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=== ore 17.30 Proposta sommario ====

Spagna mandato di cattura internazionale per deputato batasuna

GR flash delle ore 9.30

MONDO

ARGENTINA - Quattro bambini sono morti per fame nella provincia settentrionale argentina di Tucumán, dove la gravità della crisi sociale ed economica che affligge il Paese sudamericano assume col passare dei giorni dimensioni sempre più drammatiche. L’Hospital de Niños, la struttura sanitaria dove si sono verificati i decessi, è praticamente al collasso di fronte alla crescente domanda di assistenza da parte delle fasce sociali meno abbienti. Secondo dati forniti dal locale ministero della pubblica sanità, sono 38mila le famiglie costrette a vivere in condizioni critiche perché afflitte da povertà e da estrema indigenza. Ma a detta del responsabile dell’organismo, Enrique Zamudio, nel caso dei piccoli uccisi dalla malnutrizione la responsabilità sarebbe dei genitori. "Sono stati negligenti perché non si sono rivolti subito ai centri sanitari della zona", ha asserito il funzionario. Sta di fatto che l’Argentina sta pesantemente pagando le conseguenze di una crisi che ha portato l’intero Paese sull’orlo della bancarotta. Con l’inflazione passata da zero al 50 per cento dall’inizio dell'anno a oggi, il 53 per cento della popolazione al di sotto della soglia della povertà (9 milioni gli indigenti), la costante riduzione degli stipendi e la sostanziale perdita del potere d’acquisto, si profila ora la possibilità che il Fondo monetario internazionale (Fmi) faccia pressioni per imporre un aumento tra il 20 e il 30 per cento delle tariffe pubbliche e dei combustibili

BOLIVIA -Lo scorso anno toccò al leader dei ‘cocaleros’ (produttori di coca) del Chapare, Evo Morales Ayma, essere estromesso dal Congresso di La Paz e ora sembra essere arrivato il turno di ‘El Mallku’ (capo tradizionale). Il leader indigeno aymara, Felipe Quispe, deputato del ‘Movimento indigeno Pachacuti’ (Mip) - nonché segretario della Confederazione sindacale unica dei lavoratori agricoli boliviani - rischia infatti di perdere l’immunità parlamentare per essere sottoposto a processo con l’accusa di ‘sollevazione armata’. "Non ho paura di andare in carcere – ha asserito ‘El Mallku’ nel corso di una conferenza stampa – i poveri sembrano essere destinati sempre a finire in una cella. Ma io non fuggirò davanti al giudice che mi vuole processare che comunque dovrà spiegare perché ha fatto questo ai campesinos". Al fianco di Quispe si è apertamente schierato Morales, dirigente del ‘Movimento al socialismo’, con tutto il suo movimento

ECUADOR - Giuseppe De Marzo, della Federazione dei Verdi, e' stato costretto a lasciare l'Ecuador alle 23 di mercoledi (le 5 di giovedi' in Italia) dopo due giorni di fermo nel Centro di detenzione provvisorio a Quito. Un colpo di mano perentorio e inaspettato. Persino l'Ambasciata italiana e' stata avvertita all'utimo minuto del provvedimento di espulsione reso subito esecutivo dall'Intendencia Judicial. Dopo l'azione pacifica nei boschi di Guarumos e il seguente arresto dell'ecologista italiano insieme ad altri due attivisti di Accion por la vida, la voglia di liberarsi di De Marzo e' diventata morbosa. La polizia giudiziale ha emesso la sentezza con una celerita' mai vista in Ecuador. Le multinazionali che fanno parte del Consorzio Ocp, responsabili dei disastri commessi a Mindo per la costruzione dell'oleodotto, hanno fatto la loro parte: il biglietto aereo di ritorno "diretto" in Italia (Quito-Guaiaquil-New York-Milano) e' stato gentilmente pagato dal Consorzio delle multinazionali petrolifere. Tutto di corsa per allontanare De Marzo dall'Ecuador. Anche perche', dopo le violazioni dei diritti subite al momento dell'arresto e la certezza di non avere commesso alcun reato, hanno spinto De Marzo ad andare fino in fondo. Davanti alla Intendencia Judicial il leader verde si e' difeso disconoscendo tale autorita' e, sicuro di una piena assoluzione, facendo pronto ricorso in giudizio di fronte alle autorita' municipali.

MO - Truppe israeliane, stando a fonti stampa palestinesi, hanno assediato alle prime ore di oggi una casa nel villaggio di Shweike, a nord di Tulkarem. Con altre persone, vi si sarebbe barricato il palestinese accusato per l'attacco al kibbutz Metzer (uccisi cinque israeliani). A Gaza City si e' intanto conclusa l'incursione di una ventina di carri armati, che si sono spinti fino a poche centinaia di metri dall'abitazione dello sceicco Ahmed Yassin, leader spirituale del movimento islamico Hamas.

ITALIA

MILANO - Nuovi stop giudiziari, tra le proteste del Polo, al reato di «permanenza clandestina in Italia» introdotto dalla Bossi-Fini. Dopo il ricorso in Cassazione del procuratore di Bologna, ieri un pm di Milano ha scagionato due immigrati perché troppo poveri per poter rispettare la legge. E a Torino un giudice ha impugnato il reato davanti alla Corte costituzionale. I nuovi casi, come già a Bologna, riguardano l’articolo 14/5 della Bossi-Fini, che punisce con la condanna da sei mesi a un anno l’immigrato che non rispetta «senza giustificato motivo» l’ordine del questore di lasciare l’Italia «entro 5 giorni». A Milano, ieri, la norma è stata bocciata per la terza volta in 7 giorni. Il pm Giovanni Rollero ha rimesso in libertà un ucraino e un romeno per la loro «assoluta indigenza», documentata tra l’altro dalle tessere per la mensa dei poveri: non avere i soldi per il viaggio è un «giustificato motivo» per escludere il reato. Di qui il no alla convalida dei due arresti nel rito direttissimo. A Torino il giudice Paolo Gallo ha scarcerato due immigrati e sollevato una questione di incostituzionalità: l’arresto in flagranza dovrebbe colpire una «spiccatissima pericolosità sociale», mentre il nuovo reato è «di modesta entità». Una «contravvenzione» con limiti di pena che non consentono la custodia in carcere, per cui «l’arresto di polizia è destinato per sua natura a sfociare nell’immediata liberazione».

Gr 13

IRAQ - I primi ispettori internazionali per il disarmo arriveranno in Iraq il 25 novembre, ha annunciato oggi a Vienna l'Organizzazione internazionale per l'energia atomica (Aiea). Una prima delegazione preparatoria partira' gia' lunedi' prossimo da Cipro. Gli ispettori potranno cambiare i loro piani anche all'ultimo momento. Si trattera' probabilmente di un centinaio di persone, delle quali 30 dell'Aiea e gli altri dell'Unmovic, la Commissione ispettiva, di osservazione e verifica dell'Onu.

MO - Truppe israeliane, stando a fonti stampa palestinesi, hanno assediato alle prime ore di oggi una casa nel villaggio di Shweike, a nord di Tulkarem. Con altre persone, vi si sarebbe barricato il palestinese accusato per l'attacco al kibbutz Metzer (uccisi cinque israeliani). A Gaza City si e' intanto conclusa l'incursione di una ventina di carri armati, che si sono spinti fino a poche centinaia di metri dall'abitazione dello sceicco Ahmed Yassin, leader spirituale del movimento islamico Hamas. Oltre 15 tank e veicoli corazzati, accompagnati da elicotteri, hanno intanto effettuato prima dell'alba una incursione di due ore a Citta' di Gaza durante la quale hanno arrestato tre palestinesi ricercati, fra cui Yosef Meqdiad, ufficiale della sicurezza palestinese. La sua casa si trova a 200 metri dall'abitazione del leader spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, e i palestiensi hanno inizialmente pensato che potesse essere lui l'obiettivo dell'operazione. Testimoni parlano di scambio di colpi d'arma da fuoco fra soldati e palestinesi. Proseguono infine le operazioni a Nablus, dove ieri sono penetrati centinaia di soldati. Oggi continuano le perquisizioni, dopo che ieri sono stati arrestati 35 militanti. L'Autorita' Nazionale Palestinese ha chiesto ieri sera alla comunita' internazionale di intervenire per metter fine all'operazione a Nablus.

ECUADOR - Giuseppe De Marzo, della Federazione dei Verdi, e' stato costretto a lasciare l'Ecuador alle 23 di mercoledi (le 5 di giovedi' in Italia) dopo due giorni di fermo nel Centro di detenzione provvisorio a Quito. Un colpo di mano perentorio e inaspettato. Persino l'Ambasciata italiana e' stata avvertita all'utimo minuto del provvedimento di espulsione reso subito esecutivo dall'Intendencia Judicial. Dopo l'azione pacifica nei boschi di Guarumos e il seguente arresto dell'ecologista italiano insieme ad altri due attivisti di Accion por la vida, la voglia di liberarsi di De Marzo e' diventata morbosa. La polizia giudiziale ha emesso la sentezza con una celerita' mai vista in Ecuador. Le multinazionali che fanno parte del Consorzio Ocp, responsabili dei disastri commessi a Mindo per la costruzione dell'oleodotto, hanno fatto la loro parte: il biglietto aereo di ritorno "diretto" in Italia (Quito-Guaiaquil-New York-Milano) e' stato gentilmente pagato dal Consorzio delle multinazionali petrolifere. Tutto di corsa per allontanare De Marzo dall'Ecuador. Anche perche', dopo le violazioni dei diritti subite al momento dell'arresto e la certezza di non avere commesso alcun reato, hanno spinto De Marzo ad andare fino in fondo. Davanti alla Intendencia Judicial il leader verde si e' difeso disconoscendo tale autorita' e, sicuro di una piena assoluzione, facendo pronto ricorso in giudizio di fronte alle autorita' municipali.

ARGENTINA - Quattro bambini sono morti per fame nella provincia settentrionale argentina di Tucumán, dove la gravità della crisi sociale ed economica che affligge il Paese sudamericano assume col passare dei giorni dimensioni sempre più drammatiche. L’Hospital de Niños, la struttura sanitaria dove si sono verificati i decessi, è praticamente al collasso di fronte alla crescente domanda di assistenza da parte delle fasce sociali meno abbienti. Secondo dati forniti dal locale ministero della pubblica sanità, sono 38mila le famiglie costrette a vivere in condizioni critiche perché afflitte da povertà e da estrema indigenza. Ma a detta del responsabile dell’organismo, Enrique Zamudio, nel caso dei piccoli uccisi dalla malnutrizione la responsabilità sarebbe dei genitori. "Sono stati negligenti perché non si sono rivolti subito ai centri sanitari della zona", ha asserito il funzionario. Sta di fatto che l’Argentina sta pesantemente pagando le conseguenze di una crisi che ha portato l’intero Paese sull’orlo della bancarotta. Con l’inflazione passata da zero al 50 per cento dall’inizio dell'anno a oggi, il 53 per cento della popolazione al di sotto della soglia della povertà (9 milioni gli indigenti), la costante riduzione degli stipendi e la sostanziale perdita del potere d’acquisto, si profila ora la possibilità che il Fondo monetario internazionale (Fmi) faccia pressioni per imporre un aumento tra il 20 e il 30 per cento delle tariffe pubbliche e dei combustibili

BOLIVIA -Lo scorso anno toccò al leader dei ‘cocaleros’ (produttori di coca) del Chapare, Evo Morales Ayma, essere estromesso dal Congresso di La Paz e ora sembra essere arrivato il turno di ‘El Mallku’ (capo tradizionale). Il leader indigeno aymara, Felipe Quispe, deputato del ‘Movimento indigeno Pachacuti’ (Mip) - nonché segretario della Confederazione sindacale unica dei lavoratori agricoli boliviani - rischia infatti di perdere l’immunità parlamentare per essere sottoposto a processo con l’accusa di ‘sollevazione armata’. "Non ho paura di andare in carcere – ha asserito ‘El Mallku’ nel corso di una conferenza stampa – i poveri sembrano essere destinati sempre a finire in una cella. Ma io non fuggirò davanti al giudice che mi vuole processare che comunque dovrà spiegare perché ha fatto questo ai campesinos". Al fianco di Quispe si è apertamente schierato Morales, dirigente del ‘Movimento al socialismo’, con tutto il suo movimento

AFGHANISTAN - Le Nazioni Unite hanno condannato oggi l'intervento della polizia afghana contro manifestazioni di studenti a Kabul, conclusosi con la morte di almeno due giovani. Aprire il fuoco contro gli studenti non era in nessun caso giustificato da considerazione ne' di legittima difesa da parte della polizia ne' di ordine pubblico, ha detto il portavoce dell'Onu de Almeida da Silva in una conferenza stampa a Kabul. Da Silva ha auspicato che le autorita' aprano un'inchiesta ufficiale e prendano le sanzioni appropriate nei riguardi dei responsabili. Ieri il presidente Karzai ha espresso tristezza per l'accaduto, ha criticato la polizia e chiesto di aprire un'inchiesta. Anche l'organizzazione umanitaria Human Rights Watch ha condannato le violenze della polizia. La polizia afghana ha aperto il fuoco lunedi' sera e martedi' mattina su migliaia di studenti che manifestavano per avere migliori condizioni di studio. Secondo un rappresentante degli studenti, almeno sei giovani sono stati uccisi. Oggi intanto nel campus dell'Universita' e' tornata la calma e sono cessati gli assembramenti di studenti.

ITALIA

MILANO - Nuovi stop giudiziari, tra le proteste del Polo, al reato di «permanenza clandestina in Italia» introdotto dalla Bossi-Fini. Dopo il ricorso in Cassazione del procuratore di Bologna, ieri un pm di Milano ha scagionato due immigrati perché troppo poveri per poter rispettare la legge. E a Torino un giudice ha impugnato il reato davanti alla Corte costituzionale. I nuovi casi, come già a Bologna, riguardano l’articolo 14/5 della Bossi-Fini, che punisce con la condanna da sei mesi a un anno l’immigrato che non rispetta «senza giustificato motivo» l’ordine del questore di lasciare l’Italia «entro 5 giorni». A Milano, ieri, la norma è stata bocciata per la terza volta in 7 giorni. Il pm Giovanni Rollero ha rimesso in libertà un ucraino e un romeno per la loro «assoluta indigenza», documentata tra l’altro dalle tessere per la mensa dei poveri: non avere i soldi per il viaggio è un «giustificato motivo» per escludere il reato. Di qui il no alla convalida dei due arresti nel rito direttissimo. A Torino il giudice Paolo Gallo ha scarcerato due immigrati e sollevato una questione di incostituzionalità: l’arresto in flagranza dovrebbe colpire una «spiccatissima pericolosità sociale», mentre il nuovo reato è «di modesta entità». Una «contravvenzione» con limiti di pena che non consentono la custodia in carcere, per cui «l’arresto di polizia è destinato per sua natura a sfociare nell’immediata liberazione».

Intanto un' altra imbarcazione con a bordo un centinaio di migrati e' stata intercettata dalla guardia di finanza vicino Lampedusa.

Termini Imerese - Una ventina di operai di una azienda dell'indotto Fiat di Carini, un paese a una ventina di chilometri da Palermo, ha occupato da poco piu' di due ore i binari della stazione del paese. Ieri mattina, gli stessi operai, avevano bloccato per diverse ore l'autostrada Palermo-Trapani.