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'''Avvolto dalle fiamme mentre pulisce forno grave operaio nell'Avellinese'''

Grave incidente sul lavoro in provincia di Avellino. Un operaio di 44 anni, Michele Renzi, è ricoverato in prognosi riservata presso il Centro grandi ustionati dell'ospedale Cardarelli di Napoli per gravissime ustioni agli arti inferiori e superiori riportate mentre era intento alla pulitura di un forno alla Sir Press di Nusco, una azienda che produce componentistica in alluminio per automobili.
Renzi che è originario di Lioni (Avellino) è stato avvolto dalle fiamme mentre stava eseguendo lavori di manutenzione e pulizia al macchinario. E' stato immediatamente soccorso dai compagni di lavoro che hanno allertato i soccorsi. Sulle cause dell'incidente indagano i carabinieri della Compagnia di Lioni.
I sanitari potranno sciogliere la prognosi soltanto dopo le prossime 48 ore

ORE 13.00

ITALIA

Avvolto dalle fiamme mentre pulisce forno grave operaio nell'Avellinese

Grave incidente sul lavoro in provincia di Avellino. Un operaio di 44 anni, Michele Renzi, è ricoverato in prognosi riservata presso il Centro grandi ustionati dell'ospedale Cardarelli di Napoli per gravissime ustioni agli arti inferiori e superiori riportate mentre era intento alla pulitura di un forno alla Sir Press di Nusco, una azienda che produce componentistica in alluminio per automobili. Renzi che è originario di Lioni (Avellino) è stato avvolto dalle fiamme mentre stava eseguendo lavori di manutenzione e pulizia al macchinario. E' stato immediatamente soccorso dai compagni di lavoro che hanno allertato i soccorsi. Sulle cause dell'incidente indagano i carabinieri della Compagnia di Lioni. I sanitari potranno sciogliere la prognosi soltanto dopo le prossime 48 ore

ESTERI

APPROVATA LEGGE ESPROPRIAZIONE YPF, ATTESA PER PROMULGAZIONE

E’ passata definitivamente ieri alla Camera e si attende già oggi la promulgazione della legge sull’espropriazione del 51% delle azioni di Ypf, controllata per il 57% dalla spagnola Repsol, che restituirà allo Stato il controllo della principale società petrolifera dell’Argentina, alle prese con una severa crisi energetica che minaccia la sua economia.

La nazionalizzazione di Ypf, privatizzata negli anni ‘90, è passata a larga maggioranza – 207 voti a favore, 32 contrari e 6 astensioni – dopo due giorni di intenso dibattito alla ‘camera bassa’. Duramente contestata alla Spagna e dall’Unione Europea, l’iniziativa aveva già avuto un comodo ‘via libera’ dal Senato la scorsa settimana. Nel suo articolo più rilevante, la nuova legge dichiara “di utilità pubblica e soggetto a espropriazione il 51% del capitale di Ypf Sociedad Anónima”: sul totale delle azioni espropriate, il 51% sarà controllato dallo Stato, il 49% dalle province petrolifere; Repsol resterà con una minoranza.

La Spagna, principale investitore nel paese del Cono Sud, ha minacciato ritorsioni. L’Unione Europea sta invece esaminando la soppressione delle agevolazioni sui dazi doganali concesse finora a determinati prodotti argentini per l’ingresso nel mercato comunitario.

Il prezzo delle azioni di Repsol soggette a espropriazione sarà determinato da un tribunale: l’azienda spagnola lo ha fissato a 10,5 miliardi di dollari, una somma che Buenos Aires esclude di pagare.

A poche settimane dalla decisione della Kirchner di nazionalizzare l'Ypf, filiale della compagnia petrolifera spagnola Repsol, anche la Bolivia procede alla nazionalizzazione di una filiale della REE, compagnia di distribuzione elettrica controllata dalla spagnola TDE.

Un percorso di nazionalizzazione, quello boliviano, che cerca di recuperare terreno rispetto alla svendita della rete elettrica effettuata, su direttiva dell'FMI, del presidente boliviano Sanchez de Lozada nel 1996. La REE controllava il 75% dell'energia elettrica trasportata nel paese, con Morales che aveva annunciato nei mesi scorsi il lancio di una politica mirante a riportarne sotto controllo statale non meno dell'80%.

AMAZZONIA: RIPARTE OPERAZIONE MILITARE ‘AGATA’

Per il quarto anno consecutivo, l’esercito del Brasile ha lanciato l’operazione ‘Agata’, una massiccia offensiva nel nord dell’Amazzonia diretta, almeno sulla carta, a fermare il disboscamento selvaggio, i minatori clandestini e le rotte del traffico di droga e di esseri umani. Sono 8500 i militari e un centinaio gli agenti civili mobilitati per pattugliare le frontiera con Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana Francese, secondo una nota del ministero della Difesa.

Sono supportati da navi, aerei ed elicotteri per “reprimere i crimini” nelle aree di confine, ma anche per offrire aiuto alle popolazioni colpite dall’aumento del livello delle acque del Rio Negro e dei suoi affluenti; li accompagna una squadra di medici, dotata di materiale per allestire ospedali da campo.

L’operazione interesserà quest’anno un’area di 5000 km2 tra gli Stati settentrionali di Amazonas, Pará, Amapá e Roraima. I paesi vicini sono stati avvertiti che “non si tratta di un’operazione ostile”, precisa il dicastero, e che ufficiali di Venezuela e Francia partecipano come osservatori.

Secondo gli ultimi dati ufficiali sulla deforestazione, fra gennaio e marzo scorsi l’Amazzonia brasiliana ha perso 388,13 km2, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2011: un aumento che alcuni collegano all’aspettativa per una “amnistia” ai disboscatori abusivi, prevista dalla riforma del Codice Forestale del 1965 che, già approvata dal Congresso, attende ora solo la firma – o il veto – della presidente Dilma Rousseff.

gror120504 (last edited 2012-05-04 17:38:02 by anonymous)