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G.R. 19.00

18 Giugno 2003 Medio Oriente

Ancora un giorno e una notte di cortei contro il governo e contro i conservatori nella repubblica islamica dell'Iran. La protesta, senza gli scontri dei giorni scorsi (secondo un giornale progressista, perché la polizia ha tenuto a freno i miliziani filo-conservatori) si è estesa ad altre città oltre Tehran. Un gruppo di circa 250 intellettuali progressisti ha intanto diffuso un appello a favore degli studenti, dicendo che il diritto di criticare i propri leader fa parte della costituzione materiale della repubblica islamica, perché "pretendere il potere assoluto è un'eresia". I media controllati dai conservatori, invece, continuano a dipingere l'immagine di un movimento di protesta appoggiato e finanziato dagli Usa e sobillato dall'opposizione iraniana in esilio, che sembra voler capitalizzare (e dirigere) un moto di protesta nato all'interno delle contraddizioni (demografiche, sociali ed economiche) della repubblica islamica.

Parigi, 13:27 Si dà fuoco una seconda iraniana militante mujaheddin

Una seconda iraniana, simpatizzante dei mujaheddin del popolo, ha tentato di immolarsi con il fuoco presso i locali del controspionaggio francese dove sono tuttora trattenuti 26 dei 165 militanti fermati ieri. Stamane, una donna di una quarantina d'anni si era appiccata il fuoco agli abiti nello stesso luogo, ed era stata ricoverata con gravi ustioni. (Red)

IRAQ: BAGDAD, MARINE SPARANO SU MANIFESTANTI, 1 MORTO

Ucciso almeno un ex soldato iracheno, che stava manifestando insieme ai suoi commilitoni davanti al quartier generale dell' amministrazione Usa a Baghdad, contro il recente scioglimento dell'esercito di Saddam deciso dall'amministratore americano Paul Bremer. Poco dopo due soldati americani di guardia a un distributore sono stati uccisi a colpi di granate.

La Conaie critica il presidente Gutierrez

18 Giugno 2003 America del Sud

A rischio la già fragile coalizione di governo in Ecuador: la politica economica del presidente Lucio Gutiérrez minaccia di creare una spaccatura insanabile tra l’esecutivo e il movimento Pachakutik, braccio politico della poderosa Confederazione delle nazionalità indigene (Conaie). La rete che riunisce i principali movimenti autoctoni del Paese andino, dove lo sciopero dei lavoratori dell’industria statale ‘Petroecuador’ ha già causato notevoli disagi nelle principali città, ha chiesto l’immediata rimozione dei ministri dell’economia Mauricio Pozo e dell’energia, Carlos Arboleda, oltre alla rinuncia del presidente della Banca Centrale, Mauricio Yépez. Ad alimentare il malcontento della Conaie è stata soprattutto l’ondata di rincari delle tariffe dei principali servizi pubblici e del combustibile che ha consentito al governo Gutiérrez di ottenere dal Fondo monetario internazionale (Fmi) un credito di 205 milioni di dollari. La Conaie spinge, tra l’altro, perché sia fissato un tetto per il pagamento del debito estero e sia varata una riforma del sistema elettorale. Già a maggio, pur non rompendo ufficialmente con l’amministrazione Gutiérrez, la Conaie aveva pubblicamente preso le distanze dal governo accusando il presidente di non aver rispettato le promesse fatte in campagna elettorale. “La Conaie è il padre e la madre del governo Gutiérrez – aveva sottolineato il deputato Salvador Quispe - perché se non avesse convocato nel gennaio 2000 la sollevazione che portò alla deposizione dell’allora presidente Jamil Mahuad, il colonnello Gutiérrez non sarebbe neanche esistito. Di conseguenza la Conaie ha facoltà di esigere che il presidente accolga le rivendicazioni del popolo”.

USA: ELECTRONIC DATA SYSTEMS TAGLIA 2.700 POSTI DI LAVORO (2) (ANSA) - ROMA, 18 GIU - In Borsa, dopo l' annuncio del maxi-taglio di 2.700 addetti, il titolo EDS sta facendo faville, con un rialzo del 9,9% a 24,72 dollari. D' altra parte, a seguito di questa massiccia operazione sul versante del costo del lavoro, la societa' si aspetta risparmi nell' ordine di 230 milioni di dollari all' anno, prima delle tasse. Il ceo di EDS, Michael Jordan, che ha fatto il suo ingresso nella societa' nello scorso mese di marzo, dopo l' estromissione di Richard Brown, sta cercando di incrementare le vendite e di ridurre l' indebitamento. Jordan si attende dalle dismissioni che dovrebbero essere effettuate nel 2003 entrate pari a 250 milioni di dollari in contanti. La societa' in ogni caso ha confermato le previsioni per il secondo semestre del 2003, con profitti nell' ordine di 70-80 cents per azione, al di sotto comunque delle indicazioni degli analisti di Thomson Financial (83 cents). Le vendite sono stimate invece in circa undici miliardi di dollari, sopra la precedente previsione di 10,8 mld. L' annuncio dell' ennesima corposa riduzione del personale dipendente da parte di EDS piu' in generale comunque non promette nulla di buono sul versante dell' occupazione negli Usa, vero e proprio tallone d' Achille di una ripresa che stenta ancora e che - sopratutto - non riesce a produrre posti di lavoro, con inevitabili riflessi sull' andamento dei consumi.

Salonicco blindata per il vertice dell’Ue

18 Giugno 2003 Europa

Con un’operazione senza precedenti nella storia greca, il governo ellenico si sta preparando all’evento che chiude il semestre di presidenza di turno dell’Unione europea: il vertice di Salonicco, che si apre il 20 giugno. Oltre 15 mila agenti sono stati schierati attorno a Porto Carras, la località a una novantina di chilometri da Salonicco dove effettivamente si svolgeranno i lavori del vertice. L’intera zona è stata isolata dal resto della regione con una barriera di filo spinato, presidiata anche da 4 mila soldati, mentre marina e aviazione sono state schierate per controllare acque e cielo. Attorno a Porto Carras sono state anche installate batterie di missili terra-aria. La preoccupazione principale, almeno secondo le dichiarazioni ufficiali, è per eventuali attacchi terroristici, ma l’imponente apparato di sicurezza ha la funzione principale di tenere lontani da Porto Carras le decine di migliaia di manifestanti che da giorno stanno arrivando a Salonicco. La Grecia vorrebbe evitare le scene viste a Genova nel 2001 e a Evian poche settimane fa. Ma le organizzazioni sociali che hanno aderito e promosso la protesta avvertono che tenteranno di arrivare a Porto Carras e superare la barriera che circonda i 30 capi di stato e di governo europei attesi per il vertice. In previsione di numerosi arresti, il governo greco ha “precettato” alcune decine di magistrati, che dovranno occuparsi degli eventuali processi per direttissima.

domani iniziano le azioni contro il summit della EU,con la presenza di un paio di migliaia di persone.

Tutte le zone della universita sono occupate sono il punto base delle proteste.Le zone sono occupate dai gruppi anarchici,il social forum greco e dagli antiimperialisti,indymedia.Gli edifici occupati vengono utilizzati dagli attivisti come punti di incontro per meeting,posti letto,cucina popolare e dibattiti sulle diverse strategie di azione.Da tutto il mondo sono arrivate persone per protestare contro l EU. Ieri tra gli applausi dei presenti e arrivata la caravan di biciclette(20 persone)partita da Lubiana e giunta dopo 6 settimane.Ieri c e stato un concerto con la presenza di 3000 persone,durante il concerto un gruppo di donne e salito sul palco per criticare il comportamento sessista di alcune persone presenti nella zona universitaria. Domani inizierano le azioni dirette. Le prime manifestazioni,una organizzata dal movimento anarchico e una dal SocialForum saranno a favore degli immigrati. Venerdi mattina i militanti cercheranno di raggiungere chalkidiki dove si trova la zona rossa e dove i politica nti si incontreranno,mentre il social forum ha organizzato delle azioni simboliche a ridosso della rete di recinzione della zona rossa. Sabato la citta verra messa a ferro e fuoco,non sono state indette manifestazioni ma tutti i militanti presenti si incontreranno per le vie di Salonniki...

corrispondenza

Rivolta di immigrati clandestini a Malta: un poliziotto ferito

LA VALLETTA, 18 giu (Afp-Internazionale) - Un poliziotto è stato ferito e alcune automobili sono state danneggiate nella notte fra martedì e mercoledì durante degli scontri fra immigrati clandestini e poliziotti a Malta, si è appreso da fonte della polizia. Circa 150 clandestini detenuti nel quartier generale della polizia a Floriana, alla periferia della capitale La Valletta, si sono ribellati contro la decisione di mettere in isolamento uno di loro che aveva cercato di evadere. Sono riusciti a uscire dal centro di detenzione e si sono scontrati con i poliziotti con sbarre di ferro, bastoni e altri oggetti. Un poliziotto è stato ferito alla testa a colpi di bastone e ha dovuto essere ricoverato in ospedale. Poliziotti antisommossa sono stati chiamati in rinforzo, ma la calma è stata ristabilita senza il loro intervento. I clandestini, per lo più originari della Libia, dell'Iraq, dell'Eritrea e della Somalia, sono arrivati a Malta nel corso degli ultimi mesi. Complessivamente Malta ospita circa un migliaio di clandestini in attesa di espulsione.

italia

18 Giugno 2003 Italia

Nelle acque attorno all’isola siciliana continuano le ricerche per recuperare i cadaveri [ormai le speranze di trovare qualcuno ancora in vita sono minime] dei circa sessanta migranti periti nel naufragio della barca con la quale erano partiti dalla Tunisia. Intanto, nella notte, altre 342 persone sono sbarcate a Lampedusa, mentre la guardia di finanza ha intercettato un'altra barca con una ventina di migranti. Dalle organizzazioni siciliane impegnate nella difesa dei diritti dei migranti, arriva un appello contro la barbarie della Bossi-Fini e i deliri da artigliere del ministro per le riforme

questa mattina inquilini dell'impdap protestano davanti al senato per il diritto alla casa curdi

A Roma i kurdi sono in sciopero della fame dall'11 giugno 2003, in presidio permanente di fronte alla sede di Roma delle Nazioni Unite, in Piazzetta San Marco

dal comunicato del Centro Ararat dell'11 giugno

A Roma i kurdi avviano uno sciopero della fame di protesta contro i dinieghi al riconoscimento dello status di rifugiato politico

Alla stampa e all'opinione pubblica.

Noi esuli kurdi in Italia, ci troviamo in condizioni ormai drammatiche per cui abbiamo avviato un sciopero della fame, intenzionati a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica su come ci troviamo a vivere in questo paese, da richiedenti asilo oppure, ultimamente, da persone che hanno avuto il diniego e l'intimazione a lasciare il paese.

Permetteteci di raccontarvi da che situazione arriviamo e chi siamo, affinchè possiate comprendere la complessit=E0 della situazione che ci opprime.

I kurdi, un popolo di 40 milioni di individui il cui territorio dopo la Prima Guerra mondiale è stato diviso fra quattro stati, sono la più grande nazione al mondo senza riconoscimento alcuno.

Per di più rappresentiamo qui la comunità di kurdi provenienti dalla Turchia. Che cosa significa questo? La Turchia è un paese dal quale dobbiamo scappare, abbandonando affetti e beni perchè in quella terra siamo perseguitati, perchè i nostri diritti non sono garantiti,perchè la nostra identit=E0 culturale e linguistica è negata.

Purtroppo, però, ultimamente le nostre storie di fuga non finiscono con la speranza di una nuova vita da cominciare in un paese che ci accoglie e concede asilo, soprattutto qui in Italia.

Negli ultimi mesi, infatti, la Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato rifiuta di riconoscerlo alla maggioranza di noi, motivando i dinieghi che ci vengono presentati con motivazioni inconsistenti e di valenza solamente contingente, con motivazioni che non tengono invece in alcun conto di qual è la realtà della Turchia oggi, di come sono le condizioni in cui i kurdi vivono.

Negli ultimi 20 anni i kurdi di Turchia hanno risvegliato la propria coscienza nazionale, hanno ingaggiato una lotta per la propria determinazione e una battaglia su ogni campo per ottenere i propri diritti e le proprie libertà. Questo non è significato altro che ulteriori repressioni, persecuzioni, torture e morti.

Nei quindici anni di lotta per la libertà che il movimento kurdo, sostenuto dalla maggioranza della popolazione kurda, ha portato avanti in Turchia, più di 4mila villaggi sono stati distrutti, dati alle fiamme, evacuati, costringendo 3 milioni di persone ad un esodo interno, che spesso finisce poi sulle navi destinate a sbarcare in Europa e anche in Italia.

La politica di negazione e di svuotamento del territorio che la Turchia e i suoi dirigenti hanno portato avanti in questi anni, certo non si è affievolita con delle riforme cosmetiche, n=E9 con le promesse di riforme e trasformazione in vista del suo auspicato ingresso nell'UE.

Eppure, non fanno più testo le prove delle torture subite, le dichiarazioni e attestazioni di pericolo che presentiamo, uno dopo l'altro alla Commissione e alle autorità competenti. La realtà dei fatti viene troppo spesso negata in virtù di accordi politici che ormai sempre più ci colpiscono indiscriminatamente, spingendoci così a trovare forme di denuncia più incisive.

L'espulsione che ci viene intimata all'atto del diniego dello status di rifugiato per noi significa una nuova odissea, significa ricadere ancora in uno stato di negazione, significa ancora una volta essere nessuno di fronte al mondo. Non eravamo nessuno, dovevamo negare la nostra esistenza nel paese d'origine, che non siamo nemmeno legittimati a chiamare con il proprio nome e con ogni nuovo diniego che riceviamo, qui, in uno di quei paesi in cui la democrazia, i diritti e le libertà tanto acclamate dovrebbero essere ben radicati, ci sentiamo tornare in quella realtà da cui fuggiamo.

Aspettiamo mesi e mesi prima di essere ascoltati da una Commissione che troppe volte ci appare disattenta e frettolosa, senza avere modo di esprimere le nostre preoccupazioni, senza che la tortura fisica e psicologica, che l'attesa ci procura, venga in qualche modo presa in considerazione, soltanto per avere un foglio in cui c'è scritto, in maniera sempre uguale e ripetitiva, che il riconoscimento non è concesso perchè l'attualità politica del paese da cui scappiamo è migliorata.

Noi kurdi non abbiamo ormai altra scelta che quella di protestare anche nei confronti dell'Italia per le condizioni di negazione cui anch'essa ci abbandona. Per questo, noi, una trentina di kurdi che hanno avuto il diniego alla richiesta di riconoscimento di rifugiato avviamo uno sciopero della fame ad oltranza a partire dal giorno 11 giugno 2003,dalle ore 10:00 di fronte alla sede di Roma delle Nazioni Unite, in Piazzetta San Marco.

Vorremmo richiamare l'attenzione di tutti gli individui, donne e uomini,ma anche delle associazioni e organizzazioni che si battono per i diritti di quelli come noi, sulla nuova drammatica realt=E0 in cui siamo costretti a vivere, chiamandoli a fare propria la nostra causa, per i diritti e la libertà del popolo kurdo, anche in Italia.

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica:

“I giornalisti dell’emittenza radiotelevisiva nazionale e locale, pubblica e privata, scioperano oggi per la libertà dell’informazione, per l’autonomia professionale e per l’indipendenza dei media. Dopo la riuscita dell’astensione dal lavoro dei colleghi della carta stampata, lo sciopero dei giornalisti delle televisioni e delle radio rappresenta la seconda fase di una forte mobilitazione decisa dalla Federazione Nazionale della Stampa per difendere le regole dell’informazione, la pluralità delle proprietà, la stessa occupazione. La mancata approvazione di una legge sul conflitto di interessi e la proposta di legge di riforma della comunicazione rendono difficile, specie nel settore dell’emittenza radiotelevisiva, un equilibrato e plurale sviluppo sia del servizio pubblico sia dei soggetti privati. Anche nel settore dell’emittenza interessi estranei cercano di ottenere posizioni dominanti dalle quali condizionare un prodotto informativo fuori dalla logica della completezza e della correttezza, che sono patrimonio di un vero giornalismo liberale. Ciò accade nella Rai ma anche nell’emittenza nazionale privata, e nel sistema digitale satellitare. I tempi lunghi dell’introduzione del digitale terrestre determinano una situazione di stallo nella quale le imprese del settore hanno la tentazione di tagliare pezzi di informazione per privilegiare contenuti di intrattenimento. Particolarmente a rischio è la situazione dei soggetti più deboli, delle centinaia di emittenti locali il cui ruolo è fondamentale per il pluralismo dell’informazione. Anche per queste ragioni la Segreteria della Federazione Nazionale della Stampa rivolge un’appello a tutti i giornalisti delle televisioni e delle radio a partecipare allo sciopero ed alla manifestazione nazionale che la Fnsi ha indetto per il 25 giugno e che si svolgerà a Piazza Farnese, a Roma, a partire dalle ore 19. I giornalisti dell’emittenza radiotelevisiva pubblica e privata, nazionale e locale, e dei canali tematici satellitari legati o no a network terrestri si asterranno dal lavoro a partire dalle ore 06.00 di mercoledì 18 alle ore 06.00 di giovedì 19 giugno. Lo sciopero dei giornalisti della Rai avviene nel rispetto ed al termine delle procedure di legge; saranno garantite le previste brevi finestre informative.

G.R. 9,30

PALESTINA Una bambina di sette anni israeliana è stata uccisa ieri in tarda sera da colpi d'arma da fuoco sparati da palestinesi nei pressi della Cisgiordania. La bimba - ha precisato una fonte ospedaliera israeliana - è morta per le ferite riportate in un attacco di palestinesi armati, che hanno aperto il fuoco contro l'auto su cui si trovava. La sorellina, che viaggiava a bordo della stessa vettura, è rimasta ferita gravemente. Ferite lievi, invece, hanno subito un altro fratello e il nonno. L'auto percorreva una strada all'altezza dell'incrocio di Ayal, a qualche chilometro da Qalqiliya (nord della Cisgiordania)

Intanto fonti israeliane affermano di aver liberato stamane dal carcere di Ketziot (Neghev) un dirigente di Tanzim (al Fatah) ritenuto stretto collaboratore di Marwan Barghuti, il leader di al Fatah in Cisgiordania sotto processo in Israele perche' accusato di essere l’artefice di una serie di attentati. Il militante liberato oggi, ha precisato la radio militare, e' Ziad Abu Ein. Da un anno era agli arresti amministrativi, non confermati cioe' da un giudice. Ieri il presidente palestinese Yasser Arafat ha annunciato che la liberazione di Barghuti dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, nel contesto del dialogo di sicurezza israelo- palestinese. La notizia e' stata pero' smentita da funzionari governativi israeliani. Ancora non e' noto se la liberazione a sorpresa di Abu Ein sia legata in qualche modo alla 'questione Barghuti'.

IRAN L'azione della polizia e dei miliziani filogovernativi islamici sembra ormai riuscire e contenere la partecipazione alle manifestazioni contro il regime in Iran, dove la scorsa notte - l'ottava consecutiva - sono stati segnalati raduni solo di alcune centinaia di persone in diverse citta'. Manifestazioni di questo genere, ha detto il vice ministro dell'interno per gli affari della sicurezza, Ali Akbar Ahmadi, all'agenzia degli studenti Isna, sono avvenute a Isfahan, Shiraz, Mashhad e Kerman. Il vice ministro ha aggiunto che nei giorni scorsi una settantina di persone sono state arrestate anche a Tabriz, nel nord-ovest del Paese. Fonti non appartenenti al regime hanno detto all'Ansa che ieri sera a Teheran la polizia e' intervenuta in forze anche per disperdere un inizio di manifestazione nei pressi del dormitorio centrale universitario nel distretto di Amir Abad e nel quartiere di Teheran Pars, nell'est della capitale. Secondo un sito Internet degli studenti, nei giorni scorsi un raduno, subito disperso dalla polizia, si e' formato anche nella citta' santa di Qom, 130 chilometri a sud di Teheran. Secondo un altro sito indipendente, ieri per la terza sera consecutiva vi sono stati raduni nelle strade di Kerman, nel sud-est del Paese, e scontri con la polizia. A Tabriz, invece, lunedi' notte membri dei gruppi integralisti islamici hanno attaccato i dormitori sia maschile sia femminile, e almeno tre ragazze sarebbero rimaste ferite. Diversi abitanti delle case vicine ai dormitori, dicono testimoni, hanno aperto le porte per dare rifugio agli studenti. Proprio gli attacchi dei gruppi armati integralisti contro gli studenti si sono rivelati lo strumento piu' efficace per stroncare la protesta di queste ultime notti, come era gia' avvenuto per la rivolta studentesca del 1999 Intanto - la maggioranza dei parlamentari iraniani ha condannato la pressione internazionale su Teheran relativa al suo programma nucleare, con le richieste da parte della Ue e dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) di aprire gli impianti a ispezioni piu' severe. La Repubblica islamica dell'Iran, quale messaggera di pace e stabilita' nel mondo, e' stata sempre un vigoroso difensore dell'eliminazione delle armi di distruzione di massa nel mondo cosi' come nella regione, hanno afferato 158 deputati (su un totale di 290) in una lettera inviata al presidente Mohammad Khatami, di cui l'agenzia Irna ha pubblicato alcuni estratti. L'Iran ha gia' aperto tutti i suoi impianti nucleari ad ispezioni regolari, si dice ancora nella lettera. Sia l'Aiea sia i ministri degli esteri dell'Unione europea, riuniti il 16 giugno a Lussemburgo, avevano chiesto all'Iran di firmare un protocollo che consente ispezioni anche a sorpresa e ad impianti non dichiarati ufficialmente per rendere piu' severo il controllo sul suo programma nucleare. Su questo problema numerosi commentatori internazionali valutano l’arresto di oltre 160 oppositori del regime degli ajiatollah rifugiati in Francia- quasi tutti appartenenti ai mujiaddin del popolo, effettuato ieri dalla polizia antiterrorismo francese, come uno scambio dell’UE con il regime iraniano per fargli accettare le ispezioni dell’AIEA

COREA DEL NORD Rafforzeremo ulteriormente il nostro deterrente nucleare come misura di autodifesa. La proposta di un negoziato a cinque mira a isolarci ancora di piu, afferma un comunicato del ministero degli esteri nordcoreano pubblicato dall'agenzia di stampa 'Kcna' ricevuta a Seul. In precedenza il quotidiano ufficiale del partito comunista al potere a Pyongyang, 'Rodong Sinmun', aveva riabadito che la Corea del nord non smantellera' mai il suo programma di riarmo nucleare come precondizione a qualsiasi negoziato. La guerra contro l'Iraq - scrive il quotidiano - dimostra che il disarmo accettato da Baghdad ha portato alla guerra e alla distruzione di quel paese. La richiesta perche' la Corea del nord abbandoni in via preliminare le armi nucleari non e' altro che un espediente per indebolirci e eliminarci.

SCIOPERO DEI GIORNALISTI LA Federazione Nazionale della Stampa indice questo sciopero a difesa della libertà dell'informazione e dell'autonomia professionale dopo una lunga serie di attacchi. Non è nuovo il tentativo di condizionare l'informazione - afferma il sindacato dei giornalisti - ma la situazione rischia di aggravarsi a causa del conflitto di interessi irrisolto e delle proposta governativa di riassetto del sistema radiotelevisivo che produrrà ulteriori concentrazioni

gror/030618 (last edited 2008-06-26 09:56:50 by anonymous)