di piazza in difesa del sindaco di Montalto Salvatore Carai finito al centro di roventi polemiche per aver anticipato alle famiglie dei ragazzi le spese legali, circa 6mila euro ciascuno.

Nel corso dell’udienza preliminare in cui fu deciso il rinvio a giudizio, il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Leonardo Paciotti, svelò che almeno due delle famiglie degli imputati avevano messo in vendita tutti i loro beni. Secondo il legale, le due famiglie avrebbero voluto liberarsi dei propri patrimoni per evitare di pagare il risarcimento danni alla ragazza stuprata in caso di condanna dei rispettivi figli.


Stalking, arrestato 19enne di Montalto. Il giovane (uno degli otto ragazzi indagati per lo stupro di gruppo del 2007 ai danni di una 15enne, ndr), da circa quattro mesi perseguitava l’ex fidanzata, una 20enne di Tarquinia (madre di una bimba di due anni avuta da una precedente relazione, ndr), con continui sms, accompagnati da telefonate e pedinamenti.L’arrestato, estremamente geloso, la seguiva praticamente ovunque per accertarsi di quello che facesse e dopo che la storia tra i due era arrivata al capolinea, non si era dato per vinto e aveva iniziato a minacciare di morte lei e la figlia, terrorizzando la poveretta con promesse di maltrattamenti.

La vittima, esasperata e moralmente distrutta, ha così deciso di rivolgersi al Commissariato di Polizia di Tarquinia.

STUPRO L’AQUILA: VITTIMA MINACCIATA IN OSPEDALE, ”A TE CI PENSO IO” E FUGGE

L’AQUILA – La direzione generale della Asl dell’Aquila ha chiesto alla forze dell’ordine di presidiare nelle ore di visita l’ingresso del reparto di ginecologia dove dalle prime ore del mattino di domenica è ricoverata la giovane studentessa laziale stuprata al di fuori di una discoteca dell’Aquila.

L’istanza è stata formulata per impedire ai molti non autorizzati a entrare e violare la privacy della giovane ricoverata ancora in stato di choc dopo la brutale violenza subita. Fin dai primi giorni, fuori dal reparto, hanno sostato telecamere e giornalisti.

L’attenzione mediatica sul grave caso ha innescato curiosità morbosa anche in molti parenti dei ricoverati nel reparto che hanno tentato di vedere la giovane.

E c’è anche chi si presenta per fare visita alla giovane, pur senza avere rapporti di amicizia e parentela: ieri una ragazza con abbigliamento di tendenza e alcuni piercing è riuscita a entrare nella stanza e rivolgendosi alla studentessa ha affermato “a te ci penso io”.

Quando è stato dato l’allarme, la ragazza era già fuggita.

Siparietto


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gror120220 (last edited 2012-02-20 19:23:09 by anonymous)