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Intervistator@:

Antonella Bonucci (in seguito interviene anche Giorgio Ferrari)

Data

17 marzo del 2006

Luogo

Intervistat@

Marina e Claudia

Luogo e data di nascita

53 anni e 44 anni

Professione

Rapporto con la radio o ruolo svolto

Marina: redattrice di LA MANDRAGOLA, SPECIALE DONNA e IL SUSSURRO DI CASSANDRA. Claudia: redattrice di IL SUSSURRO DI CASSANDRA

Periodo della militanza in radio

Marina dal 81 al 92, Claudia non ha mai fatto parte della redazione

Temi trattati

Annotazioni

A: Oggi è il 17 marzo del 2006, intervista a Claudia e a Marina. Innanzitutto volevo che vi presentaste dicendo come avete preso contatto con la radio, quali trasmissioni avete fatto, quanti anni avevate in quel periodo, che cosa facevate. Comincia…?

M.: Comincio io. Io ero entrata a far parte del comitato di redazione della radio nell’81. Il contatto con la radio era nato attraverso seguire le trasmissioni radiofonicamente e attraverso a alcune telefonate che venivano fatte in quegli anni tra il ’77, ’78, ’79 quando appunto il dibattito nasceva, erano gli anni in cui nasceva il dibattito sulle radio libere e radio onda rossa era insomma stata preferita da parte mia preferita a molte altre che in quell’epoca c’erano come per esempio Radio Città Futura che avevo all’inizio seguito perché mi sembrava una radio intanto più vicina alle mie posizioni politiche e anche una radio che dava maggior spazio poi a quelle che erano le opinioni degli ascoltatori senza operare censure sugli interventi che si facevano radiofonici. E quindi un bel giorno, tramite Lillo che a quei tempi era un compagno molto presente alla radio, era il presidente della radio, venimmo invitati a partecipare ad alcune riunioni della redazione per vedere se era possibile portare un contributo e collaborare. Infatti il primo periodo, diciamo, in radio fu caratterizzato da ‘sta presenza che si articolava in una presenza di turni al mixer, proposizione di GR perché intanto non c’era una struttura molto più organizzativa dal punto di vista delle trasmissioni, c’era una turnazione dei compagni GR, c’era una turnazione al mixer, e quindi i miei primi tre quattro anni alla radio sono stati caratterizzati da una presenza così… senza avere una trasmissione vera e propria ma cominciando a partecipare così… alle riunioni della radio, alle discussioni coi compagni e ‘sto contributo che appunto che se snodava soprattutto con questa turnazione, questi GR e di tanto in tanto magari qualche spazio di approfondimento maggiore.

A: Ma tu come hai preso contatto la prima volta con la radio, tu che facevi, stavi in qualche struttura, facevi qualche cosa, sono stati contatti personali…

M: Sì più personali, perché noi in quegli anni si stava a Magliana, c’era il collettivo di Magliana, quindi si stava lì a Magliana, si facevano iniziative nel quartiere, il lavoro politico diciamo…c’era l’autoriduzione, come in quegli anni poi in più posti politici, in più parti. Poi appunto…

A: Tu quanti anni avevi in quel periodo?

M: Io in quell’epoca c’avevo, famme fa’ mente locale, be’ erano già tanti allora, un ventotto, ventinove anni, e quindi il contatto vero e proprio con la radio, conosciuta appunto attraverso e il Collettivo di Magliana in cui sono stata dal ’79-’80 … e fu proprio il contatto diretto preso con Lillo che allora era un compagno che era molto presente in radio, il quale in seguito ad alcune telefonate e ad alcuni interventi invitò ad andare proprio in radio e a vede’ se c’era la possibilità anche di una collaborazione con la radio. Infatti nell’81 quando andai in radio si sospese un po’ il contatto con Magliana che continuava sì perché poi era la struttura che stava sul nostro territorio però il lavoro venne più che altro indirizzato verso la radio perché pure io me sentivo più spostata verso un lavoro di informazione, m’attirava molto un lavoro proprio teso all’informazione e quindi mi spostai più verso la radio.

A: Fu una scelta tua quindi, a prescindere dal collettivo fu una scelta tua personale…

M: Fu una scelta personale sì, fermo restando insomma che rimanevano contatti con Magliana perché era poi la struttura vicino casa, del territorio dove vivevo, però appunto diciamo che nel corso degli anni ‘sto rapporto co’ Magliana, il lavoro politico a Magliana va un po’ scemando a favore di una collaborazione più ampia con la radio.

A: Quindi tu nell’81 entri più o meno nella redazione.

M: Sì.

A: Che facevi?

M: Facevamo, facevo soprattutto insieme ad altre compagne, che allora partecipavano, dei GR e delle turnazioni al mixer, soprattutto era quello il primo impegno, dei turni al mixer e la preparazione di alcuni GR e qualche volta però, un po’ più sporadica, magari alcune trasmissioni più specifiche che in quel momento magari ti interessavano e entravi a collaborare col gruppo che in quel momento lavorava su quella cosa, su alcune trasmissioni. Però diciamo che, così, la prima vera trasmissione che ho curato insieme ad altre compagne è stata la trasmissione “Il sussurro di Cassandra” che è venuta però qualche anno più tardi.

A: Quando?

M: Bè, la trasmissione “Il sussurro di Cassandra” nasce nell’86 più o meno in concomitanza con i blocchi a Montalto, quindi ’86-’87. Fermo restando che negli anni compresi tra l’81 e l’86-’87 quando nasce Il sussurro di cassandra c’era stato da parte mia un impegno con altre trasmissioni che curava allora un gruppo di compagne diciamo che partecipavano alla radio prima di me … era appunto una trasmissione al femminile, allora si chiamava mi sembra “La mandragola” e prima della mandragola queste stesse compagne avevano curato poche trasmissioni specifiche per cui io cominciai…

A: Ci dici che intendi … erano situazioni particolari, quindi non una trasmissione che periodicamente…

M: No no, erano trasmissioni specifiche sul femminile, però che avevano una cadenza regolare, questa compagne settimanalmente curavano come gruppo di donne una trasmissione che in una prima fase non mi ricordo più come si chiamava, in una seconda fase era poi la mandragola, perché insieme a queste compagne c’era il collettivo La Mandragola che era collegato poi alle trasmissioni. E poi proprio in seguito al fatto che queste trasmissioni fatte da queste compagne, Emma, Paola, vennero a mancare alla radio in quanto ce furono… insomma dei punti di vista diversi sulla conduzione di questa trasmissione, queste compagne si allontanarono dalla radio e quindi diciamo così che la radio subì negli anni ’84-’85 un po’ un vuoto di presenza di compagne.

A: Mi puoi dire meglio… cioè questo collettivo quindi era un collettivo che già esisteva a prescindere dalla radio?

M: Dunque il collettivo della mandragola nasce da un gruppo di compagne che erano presenti in radio fin dalla fondazione, potrei dire, della radio; queste compagne nel corso del tempo poi avevano preso questo spazio per una trasmissione e quindi diciamo che il lavoro delle… il lavoro collettivo delle compagne e il lavoro della trasmissione erano un po’ parallele, procedevano parallelamente.

A: Quindi nasce prima l’impegno nella radio, e poi queste compagne che individualmente lavoravano nella radio trovano invece un momento di … coagulo, di…

M: Sì, che poi è un po’, come vedremo appresso più specificamente per quello che riguarda la nostra trasmissione è stato un po’ un percorso che ha anche caratterizzato “Il sussurro di Cassandra” ‘sta cosa, cioè nasce come spazio radiofonico, come trasmissione per poi diciamo così… allargarsi sia a un grande numero di compagne, sì perché il sussurro di Cassandra in quegli anni aggregò un bel gruppo di compagne, varie realtà, varie strutture girarono intorno a ‘sta trasmissione a costì poi un grosso collettivo e un coordinamento romano femminista.

A: Quindi questa mandragola comincia? … non subito, non subito nella radio.

M: Non subito, perché in radio diciamo che all’inizio questo nucleo di compagne che poi, diciamo, sfociò nella trasmissione “La mandragola” erano compagne che fin dall’inizio erano state presenti in radio che a un certo punto, diciamo così, del loro vissuto politico, si spostano … spostano la loro attenzione più sui temi della donna, sui temi del femminile. Chiaramente, un po’ come tutte le cose, nasce come spazio di donne che parlano del femminile e di cose di donne argomenti inerenti più diciamo la vita del genere femminile. Poi avanzando diciamo con la discussione ‘ste compagne si trovarono a voler affrontare una serie di tematiche, una serie di argomenti che esulassero pure dallo specifico femminile. È stato poi appunto un po’ il percorso che ha caratterizzato Cassandra, cioè uscire dallo specifico diciamo del collettivo de donne, del gruppo di compagne che si occupa delle cose che riguardano le donne per allarga’ lo sguardo su argomenti che non so’ specificamente inerenti insomma alle questioni femminili, ma volere volgere l’attenzione delle donne, il… l’analisi politica delle compagne anche su argomenti che non siano inerenti al femminile insomma.

A: Per esempio?

M: Per esempio, che dirti … la guerra…

A: Quindi era una trasmissione come si direbbe… come si diceva forse in quegli anni, complessiva; però… possiamo dire che c’era un’osservazione femminile…

M: Sì, perché poi, diciamo così, il grosso tema era questo, no? Diciamo che fino ad allora le trasmissioni delle donne, le trasmissioni condotte da compagne erano trasmissioni che si vedevano un po’ più relegate al tema femminile, cioè che ne so l’aborto, il divorzio, violenza sessuale, cioè temi che sembrava dovessero essere curati dalle donne. Le compagne, diciamo, partendo diciamo poi dall’analisi, dallo sviscera’ , dal parla’ de ‘sti temi hanno un po’ allargato lo sguardo, cioè perché devo rimane’ relegata a parla’ della violenza sessuale, dell’aborto, che ne so … dello stare a casa delle donne… voglio allunga’ lo sguardo anche… voglio mette’ bocca su cose che non so’ inerenti specificamente agli argomenti femminili. Anche perché poi diciamo così l’idea era che comunque sia il tema della guerra non po’ esse’ affrontato nella stessa maniera al maschile o al femminile. Comunque sia i vari argomenti dove è giusto che le donne intervengano avranno senz’altro un taglio diverso se analizzate da un compagno se analizzate da una compagna.

A: Quando vuoi intervenire Claudia, puoi intervenire in qualsiasi momento eh ovviamente; capisco che… tu per esempio quanti anni avevi all’epoca, eri più giovane?

C: Allora, io sono Claudia, e adesso ho 44 anni; quando … diciamo, il mio avvicinarmi alla radio ha un percorso diverso da quello che appunto raccontava adesso Marina. Io ho iniziato ad avere curiosità politica intorno ai venti, ventidue anni, e il mio primo approccio col mondo della politica è stato appunto il comitato della magliana.

A: Parliamo di che anni, dopo…

C: Intorno all’85. E all’inizio mi sono avvicinata al collettivo di magliana che appunto era formato da diversi compagni e compagne, anche un luogo molto attivo in quegli anni per diverse ragioni, un po’ perché stava in un territorio come la magliana che comunque è un quartiere nella periferia romana, un quartiere anche con delle grandi difficoltà oggettive, sia a livello abitativo, voglio di’ i servizi, eccetera. Per cui diciamo che in quegli anni mi sono avvicinata e lì ho iniziato il mio lavoro politico, in quegli anni era soprattutto la lotta alla casa, al diritto alla casa. Un attimo eh, un attimo de’ fiato, perché mi succede così, quando c’è il registratore acceso, adesso me calmo un attimo, me rilasso…

A: E… la radio, come …

C: Ecco, adesso ci arriviamo, e quindi ci occupavamo, compagne e compagni insieme su alcune cose, soprattutto alla lotta al diritto alla casa che il comitato di magliana l’ha fatta un po’ la sua priorità, infatti dal c. d. m. so’ partite tantissime occupazioni di case, fra l’altro Spinacelo che fu un’occupazione di quelle storiche romane che andò avanti per venti anni, per cui era quello diciamo il nostro metodo politico, diciamo. E nello stesso tempo alcune compagne all’interno del collettivo cominciavano ad avere delle difficoltà, perché tu sai benissimo Antonella che nelle situazioni miste poi i compagni hanno un ruolo più importante nel senso che quando vai al collettivo e fai le riunioni in moltissimi casi sono i compagni che parlano, sono in moltissimi casi i compagni che decidono, le donne hanno più un ruolo diciamo marginale. Io mi ricordo c’era una compagna allora, Rossella, ‘na compagna molto attiva all’interno del collettivo, che lei usava sempre ‘sta frase, dicendo che eravamo un po’ l’angeli del ciclostile, no, quando ancora se facevano i volantini col ciclostile. Eravamo un po’ quelle, il compagno se faceva il volantino a casa, e poi le compagne e i compagni più giovani stavi al ciclostile a stampa’. Per cui da lì è nata da parte di alcune di noi l’esigenza di cominciacce a vede’ noi come donne, nel senso de di’: sì, pe’ noi è importante il lavoro politico, pe’ noi è importante fa’ alcune cose, però perché continuiamo questo ruolo marginale, perché quando ce stanno le riunioni le compagne parlano poco, non esprimono mai il loro modo di pensare, perché siamo sempre relegate a fa’ determinate cose no? E purtroppo all’interno dei collettivi c’era questo e credo che poi ce sia ancora oggi, non penso che alcune cose siano state sfatate, insomma. Per cui da lì abbiamo cominciato a vederci, sempre dentro al c. della m., una volta a settimana, il pomeriggio aprivamo noi e ce vedevamo solo compagne. All’inizio eravamo due tre perché poi c’era un po’ da parte de alcune, un po’ de reticenza…piano piano invece abbiamo cominciato a fare delle cose. Nel frattempo io e un’altra compagna avevamo fatto un viaggio nei paesi baschi che in quegli anni era anche forte la lotta politica dei baschi, per cui c’era un po’ questo rapporto tra i compagni di Roma e i compagni baschi, di incontro di scon… di incontro, di rapporti, di visite, venivano loro a Roma, andavamo nei paesi baschi… e andammo e io e questa compagna curammo soprattutto l’aspetto del ruolo delle donne all’interno della politica indipendentista basca. Tornate a Roma mettemmo in piedi una mostra. I compagni si occuparono della mostra specifica sulla situazione del movimento indipendentista basco, quello che erano le logiche politiche, le differenziazioni politiche tra la parte armata e la parte politica dell’ETA e noi compagne curammo soprattutto l’aspetto delle donne, vedendo quali erano le lotte delle donne sia per quanto riguardava l’indipendentismo sia per alcune cose specifiche della donna, che poteva esse’ la violenza sessuale, l’aborto, un po’ le stesse tematiche che so’ diffuse in tutto il mondo. E in quello stesso momento io conosco Marina perché siamo sorelle … per cui ce conoscemo da sempre, per cui Marina frequentava Onda Rossa, faceva questi turni al mixer, queste trasmissioni insieme alle compagne della mandragola; in quel periodo a Marina, dopo che l’esperienza con le compagne della mandragola si era concluso a Marina dopo un pochino di tempo le venne proposto di curare per R.O.R. una trasmissione specifica sulla donna.

A: Però prima di arrivare a questo volevo ancora tornare sulla Mandragola, su queste compagne della redazione, su come nasce questa prima trasmissione e su che tipo di rapporti poi c’erano all’interno della radio tra i compagni e le compagne ovviamente in merito…perché questo fatto che comunque c’era una trasmissione di donne… tu m’hai detto prima: ci so’ stati dei problemi, hai detto qualcosa del genere…

M: Queste compagne, il cui ultimo nome è la mandragola, perché non mi ricordo in precedenza come si chiamava il collettivo e la trasmissione stessa, ‘ste compagne passando il tempo si trovavano un po’ strette dentro la radio, perché c’era comunque sia, come lei accennava un po’ nei collettivi politici, ‘sto ruolo un po’… non vorrei di’ marginale, perché mi sembra troppo forte, però c’era questa certa insofferenza diciamo da parte dei compagni nel vedere magari …dovrei usa’ a ‘sto punto qui un po’ il tema del separatismo, che è stato poi un tema che ha un po’ caratterizzato sempre il cammino delle compagne all’interno degli spazi politici di quartiere, e che si è riproposto poi i radio anche col sussurro di cassandra a un certo punto, perché c’era un po’…’sta …diffidenza un po’ da parte dei compagni nel vedere le compagne o… separarsi per affrontare certi temoìi politici o nell’affrontare temi politici che non fossero proprio legati al tema della donna. C’era il momento in cui tu andavi a proporre una tua analisi per esempio su quello che poteva esse’, faccio così un esempio, la guerra, trovavi una certa resistenza da parte dei compagni, cioè io ho avuto molte volte, anche all’interno della trasmissione di cassandra la sensazione che ad alcuni compagni in particolare fosse più simpatico, fosse più…digeribile questo spazio della donna sulla donna curato dalla donna. Nel momento in cui le compagne, le donne spostavano l’attenzione su altri temi o mettevano in discussione come accadde poi all’interno della redazione della radio, mettevano in discussione il loro ruolo per esempio all’interno della radio, o mettevano in discussione alcune analisi politiche, c’era una certa resistenza. Mi ricordo la frase fatidica e famosa che ho sentito sia all’interno dei collettivi politici sia all’interno della radio che noi andavamo un po’ a rompere, capito? come a disgregare un movimento politico.

A: E va bene, questo sicuramente era un discorso che viaggiava all’interno di tutto il movimento dalla nascita diciamo del femminismo per quante connotazioni potesse avere. Però volevo capire…questo malessere no di cui parlava Claudia, chiamiamolo così per capirci… all’interno del collettivo, cioè dentro la redazione a prescindere poi dalla decisione di fare le trasmissioni, perché trasmissioni sui temi specifici ci sono sempre state, magari non avevano diciamo una cadenza specifica, un titolo eccetera, però come dicevi te giustamente su certe questioni poi le compagne facevano le trasmissioni se volevano, come volevano.

M: Sì, io ricordo per esempio un’ottima trasmissione che venne fatta dalle compagne della mandragola, del collettivo della mandragola sulla guerra di Spagna, dove chiaramente andava messo in discussione il ruolo dei partiti comunisti, il ruolo degli anarchici e ‘sta cosa per esempio non fu molto gradita dai compagni della radio.

A: No, però su questo adesso ci torniamo sicuramente, perché ho capito quello che stai dicendo, io volevo sapere se questo malessere comunque di essere manovalanza, o cose del genere tu lo sentivi all’inizio della redazione … tu sei arrivata nel…

M: Io sono arrivata nell’81…

A: Quindi sono già tre anni che la radio c’era…

M: l’ho sentito anche perché i primi tempi, potrei dirti il primo anno o forse anche addirittura i primi due anni io avevo una notevole difficoltà ad esprimermi all’interno delle riunioni della radio, per esempio. Sentivo di avere molte cose da di’ però avevo grosse difficoltà ad esprimermi, per esempio.

A: E tu non pensi che questo poteva essere magari la difficoltà di chi arrivava a prescindere…io faccio l’avvocato del diavolo… a prescindere appunto dal genere rispetto magari a compagni come al solito più avvezzi…

Claudia: Sì, io ho capito quello che tu vuoi dire Antonella, sì è vero noi nel collettivo ci ponemmo questa domanda come credo Marina con le compagne in radio. Il discorso sì è vero è dell’inizio, hai un certo tipo anche di vergogna no, di esprimerti, di timore, diciamo così. Però poi vedevamo che i compagni maschi giovani piano piano riuscivano a farsi spazio dentro al collettivo, piano piano li vedevi che andavano al comitato politico che si riuniva tutti i martedì a via dei Volsci, che piano piano cominciavano a prendere delle decisioni, che cominciavano a fare gli stralci dei volantini e venivano comunque accolti no dal vertice maschile del collettivo, perché poi a ‘sto punto dobbiamo anda’ a parla’ della struttura verticistica, no perché secondo me nei collettivi misti c’ è questa … io penso… perché le donne… restavi sempre così, restavi sempre tra la manovalanza, tranne alcune che riuscivano a farsi spazio no tirando fuori il loro essere donne…

A: Ma le palle… (risate)

C: Detto terra terra no, Antone’, le palle, c’hai ragione. C’avevamo ‘ste compagne tozze che poi alle manifestazioni facevano gli slogan copi vocioni no, e che poi alcune di queste compagne, mi posso permettere di dirlo questo, nel senso che veramente poi noi con gli anni, durante il nostro percorso politico sia all’interno della radio che parallelo alla trasmissione della radio, non so, hanno lavorato con noi politicamente e queste stesse compagne che per anni si erano fatte spazio con il loro tirare fuori il loro essere maschia no più che donna, lo hanno detto, lo hanno detto che facevano la voce grossa per quello, perché era l’unico modo in cui venivano accolte dai compagni.

A: Questo è molto interessante, io volevo sempre tenendo presente che la radio era un collettivo che stava anche come collettivo della radio dentro al movimento, cerchiamo (incomprensibile, si sovrappone Claudia)

C: Andando avanti la discussione vedrai quanto si interseca tutto, il ruolo delle donne, la politica e il discorso sia delle rivendicazioni sociali che politiche, come piano piano no vedrai entra tutto quanto perché poi le nostre esperienze so’ state esperienze dove poi noi abbiamo voluto dire, abbiamo avuto tutto il diritto di dire anche su alcune cose che non erano lo specifico femminile, capito...

A: Sì, questo infatti è uscito fuori, adesso ci torniamo. Io sono… intigno… volevo appunto capire una cosa: quando tu arrivi alla radio trovi una situazione descritta così, cioè le compagne… c’erano delle compagne, ce n’erano di meno dei compagni, però insomma mi pare…

M: C’erano, c’erano…

A: Ti ricordi qualcuna delle compagne che c’erano, quando tu sei arrivata, della redazione?

M: Mi ricordo Paola delle ferrovie, mi ricordo Emma, Diana, mi ricordo un’altra compagna che pure faceva parte della mandragola, però il nome di lei mon me lo ricordo più, mi ricordo lei ma non mi ricordo il nome, e poi te stessa mi ricordo, che ci stavi e…

A: Insomma non molte comunque?

C: Comunque allora c’era già Carla…

M: Ah Carletta, sì c’era Carla, senz’altro…

A: Nell’81 no…

M: Carla sì

C: C’era anche Carmela

M: Sì Carmela, e poi dopo…

C: Ah bhe sì…

M: C’è stata per un po’ sì

C: Però me io la ricordo nei primi anni che frequentavo la radio, la vedevo…

M: Alle riunioni della radio…dove andavo abbastanza diciamo di frequente, mi ricordo soprattutto de ‘ste quattro compagne che erano quelle poi che conducevano la trasmissione delle donne, me ricordo Antonella che è ‘na compagna storica e… diciamo che rispetto al grosso erano ‘na parte minore, senz’altro esigua perché i compagni erano molto di più, è vero appunto…

A: Perché fra l’altro queste compagne che hai elencato non rientrano nel quadro che ha fatto Claudia che è più riferito ai collettivi … io ho capito anche…quindi diciamo sono due aspetti della radio…chissà forse per lo strumento o, non lo so, magari questa cosa era già più smussata, cioè non era così, diciamo… adesso ci arriviamo subito sulla questione…

C: … lo stesso termine che hai usato tu è giusto del malessere, tu dici nella radio si sentiva meno… le donne soffrivano di meno il malessere…

A: Non lo so, me lo chiedo, lo chiedo soprattutto a Marina che stava dall’81…

M: Sai, che ci fosse un malessere è dimostrato dal fatto che a un certo punto il collettivo… perché questo gruppo, diciamo de compagne che erano quelle che curavano la trasmissione, che appunto pure loro erano partite da certe posizioni un po’ più rivendicazioniste poi nel corso del tempo anche nell’approfondimento di certe questioni… che poi tu vai a fa’ una trasmissione sulla donna e senti una spinta poi verso certe tematiche che vai ad approfondire con le altre compagne senz’altro poi c’è uno spostarsi da il rivendicazionismo puro e semplice a certe questioni politiche più grosse…

A: Questo provocò, mi sembra di aver capito, dei problemi…

M: Provocò dei problemi perché adesso non mi ricordo bene quali furono le discussioni che vennero affrontate, però…

C: Però tu scusami Marina se ti interrompo, mi ricordo che i primi tempi che noi ci cominciammo a vedere per fare Cassandra, mi ricordo che tu ci raccontasti a noi compagne che non vivevamo la realtà della radio, ci raccontasti di un fortissimo litigio che ci fu tra le donne… che erano poi le donne della redazione, perché Paola, Emma , Diana, queste compagne che tu hai nominato stavano nella redazione della radio, e facevano in più, gestivano uno spazio specifico delle donne, diciamo…

M: Sì, delle trasmissioni settimanali…

C: Io mi ricordo che tu ce raccontavi che a una delle riunioni di redazione ci fu un litigio fortissimo tra i maschi e le donne…

M: Sì, infatti fu lì poi che si determinò il fatto che ‘ste compagne

A: Ci riesci a collocarlo in un momento?

C: In un contesto politico?

A: No, di tempo.

M: Di tempo…

A: Più o meno…

M: Nell’84, tra l’84 e l’85, che infatti ci fu l’uscita di tutte queste compagne poidalla radio…

C: Tutte se ne so’ andate, no? Perché a me…che poi fra l’altro anche Emma a me me l’ha raccontato eh con gli anni di questa cosa, perché Emma ne uscì ferita da ‘sta storia…

A: Cerca di dirmi appunto chi coinvolse…

C: … perché guarda che quello fu una questione importante dentro la radio…eh?

M: Praticamente serpeggiava, già da tempo serpeggiava una certa diffidenza diciamo così da parte di molti compagni della radio nei riguardi di queste compagne, perché poi sostanzialmente il discorso era che i compagni si vedevano come sfuggì di mano la situazione all’interno de ‘ste trasmissioni. Te dicevo prima che loro curarono in particolare uno spazio molto grosso dedicato alla guerra di Spagna dove espressero alcuni loro giudizi no, politici pure rispetto a ‘na cosa vecchia de settant’anni prima, sessant’anni prima da cui usciva però un contrasto molto forte su come per esempio i partiti comunisti avevano gestito a quell’epoca la guerra in Spagna, a danno anche dei compagni anarchici.

C: Bhe, anche l’uso della donna stessa no, perché tranne penso alcune poche figure che so’ comparse durante la guerra civile in Spagna, c’era pure tutta la storia…

M: Cioè io adesso dovrei fare mente locale, non ricordo specificamente il tema su cui ci fu ‘sta grossa rottura, però ricordo molto bene che a una riunione della radio le compagne espressero questo loro malessere all’interno della radio, questo non sentirsi libre de porta’ avanti i discorsi che volevano, questo sentirsi sempre un po’ … addosso la diffidenza proprio dei compagni, come a di’: ma queste che vonno, che vogliono fa’? Vogliono sfascia’ il collettivo della radio, e nella fattispecie quella volta lì ci fu proprio un fronte molto forte e compatto dei compagni della radio nei confronti di queste compagne, ci fu un contrasto enorme, uscì fuori proprio questo… ecco, scusate, ecco adesso me s’è riaffacciato bene…

C: E certo che se riaffaccia…

M: …quale fu il tema che fece scapicolla’ tutto quanto. Fu una trasmissione di Psicoanalisi Contro curata da Sandro Gindro che venne messa sotto torchio da parte delle compagne… a parte un po’ la conduzione generale de ‘sta trasmissione Psicanalisi contro cje sembrava esse’ un po’ misogina a tutte le compagne, dall’altro ci furono alcune frasi infelici da parte dei compagni conduttori de ‘ sta cosa, in particolare da parte di Sandro Gindro che parlava della donna in stato di gravidanza che c’a veva gli occhi dolci…

A: … dolci di vacca.

M: come le vacche. ‘Sta cosa qui scatenò l’ira delle compagne che appunto mettevano in discussione proprio… anche la conduzione, anche quello che usciva fuori da ‘ste trasmissioni alcune volte di psicanalisi contro. In quell’occasione lì ci fu veramente un fronte compatto dei compagni contro le compagne che non capivano questo, che non capivano quello perché Sandro Gindro era un’autorità… e poi frase sommamente infelice fu quella: ma Renzo Rossi tutte le mattine compra tutti i giornali. Battuta così, magari forse messa pure per spegne’ ma che però fece ancora più saltare sulle furie tutte. A quel punto lì le compagne decisero che non aprendosi un dibattito su ‘sta cosa, non aprendosi una discussione che vedesse anche le argomentazioni delle compagne ce fu la fuoriuscita di tutto ‘sto gruppo de compagne. Io rimasi in radio, rimasi in radio perché non ero abbastanza interna a ‘sto gruppo, avevo cominciato a collaborare con loro, non ero abbastanza interna a ‘sto gruppo de sentirmi così sicura, capito, de pija’ ‘na decisione de di’: no, stop alla radio, continuo un percorso che poi è stato un percorso prettamente femminista di queste compagne le quali non ebbero più rapporti con la radio, tranne forse qualche trasmissione che chiesero in occasione dell’8 marzo e che scatenò pure questo, diciamo un paio d’anni dopo tutta ‘sta cosa, pure questo scatenò un po’ una forte discussione, perché le compagne chiesero alla riunione della radio la possibilità di cura’ una trasmissione per l’8 marzo che non fosse la solita trasmissione insomma, capito, di ricorda’ perché esisteva ‘sta data, o la solita trasmissione magari de rinnovella’ tutte … i dolori che passavano le donne, portarono un progetto di una trasmissione un po’ più ampia, un po’ più articolata e praticamente, obtorto collo, gli venne concesso ‘sto spazio dicendo che però, ecco, quanno ve serve’ tornate alla radio.

A: Scusami, è quando si chiese di autogestire tutta la giornata, o quello viene dopo?

M: Quello viene dopo, perché questo era uno spazio…

A: Viene dopo, va bene; senti, chi furono queste compagne che andarono via, queste che hai nominato tu (tranne me)?

M: Tutto il gruppo che faceva capo a ‘sta mandragola che… Emma, Paola, Diana una compagna che poi dopo lasciò pure il collettivo della mandragola e un’altra compagna di cui non mi ricordo il nome…

A: Quindi a questo punto tu rimani in radio…

M: Io rimango in radio perché da una parte mi sento attratta proprio dal lavoro di informazione, un tipo di lavoro che mi piace, dall’altro diciamo non so’ ancora abbastanza convinta di alcune cose pe’ lascia’ la radio e dedicammo a un percorso femminista, diciamo così, più strettamente proprio femminista, separatista ecc. ecc. Un percorso che poi invece ho ripreso anni dopo, perché se posso…se me voi interrompe…

A: Riprendiamo, stavamo parlando di questa riunione che adesso ci ricordiamo meglio che avvenne diciamo a metà dell’84, riunione di redazione in seguito a un articolo pubblicato sulla rivista Psicoanalisi Contro, in cui si parlava di varie cose che adesso non ci ricordiamo, però questa frase ce la ricordiamo. Però tu stai dicendo che non era soltanto un discorso di quell’articolo e di quella frase, era un po’ tutta la conduzione di questa trasmissione che è un altro capitolo della radio, perché è una trasmissione che è durata tanti anni eccetera… Quindi c’era già qualcosa che non andava con questa trasmissione; ti ricordi un po’ quali erano i motivi?

M: Guarda, i motivi specifici può darsi che mo’ nel corso della chiacchierata si riaffacciano. Io mi ricordo, appunto, partecipando un po’ alle riunioni che facevano ’ste compagne, Emma, Paola ecc…

A: Fuori, insomma, a latere della redazione?

M: Erano finalizzate sia a una trasmissione che si sarebbe fatta la settimana seguente, sia anche a voler mettere in piedi qualcosa di più di una trasmissione, e mi ricordo che spesso da parte loro c’era proprio questo senso di malessere nel sentirsi un po’ rifiutate, ecco.

A: Sì, ma io parlavo in questo momento proprio della trasmissione Psicanalisi Contro, c’erano dei problemi proprio con la trasmissione?

M: Spesso trovavano dei problemi o rispetto al linguaggio per esempio che veniva usato nella trasmissione, e anche proprio nella misoginia che loro vedevano traspari’ nella trasmissione di Sandro e di Renzo. Quindi diciamo che ‘sta rivista, sto numero che uscì sulla rivista, ‘st’articolo che uscì sulla rivista fu un po’ la goccia che faceva trabocca’ il vaso, come la conferma a quello che era stato un po’ per un certo periodo di tempo la sensazione delle compagne rispetto a ‘sta trasmissione che dalla radio faceva trapela’ una certa misoginia, una certa avversione alle compagne.

A: E questa riunione mi hai detto si concluse con l’uscita…

M: Questa trasmissione si concluse con la decisione da parte di ‘ste compagne di non partecipa’ più alla gestione della radio, di sospendere la trasmissione e di intraprendere un percorso per conto proprio, un percorso più politico, un percorso più legato a delle esigenze che le compagne sentivano d’ave’, quindi lo spostare l’attenzione…

A: E quindi poi comincia però, diciamo… un uso della radio, non in senso negativo, voglio dire le compagne chiedevano comunque quando se ne presentava l’occasione di fare trasmissioni ma era una convivenza difficile.

M: Sì, anche perché quello che ricordo… almeno mi sembra di ricordare che per un periodo non ci fu nemmeno più la richiesta da parte delle compagne di gestire un qualche spazio di trasmissione. La richiesta venne formulata penso un annetto dopo forse , in occasione appunto di un otto marzo, in cui i compagni… alla cui richiesta diciamo così i compagni, sai, un po’ tra lo scherzoso, un po’…però ecco adesso qui rivenite, ecco adesso ecco… e mo’ che mi ricordo era probabilmente proprio il fatto di voler gestire uno spazio un po’ più ampio di una trasmissione, una giornata radiofonica … ti ricordavi meglio te, una giornata radiofonica che non venne concessa alle compagne, venne concesso uno spazio sempre per la mediazione di alcuni compagni che c’avevano una convivenza un po’ più facile, con Paola, con Emma e con loro. Nella fattispecie mi ricordo per esempio Vittorio dell’ENEL che se pose un po’ come mediatore dicendo va bè giusto comunque che ‘ste compagne partecipino… altri erano un po’ più negativi e poi penso che s’arrivò a un compromesso che credo che fecero poi non tutto il giorno no, ma uno spazio pomeridiano. Non tutte le compagne tra l’altro mi sembra di ricorda’ che parteciparono a ‘sto spazio. Alcune un paio mi pare, si rifiutarono perché o tutto o niente, in poche parole no?

A: Quindi c’è un intervallo di tempo come dicevi pure all’inizio che non c’è più una trasmissione di donne all’interno della radio, fino ad arrivare al Sussurro di Cassandra.

M: S’, ad arriva’ alla nascita de ‘sto sussurro di Cassandra.

Giorgio: Io mi ricordo anche una cosa però, sulla giornata c’era anche (incomprensibile) …il fatto di non riuscire a (incomprensibile) … se d’altra parte pensate che anche oggi la trasmissione che c’è tutto il giorno non è che poi sia di facile gestione per le compagne, perché tene’ un giorno intero in radio non è semplice, che cosa dici alla fine ogni settimana (incomprensibile)

A: Questa era solo sull’otto marzo, ‘sta cosa di fare tutta…

G: No, no io dicevo la trasmissione che si voleva fare… allora ho capito male.

M: No, era riferito a questo otto marzo, otto marzo dove…

G: No, allora ho capito male.

C: Tu hai frainteso con un periodo successivo in cui le compagne chiesero non più uno spazio, una trasmissione, ma un giorno in cui c’era l’autogestione da parte dei gruppi femministi.

G: Che poi oggi è così.

C: Che oggi è così con il martedì femminista.

G: Però io ricordo all’epoca che una delle obiezioni, che io non dico che è l’aspetto principale, però c’era, che poi era difficile gestirle un giorno intero. Ecco, questo è … tutto l’articolo è questo, il pezzo particolare dove è, è questo pezzo qua.

A: Allora lo leggiamo.. dunque è Psicanalisi contro del 22 febbraio ’84, quindi la discussione avvenne un po’ dopo…decisamente dopo e… dunque leggiamo: “Le madri allora orgogliose e superbe potevano dire stringendo fra le braccia quell’essere uscito dal loro ventre: è mio e manipolandolo con odio e amore gli sussurravano: sei mio, ti ho fatto io, sei carne mia. Si è detto che il principio di proprietà è la causa dello sfruttamento e del lavoro alienato, il principio di proprietà non riguarda soltanto il denaro, le terre e i castelli; il principio di proprietà si radica nel ventre delle madri ed è il più terribile perché è quel principio che pretende di possedere l’altro tutto intero. Le madri anche sanno dare, conoscono il sacrificio e l’abnegazione ma prima di tutto, al fondamento di tutto c’è l’avidità smisurata, il possesso di quella vita frutto delle viscere. I padri, sciocchi e imbelli si sono da sempre arrabattati ad inseguire la madre nel rivendicare il possesso: è mio figlio, dicevano e dicono, io sono il padre, io sono tuo padre. Ma sono perdenti, sono stati sempre perdenti. È la madre che ha il diritto di proprietà e di possesso. Sono una mamma, dicono le mamme con gli occhi dolci di vacca e gli altri, donne e uomini, annuiscono: sei una mamma, e quella è carne tua. La lotta di liberazione dalle madri forse non è ancora neppure incominciata perché non è ancora incominciata la lotta di liberazione delle madri. Finché la donna non si libererà dalla voglia di ingoiare ciò che ha contribuito a mettere al mondo sarà sempre una povera piccola donna, vittima della propria maternità e della sua tirannide metafisica. Un arcaico slogan femminista strillava: l’utero è mio e lo gestisco io. Purtroppo però, dietro a questo slogan, c’era una terribile affermazione non detta: è mio anche ciò che è dentro l’utero, in quel piccolo spazio dove si annida una vita altra da me, lì si annida il mio potere. Il figlio è mio e lo gestisco io. Questo dice quello slogan smascherato dall’ingenuità di una troppo facilmente smascherabile cattiva coscienza. Ed invece dobbiamo avere il coraggio di dire no, uomini e donne. Ciò che è dentro l’utero è padrone di se stesso, e chi usa il cordone ombelicale come cappio e capestro venga impiccato.” Questo ovviamente è uno stralcio però rende l’idea di che casino può essere uscito fuori … poi adesso non stiamo ovviamente a dare interpretazioni … però insomma si determinò una spaccatura forte che non passò soltanto diciamo nel genere, come vi ricorderete ma passò anche trasversalmente diciamo, perché anche alcune compagne non abbracciarono questa… come la vogliamo definire insomma…

C: Categoria?

A: No questo… questa levata di scudi contro la trasmissione, contro la stessa struttura di psicoanalisi contro che comunque, il linguaggio lo testimonia, era un insieme di persone che facevano psicoanalisi, sia pure con una visione diversa. E quindi, insomma, ci furono anche compagni che si schierarono contro questa cosa, e compagne che invece…

FINE LATO A PRIMA CASSETTA

LATO B SECONDA CASSETTA

C: Io mi ricordo che quando arrivai a Magliana che era appunto ’84 - ’85 la discussione era di fatto uscita dalla radio, perché le compagne, quelle appunto che erano più sensibili a ciò che riguardava le tematiche delle donne, me ne parlarono di questo episodio. Mi presentarono Sandro Gindro un po’ come un misogino, mi ricordo che c’era molta rabbia nei confronti di questa persona da parte delle donne, che io non ho conosciuto e tra l’altro è anche la prima volta che leggo ciò che lui aveva scritto in quel momento. Però ecco c’era una forte … un forte stato di tensione e di astio. Questo lo ricordo perfettamente.

A: E quindi insomma… quindi tornando al discorso specifico della trasmissione… quindi c’è questo intervallo dopo l’uscita di queste compagne con delle trasmissioni, con questa questione dell’otto marzo…eccetera, finché…

M: Finché poi uscite praticamente ‘ste compagne che curavano questa trasmissione rispetto proprio alle donne, alle compagne… c’era la presenza di alcune compagne che facevano le trasmissioni insieme a dei compagni, compagne che stavano dentro i collettivi, per dirti il Policlinico, partecipavano a delle trasmissioni, però la radio… e poi questa secondo me è un po’ la doppia anima dei compagni no, che te li fa tante volte pure perdonare, cioè i compagni comunque sia si sentivano la carenza di una voce di donne che si esprimesse dalla radio, sentivano la carenza di un giudizio politico che magari necessitava della presenza di compagne perché che di’ … parla’ della violenza sessuale mi pare naturale sia magari più accettabile una trasmissione fatta da donne che non una trasmissione fatta da uomini sulla violenza sessuale o sull’aborto. Quindi c’era poi all’interno, almeno secondo il giudizio mio, all’interno del collettivo della radio la consapevolezza, anche il dispiacere diciamo così tra virgolette, della mancanza delle presenze femminili, che non erano del tutto assenti appunto, perché c’erano alcune compagne, che ne so, come Graziella che è storica, che curava Normale Follia, penso già dall’84, perché è più che ventennale, oppure c’erano pure trasmissioni, se ti ricordi, del Policlinico, dove c’erano compagne che partecipavano. Insomma tant’è che ‘sto vuoto pesava sia alle compagne che ai compagni. E una bella sera in una riunione di redazione discutendo un po’ per l’ennesima volta ‘sto fatto che le compagne non partecipassero troppo alla vita della radio ci fu così… insomma buttai lì un discorso, ma voi compagni … che poi in quell’epoca mi ricordo eravamo molto poche, eravamo rimaste in poche… ma voi compagne vi sentireste di cura’ uno spazio femminile? E poiché insomma… mi sentivo d’affronta’ ‘sta cosa, m’andava pure de partecipa’ più direttamente proprio alla… all’esercizio della radio, aldilà magari di quello che poteva essere un GR, che poteva essere un turno, che poteva esse’ sta’ insieme ad altri compagni magari nell’arco di una trasmissione, o nella registrazione che a quell’epoca si faceva…si facevano pure registrazioni di alcuni libretti, di cose teatrali no, mi offrii insomma di prova’ a fa’ una cosa di questo genere e insieme a me c’era allora una compagna, Claudia, che ha partecipato per un paio d’anni, così, alla vita della radio, questa compagna Claudia si… offrì pure lei, sì cerchiamo insomma di mette’ in piedi qualcosa.

A: Che anno è?

M: È l’86, penso, intorno all’86. E così insomma nasce ‘sta trasmissione che all’inizio se chiama Speciale Donna, che vuole un po’ così comincia’ a riporta’ l’attenzione delle ascoltatrici e degli ascoltatori .. alcune tematiche più specifiche femminili che da un po’ di tempo, insomma, venivano un po’ trascurate. Nasce quindi ‘sta trasmissione curata da noi due che all’inizio è un po’ più, così diciamo, un po’ più legata ad argomenti femminili, un po’ più legata a un GR settimanale da cui uscivano fuori, magari, notizie, approfondimenti che non venivano fatti nell’arco della settimana e, appunto si partì un po’ così, sulla linea di uno speciale, di un GR un po’ allargato, con il coinvolgimento di alcuni temi che erano appunto più essenzialmente al femminile. E questa fu però una prima fase, abbastanza breve, una fase breve perché poi era insoddisfacente un po’ no, perché c’era all’interno sia di ‘ste due compagne, noi che conducevamo ‘sta trasmissione, sia all’esterno, nell’incontro con altre compagne appartenenti ad altre strutture politiche, la necessità proprio di vedersi come donne e di discutere più approfonditamente di alcune cose e di cercare di supera’ ‘sta prima fase per arrivare a una visione un po’ più collettiva di tanti discorsi, tante tematiche che da sole insomma.. a parti’ erano un po’ difficili.

A: Possiamo dire …

C: Scusami se ti interrompo, io ho sempre visto quel periodo in questo modo, nel senso che stava di nuovo nascendo l’esigenza da parte delle compagne di esprimersi come donne. Infatti non a caso alla radio nasce l’esigenza di ricreare uno spazio che diventa lo Speciale Donna, uno spazio a livello informativo e di servizio e di approfondimento politico, di dibattito politico, in un primo momento. E nello stesso tempo anche nei vari collettivi, nei collettivi diciamo quelli più radicati nei quartieri ricominciano a nascere queste esigenze. Infatti a Magliana nasce il collettivo dove c’ero io e altre compagne, nasce un collettivo di donne a Val Melaina, e nasce un collettivo di donne tra le studentesse universitarie, per cui è come se in quella fase storica ci fosse di nuovo questa esigenza, questa esigenza forte anche dirompente. E penso un po’ per la storia della radio stessa, la radio diventa un po’ il fulcro no, di tutte queste situazioni. Infatti abbiamo un po’… perché se sta’ nel quartiere storico di San Lorenzo che ci appartiene politicamente, con le sedi che c’erano in quel periodo, per cui cominciamo no, a muoverci dai vari quartieri in cui si erano creati questi collettivi per andare a San Lorenzo, per cominciare a vederci. E una prima fase lo spazio della trasmissione in radio divenne un po’ il luogo d’appuntamento, il venerdì pomeriggio, andavamo in onda alle 18,30 se non erro. Cominciammo ad andare e cominciammo la prima discussione con le compagne che gestivano la radio, a partecipare, dalla trasmissione si creò un altro momento che era il martedì pomeriggio dove chiedemmo ai compagni dei collettivi politici che ancora usavano e gestivano le sedi di via dei Volsci se ci potevano prestare, diciamo, per quelle ore pomeridiane, una delle sedi. In un primo momento ci vedemmo alla sede che poi successivamente diventò il 32, che era in quel periodo dove erano i ciclostili, se non ricordo male, giusto? Era una di quegli spazi… poi è diventato successivamente il 32, un centro sociale. Per cui cominciammo a vederci martedì pomeriggio. All’inizio era per preparare e per collaborare con Marina, appunto con la compagna Claudia che lei ricordava, a preparare la trasmissione. Partecipavamo, dallo spazio informativo piano piano siamo andate a vedere altre cose, ad approfondire altre cose, e inevitabilmente quando ci si comincia a vedere come donne si parla poi, piano piano, di femminismo. È naturale no, poi nel senso che più approfondisci, più ti incontri, più ti vedi, più ti confronti e più poi il femminismo diventa un po’…come si può dire…insomma… quello che vuoi, quello che… e, in effetti la trasmissione divenne vitale in quel periodo, importante, eravamo tantissime compagne che ce partecipavamo.

A: …a Speciale Donna?

C: …a Speciale Donna che nel frattempo appunto, dopo questi incontri del venerdì e del martedì alla riunione si trasformò: non si chiamò più Speciale Donna ma insieme a diverse compagne… ah, dimenticavo c’erano anche le compagne dei Castelli, che cominciarono a venire. Cambiammo il nome, da S. D. , dopo una serie de discussioni, de incontri e… decidemmo di chiamarla il sussurro di Cassandra. Ce venne ‘sto nome pe’ … diverse ragioni: Cassandra per quello che rappresenta a livello mitologico, storico, con il suo essere… il suo parlare e non essere mai ascoltata , e il sussurro perché partivamo un po’ sottotono, in punta di piedi, ecco, arrivavamo in una radio, gestivamo uno spazio come donne, non ci sentivamo… anche se alcune già allora avevano proposto l’urlo di Cassandra… mi ricordo che ce furono diverse discussioni su ‘sto nome … decidemmo il sussurro di Cassandra.

M: Sì, il sussurro appunto perché ad alcune pareva un po’ troppo dirompente quest’urlo, no? Poteva sembra’ un po’… perché poi un tema ecco … che ha pure caratterizzato un po’ ‘sta prima fase dopo speciale donna, che era la fase più semplicistica, diciamo così, fu proprio la prima fase caratterizzata dal timore da parte di alcune di urtare un po’ la sensibilità dei compagni, diciamo così. Cioè l’urlo dette poi adito a una serie di discussioni, perché diceva: beh, ma perché devi entra’ urlando, non c’è bisogno, può sembra’ che noi vogliamo già metterci un po’ fronte a fronte…

C: … che io…direi che poi era dovuto anche al fatto del periodo precedente storico, in cui le donne s’erano espresse ed erano uscite… perché poi un po’ questa cacciata da parte di radio Onda Rossa delle donne femministe è ‘na cosa che insomma è circolata diciamo…

A: Però no, io fino adesso avevo capito che era un’uscita, più che una cacciata…

M: Beh, cacciata diciamo un po’ fra virgolette come un essere messe un po’ in condizione di, no?

C: Venne vissuta in maniera differente. Io con lei e con altre compagne, anche con Emma stessa ne abbiamo discusso negli anni passati. Venne vissuta in maniera differente, nel senso che le compagne della redazione della radio ebbero quel forte scontro dopo la trasmissione di Psicanalisi Contro … uscirono, arrivarono a questo scontro e decisero di uscire. Però no, da parte di molte compagne invece che vivevano nei collettivi, avevano vissuto come esterne quello scontro, venne anche vista un po’ come una sorta di cacciata. Infatti quello che ti dicevo prima… io quando so’ arrivata al collettivo a Magliana, le compagne dicevano che… io ho sentito in quel periodo dire anche che la radio era misogina. Non solo lo spazio relativo alla trasmissione di Psicanalisi contro, ma un po’ tutta la redazione della radio. Era una cosa che serpeggiava, insomma, c’era nell’aria ‘sta cosa, per cui il ritorno di un gruppo di donne, di compagne che vogliono gesti’ una propria trasmissione che va oltre lo speciale donna che era all’inizio, con tutto il rispetto per lo speciale donna, per lo spazio informativo, però un gruppo di donne che tornava a riappropriarsi dello strumento radio, che comunque è un nostro diritto no, nel senso che è una radio libera, una radio che esiste nella città di Roma, una radio di movimento, una radio che vanta di essere una radio aperta, è giusto che anche le donne no… ne facciano il loro uso di questo strumento. Per cui il nome era… quello che diceva Marina, il sussurro di Cassandra che appunto era non entrare con l’urlo dirompente ma un po’… ecco… infatti non è più il sussurro di Cassandra, adesso è diventato chiaramente lo spazio autogestito femminista, anche se magari chi stava a Speciale donna o al Sussurro di Cassandra non c’è più, però poi vedrai nella piccola, breve (!: n. d. r.) storia che cercheremo di farti) arriva poi lo spazio autogestito femminista.

M: Beh appunto poi questo secondo momento che segue a ‘sto speciale donna vede il coinvolgimento di parecchie compagne e appunto proprio le realtà del territorio. Le prime a veni’ forse perché conosciute più da vicino, con cui c’era una frequentazione, furono le compagne di Magliana, per l’appunto, e qualche compagna del Trullo, c’era Rina del Trullo, e un paio di compagne del San Camillo, c’era Vita e c’era Isa che non era interna…

A: Isa del Tuscolano?

M: No, Isa …

C: … stava al Trullo, lei lavorava al San Camillo…

M: …lei insomma si prestava ad aiutarci magari a fare alcune cose pratiche perché era una persona che le piaceva molto muoversi, così e se ebbe una seconda fase più interessante, anche perché poi era quella un po’ della costruzione della notizia, della costruzione della trasmissione, della ricerca di realtà che magari non venivano fuori da nessuna parte, né sui giornali, né nelle televisioni, né da una radio, e infatti fu pure un momento de lavoro molto… abbastanza interessante che fu caratterizzato e da interviste sui territori, che poi ti interrogavi, no, nell’85, nell’86, diciamo così, a dieci anni dal ’77 e dai movimenti femministi più radicali, in un momento pure un po’ di ritorno diciamo indietro del femminismo, no? E andammo sui territori a fa’ delle interviste proprio alle giovani ragazze, alle giovani donne, per vede’ che cosa poi degli anni del femminismo più acceso, del ’77 era rimasto in eredità a ‘ste compagne, a ‘ste donne. Quindi la proposizione attraverso la radio di molte interviste fatte nei quartieri, di diverse interviste fatte in realtà lavorative di fabbriche occupate … ricordi pure sulla Casilina, me pare che andammo…

C: E poi la grande battaglia per il cambiamento della legge contro la violenza sessuale. In quegli anni, spinte naturalmente da grosse associazioni femminili e femministe che in quegli anni si battevano appunto per il cambiamento della legge contro la violenza sessuale che era ancora il reato contro…adesso è contro la persona…

A: …c’era …il pudore…

C: … si contro il pudore…

M: … era un reato considerato morale…

C: Sì, morale… per cui in quegli anni ci fu questa grande battaglia, e noi naturalmente sia come collettivi di donne, sia come trasmissione sussurro di cassandra prendemmo parte attivamente mettendo in piedi mostre itineranti per i vari quartieri della città, facendo delle iniziative, degli incontri e in quel momento è nata, è nato anche il rapporto con le associazioni femministe esistenti ancora a Roma, quelle associazioni che erano sopravvissute appunto al dopo gli anni ’70, un po’ al reflusso del movimento femminista. Naturalmente questo so’ tutti dibattiti di arricchimento, dibattiti che te cominciano a pone delle domande, che poi noi di fatto eravamo tutte compagne che mantenevamo la doppia militanza. Noi eravamo all’interno dei collettivi misti, nei vari collettivi di quartiere, universitari, nei posti di lavoro, e sia impegnate come donne in prima persona, per cui di fatto queste cose ti cominciano a suscita’ delle domande, ti cominciano a porre dei quesiti fondamentali, appunto il ruolo tuo come donna anche nell’impegno nel tuo collettivo di appartenenza, dove richiedi e vuoi ed esigi degli spazi. E di fatto quello crea degli scontri col mondo maschile, anche se i compagni… uno si aspetta sempre che abbiano poi per alcuni versi una mente più aperta, però ti scontri sempre con quella che è la nostra cultura, perché poi non è che nessuno di noi è avulso dalla società in cui vive, sia compagno che compagne. Mi ricordo che in quegli anni fece… arrivò a Roma e fece parte del gruppo una compagna svizzera, una compagna svizzera che ci portò delle grosse novità. Prima di tutto era una di quelle donne a differenza…

A:… della radio, dici, faceva anche la trasmissione?

C: Sì, sì, arrivò, lei ascoltava Onda Rossa, era appunto una compagna impegnata politicamente anche nel suo luogo di nascita, era arrivata a Roma, aveva saputo che esisteva Onda Rossa, ascoltava la radio, ascoltò lo spazio…

A: Come si chiama questa…

C: Marina. … ascoltava le varie trasmissioni tra cui il Sussurro di Cassandra che la colpì, perché lei aveva anche un suo passato politico come femminista, e arrivò in radio. E ce mise di fronte a una realtà no, del fatto che noi donne poi eravamo tutte carenti a livello tecnico, eravamo arrivate al punto che il venerdì sera, alle 18.30, Onda Rossa si riempiva di donne, veramente, pulsava proprio, la stanza, che non era quella di oggi perché è stata ristrutturata all’interno della radio, c’era la stanza col grande tavolone, no, e lì ribolliva di donne dove portavamo il nostro modo de fa’ politica che era diverso. Mi ricordo che c’era una compagna, Jenni, che adesso purtroppo non è più viva, non è più tra noi, che era un’ottima cuoca, cuoca anche vegetariana, macrobiotica, preparava delle torte, delle crostate, per cui veniva fuori una cosa, guarda, che …c’encontravamo, non era più solo la trasmissione ma era un momento de sta’ tutte insieme. Però c’avevamo un uomo al mixer, con tutto il rispetto per il compagno Ivano dei Castelli che aveva ‘na grande pazienza, tra cui alcune volte ce scatenammo pure contro de lui, adesso a ripensarci bene, era l’unico st’omo, forse perché era uno dei più grandi della redazione…un metro e novanta, te lo ricordi Ivano?

A: Come no!

C: E lui era l’unico che c’aveva, diciamo… veniva e stava al mixer, perché noi non eravamo capaci, nessuna, de usa’ il mixer.

A: Ma nemmeno te, Marina, che stavi nella redazione?

M: Io un po’ più capacetta ero, non che fossi un grosso genio di tecnica, ma un po’ più capace ero, però dovendo poi sta’ de la’ e condurre la trasmissione, perché agli inizi sai, pure rispetto al parla’ in trasmissione ce so’ una serie de … come di’, alcune compagne trovavano difficoltà a esprimersi pe’ radio, col microfono davanti, per cui soprattutto agli inizi c’era un po’ ‘sta necessità de qualcuna più chiacchierona, più sfrontata che chiacchierasse lei e trascinasse le altre.

A: Comunque diciamo pure che rispetto ad adesso la regia era da una parte e la stanza delle trasmissioni era…

M: …era di là dal vetro per cui tu c’avevi difficoltà oggettive se gestivi il mixer.. si potevi poi introdurti, però era un po’ più complicato. Buona grazia, arrivò ‘sta compagna Marina di Zurigo che invece è pure un’ottima tecnica, muratora, pittora, un po’ tutto per cui si offrì de mettese lei al mixer e anche diciamo di da’ il suo contributo attraverso la scelta musicale.

C: Soprattutto lei arrivo in trasmissione, ci telefonò, dicendo che ascoltava la trasmissione e voleva conoscerci. Per cui la invitammo per il venerdì successivo a venire in radio. Arrivò in radio e trovò tutte donne tranne quest’unico compagno al mixer. Ci disse, nel suo italiano mezzo tedesco, ci disse:”Ma che fate, fate gestire il mixer a un uomo! Me ricordo che Ivano …

A: Che anno è?

C: ’88…

A: Quindi già la trasmissione era avviata.

C: Era avviata. Nel frattempo… sì, sì era avviata, avevamo partecipato anche a tutta la lotta contro il nucleare, che c’era stata in piedi in quegli anni, alla raccolta delle firme per il referendum…

A: Quindi possiamo dire, da un lato che era…il Sussurro di Cassandra non era solo una trasmissione ma era un momento di organizzazione?

M: Sì, anche perché secondo me quello è stato un grossissimo passaggio della trasmissione, secondo me. Cioè in genere per esempio siamo abituati a vede’, no, dei gruppi che già lavorano e che vanno in radio poi a fa’ la trasmissione, che ne so’, pijamo l’esempio che me vie’ più eh, il Policlinico, era un collettivo de lavoratori che stava dentro al Policlinico e poi c’aveva il suo spazio settimanale pe’… chiacchierava, se confrontava con i compagni su quelle che erano le lotte del Policlinico, su come se intendeva porta’ avanti certi discorsi sulla sanità…E il Sussurro di Cassandra, che poi dopo è diventato soltanto Cassandra, dopo un po’, ma infatti pure i tre, quattro nomi che se so’ alternati dimostrano un po’ le varie fasi de ‘sta trasmissione. Secondo me il grosso valore, la grossa valenza de ‘sta trasmissione, aldilà del fatto che ha curato degli argomenti importantissimi, attualissimi oggi, capito, cioè quattordici anni fa, dalla radio, da Cassandra, furono proposti alcuni temi di discussione che noi ci siamo ritrovati a pieno in faccia nel 2002, nel 2003, nel 2004. Per esempio Cassandra si occupò approfonditissimamente, tanto da tira’ fuori pure un libro, che cercherò e te porterò, oggi non c’ho avuto il tempo, sulle biotecnologie. È stata una cosa molto importante perché è costata parecchi mesi di studio, proprio da parte delle compagne, parecchi mesi di discussione, anche alcune volte molto accesa, all’interno de ‘ste riunioni er martedì che, col tempo, non erano più le riunioni di cinque, sei compagne che conducevano la trasmissione per, che ne so, discutere di quello che se sarebbe parlato per fare un punto, una scaletta…

C: Mi sembra anche un paio di assemblee universitarie…

M: Anche un paio di assemblee sulle quali mi ricordo, una volta, intervenne anche il compagno Edoardo, dell’ENEL, che era interessato alle biotecnologie, e sentendo che noi compagne avevamo proposto ‘sta cosa un po’ alla discussione, se presentò pure lui con alcune sue riflessioni sulle biotecnologie. Per me fu una cosa molto grossa, perché intanto appunto, ti dicevo, ‘sto martedì non era più il martedì delle sei che conducevano ecc. ecc., ma era una riunione che cominciava alle cinque del pomeriggio e finiva a mezzanotte della sera perché poi vedeva la partecipazione delle compagne universitarie che in quel tempo insomma… videro rifiori’ al loro interno un nutrito gruppo de compagne spostate appunto…sul femminismo

C: Molte stanno ancora adesso al martedì femminista autogestito…

M: C’era pure il grosso collettivo Pacha Mama che erano le compagne di Val Melaina,le Rosse dei Castelli, sì le More… le Rosse Mosse, le Mosse Rosse me pare, che erano le compagne dei Castelli, c’erano le compagne di Spinaceto…dell’occupazione di case di Spinaceto.

A: E collaboravano tutte alla trasmissione?

M: La trasmissione portava alcuni argomenti che poi erano oggetto un po’ di discussione più grande, capito? Cioè alla radio ci si spostò poi da temi, ecco…rispetto alla violenza sessuale, alla legge che nasceva che voleva vede’ un reato contro la persona ecc. ecc. Il grosso dibattito sull’aborto, il discorso sulla…

A: Sì, ma io volevo capire.. il nucleo comunque della redazione della trasmissione più o meno…

C: Poi si è modificato…

A: Ecco…

C: Nascendo nuove realtà venivano altre donne…

A: C’era un ricambio possiamo dire?

C: Sì, per esempio io a un certo momento sono uscita da Cassandra, perché… perché in quegli anni noi già avevamo in piedi come collettivo di Magliana l’occupazione di Spinaceto, l’occupazione delle case, e per cui abitavamo quasi tutte nelle case occupate. Nascendo la trasmissione, come ti dicevamo, poi il conseguente dibattito politico che ci vedeva coinvolte in prima persona, a Spinaceto anche mettemmo in piedi un collettivo di donne, che era un qualche cosa di veramente particolare, perché non eravamo solo compagne, ma c’erano tantissime proletarie dell’occupazione. Per cui era molto eterogeneo, come collettivo. Dalle case occupate, appunto, dato che veniva sempre più for… cresceva sempre di più la voglia di indipendenza anche dai collettivi dei compagni, noi dalle case occupate uscimmo e occupammo un altro spazio nel quartiere e è diventata Luna e le Altre, che ancora esiste, che è l’unico centro di donne a Roma.

A: Comunque io adesso mi rendo conto che è giustissimo far capire un po’ come questa realtà poi alla fine si espandeva eccetera. La cosa che mi pare, per il tema di cui stiamo parlando…

M: … della radio…

A: No no, rilevante invece e strettamente connessa al quadro che sta uscendo fuori, cioè la radio… tu hai citato il Policlinico no? Faceva il suo intervento e poi usava, fra virgolette, la radio, no? Per diciamo far sapere…Qui c’è una situazione che sicuramente, adesso, non mi viene in mente, ma può essere successa anche per altre realtà, ma in questa maniera così forte forse no. Cioè c’è un momento che diciamo nasce come momento di informazione, poi si allarga e diventa esso stesso momento di organizzazione e di coagulo, che è uno degli scopi per cui anche è nata la radio di mettere in contatto anche attraverso questo mezzo delle realtà… quindi mi sembra un’esperienza da questo punto di vista eccezionale.

M: Per questo penso infatti, come ti ripeto, che il grosso valore di Cassandra è stato proprio questo, cioè attrarre, diciamo così, per il dibattito che nasceva in radio, attrarre un grosso numero di compagne che all’interno delle loro realtà lavorative, politiche, avevano una certa… si sentivano un po’ costrette, delle compagne che sentivano la necessità di ragguagliarsi co’ altre compagne per fare qualcosa di più che fosse o una trasmissione, uno spazio informativo, o proprio l’esigenza diciamo così di affermarsi come donne-compagne.

A: Sì e la radio, lo strumento radio, riesce ad essere proprio quello per cui era nato, diciamo. Il momento più alto, non è soltanto quello…però è uno degli esempi in cui la radio assume il momento più alto.

M: Sì. perché tu dicevi per esempio, no, discutevate, le trasmissioni parlavano di questo e di quello, che decidevate insieme, cioè nasceva… sì, nasceva insieme perché, dopo questo primo momento più risicato, relegato a meno compagne che si muovevano sull’informazione, la presenza di altre compagne e in realtà molto significative in quel momento… Claudia ricordava Marina di Zurigo, che ha portato la ricchezza della … del femminismo nord europeo no? che a noi era anche in parte sconosciuto, ignoto perché poi come compagne c’eravamo mosse magari per dieci anni su certe cose e non avevamo approfondito i vari movimenti femminili, femministi che erano nati in nord Europa e che erano molto più spinti di quanto fosse in Italia. Cioè noi abbiamo avuto attraverso appunto la conoscenza di Marina, de ‘ste compagne tedesche, le olandesi, già nell’84 –’85 molti incontri con queste compagne che già per esempio ci portavano davanti al fatto di avere fatto una scelta lesbica di militanza, cioè una scelta, capito?razionale di lesbismo. Con tutte le discussioni che questo ha portato anche all’interno di … capito? dello stesso gruppo nostro però te metteva davanti a una situazione che in Italia non erano state manco mai affrontate. La compagna Jenni, notevolissima secondo me alla quale sono stata legata da una profonda amicizia e un profondo affetto, ci ha portato il punto di vista per esempio della Casa delle Donne di Milano, una cosa che a noi era perfettamente sconosciuta, era un ribaltamento proprio della politica come noi… femminile, femminista, di come noi l’avevamo intesa, perché queste partivano da un processo di autocoscienza, che era poi quello che faceva tanto paura sia a tante compagne che a tanti compagni, da un’esperienza separatista per arrivare proprio all’ultima rivista quindici anni dopo, sempre negli anni ’85-’86, dove loro non praticavano più il separatismo, non praticavano più la militanza strettamente femminile perché dice: noi oggi siamo arrivate, attraverso un percorso, ci mettiamo al centro della politica, cioè anche io, come donna, mi colloco al centro, non sto ai margini, io posso mette’ bocca su tutto, posso dire il mio punto di vista su tutto, perché comunque sia il mio punto di vista avrà delle differenze, una differenza dettata dal genere, di quello che sarà l’analisi, il punto di vista di un uomo. Non me devo scontra’, non devo fa’ il corpo a corpo con lui, ma la mia deve essere con lui una discussione paritaria, una discussione dove tutt’e due c’abbiamo la stessa cittadinanza.

A: Va be’, adesso stiamo…

C: Scusami, per riallacciarci all’inizio, dove dicevamo appunto che il malessere delle donne all’interno dei collettivi era quello che per esprimersi dovevi poi un po’, non tirar fuori il tuo essere donna ma un po’ la parte maschile di ognuna di noi. E in quel modo ti esprimevi, altrimenti rimanevi ai margini. Invece attraverso tutta questa pratica, tutto questo percorso, noi eravamo arrivate ad un’analisi dove dicevamo : no, noi come donne, con il nostro essere donne, possiamo metterci al centro di ogni, collettivo …

M: Al centro della politica…

C: Al centro della politica… del dibattito politico con il nostro essere donne, e infatti aveva portato dei grandissimi…

A: Ma questo per esempio dentro la redazione?

C: Con la redazione c’è stato sempre un rapporto molto conflittuale, un po’, di fatto, poi nella pratica era così…

A: Quindi c’era…io adesso volevo…

C: Infatti poi è diventato lo spazio autogestito.

A: Eh, aspetta…

C: … nel senso: io come donna mi autogestisco lo spazio al di fuori di quello che è Radio Onda Rossa.

A: Quindi tu continuavi… tu Marina continuavi a stare nella redazione, a quel punto, o facevi soltanto una…

M: Continuavo a sta’ nella redazione anche perché insieme alle altre, essendo uno spazio della radio, c’avevamo un rapporto dialettico e de confronto nelle riunioni della radio. Magari non andavo a tutte per motivi di… anche perché lì, sottolineando il passaggio che era stato fatto, ci impegnava tantissimo, proprio a livello…

A: Sì, voglio dire, quindi tu facevi solo, fra virgolette, Cassandra?

M: Sì, io facevo Cassandra, era sospeso diciamo un rapporto che ne so, di GR…

A: Sì, e rispetto invece alla vita pratica della radio, perché questo certamente ti sottraeva anche a livello di turni,di tutte queste cose, ma lo sto dicendo… poi queste compagne che comunque hai nominato sono arrivate per Cassandra, non sono arrivate nella redazione. È una situazione anomala, fra virgolette, in cui delle persone si avvicinano alla radio, no, per un progetto particolare, che sta intorno a una trasmissione ma non per la radio.

M: Non per la radio, c’era questa diciamo…

A: È un po’ un uso no, se vogliamo, della radio?

C: Sì, sei arrivata un po’al nocciolo della questione.

M: Alla fine, forse, si è arrivato…

A: E questo com’era … c’erano dei problemi rispetto a questo? Perché io penso, per esempio, anche alle questioni per esempio di vita della radio, di sopravvivenza per la radio…

C: Beh, sì, c’erano.. ci sono stati dei problemi…

M: Le compagne comunque garantivano ‘sto turno no? all’ interno della trasmissione il venerdì pomeriggio, c’era pure la copertura di un turno e insieme alla trasmissione quella compagna, Marina che stava al mixer, e quindi … magari, per esempio, non si faceva il GR interno alla radio, perché alla fine s’è arrivato appunto proprio a questo, forse si può anche dire a un uso da parte delle compagne dello strumento radio, perché poi comunque sia tutto il percorso di Cassandra è stato un po’ caratterizzato da una conflittualità che a momenti è diventata anche molto alta con la radio, perché ci fu una riunione di redazione in cui si mise addirittura in discussione da parte nostra il continuare o meno a far radio dentro Radio Onda Rossa, perché un po’, diciamo poi in tutte noi, ‘sta trasmissione che era nata come spazio informativo ecc. ecc. stava un po’ stretta a tutte ormai, perché oramai questo grosso gruppo che s’era formato con delle sue specificità… noi abbiamo messo in piedi un sacco per esempio di iniziative proprio a livello di manifestazioni, facemmo una grossa manifestazione a Centocelle, dove c’erano gli amici degli stupratori di Marinella…

C: Scusami se ti interrompo Marina, però il discorso è questo, nel senso che noi, mano a mano che diventavamo più forti, come gruppo diciamo no? è vero che il rapporto con la radio diventava un po’ più di uso dello strumento…

M: E ci stava pure più stretto perché molte volte si discuteva addirittura di lascia’ sta’ ‘sta trasmissione…

C: … magari i compagni ci chiedevano maggiore collaborazione per quanto poteva essere diciamo proprio la vita quotidiana della radio, aldilà dello spazio nostro, e noi rimanevamo un po’ ferme sulla nostra posizione, in senso che si è arrivati pure un po’ a uno scontro all’interno, con alcun compagni della radio, che poi la cosa che mancava, aldilà, diciamo, il filo conduttore che poteva essere Marina, no?, un tramite tra noi, tra tutti i gruppi di donne che usavano la radio in quello spazio dove ognuna di noi andava a porta’ la sua esperienza, del proprio territorio, e le compagne che invece erano rimaste più ferme allo spazio della trasmissione, non è … non c’era un rapporto tra noi e la redazione, c’era Marina che funzionava un po’ da tramite, però poi anche lei, piano piano, veniva sempre più assorbita dal discorso della politica femminista e sempre meno presente a quella che poteva essere la redazione, lo spazio della radio… infatti poi per un periodo di tempo non si è trasmesso più…

A: A un certo punto quindi la trasmissione non confluisce nel martedì autogestito ma c’è un periodo in cui si interrompe?

C: Si interrompe, e rinasce come martedì autogestito.

A: E quando si interrompe la trasmissione?

M: Nel ’92.

A: C’è un motivo particolare, vi potete ricordare un…è stata una scelta maturata, da voi?

C: C’è stato un episodio che non so se è uno dei più salienti, è uno di quelli che mi viene in mente. Noi in quel periodo, un po’ tutte come gruppo, il gruppo che avevamo in piedi più di tutti era la battaglia contro lo stupro, anche perché in quegli anni, in quel periodo c’era stata la violenza sessuale nei confronti di M. C. C., poi conosciuta come Marinella, che era stata stuprata il 7 marzo, alla vigilia insomma del giorno della donna a Piazza Navona, dove venne stuprata da tre ragazzi che vivevano a Centocelle e vennero un po’ descritti da tutti i giornali, i telegiornali, come i tre bravi ragazzi di Centocelle, che ‘na sera se trovavano al centro de Roma, avevano un po’ bevuto, fecero la bravata così fu strutturato il processo di difesa degli stupratori, e noi ci mettemmo in moto per quanto riguardava la difesa di M. C., infatti portammo in radio delle interviste che avevamo avuto con l’avvocata Tina Lagostena Bassi, giusto, si chiama così, mi ricordo bene, e facemmo una manifestazione grande a Centocelle. Io non mi ricordo adesso qual è stata il nesso tra un gruppo musicale che si ascoltava molto in radio quel periodo, che erano la Banda Bassotti, ti ricordi? Ci fu un episodio spiacevole…

M: Praticamente successe che ci fu un concerto della banda Bassotti al Forte Predestino e a ‘sto concerto erano presenti alcune compagne universitarie…

C: Sì … e dei Castelli.

M: … Giò Giò, Arianna, sì e alcune compagne dei Castelli, e praticamente … al Forte Predestino durante ‘sto concerto vennero fatti entra’ degli individui …che erano amici di questi tre che avevano compiuto lo stupro su M.

C.; per cui, ci fu un pandemonio quella sera stessa…

A: Che anno era?

M: Questo sarà il ’90, penso, Marinella mi sa che risale al ’90, e ci fu quindi un pandemonio all’interno del centro sociale perché le compagne non volevano che ci fossero presenti a ‘sto concerto questi, dovevano essere allontanati. La Banda Bassotti, che conosceva questi si fece, tipo, garante, hai capito, che questi dovevano rimane’ e alla discussione parteciparono pure i… perché presenti, i compagni del Carlos Fonseca, con i quali poi noi in seguito, alcuni giorni dopo, avemmo…

C: … una riunione…

M: Sì, avemmo una riunione, un incontro con Marina che era compagna… che conoscevamo del Fonseca meglio, e dopo vennero pure Maurilio, venne pure Enzo e praticamente ce fu ‘sto grosso scazzo e dopo ‘sto scazzo se fece una riunione in radio.

A: Di redazione?

M: … di redazione su ‘sta cosa qui perché…

C: Fu Massimo che volle dei chiarimenti…mi ricordo bene.

M: Sì perché ‘ste compagne Giò Già, Arianna, che erano un po’ più esuberanti..

C: … avevano accusato di maschilismo sia i compagni del Fonseca, del Forte e della Radio.

M: No, il Fonseca voleva che questi fossero allontanati perché loro conoscevano questi, gli amici dei Bassotti, perché stati in Nicaragua in quel periodo, insomma, e avevano conosciuto questi in Nicaragua, e dicevano che pure loro avevano avuto in Nicaragua sentore che questi erano soggetti, insomma, poco affidabili. Quindi loro, diciamo così, parteggiavano per le compagne che quella sera pretendevano l’espulsione dal centro sociale, dal Forte Predestino di questi. Il Forte stava in questa mezza posizione che diceva: ma noi siamo un centro sociale, stiamo sul territorio, noi non possiamo allontana’ chi viene perché lo spazio sociale deve essere aperto un po’ a tutti.

C: E forse la radio c’entrava perché era un’iniziativa a sottoscrizione della Radio, me sa, perché se no che ruolo aveva la radio in questa storia, perché la radio fu coinvolta?

M: Beh, io mi ricordo che la radio volle una riunione praticamente, volle chiarificazione rispetto ai fatti che erano successi, così… abbastanza forti, e ci invitò alla riunione del lunedì di redazione per confrontarci, insomma, su ‘sto tema qua. Noi andammo a ‘sta riunione, appunto sarà stato il novanta, e trovammo davanti a noi praticamente molti compagni che facevano parte della gestione del Forte Predestino, che avevano fatto secondo me una cosa proprio compassionevole, cioè s’erano portati appresso la compagna femmina, s’erano portati appresso il compagno de colore, s’erano portati appresso er coatto redento, cioè praticamente avevano portato ‘ste figure, capito, che dice: ma come, noi gestimo il Forte e siamo sul territorio, praticamente non possiamo butta’ fuori questi anche se da come so’ individuati come coloro che conoscono e che me pare pure durante il processo di Marinella, il processo sì, erano intervenuti al processo e avevano ingiuriato le compagne che stavano presenti ecc. ecc. E, purtroppo, io dico purtroppo, perché per noi fu una ferita molto grossa, difficile da digeri’, la radio in massima parte si schierò con loro, perché noi dicemmo: ecco, hanno portato, tra virgolette, il negro, i soggetti deboli, diciamo così, no, che sono accolti…

A: … come patente di correttezza…

C: Noi chiedevamo che neanche… cioè la parte più estremista nostra, insomma, le femministe ormai avevano preso una scelta separatista, tra cui ci stavo anche io, noi chiedevamo che la radio non passasse neanche più i dischi della Banda Bassotti… noi chiedevamo proprio ‘na rottura totale…

M: Cosa che invece non avvenne, non avvenne perché anzi continuamente incontrate anche i giorni dopo pe’ San Lorenzo.. ah, ma che ha fatto quella, un casino dentro al Forte… dentro al Forte devo dire che c’erano un paio di compagne, Antonia, mi ricordo e forse qualcun’altra…

C: …beh, si comportarono bene, si comportarono correttamente.

M: … che si comportarono con correttezza, tentarono un po’, capito, di fare da trait d’union tra le compagne del coordinamento, perché oramai era diventato il Coordinamento Femminista Romano, e Bassotti. Ma all’interno stesso della Radio, io ricordo figure di compagni, che adesso manco partecipano più…

A: Dì dì, i nomi…

M: Beh, uno per esempio era …

A: … senza fa’ i cognomi, dì i nomi, poi…

M: …uno era il Patata, per esempio, che lui era musicomane così, e che ci diceva che s’era un po’ troppo esagerato, perché poi i compagni che stanno sul territorio hanno un po’ la funzione nel quartiere di accogliere un po’ tutti, non possono chiude’ le porte in faccia del centro sociale anche a un eventuale sospettato di fiancheggiamento…

A: C’erano compagne della allora redazione che non erano…nel…

M: E fu una cosa grossa, scusa, se ti dico, noi ce ne uscimmo un po’ con la bocca amara, un po’ perché la redazione non parteggiò senz’altro per le compagne, senz’altro non parteggiò per le compagne e perché poi in un secondo momento, sai prima c’hai la furia, ti incazzi, in un secondo momento capimmo anche che da parte di alcuni compagni eravamo state strumentalizzate per, capito… per… come di’, appoggià o meno dei problemi che tra centri sociali c’erano.

A: Aspetta, aspetta, cioè diciamo… se ho capito bene… se no mi correggi, era come un fronte comune che s’era compattato contro le compagne, ma non tanto per anda’ contro le compagne ma per trova’ un compattamento? Io questo ho capito da quello che dicevi.

FINE LATO B PRIMA CASSETTA

LATO A SECONDA CASSETTA

A: Allora stavo chiedendo a Marina… mi sembra che fosse balenata la questione che c’erano anche dei discorsi di opportunismo, opportunità …

M: …opportunità e strumentalizzazione…

A: … anche da parte della radio, insomma della radio, di alcune probabilmente… non lo so, della redazione, chiamiamola così…

M: … sì, della redazione, perché noi ci trovammo una redazione al gran completo, cosa che da anni non succedeva più che entravi dentro e trovavi cinquanta compagni…

A: Un’occasione tipo quella che abbiamo citato prima di Psicanalisi Contro?

M: Ecco, una cosa simile, dove c’erano le fidanzate dei compagni che non s’erano mai viste alle riunioni e che in quell’occasione lì so’ venute pe’ spezza’ la lancia a favore, a sostegno dei loro compagni che sostenevano che il centro sociale è un posto dove tu devi accoglie’ tutti, devi accoglie pure lo stupratore perché lo stupratore frequentando… era questo poi che dicevano al Forte, no, stando dentro al Forte avendo una, come dire, educazione politica, arriveranno a non esse’ più stupratori. Per il fascista questo non valeva, perché il fascista che frequenta il centro sociale…no, non lo può frequenta’..

A: Questo che è un discorso che ancora dura, questa cosa della Banda Bassotti, la storia di Marinella, insomma chi c’ha l’età nostra se la ricorda, e che comunque è una cosa che non è risolta e che ha attraversato tutto il movimento romano e non solo, perché poi vedi periodicamente su Indymedia ogni tanto esce fuori ‘sta cosa, no? Però… quindi, diciamo, altra grande delusione o conferma rispetto a un atteggiamento che anche la radio, mi dicevi, anche in maniera strumentale… perché i Bassotti… era un’iniziativa forse della radio, su quello non ci possiamo giurare, ma sembra che vi ricordiate così.

M: E, trasversalmente, anche tutti gli altri, o collettivi politici o centri sociali, perché per esempio poi c’erano quelli che c’avevano tra loro contatti e strumentalizzavano le donne incazzate pe’ … capito… pe’ porta’ avanti magari la loro lite col Forte Predestino.

A: E non: chi portava avanti la loro lite e chi invece rinsaldava dei legami… dentro la redazione, all’epoca appunto, diciamo, com’era tutto strutturato dentro la redazione il collettivo l’ho capito, quello che facevi tu Marina, che eri un po’ la compagna che stava precedentemente nella redazione, ecc. ma c’erano compagne dentro la redazione all’epoca, sicuramente…che non erano del Sussurro?

M: Ripeto, c’erano alcune compagne presenti a quella riunione, molte non erano interne alla redazione, molte hanno girato per un po’, penso a Cinzia B., penso a Mery, penso pure a Carletta, compagne che…magari Carletta un po’ più costante..

A: Sì, Carletta sì.

M: … compagne che non erano propriamente interne, che hanno girato per un po’ ma che però quella sera fatidica, per l’occasione, vennero, vennero per discute’ de ‘sta cosa. E chiaramente, giustamente…tu dici… perché poi quello che è pure importante è che non è che le donne fecero fronte comune con le donne, c’era pure ‘sta grossa cosa che esiste, che c’è tutt’ora, che poi non è che tra donne … volemose bene, annamo d’accordo, no perché tanti ostacoli, tanti problemi, tante discussioni nascevano con le compagne stesse.

A: Diciamo che poi a questa riunione non è che si è arrivati a un incontro, a un punto comune…mi sembra di aver capito che ve ne siete andate poi in base a questo…la trasmissione non c’è stata più?

M: No no, noi abbiamo continuato a fare la trasmissione, perché alcune di noi andarono…

A: Perché comunque era indipendente…

M: Molte non vollero veni’… dice: a me non me ne frega de veni’, altre di noi dice: va be’, comunque sia qua dentro ce stai, lavori, nasce una cosa così grossa, bisogna andarsi a confrontare anche per vede’, capito, come è la situazione, come la pensano gli altri.

A: No, io parlo della trasmissione…

M: La trasmissione è durata ancora altri due anni, perché il discorso poi diciamo che la trasmissione, e mi ricollego a quello che stavamo dicendo all’inizio, ‘sto grosso contributo che ha dato Marina di Zurigo portando una realtà nordeuropea femminista che noi non conoscevamo, e la compagna Jenni che avendo partecipato nel lontano ’77 all’occupazione della Casa delle Donne di Milano, avendo seguito tanti dibattiti, perché le milanesi diciamo che dal punto di vista teorico politico erano molto avanti, era un nucleo di donne acculturate…

A: No, mo’ non me rifa’ tutta la storia…

M: Perché per noi è più importante …

A: Sì. lo so, lo so…

M: … quello che poi determinò un po’ lo smettere di fare la trasmissione…

A: Ah ecco, scusami, no ...non avevo capito. Si però, diciamo, questo collettivo cresce, diventa il Coordinamento Femminista ecc. Allora, com’è… poi cresce…

M: … fa delle battaglie, fa delle grosse trasmissioni su…

A: Questo l’abbiamo detto… e poi decide di interrompere in base al fatto che è cresciuto?

M: Si decide di interrompere perché praticamente si viene a una sorta di decisione che la trasmissione non basta più nessuno e non è neanche più una cosa così importante per il dibattito, per il momento in cui so’ arrivate le compagne. Capito?

A: No, spiegamelo meglio.

M: Spiegamo. Diciamo, le compagne avevano affrontato una serie di grossi temi, il tema della guerra, perché in quegli anni c’è la prima guerra del Golfo, hanno affrontato il tema della Palestina, cercando di raccontarsi con le donne palestinesi che in quegli anni stavano tentando un processo di autoproduzione per sopravvivere, no? Se tocca il grande tema delle biotecnologie, che coinvolge pure un discorso più globale, gli Stati Uniti, l’influenza degli Stati Uniti nei paesi del Terzo Mondo, dove le biotecnologie, la sterilizzazione forzata, sono state applicate a spron battuto già da Mac Namara. E… te dici… ritorno su ‘sta cosa perché il dibattito che si sviluppò per esempio tra di noi su quello che era stato il grosso dibattito della Casa delle Donne di Milano, ci portò poi a trovarci a un ribaltamento proprio sostanziale rispetto allo scopo per il quale eravamo nate e sul quale eravamo un po’ cresciute. Avevamo fatto grosse battaglie proprio politiche, avevamo aggredito Spallone nello studio suo mentre stava a fa’ gli aborti clandestini… cioè siamo entrate, capito, con la telecamera, la cinepresa… e avevamo smascherato questo.

A: Non è stata un’aggressione, se mi ricordo… siete andate là facendo finta…

M: C’è stata tutta una preparazione…

A: …di volere abortire, l’avete incastrato, poi sappiamo che è stato comunque denunciato non per quella cosa, ma per quell’aborto…

M: Ci fu una denuncia che passò un po’ sotto silenzio…passammo pure quattr’ore a via Genova a denunciarlo apertamente, creando pure lì un po’ di terremoto anche tra le avvocate, perché non sapevano chi erano queste che s’erano mosse, che volevano, ecc. ecc. E, anche in certo qual modo difeso questo da alcune avvocate perché lui all’epoca…

A: …era del PCI.

M: … aveva insegnato alle donne a fa’ l’aborto…

A: Non era il medico di Togliatti?

M: Sì, sì…

A:… Spallone padre…

M: Sì, tutto l’entourage famigliare risaliva al PCI. E dico però c’era stato poi, da una parte un … grossi temi anche di scontro con la radio stessa perché i compagni a certi livelli venivano anche a fa’ un po’… le pulci a quello di cui parlavano le compagne, agli argomenti che venivano toccati, volevano per forza entra’ dentro ‘ste trasmissioni, ricordi no? affrontate questo… ah perché non mi intervistate a me che io così, colà…

C: Io mi ricordo un episodio simpaticissimo, ci fu un periodo in cui facemmo una serie di trasmissioni sulla pornografia e la prostituzione e praticamente affrontavamo i temi e anche abbastanza in maniera… diretta, portammo pure un’intervista a una prostituta, così eh, c’erano i compagni in quel periodo… che circolava la voce… non ci chiamavano più il Sussurro di Cassandra ma ci chiamavano le notti di Cabiria…

A: Diciamo che c’era quindi questa… ancora una volta incomprensione nel senso che se voi v’allargate a tematiche… finché parlate dell’aborto va be’, quello io non metto bocca, ma se tu parli di queste cose… forse un pochino anche d’invidia?

M: Perché noi ricevevamo tante telefonate di maschi, per esempio, la cosa era pure caruccia, tante telefonate di maschi, tra cui una ci fece proprio tanto ride’, perché dice: ah, io volevo di’ la mia sull’aborto… questo era un fedele che ci telefonava spesso…

A: Un fedele in che senso?

M: Un fedele che ci telefonava spesso.

C: Un fan.

A: Ah, un fan…

M: … fedele alla trasmissione, che tutti i venerdì puntualmente stava lì …

C: E con noi c’era una compagna tremenda…

M: …e questo dice: ah, scusate, io vorrei di’ pure io la mia sull’aborto, e allora ‘sta compagna gli chiede: perché, tu hai abortito? E lui risponde: io no, però la compagna mia.. per cui io ti posso…

C: … l’ho vissuto io come esperienza.

M: … l’ho vissuto, e insomma noi molto contente gli demmo pure spazio a lui, poté parlare. Però, ecco, c’era comunque sia, ‘sta sorta…

C: Eravamo democratiche.

M: C’era da parte dei compagni un po’... ‘sto tono irrisorio quando si andava a tocca’ certi argomenti, infatti c’era la birreria der Cucco che era diventata inavvicinabile per le compagne, perché queste dopo ogni venerdì se andavano lì a bevese un prosecco, ‘na birra, c’avevano la… ah, ma che avete parlato di questo, ah ma no, ma così, colà…

A: Ecco, stavo pensando comunque.. ascoltavano tutti?

M: Sì, però ascoltavano, questo era il bello no? che era pizzicosa, gli annava però de sentilla anche perché in qualche misura questi s’aspettavano che noi chissà che cosa poi potevamo di’ su di loro…

C: Beh, poi era simpatica perché delle volte venivano fuori pure dei contrasti tra noi, no? in trasmissione, eh magari dicevamo una cosa, n’antra la pensava diversamente, veniva pure lo scontro tra noi…

M: Anche perché c’è stata una grossa crescita, però è pure vero che pure tutto il periodo è stato caratterizzato da grossi contrasti tra di noi, perché c’era comunque sia un nucleo di compagne che se poneva sempre il problema di come i compagni avrebbero vissuto ‘sta cosa, capito? Dice, beh, noi annamo a di’ così, però no, un momento, aspetta, cercamo de aggiusta’ il tiro, perché poi i compagni non so’ beceri, i compagni… anche perché non avremmo parlato più co’ nessuno dei compagni che ci girano intorno…

C: … tranne coi fidanzati nostri.

M: … se erano così, no?

A: Senti, ma… quindi fu una scelta interna quella poi di non riconoscere più nella trasmissione una necessità diciamo?

C: Io a livello personale mi sono allontanata… dunque noi abbiamo occupato Luna e le altre nel ’90, ho avuto un altro periodo di collaborazione con loro penso intorno al ’91, ’92, poi mi sono allontanata proprio per scelta personale dalla radio, perché prima di tutto stavano nascendo tantissime polemiche che ci portavano via energie e… su quello che invece noi c’eravamo prefissate e avevamo costruito, no? Se quella trasmissione era stata un momento forte, di crescita, tutte quelle polemiche tendevano a spegne’ il tutto, nel senso che poi quando vai nella polemica, ti metti in un vicolo cieco e non ne esci più, perché tanto le teste so’ tante, so’ diverse…

A: Parli anche di polemiche interne alle compagne?

C: Polemiche legate alla storia del Forte Predestino, polemiche in rapporto alla redazione della radio dove ci chiedevano una maggiore collaborazione per cui in quel punto… a quel momento ho ritenuto opportuno io e le compagne di Luna e le altre, di distaccarci dalla radio, abbiamo ritenuto opportuno perché stavamo costruendo una nostra realtà nel quartiere. La radio non era più quel momento che era stata all’inizio, nel senso che noi andavamo, portavamo la nostra realtà, se creava la trasmissione, il dibattito… ce se stava proprio a infila’ in una serie de polemiche che poi secondo il mio punto di vista a un certo punto non so’ più neanche costruttive…

A: E la tua posizione la possiamo estendere anche ad altre compagne?

C: Per cui io sono uscita fuori dalla trasmissione, Marina ha continuato con un altro gruppo di compagne però di fatto dopo un po’ di tempo è finita questa esperienza, per rinascere dopo un pochino di tempo.

A: Ma il martedì femminista quando nasce?

M: Beh dopo, dopo qualche anno.

A: Quindi non c’è una continuità di persone?

M: Alcune compagne che c’ erano nel coordinamento oggi stanno pure…Vittoria, poi…

C: Vittoria stava a Cassandra, nel coordinamento, adesso sta al martedì autogestito.

M:… le compagne universitarie, Monica, ecco, loro avevano cominciato col coordinamento insieme a noi e poi pure loro, insomma, so’ arrivate a scelte più spinte, molto più spinte, forti, anche scelte di lesbismo e hanno occupato loro ‘sto spazio come martedì autogestito. Noi… un po’ la cosa s’è spenta un po’ da sé perché, un po’ ‘ste polemiche che comunque avevano attraversato tutte che continuavano a esse piuttosto accese perché poi ecco, eravamo ritornate a essere un gruppo di cinque, sei compagne, quelle un po’ che ci stavano dall’inizio, e anche tra di noi alcune posizioni insomma erano… cominciavano a divergere, perché alcune di noi per l’appunto si continuavano a porre ancora un problema di rapporto coi compagni, capito? di rapporto nel senso che comunque non possiamo fa’ come ce pare perché qui dentro stamo, però de da’ un contributo alla radio più ampio non ce va, non ci sentiamo di partecipare alla gestione della radio, d’altra parte la cosa incalzava pure perché oramai erano cinque, sei anni che ‘sta trasmissione andava avanti e, mentre all’inizio erano meno pressanti, a quel punto lì anche da parte dei compagni certe richieste si facevano più pressanti: o dentro o fori.

A: Anche perché, se ricordo, comunque dopo la fiammata, chiamiamola così, in seguito purtroppo, duole dirlo, della prima guerra del Golfo… ci furono alcuni compagni che vennero…poi ci fu un momento che si è protratto per qualche anno di difficoltà… di gestione della radio… un po’ di tutto il movimento.

M: Poi ci fu pure il fatto, per esempio, che molte compagne che partecipavano avevano occupato dei loro spazi sul territorio.

A: Sì, quello che ha detto adesso Claudia…

M: … c’era Luna e le altre…

C: Il nostro poi è stato smantellato di forza a Spinaceto, perché noi quando è stata poi smantellata di fatto l’occupazione, non nella maniera forte dello sgombero poliziesco, ma con l’assegnazione delle case popolari, ognuno c’hanno mandato a vive’ lontanissimi dagli altri, siamo un po’ tutti quanti sparsi insomma intorno a Roma proprio perché neanche nella periferia ma proprio fuori Roma c’hanno sbattuto a tutti quanti per cui di fatto quella realtà di quartiere s’è spenta. È rimasta Luna e le altre in piedi perché un gruppo di compagne, di cui alcune di femministe, di cui alcune vengono da Cassandra, dal Coordinamento romano femminista…hanno creato questo gruppo dove viene praticato un corso di autodifesa femminista, Luna e le altre è diventato il luogo dove avviene questo corso che poi ha anche dei rapporti a livello internazionale sia con compagne del nordeuropa , che compagne di altre realtà; per cui anche Luna e le altre ha avuto una sua ulteriore svolta. Ma io direi che poi il discorso anche aldilà poi delle pressioni avute dal movimento, le solite cose di cui vengono accusate le femministe da sempre, de disgrega’ un po’ il movimento, di allontanarsi dalla militanza politica così, è nato anche proprio all’interno del movimento delle donne, dei problemi… Perché poi,come diceva Marina prima, arrivavano le compagne dal nord, sia dal nord dell’Italia che dal nord dell’Europa con delle differenze; alcune di noi erano in qualche modo incuriosite da queste cose, però io poi personalmente, con tutto il rispetto, ma poi con una donna tedesca che viene da una certa realtà non è che mi ci trovo molto in sintonia per alcune scelte no? come la scelta del lesbismo militante… per cui anche quella ha cominciato a creare… che poi ci fu anche una trasmissione in radio molto bella su questo discorso della scelta lesbica, come militanza, e venne fuori anche una bella trasmissione dove appunto parteciparono due compagne che erano di Berlino, se non ricordo male. Però poi anche quelle so’ forti differenze, che le differenze sì arricchiscono ma in qualche modo poi…

A:… spaccano.

C: … spaccano pure.

A: Una cosa… poi appunto il martedì femminista è un altro capitolo…

C: Devi sentire le femministe.

A: Certo… invece adesso, se riusciamo a fare alcune considerazioni su quella che è la radio adesso, adesso in senso largo senza andare troppo indietro nel tempo cercando di…

C: Io l’ascolto, mi piace ascoltarla, negli ultimi tempi la sto ascoltando un pochino di meno, mi piace ascoltarla. Io una cosa lamento della radio sempre, il fatto che non è facilmente raggiungibile, nel senso che per parlare, ci deve esse’ sempre il momento opportuno, è diventata un po’ ‘na radio col filtro, non è più una radio in cui tu senti che si parla di una cosa, vuoi intervenire e intervieni. Poi è un po’ quello… il cuore della radio questa cosa. E poi, sì ci so’ alcune trasmissioni che mi interessano, che seguo, magari quelle storiche, che può esse’ Normale follia, il martedì femminista autogestito, le trasmissioni musicali che più so’ vicine a me per l’età che ho, perché poi naturalmente la radio c’ha un vasto pubblico è giusto che c’ha pure la musica che è solo per i ventenni, io so’ na donna di quarantaquattr’anni, madre di due bambini, cioè che faccio parte del mio modo di essere, insomma naturalmente non è che me posso’ mette’ a senti’ la musica che gira adesso per i centri sociali, per carità, tutto il rispetto, so’ tutte cose nuove però so’ lontane da me, dalla mia quotidianità. Però, ecco quello… mi manca… mi mancano le donne in radio, nel senso sì, c’è lo spazio delle donne, c’è anche bravissima Anna Nacci con il suo spazio Tarantola Rubra, che è interessantissimo come trasmissione, però mi mancano le donne. Sento che poi la colonna portante della radio so’ ancora gli uomini, e le donne che passano, che ci sono, non riescono ad esprimere il loro essere donna, ecco mi sembra ancora di sentire anche in alcune donne preparatissime che ci sono state, che ci stanno anche adesso, sento poi questa loro difficoltà ad esprimersi con il loro punto di vista di donne, ecco … quello che manca tanto dalla radio…

A: Prima di fare a te più o meno la stessa domanda, insomma, mi aggancio a quello che dice Claudia, cioè secondo voi, forse ancora di più secondo Marina che ha un ricordo che va un po’ più indietro nel tempo…aldilà di questa storia che abbiamo raccontato, una presenza femminile un po’ in questo senso che diceva Claudia è mai uscita fuori, si è sentito un modo diverso di fare radio, tu l’hai colto per esempio Marina, oppure tu stessa sei riuscita… aldilà proprio, della trasmissione dello specifico, è riuscito a uscire fuori un modo diverso, femminile?

M: Dici nell’arco del tempo?

A: Sì, sì.

M: Beh, io, non per presunzione però penso che una certa fase di Cassandra ci sia riuscita in parte..

A: Io parlavo come redazione, perché giustamente Claudia m’ha fatto una distinzione che m’ha fatto riflettere, cioè c’è il martedì femminista, e va bene, però io non sento… sento che aldilà di questo la radio continua a essere una radio di maschi… e le stesse compagne che stanno lì non riescono a esprimere un modo differente…

M: Io penso che non ci sia riuscito, se devo vedere qualcosa devo risali’ proprio a anni lontani no? per esempio anni lontani in cui tu stessa sei stata una persona che all’interno della radio ha portato il suo punto di vista, si è espressa no?

A: …si è riuscita pure dal punto di vista femminile, in un certo senso, cioè qui non parliamo del fatto che la compagna viene zittita… ovviamente…

M: No, no però senti, per tutto l’arco de’ tempo che io ho frequentato la radio, e me ce metto io pure quando non facevo ancora la trasmissione con le donne, con le compagne, che m’ha dato molto anche proprio dal punto di vista espressivo mio, capito? Mi ci metto pure io perché mi trovavo davanti, come tante altre compagne con le quali poi ho avuto un confronto, un po’ a…i massimi sistemi no? di fronte a compagni di una certa preparazione, di un certo impegno, che comunque sia primeggiavano, troneggiavano, come quando venivano alcuni compagni, che magari non c’avevano niente a che fa’ con la radio, però erano presenze forti all’interno del movimento romano, e monopolizzavano la discussione su quel tema. Io nel corso di tutti questi anni penso che quelle poche riunioni in cui so’ andata quando facevamo Cassandra nel momento più aureo, diciamo così, il momento maggiore che per me ha voluto di’ molto, alcune compagne, tra cui io stessa, siamo riuscite ad esprimere qualche cosa. Poi però, ecco, guardo prima e guardo dopo…

A: Ah quindi dici, c’era una specie di soggezione, diciamo anche…su cui giocava il fatto di esse’ donne…

M: … di esse’ donne, di sentirsi meno preparate…

A: eccetera, per cui tutto contro c’abbiamo noi, quindi tu dici: il punto di vista femminile che magari poteva pure usci’ fuori, perché poi è evidente che esce fuori, questa autonomia anche di esprimersi aldilà di questa soggezione…

M: No, forse no, non l’ho sentita nella radio.

A: E come… la senti tu la radio di oggi?

M: Ma io la sento un po’ il pomeriggio perché purtroppo la mattina me la lavoro tutta…la sento un po’ il pomeriggio… beh sai che c’è? Che avendo vissuto una stagione della radio totalmente diversa, no? gli anni ’80, ’90, oggi la sento come un po’ lontana, come un po’ distaccata da me, come già dal… a me per esempio è stato di un forte impatto pure il cambio strutturale della radio, come è diventata adesso, la non possibilità… cioè per me la radio è stata anche per anni un punto d’aggregazione, no? dove magari te vedevi, parlavi, discutevi, riuscivi a di’ alcune cose. Oggi come oggi vedo che già dal punto di vista degli spazi la radio non ti permette d’ave’ un grosso scambio co’ chi sta dentro, perché c’hai la sala registrazione dove chiaramente non poi mette’ piede perché c’è il mixer, c’è quello che fa trasmissioni… l’altra sala dove molte volte so’ andata per vari motivi trovi altri compagni che stanno lì, che si occupano del computer, del telefono, di questo e di quello, ma non trovo una comunicazione, proprio. La sento, rispetto a quello che è stato il mio rapporto con la radio, la mia anche affezione… la sento distaccata e penso che anche gente magari nuova che viene a partecipa’, come primo impatto c’hai ‘sta cosa un po’ di distacco, di questo… un po’… non ti dico di torna’ alla sciatteria del ’77, dove magari tu c’avevi il turno… il telefono squillava e non rispondevano…però mi sembra un po’ un eccessivo incanalamento, un eccessivo proprio inquadramento di certi ruoli che non possono esse’, capito, scavalcati dalla telefonata, dove se tu…varie volte m’è stato pure risposto personalmente che adesso non era il momento, che non si poteva di’ quella cosa, che a un certo punto te porta a di’ va be', vorrei di’ questo però senz’altro non è il momento… non ci trovo più quel filo diretto che invece almeno per noi della generazione nostra è stato molto importante, anzi ti ricordi le trasmissioni, quant’era importante ave’ la partecipazione dei compagni, lo scambio… adesso mi sembrano anche, molte volte, un po’ delle lezioncine fatte da quello che s’è preparato bene quel pezzo, capito, che poi magari al di fuori di quel pezzo o non glie va de impelagasse, o forse non ha la capacità, non si sente la capacità de allarga’. So’ rimaste poche le trasmissioni che conservano quella caratteristica e aihmè so’ sempre trasmissioni condotte magari da compagni più storici che c’hanno un certo punto di vista rispetto alla radio.

A: Tu volevi aggiungere qualcosa?

C: Poi alcuni temi che vengono trattati poco secondo me, per quanto riguarda i temi legati all’ecologia, sono poco trattati dalla radio, io sento anche una forte carenza, quando invece sono dei temi attualissimi, importantissimi. E poi, ecco, molto spesso si tende a dimenticare un po’ quella che è stata la memoria storica. Per esempio a me m’è venuto in mente adesso, m’è capitato lo scorso anno, con una trasmissione che aveva preparato Salvatore, dove parlava appunto del codice Rocco, e dove lui diceva che il codice Rocco sostanzialmente non era stato mai modificato, nel senso che era ancora in vigore, tutte le leggi del codice Rocco erano ancora in vigore, che lui parlava naturalmente delle leggi legate forse al sistema carcerario, qualcosa del genere. Quando invece io gli telefonai in quell’occasione, e trovai anzi devo dire da parte di Salvatore, e c’era anche un’altra compagna, c’era Paola che in quel periodo collaborava con la radio, adesso la sento di meno ultimamente, trovai invece da parte loro un’apertura perché io gli ricordai che invece…

A: Paoletta?

C: Sì, perché io gli ricordai a loro due che invece il movimento delle donne, il movimento femminista di cui parlavo prima aveva attuato una grossa…, che era riuscito a mettere in piedi un grosso cambiamento contro la legge per la violenza sessuale, dove appunto era contro la morale, passava contro la persona, e quella era stata una modificazione del codice Rocco, perché risaliva a una legge del codice Rocco.

A: Forse lui parlava… perché ci sono stati il diritto di famiglia, insomma ci sono stati cambiamenti, non a caso…

C: E niente, per il resto io la continuo ad ascoltare penso più come affezionata perché…abbiamo detto tutto.

A: Volete aggiungere qualcosa? Io vi ringrazio tantissimo…

C: … la collocazione politica, ché tante volte io penso di me stessa che assolutamente non è che mi è passata la voglia di fare determinate cose, o proprio la mia vita sia così cambiata da quando ero una di quelle militanti, capito, che non mi perdevo una manifestazione, non mi perdevo un sit-in, mamma mia pure esagerata, però poi quando sei giovane, quando c’hai un po’ l’inizio di militanza politica è così, che devi fa’ un po’ tutto, devi essere sempre presente. Però adesso non fare più nulla, e non riuscire proprio a trovare una collocazione… perché poi mi rendo conto che non è che sono solo io, o lei, o qualcun altro, cioè è proprio una cosa diffusa, io per esempio faccio supplenze negli asili nido, e incontro spessissimo una compagna di Spinaceto che stava con me alle case occupate, stava insieme a me al collettivo delle donne, e la incontro e ci troviamo a parlare di tutti i ricordi, co’ Isabella no? ti ricordi, ti ricordi quando facevamo questo, quando andavamo lì, quando abbiamo occupato Luna e le altre, quando andavamo alla trasmissione alla radio, quando andavamo… cioè, però ti rimane…no? tutte ‘ste cose, sì mi ricordo, sì ti ricordi, però poi ti sembra quasi che devo sempre sta’ a pensa’ al passato, e non riuscire poi a ricostrui’ qualche cosa, o a… che poi sarebbe solo de rintrecciare, riprendere dei fili…perché quando io mi rivedo, adesso che sto tanto tempo senza, aldilà dei compagni che c’ho le amicizie personali, naturalmente, mi ci sento che vai a mangia’ insieme no? però poi mi rendo conto che pure con quei compagni e quelle compagne che non rivedo da anni quando li rincontri ti sembra che fino al giorno prima ce sei stata insieme, so’ quei rapporti così de fatto…

A: Coi compagni sì…

C: … così forti, così unici… a me mi capita di incontra’ per strada un compagno e una compagna che non vedevo da anni, cioè ti incontri, no? ti viene immediato il contatto fisico che ti abbracci e ti baci, perché siamo tutti fatti a ‘sto modo…cominci a chiacchiera’ e dopo un po’ ti sembra che stavi il giorno prima insieme, hai capito?

M: Pure il vissuto delle case occupate…

A: Quello era proprio tutti i giorni tutti i giorni…

C: S’odiavamo pure, ve devo di’ la sincera verità…

A: … come in ogni famiglia che si rispetti.

C: Sapessi quanto litigavamo, guarda… da mori’, soprattutto col Paolone…(ride) eppure adesso quando mi rincontro con Paolone, con Stefano, con Giorgione…

M: Ci mandavano pure le donne imbeccate, a discutere…

C: … capito, che…. (incomprensibile) ce veniva sempre a provoca’ Giorgione, sempre; lo odiavamo perché Giorgione rappresentava (incomprensibile)

M: Questo è stato il dramma.

C: Perché era proprio… ci provocava, io adesso tante volte, quando mi ricapita, perché poi abitiamo vicino con Giorgio, adesso quando lo incontro er sole vedo…

M: Va be’, è cambiato pure lui…

C: No no no, cambiato, è sempre Giorgio…Con gli anni forse s’è un po’…

M: Anzi, pure peggio.

rorinterattiva/libro/interviste/marinaeclaudia (last edited 2008-06-26 09:58:23 by anonymous)