apre paoletta e marina.

GR ORE 9.30

Esteri

Palestina

Ed è in epiusodio minori che tutta la crudeltà di un esercito invasore si mostra intera: Decine di manovali palestinesi sono stati umiliati all'inizio della settimana al posto di blocco di Tarkumya (Hebron) quando una donna soldato incaricata della loro ispezione ha requisito il cibo che avevano con se' e lo ha poi gettato in bocca a cani che erano nelle vicinanze. Lo ha riferito il quotidiano palestinese al-Ayam. Una alta fonte militare israeliana ha replicato invece che l'episodio e' scaturito da un malinteso dovuto a misure precauzionali di igiene. Secondo al-Ayam, la militare israeliana ha ispezionato le borse dei manovali palestinesi diretti in Israele e ha sistematicamente requisito i loro pasti per gettarli nei rifiuti. Malgrado il sentimento di oltraggio, aggiunge al-Ayam, i manovali si sono astenuti dal protestare nel timore di perdere una giornata lavorativa, per loro preziosa. La fonte militare israeliana ha in seguito spiegato all'Ansa che per ragioni di sanita' i soldati hanno ordine di impedire la introduzione in Israele di prodotti alimentari originari dalla Cisgiordania e quindi non sottoposti ai severi controlli alimentari israeliani. Questi ordini riguardano solo grandi quantita' di cibo e non il pranzo consumato da ciascun manovale ha aggiunto la fonte, secondo cui in quel posto di blocco i soldati stessi regalano talvolta ai palestinesi le loro razioni militari in eccedenza

11 settembre

Terza udienza oggi ad amburgo al processo contro Mounir El Motassadek. Il ragazzo, 28 anni, ha negato ogni implicazione con gli attacchi dell'11 settembre, per i quali viene processsato. L'accusa. lo ricordiamo, si basa sulle sue frequentazioni con Moamedh Atta, considerato uno degli attentatori. Proprio sulla figura di Atta si sono concentrate fino ad ogi le due udienze: Atta, risponde Moussadek, non ha mai dato segni di studiare o prepoarare attentati, al massimo aveva parlato di boicottaggio dei prodotti americani. La figura che emerge è ben diversa da quella disegnata dalle autorità americane: ragazzi migrati per ragioni dfi studio, che lavorano, si sposano, discutono tra loro. Il prcesso riprende oggi, ma probabilmente non sio concluderà prima del prossimo gennaio. Sono difatti in previsione almeno 160 udienze.

Alca

E' partita la marcia dei contadini e degli indigeni che in Ecuador si oppongono all Area di libero commercio delle Americhe (Alca). Si tratta del progetto economico fortemente voluto dal presidente statunitense George W. Bush, che se andasse in porto garantirebbe agli Usa il controllo di un territorio che va dall Artico all Antartico e il libero accesso per i loro prodotti, servizi, tecnologie e capitali. 'Campesinos' e 'indios' hanno iniziato ieri un lungo percorso che li porterà alle regioni agricole fino alla capitale ecuadoriana Quito. La manifestazione, organizzata dalla Confederazione delle nazionalità indigene (Conaie) e dalla Federazione nazionale delle organizzazioni contadine, indigene e negre (Fenocin), si concluderà domani a Quito, dove il prossimo 1 novembre si aprirà la VII riunione ministeriale dell Alca. La capitale ecuadoriana è già da alcuni giorni sede di iniziative, volte ad analizzare le possibili conseguenze del progetto statunitense, organizzate da quelle associazioni, universit? organizzazioni che vi si oppongono. Le comunit?gricole e indigene da tempo hanno lanciato l'allarme sui rischi che l'Alca comporta per l'intero settore agricolo dell'Ecuador e degli altri Paesi latinoamericani. La piccola e media impresa, privata anche degli scarsi sostegni forniti dallo Stato, sarebbe spazzata via dalle multinazionali statunitensi dell'agricoltura nel giro di poco tempo. Ma le organizzazioni indigene dipingono uno scenario dalle tinte fosche, in cui alle ripercussioni sul settore agricolo si uniscono effetti ancora più deleteri: migrazione forzata, rafforzamento della dipendenza economica, culturale e tecnologica e distruzione dell ambiente. "Un progetto devastante ha dichiarato recentemente il presidente della Fenocin, Pedro de la Cruz che minaccia palesemente la sopravvivenza dei Paesi poveri. La crisi nel neoliberismo, assieme alle mobilitazioni sociali ha aggiunto hanno disegnato un quadro di instabilit? crescente ingovernabilità che ha costretto gli Usa a lanciare una sorta di controffensiva attraverso l imposizione di progetti nefasti come l Alca

Italia

Fiat Proseguono le mobilirtazioni degli operai fiat contro il piano dei licenziamenti . Dopo lo sciopero di ieri a Termini Imerese, è oggi la volta di Milano, con l'alfa di arese che scende in piazza alle ora 10, e di torno, dove sciopereranno gli operai di Mirafiori, per 4 ore, con una manifestazione dei sindacati confederali.

GR ORE 13.00

Firenze

(audio) Si è concluso da poco il diibattito alla camera, aperto con la relazione di Pisanu. Non c'è stata, da parte del goevrno, la richiesta esplicita di annullare l'incontro europeo di Firenze, ma l'accento è stato posto, come avete sentito, sulla doppia anima del movimento, ribadendo ancora una volta la presenza di violenti. Un lungo elenco di buoni e cattivi, compreso il numero delle loro presenze, e il grado della loro pericolosità. Di fronte a questo, insiste pisanu, sono gli enti locali (in priomo luogo sindaco e presidente di regione) a dover dire al parlamento se sono sicuri di voler far svolgere ugualmente l'incontro. Ma a fronte di un si, la risposta delle forze del'ordine sarà prorzionale agli atti che saranno commessi. (audio) Un mettere le mani avnti, come ricordato da alcunui, che potrebbe essere il preludio ad un'altra genova, col governo che si crea alibi in anticipo scaricando tutte le responsabilità su movimento e enti locali. Ma le repliche, sia da destra, sia da sinistra, non sono state di tono diverso. Preoccupazione e richiesta di isolare le frange violenze sono state fatte anche da esponenti dei ds, della margherita e dei socialisti. Solo graziella mascia, di rifondazione, ha criticato aspramente questa impostazione, ricordando come non si a compito del governo, nè di chicchessia, stlare elenchi. Sull'inopportunità di chierdere al parlamento indicazioni sulle misure da adottare si sono però pronunciati quasi tutti, sottolienando come al parlamento spetti un ruolo politico e non poliziesco. Non c'è stata replica conclusiva di Pisanu, che ha lasciato in sospeso ogni decisione su Firenze. La parola adesso torna a sindaco e regione, che hanno però già fatto sapere che non vieteranno la manifestazione.

Fiat

In attesa della mobilitazione nazionale del 15 novembre che vedrà tutto il comparto dei metalmeccanici scioperare a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici della Fiat e del suo indotto, sono già riprese le mobilitazioni articolate da scioperi di quattro ore decisi autonomamente dai singoli stabilimenti. Oggi sarà la volta degli stabilimenti di Torino e dell'Alfa di Arese di Milano. A Milano il concentramento sindacale è previsto a p.zza della scala sotto il Comune; successivamente i lavoratori e le lavoratrici dello Slai cobas di Arese intendono dar vita a manifestazioni e presidi sotto tutte le banche interessate alla vicenda Fiat. A Torino già fin dalle 8 di questa mattinata è iniziato il presidio dei lavoratori/trici dell'indotto Fiat al Lingotto che terminerà questa sera alle 20. Son previsti due cortei in partenza da Mirafiori: il primo vede già la presenza di circa 5.000 lavoratori/trici mentre il secondo prenderà corpo nel pomeriggio a ridosso del secondo turno di lavoro. Fin da stamane lo sciopero della Fiat ha coinvolto circa il 70% della fabbrica. Un folto gruppo di lavoratori dell' Alfa Romeo di Arese (un migliaio secondo i sindacati), hanno dato avvio ad una manifestazione nella centralissima piazza della Scala, per poi raggrupparsi di fronte a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. La manifestazione, che si e' formata con circa un'ora di ritardo rispetto a quanto programmato, e' organizzata dai sindacati di base Slai Cobas e Flm Uniti-Cub e dai sindacati confederali di categoria contro la chiusura dello stabilimento di Arese e la cassa integrazione a zero ore

I lavoratori hanno attuato un presidio davanti alla sede del Comune contestando completamente la politica del sindaco Albertini e chiedendo la convocazione immediata di un Consiglio comunale aperto. Secondo i sindacati, la scelta dell' amministrazione milanese e' evidente e assurda e' stata definita l' ipotesi di ricollocare i lavoratori come ausiliari della sosta o infermieri. Al momento, una delegazione e' salita per un incontro con il Comune mentre i manifestanti si stanno dirigendo verso la Metropolitana per ritornare al lavoro. Infatti, per permettere il corteo, oggi e' stato proclamato uno sciopero di tre ore dalle 9.14 alle 12.15 nello stabilimento di Arese ma, a causa di alcuni incidenti sulla Varesina e sulle autostrade in direzione di Milano, i pullman sono arrivati in ritardo e cosi' gli operai hanno annullato la prevista chiusura del corteo davanti al Tribunale.

Esteri

Palestina

Il nuovo governo palestinese viene oggi presentato dal presidente Yasser Arafat ai membri del Consiglio legislativo palestinese radunati nel suo quartier generale di Ramallah. Prima del voto di fiducia, Arafat si accinge a pronunciare un discorso programmatico. I lavori vengono seguiti in video conferenza da una decina di deputati costretti a restare a Gaza, dopo che Israele ha negato loro il permesso di raggiungere Ramallah. Con i deputati di gaza e dalla Cisgiroidania costretti a restare a Gaza, dopo che Israele ha negato loro il permesso di raggiungere Ramallah e collegati tra loro in videoconferenza, a Ramallah la seduta del Consiglio Legislativo Palestinese si e' aperta oggi all'insegna dell'annuncio del rimodellato esecutivo dell'Anp da parte di Yasser Arafat, ridotto nell'organico da 21 a diciannove ministri e con quattro volti nuovi nelle proprie file. Il precedente gabinetto si era dimesso in settembre per evitare un voto di sfiducia, pesantissimo in ternini di immagine prima ancora che politici, e quello che gli e' succeduto dovra' adesso ottenere l'apprivazione del Parlamento palestinese. Anomale le modalita' della seduta del Consiglio Legislativo, che i parlamentari dell'Autorita' Nazionale Palestinese hanno deciso di tenere comunque, dopo che nei giorni scorsi le autorita' ebraiche avevano vietato a tredici di loro di lasciare Gaza per potersi recare a Ramallah, ove si sarebbero tutti dovuti riunire. Sul tappeto c'e' l'approvazione del nuovo esecutivo autonomo di Arafat, ridotto da 21 a diciannove componenti e con quattro volti nuovi: primi passi verso quelle riforme istituzionali complessive dall'apparato dell'Anp per cui forti pressioni sono da tempo esercitate a livello interno non meno che internazionale. Un mese fa il precedente governo palestinese si era dovuto dimettere per sfuggire a un voto di sfiducia da parte del Consiglio che avrebbe avuto effetti devastanti, prima di tutto sul piano dell'immagine oltre che politico. Tendo una mano di riconciliazione agli israeliani al fine di riprendere il processo di pace lanciato a Madrid nel 1991, ha detto oggi il presidente Yasser Arafat nel discorso programmatico con cui ha presentato il suo nuovo governo. Nel lungo discorso Arafat ha ripetuto la propria condanna al terrorismo e alla uccisione di civili, siano essi palestinesi o israeliani Il nuovo governo, ha aggiunto Arafat, avra' 19 ministri. Il loro obiettivo sara' di garantire l'unita' nazionale nel contesto della Autorita' nazionale palestinese, mettere fine alla occupazione militare israeliana e dar vita allo stato palestinese indipendente, con Gerusalemme est per capitale. Il governo dovra' inoltre lottare per il congelamento degli insediamenti ebraici e per por fine alle sofferenze del popolo palestinese. Arafat ha auspicato un energico intervento diplomatico da parte degli Stati Uniti, della Unione Europea e della Russia nei confronti di Israele, per obbligarlo a rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite. Ai lavori del Consiglio legislativo palestinese assistono l'inviato speciale della Unione Europea, Miguel Angel Moratinos, nonche' numerosi rappresentanti del corpo diplomatico.

Russia

Il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un vertice sulla sicurezza nazionale al Cremlino. Alla riunione erano presenti i ministri dell'interno, degli esteri, della difesa, il capo dei servizi segreti (Fsb), capo dello stato maggiore e il procuratore generale della repubblica, il presidente della corte suprema, il capo della polizia fiscale e il direttore del servizio federale per la sicurezza finanziaria. Lo rende noto l'ufficio stampa della presidenza.

La torture, les viols ou les "disparitions" sont monnaie courante en Russie, "pays sans véritable justice" en dépit des lois existantes, dénonce Amnesty International dans un rapport publié mardi, quelques jours après la prise d'otages par un commando tchétchène à Moscou.La publication de ce rapport, rédigé en juin dernier, coïncide avec le lancement d'une campagne en Russie, baptisée "Justice pour tous", qui s'efforcera de "souligner le fossé séparant la protection théorique des droits fondamentaux et la réalité", selon un communiqué de l'organisation de défense des droits de l'Homme.Dans son rapport de 125 pages, intitulée "La Russie, un pays sans véritable justice", Amnesty revient sur ce point qu'elle juge essentiel. "Les pouvoirs publics doivent signifier clairement aux membres des organes d'application des lois et des forces de sécurité qu'ils doivent respecter les droits humains en toutes circonstances, et que tous ceux qui manqueront à ce principe devront répondre de leurs actes devant un tribunal", écrit Amnesty.Or, on est loin du compte dans un pays où "la torture et les mauvais traitements sont largement utilisés par les responsables de l'application des lois", y compris à l'égard des femmes, selon Amnesty.L'organisation cite plusieurs méthodes de torture, dont celle connue sous le nom de "slonik" (l'éléphant) qui consiste à asphyxier la victime avec un masque à gaz soudain coupé de toute alimentation en air, ou encore celle de la "lastotchka" (l'hirondelle) qui consiste à attacher les mains de la victime derrière son dos avec des menottes et à la suspendre ainsi par les bras.Près d'un million d'hommes, de femmes et d'enfants sont incarcérés en Russie, selon Amnesty. Parmi eux, près de 200.000 attendent d'être jugés. Or, souligne l'ONG, "la plupart des personnes en détention provisoire vivent dans des conditions qui constituent une peine ou un traitement cruel, inhumain et dégradant".Les femmes et les enfants n'échappent pas à ces mauvais traitements. Les femmes arrêtées par la police sont "fréquemment torturées et notamment violées", et les enfants "souvent privés des garanties les plus élémentaires".En Russie, relève ce rapport, "les mineurs sont fréquemment privés de leur liberté pendant des mois, voire des années, en attendant d'être jugés". Le ministère russe de la Justice a reconnu l'incarcération de plus de 17.000 mineurs, selon ce rapport.Les minorités ethniques, et particulièrement les Tchétchènes, sont la plupart du temps considérés par les forces de sécurité comme "des terroristes, des trafiquants de drogue ou plus généralement des criminels", souligne Amnesty, qui consacre également un long développement sur les violations des droits de l'homme en Tchétchénie.Les forces russes, "sur la base de renseignements dignes de foi et qui se recoupent, seraient notamment responsables de +disparitions+, d'exécutions extrajudiciaires, de viols et d'autres actes de torture" en Tchétchénie.Amnesty fait d'autre part état de violations des droits de l'Homme par les forces tchétchènes dont certaines, par exemple, "ne font rien pour protéger la population civile" lorsqu'elles opérent en zones urbaines.Amnesty reconnaît la difficulté de vérifier l'ensemble des informations en provenance de la Tchétchénie en raison du "blackout" imposé par les autorités russes, mais affirme néanmoins avoir disposé de suffisamment d'informations dignes de foi pour ce rapport.Ce dernier propose plusieurs recommandations aux autorités russes à commencer par la mise en oeuvre d'une "réelle volonté politique de promouvoir et faire respecter les droits fondamentaux".Amnesty International lance également un appel à la communauté internationale "à condamner les atteintes aux droits humains commis par les forces russes et tchétchènes en Tchétchénie".

11 settembre

Terza udienza oggi ad amburgo al processo contro Mounir El Motassadek. Il ragazzo, 28 anni, ha negato ogni implicazione con gli attacchi dell'11 settembre, per i quali viene processsato. L'accusa. lo ricordiamo, si basa sulle sue frequentazioni con Moamedh Atta, considerato uno degli attentatori. Proprio sulla figura di Atta si sono concentrate fino ad ogi le due udienze: Atta, risponde Moussadek, non ha mai dato segni di studiare o prepoarare attentati, al massimo aveva parlato di boicottaggio dei prodotti americani. La figura che emerge è ben diversa da quella disegnata dalle autorità americane: ragazzi migrati per ragioni dfi studio, che lavorano, si sposano, discutono tra loro. Il prcesso riprende oggi, ma probabilmente non sio concluderà prima del prossimo gennaio. Sono difatti in previsione almeno 160 udienze.

venezuela

L intenzione di continuare ad esplorare la possibilit?i un dialogo per promuovere gli accordi tra governo e opposizione ?tata ribadita ieri da C?r Gaviria, segretario generale dell Organizzazione degli Stati americani (Osa), al termine di un incontro con il presidente del Venezuela Hugo Ch?z a Caracas. Si tratta del primo colloquio con il capo di Stato del Paese sudamericano nell ambito della visita di Gaviria in Venezuela, la terza in sei mesi, gi?efinita da quotidiani locali vicini all opposizione una missione impossibile . Da parte sua, il ministro degli esteri Roy Chaderton, presente alla riunione, l'ha definita produttiva ed ha confermato che ?tata manifestata la volont?i arrivare ad un accordo con l opposizione democratica . Il vicepresidente del Venezuela, Jos?icente Rangel, ha aggiunto che, durante il colloquio con il segretario generale dell Osa, si ?iscusso dell elaborazione di un agenda aperta che preveda la discussione di alcune leggi. Iniziata domenica scorsa, la missione di Gaviria in Venezuela ha soprattutto lo scopo di trovare una soluzione alla crisi politico-sociale in corso nel Paese sudamericano, dove la scorsa settimana alcuni generali si sono ribellati al presidente Chavez.

GR ORE 19.30

ITALIA

Firenze

(audio) Si è concluso da poco il dibattito alla camera, aperto con la relazione di Pisanu. Non c'è stata, da parte del goevrno, la richiesta esplicita di annullare l'incontro europeo di Firenze, ma l'accento è stato posto, come avete sentito, sulla doppia anima del movimento, ribadendo ancora una volta la presenza di violenti. Un lungo elenco di buoni e cattivi, compreso il numero delle loro presenze, e il grado della loro pericolosità. Di fronte a questo, insiste pisanu, sono gli enti locali (in priomo luogo sindaco e presidente di regione) a dover dire al parlamento se sono sicuri di voler far svolgere ugualmente l'incontro. Ma a fronte di un si, la risposta delle forze del'ordine sarà prorzionale agli atti che saranno commessi. (audio) Un mettere le mani avnti, come ricordato da alcunui, che potrebbe essere il preludio ad un'altra genova, col governo che si crea alibi in anticipo scaricando tutte le responsabilità su movimento e enti locali. Ma le repliche, sia da destra, sia da sinistra, non sono state di tono diverso. Preoccupazione e richiesta di isolare le frange violenze sono state fatte anche da esponenti dei ds, della margherita e dei socialisti. Solo graziella mascia, di rifondazione, ha criticato aspramente questa impostazione, ricordando come non si a compito del governo, nè di chicchessia, stlare elenchi. Sull'inopportunità di chierdere al parlamento indicazioni sulle misure da adottare si sono però pronunciati quasi tutti, sottolienando come al parlamento spetti un ruolo politico e non poliziesco. Non c'è stata replica conclusiva di Pisanu, che ha lasciato in sospeso ogni decisione su Firenze. La parola adesso torna a sindaco e regione, che hanno però già fatto sapere che non vieteranno la manifestazione.

Fiat

Oggi, durante le quattro ore di sciopero del comparto FIAT, i lavoratori dell’Alfa Romeo hanno sfilatota Milano. Il corteo (tra le 500 e le 1.000 persone) è terminato in Piazza della Scala, sotto Palazzo Marino. Alla manifestazione hanno partecipato anche i lavoratori di Banca Intesa (che ha previsto 9.000 esuberi). A Novembre ci sarà lo sciopero generale dei metalmeccanici. In attesa della mobilitazione nazionale del 15 novembre che vedrà tutto il comparto dei metalmeccanici scioperare a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici della Fiat e del suo indotto, sono già riprese le mobilitazioni articolate da scioperi di quattro ore decisi autonomamente dai singoli stabilimenti. Oggi è stata la volta degli stabilimenti di Torino e dell'Alfa di Arese di Milano. A Milano il concentramento sindacale stato a p.zza della scala sotto il Comune; successivamente i lavoratori e le lavoratrici dello Slai cobas di Arese intendono dar vita a manifestazioni e presidi sotto tutte le banche interessate alla vicenda Fiat. A Torino già fin dalle 8 di questa mattinata è iniziato il presidio dei lavoratori/trici dell'indotto Fiat al Lingotto che terminerà questa sera alle 20. Son previsti due cortei in partenza da Mirafiori: il primo vede già la presenza di circa 5.000 lavoratori/trici mentre il secondo prenderà corpo nel pomeriggio a ridosso del secondo turno di lavoro. Fin da stamane lo sciopero della Fiat ha coinvolto circa il 70% della fabbrica. Un folto gruppo di lavoratori dell' Alfa Romeo di Arese (un migliaio secondo i sindacati), hanno dato avvio ad una manifestazione nella centralissima piazza della Scala, per poi raggrupparsi di fronte a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. La manifestazione, che si e' formata con circa un'ora di ritardo rispetto a quanto programmato, e' organizzata dai sindacati di base Slai Cobas e Flm Uniti-Cub e dai sindacati confederali di categoria contro la chiusura dello stabilimento di Arese e la cassa integrazione a zero ore

I lavoratori hanno attuato un presidio davanti alla sede del Comune contestando completamente la politica del sindaco Albertini e chiedendo la convocazione immediata di un Consiglio comunale aperto. Secondo i sindacati, la scelta dell' amministrazione milanese e' evidente e assurda e' stata definita l' ipotesi di ricollocare i lavoratori come ausiliari della sosta o infermieri. Al momento, una delegazione e' salita per un incontro con il Comune mentre i manifestanti si stanno dirigendo verso la Metropolitana per ritornare al lavoro. Infatti, per permettere il corteo, oggi e' stato proclamato uno sciopero di tre ore dalle 9.14 alle 12.15 nello stabilimento di Arese ma, a causa di alcuni incidenti sulla Varesina e sulle autostrade in direzione di Milano, i pullman sono arrivati in ritardo e cosi' gli operai hanno annullato la prevista chiusura del corteo davanti al Tribunale.

ESTERI

Palestina

Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Yasser Arafat, ha presentato stamani a Ramallah, in Cisgiordania, il proprio nuovo esecutivo, che dovrebbe restare in carica fino alle elezioni del 20 gennaio prossimo. Con 56 voti a favore, 18 contrari e 5 astensioni, il Consiglio legislativo palestinese (Clp, parlamento) ha espresso poco fa la propria fiducia al nuovo governo presentato dal presidente dell Autorit࠮azionale palestinese (Anp) Yasser Arafat, in una riunione a Ramallah, in Cisgiordania. Con questo atto formale prende vita l esecutivo di transizione nominato dal leader dell Anp in vista delle elezioni previste a gennaio. Anche il governo precedente aveva avuto vita breve: nominato nel mese di giugno dallo stesso Arafat, si era poi dimesso l 11 di settembre per divergenze interne, evitando per poco la sfiducia in Parlamento. E’ la democrazia palestinese ha commentato il presidente dell Anp – che ha permesso a tutti di esprimersi. Tutti noi siamo con il popolo palestinese e con le nazioni arabe . Tra i deputati palestinesi contrari all esecutivo approvato oggi, c 蠡nche Hanan Ashrawi, la parlamentare da tempo attiva soprattutto sul fronte della lotta per i diritti civili. Stamattina, parlando ai giornalisti, ha detto di non vedere significative novita nel governo e, perciò si ritenere che non sarà in grado di far fronte agli inquietanti scenari che un attacco contro l Iraq potrebbe comportare anche per i palestinesi. Centinaia di detenuti palestinesi hanno lanciato un’azione di protesta nella prigione di Ketziot, dopo frequenti scontri con le mpresil’ carcerarie. In uno di questi scontri l’altra settimana sono andate a fuoco numerose tende e 14 prigionieri e due secondini sono rimasti feriti. Sia gli attivisti per i diritti umani che fonti militari credono che la tensione all’interno del carcere e’ in crescita e potra’ condurre ad una vera e propria rivolta. A Ketziot sono detenuti 1000 prigionieri, l’80% dei quali in detenzione amministrativa, senza processo. La struttura nel deserto del Negev ha riaperto ad Aprile per assorbire i palestinesi arrestati con l’operazione “scudo difensivo”. I detenuti si lamentano da tempo per le dure condizioni che vivono e per il trattamento a cui sono sottoposti: la prigione e’ estremamente sovraffollata, non ci sono acqua calda e una regolare fornitura di elettricita’ e alle famiglie non sono permesse visite. Inoltre i detenuti si lamentano per le procedure di detenzione amministrativa. In molti casi ai prigionieri viene detto all’ultimo momento, prima della fine della detenzione, che invece questa si protrarra’ ancora. Lo scontro dell’altra settimana e’ scoppiato dopo la decisione di trasferire tre detenuti da Ketziot a Nafha. Il portavoce dell’esercito ha detto che i detenuti hanno cominciato a ribellarsi e a dare fuoco alle tende e che i poliziotti li hanno dispersi con gas e granate stordenti. I detenuti dicono invece che i tre che rifiutavano il trasferimento a Nafha hanno cambiato idea quando hanno visto la polizia che si preparava a reprimere la protesta. Ma le mpresil’ carcerarie hanno ordinato ugualmente ai soldati di sparare i gas e le granate contro i detenuti. Per questo le tende hanno preso fuoco, mettendo in pericolo la loro vita. I prigionieri hanno poi chiamato con un cellulare l’avvocata Tamar Peleg che rappresenta molti di loro, per dirle che avrebbero iniziato una protesta pacifica contro il comportamento delle mpresil’ ma il comandante della progione, colonnello Yuri li ha minacciati, dicendo che avrebbe fatto aprire il fuoco, anche in caso di protesta non-violenta. I palestinesi, con una lettera distribuita dall’organizzazione palestinese per i diritti umani Addamir, chiedono una commissione d’inchiesta esterna per prendere in esame gli avvenimenti nella prigione e come protesta si rifiutano di ricostruire la parte in cui sono andate a fuoco le tende. Le associazioni per i diritti umani hanno chiesto ieri all’IDF di permettere una loro visita urgente nel carcere per prendere atto della situazione.

Russia

Il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un vertice sulla sicurezza nazionale al Cremlino. Alla riunione erano presenti i ministri dell'interno, degli esteri, della difesa, il capo dei servizi segreti (Fsb), capo dello stato maggiore e il procuratore generale della repubblica, il presidente della corte suprema, il capo della polizia fiscale e il direttore del servizio federale per la sicurezza finanziaria. Lo rende noto l'ufficio stampa della presidenza. Sarebbero morti per ferite d'arma da fuoco 45 persone: 41 sono guerriglieri ceceni, due ostaggi e una donna che aveva cercato di infiltrarsi nell'edificio dopo il sequestro. Lo ha detto il procuratore di Mosca che conduce le indagini. Oggi hanno lasciato gli ospedali 333 persone. Restano ricoverati 311 ostaggi di cui 16 versano in gravi condizioni. Secondo il maggior esperto giapponese di gas, le truppe speciali avrebbero usato il gas 'Bz', vietato dai trattati internazionali e non una sostanza impiegata nelle anestesie come vogliono far credere le autorita' russe o un composto di eroina, morfina e cocaina, come ha detto il Pentagono. Il gas 'Bz, ha precisato Tsuneiishi, agisce sui muscoli e fa perdere completamente la conoscenza, producendo anche effetti collaterali di allucinazioni. Negli anni '60 fu prodotto e immagazzinato dalle forze armate americane ma fu poi dismesso negli anni '80 e messo al bando dai trattati internazionali. Oggi il presidente Putin ha incaricato i vertici della sicurezza, riuniti al Cremlino, di preparare una bozza di una 'nuova dottrina della sicurezza nazionale' con la creazione di un ministero degli interni in Cecenia. Deciso il ritiro di 12 mila poliziotti russi, che saranno sostituiti da poliziotti locali. Poi sara' indetto un referendum che approvi la nuova costituzione prima di elezioni presidenziali. Intanto a Grozny la guerriglia cecena ha abbattuto un elicotterorusso sopra l'aeroporto di Khankala.

‘’’ Cecenia ‘’’ Nell’elicottero militare russo abbattuto oggi dalla guerriglia cecena vicino a Grozny si trovavano quattro persone, tutte morte nell’esplosione. Lo ha riferito il generale Stanislav Kavun. Sempre con un missile a spalla a Khankala – come oggi – nell’agosto scorso era stato abbattuto dalla guerriglia un elicottero da trasporto Mi-26 su cui viaggiavano 119 persone morte nell’esplosione avvenuta dopo l’impatto al suolo. Il 18 ottobre scorso fu colpito un altro elicottero Mi-8, 3 i morti.

GLI APPROFONDIMENTI DEL MARTEDI

Iran

Torniamo a parlare di Iran. La Resistenza iraniana – soprattutto per voce della Commissione delle Donne e delle Associazioni di donne iraniane – continua a richiamare l’attenzione delle autorità internazionali e delle associazioni dei diritti umani in tutto il mondo sulle pesanti ed incessanti violazioni dei diritti umani da parte del regime iraniano. Dall’inizio di quest’anno ci sono state nel paese più di 300 esecuzioni capitali. La maggior parte delle vittime sono donne e giovani: durante i cinque anni del governo di Katami, 25 persone – di cui 17 donne - sono state condannate alla pena della lapidazione, e ancora 4 donne sono detenute in attesa della lapidazione. Le pene disumane, come l’amputazione degli organi genitali, l’escavazione degli occhi, le fustigazioni, le impiccagioni, sono ormai una consuetudine. Nelle scorse settimane, attraverso l’Associazione delle Donne Democratiche iraniane, in Italia, così come in altri paesi d’Europa, è girato un appello urgente, per il rispetto dei diritti umani in Iran e perché la loro violazione venga riconosciuta dall’Assemblea Generale dell’Onu. Il 21 ottobre su questo doveva esprimersi la Commissione dell’UE, e una sua eventuale condanna poteva rappresentare, se non altro a livello simbolico, un incentivo a che l’Onu si assumesse la stessa responsabilità. Sentiamo una donna dell’Associazione delle Donne democratiche iraniane in Italia (audio)

Proposta di legge sulla riapertura delle case chiuse

Il 25 ottobre e’ stato rinviato a prossima data il dibattito parlamentare sul disegno di legge che vorrebbe istituire le casette chiuse. Il testo base, fortemente voluto dalla Lega e sposato da An, prevede il divieto di esercitare la prostituzione nelle strade e la legalizzazione della professione in case private (già ribattezzate «casette chiuse»), con obbligo di controlli sanitari periodici per chi si prostituisce. Questa proposta di legge modificherebbe la famosa legge merlin, del 1950, che per la prima volta ha stabilito che prostituirsi non we’ reato, istituendo come reato invece lo sfruttamento della prostituzione. Ed ha sancito la chiusura delle case chiuse. A questo proposito abbiamo sentito Carmen bertolazzi (ARCI, Ora d’aria)

Somalia

La sera di giovedi 25 ottobre è stata uccisa a Nairobi Starlin Arush, dal 1995 rappresentante del COSV in Somalia. Uccisa da 4 uomini armati che l'hanno seguita in auto fino a casa, hanno immobilizzato i due guardiani, ferito l'autista ed ucciso lei con un solo colpo, portandole via la borsetta. La polizia ha archiviato il caso come aggressione a scopo di rapina, ma ci sono vari dubbi sulla dinamica dell'accaduto ed i familiari e quanti la conoscevano bene propendono più per l'ipotesi che sia stata deliberatamente uccisa per le sue posizioni contrarie alla guerra fra clan in Somalia, per la sua visione di una democrazia e di una società civile anche in Somalia, e per la sua recente e determinata opposizione all'organizzazione su base clanica della conferenza di pace sulla Somalia organizzata in questi giorni a Eldoret, in Kenya. Starlin aveva 44 anni, aveva vissuto a Torino dall’infanzia al ’92, quando era tornata in Somalia, dopo la guerra civile, “per fare qualcosa” con IIDA, un’organizzazione di donne fondata da intellettuali somale, fra cui sua sorella Halima. In Italia era stata attiva con le donne immigrate e con la Casa delle Donne. In Somalia, dal 1995 era la rappresentante del COSV, con cui lavorava a Merka, dove voleva realizzare un “laboratorio di democrazia applicata alla Somalia”. Era convinta che il guaio della Somalia erano le divisioni claniche, e se solo la gente avesse imparato a superarle, e ad organizzarsi secondo i propri interessi di contadini, artigiani e cittadini residenti, sarebbe stato più facile per i somali trovare modi diversi dalla violenza di risolvere i conflitti. E sarebbe stato più facile ridimensionare gli interessi dei signori della guerra, attuali capi della Somalia.

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